17. Lacrime e sorrisi (REV 2022)
- Ti credo, Severus, voglio crederti! – esclamò infine Minerva.
Il mago si avvicinò di nuovo al divano, ancora una volta ponendosi in ginocchio:
- Sono disposto a darti qualsiasi prova, Minerva, tutto ciò che vorrai!
La maga lo fissò e lui sorrise amaro, intuendo senza difficoltà la prevedibile richiesta:
- Se vuoi mi sottoporrò al Veritaserum, ma ti avverto che è inutile: ci sono diversi modi per neutralizzarlo e li ho imparati molto bene per difendermi dall'Oscuro.
Minerva trasalì, stupita dalla secca risposta a una domanda nemmeno posta.
- Posso sigillare la gola e far evanescere le tre gocce di siero, oppure trasformarle in un altro filtro prima di deglutirle o, più facile di tutto, usare l'Occlumanzia.[1]
Severus la fissò con i penetranti occhi neri, lucidi di lacrime e di dolore:
- Lo sai che sono un Occlumante di rara maestria, vero Minerva?
La maga rabbrividì e si ritrasse appoggiandosi allo schienale del divano. Severus si alzò di scatto e si sedette al suo fianco, bloccandole le braccia:
- Guardami negli occhi, adesso, fino in fondo: scruta nei miei pensieri! – le ordinò secco, gli occhi neri spalancati davanti a quelli verdi della maga che, quasi ipnotizzata, non riuscì a sottrarsi.
- Io sono un assassino, Minerva: ti ho ucciso e il tuo cadavere giace pieno di sangue su questo divano. Controlla questa verità nella mia mente!
La maga sbarrò gli occhi e urlò.
Nella mente di Severus, tra i pensieri offerti, vedeva il proprio corpo senza vita galleggiare sul divano sul quale era seduta in quel momento: il sