19. Sogno di primavera (REV 2022)

Era felice.

Guardava la sua bellissima donna ed era felice.

Per una notte, ancora, avrebbe dimenticato l'incubo della realtà abbandonandosi al sogno d'amore, stringendo di nuovo Crystal tra le braccia dopo un tempo che gli era parso infinito.

La maga non lo aveva visto materializzarsi vicino al ponticello: si trovava al limitare della radura, seduta tra l'erba a godersi gli ultimi raggi di sole della tardiva primavera, infine giunta, allietata dal canto di Fanny.

Rimase alcuni istanti a rimirarla, l'oro screziato dei lunghi e morbidi riccioli che riluceva agli oblunghi raggi del sole calante, il profilo delicato del viso, la bocca dischiusa nel sorriso della sua attesa.

Si aggiustò la casacca, verificando con le dita l'impeccabile ordine della lunga schiera di bottoncini e si concesse, dopo un troppo lungo tempo, un primo sorriso di serenità per quella sera, quindi la chiamò:

- Crystal!

Con un piccolo grido di gioia la maga balzò in piedi e gli fu rapida tra le braccia, le labbra rosse e golose sulle sue per un interminabile bacio colmo di desiderio; la strinse a sé, avvolgendola nell'appassionato abbraccio, i corpi già intimamente allacciati a lenire la troppo lunga mancanza.

Fanny, gelosa, aveva smesso di cantare e fischiava stridula sul ramo, cercando di attirare l'attenzione.

Ma il mago dai lunghi capelli corvini e il pallido volto aveva occhi profondi, vellutati e neri, solo per la sua donna.

- Quanto tempo, Severus! Quanto mi sei mancato!

Le sorrise, sfiorandole il viso con una dolce carezza, e ancora si chinò sulle labbra per un altro intenso bacio, dolce come il miele del loro ritrovarsi, appassionato come il desiderio a lungo represso che gli bruciava in corpo e non voleva più attendere, neppure un breve istante.

Si sciolse a fatica dal bacio, la punta della lingua che, languida, ancora volle lambirle piano le labbra, golosa; sollevò Crystal fra le braccia dirigendosi deciso verso la casetta, gli strepiti della fenice a inseguirlo senza successo:

- Buona, Fanny! Nelle ultime settimane ci siamo visti spesso, tu ed io. Ora tocca a tocca a Crystal! – disse, quasi ridendo. - Poi verrà di nuovo il tuo turno: ho un compito importante per te. - Ammiccò sorridendo malizioso. - Ma solo... dopo!

*

Quando uscirono di nuovo dalla casa, la luna era regina incontrastata del cielo, con il suo manto nero, trapunto di stelle.

Passeggiarono abbracciati nella radura, poi s'inoltrarono lenti nel bosco, la luna e le stelle a illuminare il cammino e tener loro compagnia, facendo capolino tra i rami pieni di gemme e piccole foglie nuove, d'un verde brillante.

Nella notte entreremo

per rubare

un ramo fiorito.

Oltrepasseremo il muro,

nelle tenebre dell'altrui giardino,

due ombre nell'ombra.

L'inverno non è ancora finito

e già il melo appare

trasformato di colpo

in cascata di stelle profumate.

Nella notte entreremo

fino al suo tremante firmamento,

e le tue piccole mani e le mie

ruberanno le stelle.

E furtivamente,

in casa nostra,

nella notte e nell'ombra,

entrerà con i tuoi passi

il silenzioso passo del profumo

e con i piedi stellati

il corpo chiaro della Primavera.[1]

Crystal sembrava una leggiadra fata notturna, con l'abito bianco, vaporoso, leggeri veli sovrapposti mossi dalla brezza notturna.

Ma l'aria della notte si era raffreddata e brividi di freddo percorrevano la sua pelle. La strinse a sé, avvolgendola delicato in un lembo del mantello, e prese a scaldarla con piccoli, teneri baci, ovunque sul viso, sul collo, le spalle e il petto. Dolci baci che, via via, si facevano sempre più intensi e appassionati e percorrevano ardenti la pelle ambrata della maga a regalarle nuovi brividi, non più imputabili al freddo.

Erano arrivati vicino alla costa della montagna e Severus, mentre riprendeva fiato dall'ardente corteo di baci, notò un'apertura nella roccia che rivelava l'imbocco di una caverna.

La indicò a Crystal:

- E' proprio in una grotta, - sussurrò sorridendo dolce al ricordo, - che abbiamo trascorso la nostra prima notte insieme!

La maga ricambiò il sorriso e, afferratagli la mano, lo trascinò verso l'ingresso:

- E' in quella caverna che alla fine ho capito chi eri, al di là di ogni tua maschera, - rispose stringendosi di nuovo a lui a cercare le sue labbra, - e ho cominciato a rendermi coscientemente conto che, nonostante tutta la mia paura, mi ero già innamorata di te.

Severus si chinò sulla sua bocca e la lambì piano con la punta della lingua, le mani a sfiorarle appena la pelle nuda della schiena, lasciata libera dai veli leggeri dell'abito. Poi si ritrasse un poco, per guardarla negli occhi, cielo assolato che sempre rischiarava la notte vellutata dei suoi.

- Io, invece, sapevo bene di amarti già perdutamente, - sospirò, le labbra golose perse tra i soffici riccioli dorati, - ma non osavo neppure sperare che tu potessi ricambiarmi, una volta scoperto chi ero davvero!

Estrasse la bacchetta e si sporse all'interno, illuminandolo per verificare non si celassero pericoli. Quindi tese la mano a Crystal invitandola a entrare.

- Niente tuoni e fulmini, questa notte, né le tue tremende sgridate! - esclamò la maga ripensando all'accaduto della notte lontana.[2]

- Sono stato terribilmente geloso di Lucius, all'inizio, - ammise sincero Severus, - fino a quando mi sono reso conto che – sospirò al ricordo fissandola con intensità negli occhi, - tu non volevi ma... non lo avresti fermato!

- Così sei intervenuto tu. – sussurrò. – Mi sono sempre chiesta come hai fatto a capire che non mi sarei ribellata, anche se il pensiero del suo corpo su di me mi faceva solo ribrezzo!

Severus rimase a mirarla in silenzio, pallido e immobile, i lunghi capelli a ombreggiargli il viso illuminato solo dalla fioca luce della bacchetta: gli sembrava che tutto fosse appena accaduto, che Lucius avesse ancora le mani lascive posate sui seni di Crystal, quasi gli parve di sentire lo strappo dell'abito aperto con arroganza, prima di spingerla sul letto per prendersi con maschia irruenza ciò che lei gli aveva appena offerto.

A parole, però, solo a parole.

Solo per farsi "amico" un mago potente che poteva spianarle la strada nel nuovo mondo magico in cui i suoi insospettati poteri l'avevano all'improvviso scaraventata. Era la stessa offerta che più volte Crystal aveva fatto anche a lui, i primi tempi in cui era stato il suo tutore, e che aveva sempre recisamente rifiutato.

Ma non Lucius Malfoy: lui non aveva respinto l'incauta offerta.

All'inizio era stato percorso da una vampa d'incontenibile ira, alimentata con furia dalla gelosia: vedere le mani di Lucius profanare la donna che amava lo faceva impazzire, impotente a intervenire perché era stata proprio Crystal a offrirsi a Malfoy su un piatto d'argento.

Con incredibile sforzo aveva dominato l'impulso di scagliarsi su di lui e ucciderlo a mani nude perché toccava la sua donna, che ancora non era per niente sua!

Il mago si riscosse e le rispose:

- Stavo per andarmene, incapace di assistere oltre a quella scena, forzatamente impotente mentre Lucius quasi ti strappava via il vestito, quando notai un piccolo tremito in te, quasi impercettibile. – raccontò in un sofferto respiro. – Cercai i tuoi occhi e vi trovai solo un cielo fosco e cupo: poi colsi un lampo di rifiuto, come se la bimba prigioniera in te urlasse di terrore e m'implorasse di aiutarla, di difenderla dalla violenza che tu, spietata, le imponevi.

Severus si morse le labbra e socchiuse gli occhi per un istante, poi continuò:

- Lei aveva paura, non voleva! – esclamò. - In quell'istante compresi che non ti saresti sottratta e, senza fiatare, avresti permesso che Malfoy violentasse quel povero essere indifeso. – aggiunse in un accorato sussurro, fiamme nere ad ardere con intensità negli occhi. - Ma non potevo permetterlo, non potevo lasciare che Lucius facesse violenza alla parte più vera e fragile della donna che ormai amavo con tutto me stesso.

Con infinita delicatezza Severus le sfiorò il viso con dita tremanti, soffermandosi un attimo sulla bocca appena dischiusa.

- Eri libera di andare a letto con chi volevi, ovvio, - sospirò piano, - ma solo se lo volevi davvero. – Deglutì a fatica, stringendo i pugni, gli occhi neri ribollenti di fiamme impetuose, - Ma non potevo permetterti di lasciarti violentare da Malfoy solo per ottenere i suoi favori!

Crystal era rimasta immobile ad ascoltarlo, sempre più pallida, mentre il mago le raccontava il reale accaduto, ogni sensazione provata dentro di sé, dietro alla stupida determinazione a lasciarsi usare, ancora una volta. Infine esclamò, gettandosi tra le sue braccia:

- Così sei intervenuto, mio tenebroso angelo vendicatore, strappandomi dalle mani di Lucius per poi riversarmi addosso, in un irato e incontrollabile torrente di parole offensive, tutto il tuo profondo dolore e la tua innamorata delusione!

Severus annuì, stringendola forte a sé:

- Ero furioso, incapace di controllarmi. Avrei voluto, - la guardò con intensità quasi dolorosa, - solo stringerti forte a me, e gridarti tutto il mio amore... e il mio rispetto!

- Ho tanto sperato che tu lo facessi, Severus, – esclamò la maga, - quando mi stringevi nel protettivo, ma soffocante abbraccio, volando sul Thestral, nella tempesta imminente.

S'interruppe un attimo, persa nel ricordo:

- Avevo una terribile paura, per le conseguenze che avrebbe comportato, ma speravo tanto nel tuo amore!

Il mago si era seduto a terra, appoggiando la schiena alla parete della grotta proprio come era accaduto due anni prima, e l'aveva invitata ad accoccolarsi tra le gambe divaricate, ma Crystal era rimasta ancora in piedi, uno singolare sorriso sul volto.

- All'improvviso mi ordinasti di spogliarmi, ricordi? Mentre facevi altrettanto togliendoti veloce casacca e camicia.

Severus la guardò, in apparenza corrucciato:

- La scollatura strappata da Lucius, che mostrava i tuoi seni senza alcun pudore, mi faceva impazzire di rabbia. – sussurrò con intensità. - E l'abito bagnato, appiccicato sul tuo bellissimo corpo a evidenziarne ogni sensuale curva, mi faceva perdere la testa dal desiderio, al punto che temevo di non riuscire a controllarmi.

Il lampo d'un divertito sorriso illuminò però le tenebre dei suoi occhi:

- Ma ancora non riesco a credere che tu abbia davvero pensato che volessi approfittare di te, - esclamò incredulo, - dopo tutte le volte che avevo rifiutato ogni tua palese offerta!

Crystal s'inginocchiò davanti a lui, prendendogli il viso tra le mani:

- Perdonami, Severus, che stupido equivoco! Ma quando ho visto il tuo petto nudo, - disse arrossendo, illuminata dalla punta della bacchetta del mago, - non sono riuscita a pensare ad altro, ma solo perché... non desideravo altro!

Il mago sorrise, compiaciuto, e la trasse a sé, sfiorandole le labbra con tenera passione:

- Invece, io non capii e m'irritai ancora di più!

- Lo so, lo so amore mio! Ma come facevo a dirtelo, in quel momento? Sapessi quanto mi sono vergognata! Sapevo che mi desideravi, e molto, anche, - spiegò accoccolandosi tra le gambe del mago, - ma ero altrettanto sicura che mi avessi sottratto dalle voraci mani di Lucius senza alcun secondo fine!

Le dita di Severus le sfiorarono piano il viso, seguendo delicate la linea del profilo fino ad arrivare alle labbra, sulle quali si posarono leggere:

- Impazzivo dalla voglia di averti, amore mio, ma, prima del tuo corpo, volevo assolutamente avere il tuo cuore!

- Te l'ho fatto sospirare così a lungo...

Crystal arrossì ancora sotto l'intensità dello sguardo dell'uomo che ora amava profondamente:

- Ma in quanto a desiderio, anch'io morivo dalla voglia di te! – lo rassicurò con veemenza. – Quando indossai la tua camicia, fu quasi come trovarmi tra le tue braccia. – raccontò sognante, - C'era il tuo profumo, così amaro e forte, intenso ed eccitante!

Severus posò a terra la bacchetta, la punta sempre illuminata, e la strinse a sé, sussurrandole piano sulle labbra:

- Poi sei riuscita a convincermi a dormire abbracciati, avvolti nel mio mantello, e ancora non so come hai fatto!

Crystal sorrise, ammiccante, e il mago continuò[3]:

- Va bene, lo so, - ammise infine, sincero. – Ho ceduto subito perché era un'ottima e lecita scusa per tenerti ancora stretta a me, come sul Thestral!

La maga ridacchiò, appagata dall'ammissione, ricordando come, non appena i loro corpi erano entrati in intimo contatto, si era subito resa conto di quanto Severus fosse eccitato e la desiderasse. E di quanto lei stessa anelasse al corpo del mago!

Sollevò il viso per accogliere le labbra di Severus sulle sue, per un lungo bacio colmo di passione e d'infinito amore.

Ancora ansimante, riprese a parlare, senza però scostarsi dalle labbra ardenti del mago:

- Non ti aspettavi tutti quei movimenti di... assestamento! – insinuò ridendo.

Severus alzò gli occhi al cielo, deliziato, poi la strinse di più a sé, proprio come inconsapevolmente aveva fatto quella notte:

- Non sei stata ferma un solo secondo e ti sei strusciata su di me in ogni modo possibile, ingenuo e provocante insieme! – sussurrò languido, sollevando appena un sopracciglio. – Del resto, ho capito subito che, con te fra le braccia, in nessun modo sarei riuscito a controllare il mio corpo, e, forse, era proprio quello che volevo, - aggiunse in tono di dolce rassegnazione, - mentre ti rigiravi e ti strofinavi contro di me fingendo di cercare una posizione più comoda!

- Ma io non fingevo! – abbozzò Crystal.

L'espressione del viso di Severus, il sopracciglio eloquentemente sollevato in atteggiamento di incredulo e ironico stupore, era impagabile e la maga scoppiò a ridere:

- In compenso, tu mi stringevi sempre più forte a te!

- Solo per cercare di tenerti ferma...

Fu la volta di Crystal di rispondergli con una buffa espressione dubbiosa:

- Come no!

Le labbra di Severus di nuovo interruppero l'insubordinazione, dolce punizione che la maga accolse con piacere, poi il mago sussurrò, adagio:

- Mi sembrava d'impazzire...

- Non respiravi neppure più ed eri immobile, - gli soffiò sulle labbra, - eppure ti sentivo estremamente vivo alle mie spalle.

La mano di Severus scivolò leggera sulla schiena della maga fino ad arrivare ai glutei, dove si posò con decisione facendola sussultare:

- Intensamente vivo e pulsante, - sussurrò roco sfiorandole la bocca, - ma non mi sembravano affatto le tue spalle! – concluse ridacchiando piano mentre stringeva la morbida carne delle natiche tra le dita e l'attirava a sé per un altro bacio, sempre più rovente e appassionato.

Crystal reclinò il capo all'indietro, offrendosi ai baci ardenti del mago, al fuoco che sempre bruciava dentro di lui, nonostante la gelida apparenza. Avevano fatto l'amore da poco, quella stessa sera, ma di nuovo lo desiderava e sapeva che lo stesso era per lui: sentiva la sua eccitazione premere imperiosa contro il proprio fianco.

Le dita di Severus s'infilarono vogliose nei lunghi capelli dorati, a regalarle intensi brividi, seguite dalle labbra, che, leggere e delicate, intense e insaziabili, dalla radice dei capelli scesero lungo il collo, sulla spalla e poi sui seni, il velo leggero dell'abito a solleticarle la pelle senza negarle il calore umido dei suoi baci.

Infine il mago si ritrasse, sospirando e mordendosi piano le labbra, lasciandola ansimante mentre con le dita le sfiorava con dolcezza il viso, un languido sguardo nelle nere iridi scintillanti.

Crystal si concesse lunghi respiri per riacquistare piena lucidità: i baci di Severus le davano alla testa, sempre di più.

- Aah... Severus, adoro questi tuoi scoppi d'infuocata passione! – gli sorrise traendo un ultimo lungo respiro. – Sai, è stato proprio in quella caverna che infine sono riuscita a capire tante cose di te. Ho compreso che dietro alla tua gelida impassibilità si celava invece un fuoco impetuoso, al quale non sapevo, e non volevo, resistere. – Si sollevò, tornando ad avvicinarsi al suo petto per lisciare con voluttà i sensuali bottoncini della casacca. – Ho capito fino in fondo che eri molto diverso da ciò che ti davi tanta pena d'apparire: non l'odioso, sgradevole e arrogante professor Piton, ma Severus, dolce e delicato, premuroso e appassionato, celato dietro all'impenetrabile freddezza della tua maschera e protetto dal tuo ferreo autocontrollo.

- Così come tu avevi crudelmente imprigionato dentro di te la tua vera essenza, - le sorrise il mago accarezzandole piano il viso, nere fiamme d'amore a illuminare le tenebre degli occhi. - l'ingenua bimba che avevi dovuto rinunciare a essere per sopravvivere!

- Anche tu dovevi sopravvivere...

- Alle mie colpe e ai miei rimorsi, - sospirò il mago socchiudendo appena gli occhi, - cercando odio perché solo quello ritenevo di meritare.

- Mentre avevamo entrambi solo un tremendo bisogno d'amore... e tanta paura a lasciarci andare!

- Oh Crystal! – esclamò il mago tornando a stringerla a sé, ricoprendole il viso di piccoli, teneri baci. - Amore mio! – sussurrò sulle labbra prima di baciarla ancora con struggente amore, il desiderio ormai irrimediabilmente rivelato dal suo corpo.

La maga riprese a parlare, a fatica, la bocca ancora a sfiorare quella di Severus:

- Quella sera, per la prima volta ho percepito in modo inequivocabile la tua erezione premuta contro di me, e questo mi eccitava terribilmente: sapevo che avresti ancora una volta domato il tuo desiderio, negandoti spietato anche la più piccola soddisfazione.

- E' quello che devo fare anche ora? – chiese mordendosi piano le labbra e fingendo di ritrarsi da lei.

Crystal gemette ma gli strinse le spalle impedendogli di allontanarsi:

- Aah... mi fai impazzire quando fai così!

- Lo so... - sussurrò roco, lambendole piano la bocca con la punta della lingua, il respiro contratto e gli occhi che scintillavano maliziosi, - lo so benissimo...

Ancora si perse sulle sue labbra, così a lungo sognate e ora realtà incantata, dolce premio alla sua determinazione di insegnare ad amare a una sfrontata e ambiziosa Serpeverde, bella più del sole.

A fatica si sciolse dal bacio e ammise, in un sussurro rovente, lungo la linea del collo e poi giù tra i seni, in un crescendo d'intensità:

- Quella notte un folle, implacabile desiderio mi torturava: volevo stringerti a me, baciarti, amarti, anelavo con tutto me stesso di possedere alfine il tuo bellissimo corpo. - di nuovo si morse le labbra, ma questa volta non era una più una finzione, e le strinse forte tra i denti, ansimando piano.

Crystal gemette e chiuse gli occhi, fremendo sotto di lui.

- Ma non potevo, non potevo farlo! Non se prima non ti avessi rivelato chi ero davvero.

Il mago chiuse gli occhi e trasse un lungo sospiro:

- Era infine giunto il momento di raccontarti la verità della mia esistenza, tutta, fino in fondo, pur sapendo che rischiavo di perderti per sempre, che stavo per rovinare tutto come ogni volta era sempre accaduto quando avevo cercato di essere sincero.

Entrambi avevano riaperto gli occhi, nello stesso istante: cielo e notte a incontrarsi, luce e tenebre a confondersi, pieni dello stesso profondo amore.

Un sogno venne a me.

Lui fu con me nel gelo dell'inverno,

e ancora, quando rinasce la vita,

la vita ci vede insieme,

la luce che sposa la tenebra,

la negazione del suo rimorso

attraverso teneri sospiri

che solo a te appartengono.[4]

Severus le sorrise, dolcissimo:

- Eppure, in fondo al mio cuore, ostinata anche se negata, c'era la tenue speranza che tu fossi diversa, che potessi capire e amarmi per quello che ero, nonostante tutte le mie colpe.

Gli occhi del mago ardevano, fiamme di commozione e amore a rincorrersi nelle nere profondità di velluto delle iridi:

- Del resto, ormai ti amavo troppo profondamente per continuare a fingere, - aggiunse in un sussurro roco, - era giunto il momento fatidico della verità, in cui anche io dovevo sapere chi eri tu.

Nel limpido cielo degli occhi di Crystal brillavano dolci lacrime d'amore: ricordava lo straziante dolore che a ondate successive era passato nello sguardo e sul volto di Severus, mentre le raccontava il suo passato, disposto a rischiare di perderla pur di essere orgogliosamente se stesso, con tutti i suoi errori e le sue colpe.

E i suoi tremendi rimorsi.

Ricordava che il mago aveva in ogni modo cercato di ripararla dall'orrore di cui la sua vita era intrisa.

Si rifugiò tra le sue braccia e si strinse a lui mormorando sottovoce:

- Mentre parlavi, raccontando la verità del tuo passato, senza neppure rendertene conto mi hai stretta a te, tra le tue braccia protettive, a difendermi dalle tue stesse parole e dalle terribili immagini evocate.

Gli carezzò piano i lunghi capelli neri, spingendoglieli indietro per liberare il viso, pallido proprio come in quella notte:

- Ho percepito a fondo la tua lancinante sofferenza: la vedevo sul tuo viso, a distorcere i tuoi rigidi lineamenti. - sussurrò accarezzandogli la guancia. - Ho visto le tue colpe e ho riconosciuto i tuoi angoscianti rimorsi: erano nei tuoi occhi, disperatamente neri, ancora incatenati al tuo passato, incapaci di vedere la luce della speranza.

Crystal si morse piano un labbro mentre una lacrima brillava nell'azzurro luminoso dello sguardo:

- In quel momento compresi tutto: non ritenevi più tuo diritto cercare d'essere felice e non credevi più di meritare d'essere ancora amato. – sussurrò accorata. - Solo per questo ti trinceravi dietro la tua intollerabile maschera, per farti odiare da tutti perché tu, per primo, odiavi te stesso per il male commesso.

La lacrima tremò ancora per un istante sul bordo del cielo, a fatica trattenuta dalle ciglia, poi scese lenta a rigarle la guancia di seta, tributo di dolore per l'uomo amato.

- E' stato in quel momento, quando la tua maschera è andò in frantumi, che superai ogni mia residua paura e ho cominciato davvero ad amarti!

Le dita di Severus fermarono la lacrima, gemma preziosa sul bel viso ambrato, e le labbra ne colsero il lieve sapore salato; la strinse a sé, la sua donna meravigliosa, che quella notte non aveva avuto paura di lui, non era fuggita inorridita conoscendo la verità del suo passato. Quella donna che, invece, ancora lo desiderava, come se lui fosse solo un uomo che aveva sbagliato, e non il mostro che per tanti anni aveva sentito di essere.

Quella donna che, adesso, coraggiosa e contro tutti, era la sua donna.

Dolcemente la baciò, con languido desiderio, innamorata passione e delicato ardore. Baciò la sua bocca e il viso, poi scese sul collo e sul petto: le sottili spalline scivolarono giù e i seni emersero dai leggiadri veli bianchi, sfiorati dalle dita del mago, carezzati dal suo respiro, lambiti dal fuoco delle labbra.

Poi, a fatica, risalì verso il viso e sussurrò, con enfasi:

- Sì, quella notte gettai la mia maschera: volevo amarti, e insegnarti ad amarmi; volevo infine essere solo me stesso, dolcemente e perdutamente innamorato di un sogno meraviglioso che quella notte era divenuto realtà.

La guardò con intensità negli occhi, vedendo il riflesso delle fiamme che avvampavano impetuose nelle proprie iridi e ancora sussurrò accorato:

- Volevo solo amarti e renderti felice, senza mai farti soffrir! Mai!

Socchiuse gli occhi per un istante, respirando il respiro della maga:

- Invece ti ho fatto soffrire, troppo!

- No! – si ribellò Crystal.

- Sì, invece, anche adesso: tutti questi lunghi giorni e settimane in cui ti lascio sola e non hai notizie di me e di cosa possa essermi accaduto.

Crystal lo avvinse stretto serrando forte gli occhi: era vero, cercava ostinata di non pensarci, ma non poteva negare il crescente terrore che gli potesse accadere qualcosa. Ma, quando il mago tornava da lei, la felicità era infinita, ogni volta più grande.

- Perdonami, amore mio! Vorrei poter restare sempre con te, - esclamò struggente, - ma ho un dovere da compiere... e voglio assolverlo!

- Lo so, lo so, Severus! Non ti amerei così tanto se non fossi l'uomo che sei, che anch'io voglio che tu sia. – gli sorrise dolce. – Non temere, sarò qui, ad amarti e desiderarti, sempre![5]

Severus le sorrise, infinitamente grato, e tornò a ricordare gli accadimenti lontani.

- Quella notte ti baciai, per la prima volta. Impazzivo di desiderio per te e sapevo che anche per te era lo stesso, - sussurrò ancora sfiorandole piano le labbra, - così ti baciai con l'incontrollata e irruente passione del mio desiderio troppo a lungo dominato e represso.

Crystal annuì e, alla tenue luce della bacchetta, al mago parve di vederla arrossire.

- Ma tu non partecipasti al mio bacio con l'ardore atteso: mi lasciasti ogni iniziativa ed io mi bloccai. – sussurrò accorato. – In quel momento avrei dovuto comprendere ciò che era nascosto nel tuo passato, ma non fui capace di farlo.

- Però hai capito abbastanza, – lo interruppe Crystal sorridendo, - e il tuo bacio è diventato dolcissimo....

Sul viso della maga si delineò un'espressione sognante:

- Lo sai, vero, che per me quello è stato il primo bacio?

Gli occhi neri di Severus sfolgorarono nella notte, ebbri di felicità.

- Il mio primo bacio, dato con amore, come mai avevo fatto, perché nessuno, prima, mi aveva mai baciato con tale dolce e rispettoso amore.

Il mago annuì, socchiudendo appena gli occhi e sussurrò:

- Non puoi neppure lontanamente immaginare la mia gioia quando compresi cosa ti stava accadendo, con quanto sentimento ho continuato a baciarti, con dolce lentezza, con delicato e reverente amore, reprimendo ogni altro istintivo impulso, mentre sentivo che tu, poco per volta, ti abbandonavi fiduciosa a me e, infine, mi ricambiavi.

Ancora tornò a lambirle le labbra, piano, come nel loro primo bacio lontano, con dolcezza intensa, mentre il suo corpo bruciava di desiderio stretto a quello della maga, la mente persa solo in quel delizioso bacio infinito che dichiarava il suo amore, ancora e ancora, delicato e appassionato, fino a lasciarli ansimanti, gli occhi ardenti incatenati.

- Sapevo che mi amavi, fino da allora, ma avevo percepito anche la tua paura a lasciarti andare all'amore, anche se non ne comprendevo il motivo. Ma ero pronto ad attendere, per tutto il tempo che ti sarebbe servito per affrontare e vincere le tue paure. – le sorrise con dolcezza. - E adesso so che è valsa la pena della lunga attesa, perché l'amore che sai darmi è meraviglioso, Crystal, ed è la forza incantata che mi aiuta ad andare avanti, ogni giorno, - sospirò piano abbassando lo sguardo, cupo, - perché senza di te non ce la farei proprio più e avrei già ceduto.

Crystal lo strinse a sé, ma il mago si liberò dall'abbraccio ed esclamò, quasi gridando:

- Voglio sposarti, Crystal, vorrei che tutti sapessero quanto infinitamente ti amo!

Poi riprese, subitaneo, il controllo delle proprie emozioni e strinse forte i pugni guardando fisso davanti a sé, affermando, cupo e rassegnato:

- Ma è impossibile: l'Oscuro Signore non dovrà mai scoprire nulla di te! Mai!

Tornò a stringerla, protettivo come non mai, il timore che si faceva ogni giorno più pungente: cosa sarebbe accaduto se Voldemort avesse scoperto l'esistenza di Crystal e del loro amore? Il marchio di schiavitù che lo legava al suo vecchio padrone sarebbe stato nulla in confronto al nuovo, devastante potere che l'Oscuro Signore avrebbe potuto vantare su di lui se Crystal fosse stata alla sua mercé.

No, non doveva accadere, mai, a qualsiasi costo!

La strinse ossessivo a sé, cercando di annientare il tarlo insistente che minava la sua serenità.

La maga si liberò a fatica dall'opprimente abbraccio e mormorò, scusandosi:

- Mi dispiace, Severus, mi dispiace che la mia paura mi abbia indotto a fuggire da te, lasciandoti a soffrire da solo, così a lungo. Mi dispiace!

Il mago le sfiorò il viso in una lenta e dolce carezza e sussurrò:

- Sono stato io a indurti ad andartene, ricordi? Non hai alcuna colpa, amore mio!

Un sorriso triste gli incurvava le labbra sottili mentre con le dita percorreva piano la linea morbida della piccola bocca:

- Lo feci perché sapevo che, nonostante ogni tua più profonda paura, ormai mi amavi e se fossi rimasta al mio fianco avresti solo sofferto, terribilmente, ed era proprio l'ultima cosa che volevo. – sussurrò dolente. - Ero disposto a rinunciare a te pur di risparmiati il dolore che avresti provato davanti alla mia morte o al mio odioso tradimento!

Crystal scosse il capo e mormorò:

- Non avresti dovuto farlo, Severus! Ho sofferto di più lontana da te, mentre mi rendevo conto di amarti, ogni giorno di più, e temevo di averti per sempre perduto, che non se fossi sempre rimasta al tuo fianco!

Severus serrò stretti gli occhi, dominando le lacrime che pungevano le palpebre, e si morse crudele le labbra, quindi rispose:

- Perdonami, Crystal! Ma non ce l'ho fatta. – sospirò appena. - Ero sicuro di dover morire: non volevo illuderti per poi abbandonarti per sempre!

La strinse di nuovo forte a sé, cercando le sue labbra per uno struggente e ardente bacio, per lenire lontane sofferenze mai dimenticate, annegandole nella presente, labile felicità del momento.

Un bacio che divenne via via più profondo e appassionato, i corpi a cercare un'unione più profonda, i desideri che s'incontravano, brucianti, ancora separati dagli abiti, le dita di Severus che scivolavano sul ventre piatto e teso e s'insinuavano sicure fra i veli leggeri a donarle piacere.

Un bacio come quello che, due anni prima, nel buio di una caverna illuminata solo dalle folgori, l'aveva fatta intensamente godere, conscia del desiderio che aveva percepito in lui, doloroso e travolgente, eppure caparbiamente dominato, solo per potersi dedicare a lei, al suo piacere, proprio come stava facendo anche in quel momento.

- Mi hai fatto impazzire, quella notte, di desiderio e di piacere, solo con i tuoi baci e le tue carezze, - sospirò piano, - come stai facendo adesso.

Crystal gemette tra le braccia del mago, il corpo a fremere di piacere:

- Quella notte non ho avuto il coraggio di dirtelo: era solo nei miei pensieri, un piccolo amore che stava nascendo, timoroso e fragile, eppure forte e intenso, incrollabile, amore mio, e solo per te, tutto per te, sempre![6] – sussurrò a fatica, gli ultimi rivoli di piacere a inumidire le dita del mago, - Ma oggi te lo dico, mille volte e più: ti amo, Severus, ti amo infinitamente!

- Ed io ti desidero, Crystal, follemente, come sempre ti ho desiderato in questi due anni, deliziato d'impazzire di desiderio per te, sempre negandolo e rinviandolo, sapendo quanto questo ti eccitava, ma solo cercando il tuo amore, vero e profondo! – sospirò il mago, ancora mordendosi le labbra, ma incapace di controllare oltre la sua magia che, in un soffio incantato, aveva fatto svanire sotto le sue dita l'impalpabile e virgineo abito di Crystal.

La maga rabbrividì, ma non per il freddo: era lo sguardo infuocato che Severus aveva rivolto al suo corpo senza veli.

- Non so perché, ma alla fine io finisco sempre nuda tra le tue braccia, - rimarcò Crystal, - con te ancora impeccabilmente abbigliato!

Severus le regalò un delizioso sorriso colmo di malizia, la mano a carezzarle lieve il fianco avvolgendola con cura nel mantello per poi sollevarla tra le braccia e smaterializzarsi portandola con sé.

In un istante furono davanti alla piccola casa nel bosco e poi dentro, il mantello abbandonato a terra e loro adagiati sul letto, come se non si fossero mai mossi di lì.

- E' così che ti piace, mi pare. – sussurrò soave Severus, come fossero ancora nella grotta. – Sei tu che esigi di slacciare questi bottoncini. - e li indicò sfiorandoli lento con la punta delle dita.

Crystal chiuse gli occhi per un breve istante e deglutì: Severus sapeva come farla eccitare e poi si divertiva a farla impazzire dalla voglia, offrendosi e negandosi al tempo stesso.

- E sotto, oltre la sensuale barriera, cosa troverò?

Gli occhi del mago brillarono, cristalli neri nella notte, illuminati dall'incantata luce della bacchetta negligentemente posata a terra:

- La tua camicia preferita, amore mio, – rispose sensuale, - quella con i lacci - sussurrò sulle sue labbra trepidanti, - già allentati... solo per il piacere dei tuoi splendidi occhi.

Ma Crystal, invece, li chiuse per assaporare fino in fondo il bacio di Severus e pregustò il delizioso piacere che avrebbe provato quando le sue dita avrebbero infine sfiorato il suo petto, la sua pelle fremente, i piccoli capezzoli già irrigiditi dall'eccitazione.

Appoggiò il viso sul suo petto, deponendo un bacio lieve sui bottoncini, poi sollevò lo sguardo sul mago, sul cristallo nero dei suoi splendidi occhi che rifulgeva d'amore e di desiderio e sussurrò:

- Ti amo, Severus! – mentre le dita si accingevano a compiere il lungo e piacevolissimo compito e il mago si abbandonava tra le sue braccia, in attesa dei languidi tocchi leggeri che sapevano ogni volta farlo sempre più impazzire di desiderio.

Adorava sentire le piccole dita che carezzavano i bottoni e, adagio, troppo lentamente, li sfilavano, a uno a uno, dalle asole. Un bacio per ogni bottone, una carezza per ogni asola, un sorriso per ogni passo in più verso l'abbattimento della sensuale barriera che progressivamente cedeva.

Durante l'estenuante attesa il mago avrebbe potuto stringerla a sé, con maschio possesso, baciarla con ardente passione e strapparsi di dosso la casacca che gli impediva di sentire la propria pelle contro la sua, morbida e calda da fargli perdere ogni residuo controllo.

Ma era Crystal che, in quei momenti, dettava i tempi del suo piacere e non poteva fare altro che attendere, profondi brividi a corrergli sulla pelle, le braccia abbandonate inerti lungo i fianchi, i pugni serrati per resistere all'impulso di stringerla a sé e godere del tepore del suo corpo e dell'intima vicinanza.

Si mordeva le labbra, mentre le mani della maga scendevano lente sul suo petto, verso il ventre teso, ma permetteva che piccoli gemiti di piacere ne uscissero, perché sapeva quanto fossero eccitanti per Crystal.

Poi, era sempre più difficile resistere, mentre la maga insinuava le dita fra i lacci già allentati della candida camicia di seta: la sua pelle pallida fremeva sotto le sensuali carezze, attendendo le labbra, umide e calde che, dall'ombelico, risalivano lente fino al capezzolo, a morderlo, a succhiarlo, a tormentarlo piano con i denti.

All'improvviso, tutti i suoi abiti svanirono nell'incanto che la maga così bene aveva appreso, liberando la sua prorompente erezione: non resistette più e l'attirò con decisone a sé. Il bruciante contatto dei seni sodi contro il proprio petto sferzò il suo desiderio, mentre la mano di Crystal scendeva veloce lungo il ventre e un nuovo, delizioso e intenso tormento cominciava, la piccola e scaltra mano a regalargli un piacere crescente che poi, crudele, all'improvviso gli negava cessando ogni movimento.

Poi, erano le sue labbra a inondarlo di nuovi brividi di piacere, mentre dal petto risalivano alla sensibile pelle del collo, per baciarlo, leccarlo, succhiarlo, perfino morderlo e la mano, deliziosamente perfida, di nuovo riprendeva a muoversi, veloce, strappandogli gemiti inconsulti mentre si abbandonava a lei, alle eccitanti carezze, alla bocca che si sostituiva alla mano, calda, umida e avvolgente, a innalzare brusca il livello del piacere.

Severus sussultava e gemeva, gli occhi chiusi, una mano a stringere le lenzuola, cercando di mantenere il controllo del proprio corpo, mentre con l'altra le accarezzava i seni, i fianchi, i glutei e le cosce, e le dita s'infilavano infine, delicate ma decise, nel prezioso scrigno del piacere della sua adorata Crystal.

Ma quella notte, proprio come la loro prima notte nella grotta, voleva amarla con infinita dolcezza, con estatico languore, con delicata passione.

Si sottrasse agli intimi baci e la fece adagiare sul letto, poi si chinò su di lei, labbra di fuoco a raccontarle il suo amore in roventi sussurri che le sfioravano la pelle, ardenti baci che la facevano rabbrividire e languide e intime carezze a lenire i suoi desideri.

Si distese al suo fianco e, adagio, penetrò in lei, cominciando ad amarla con tanta tenera dolcezza, spinte lente ma molto profonde e intense, mentre la stringeva forte a sé e ancora le sussurrava il suo amore. In quella posizione poteva abbracciarla con facilità, carezzarla e baciarla, sollevato su un gomito, il braccio infilato sotto di lei per sostenerla, e certo non intendeva lesinarle nulla.

Avevano fatto l'amore solo poche ore prima, così fu più facile resistere al proprio istinto, e continuò ad amarla dolcemente, a lungo, sussurrandole mille volte il suo amore, ripetendo il suo nome e riempiendola di carezze e baci, dolci e appassionati, intensi e delicati, sempre più pieni di desiderio, mentre Crystal godeva tra le sue braccia, appagata, ancora e ancora, e lui sorrideva, ebbro di felicità, gli occhi neri pieni di luce nel buio della notte, la luna ormai tramontata e la bacchetta infine spenta, abbandonata a terra.

Ancora la strinse a sé, spingendo a fondo nel corpo di lei, spinte ripetute con estenuante lentezza, profondamente in lei e poi quasi fuori, languore estenuante e subito dopo passione ardente, in nuovi affondi, potenti e veloci, le mani a stringerle i fianchi guidando il suo bacino contro il proprio, in un crescendo di desiderio che voleva infine piena soddisfazione.

Ancora Crystal raggiunse l'intenso piacere dell'orgasmo, questa volta insieme al mago, in un lungo fremito condiviso, carne, cuore e mente uniti nell'amore, le braccia a stringerla, le mani ancora ad accarezzarla e le labbra perse in un bacio infinito.

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte:

il primo per vederti tutto il viso,

il secondo per vederti gli occhi,

l'ultimo per vedere la tua bocca.

E tutto il buio per ricordarmi queste cose

mentre ti stringo tra le braccia.[7]


[1] Pablo Neruda – Tratto dalla raccolta "Los versos del capitan": Il ramo rubato.

[2] Il pezzo che segue ripercorre, nei ricordi di Crystal e Severus, quanto è avvenuto nel Cap. 14 – Rabbia e speranze di "Luci e ombre del Cristallo"

[3] Da questo punto in avanti, Crystal e Severus ripercorrono quanto è accaduto nel cap. 15 – Estasi d'amore di "Luci e ombre del Cristallo".

[4] Earendil

[5] Vero che basta il corsivo su quel "sempre" per rendere chiaro il mio pensiero, dannata JKR?

[6] Non è necessario aggiungere nulla, vero JKR?

[7] Jacques Prevèrt – Dalla raccolta "Paroles": Paris at nigth.

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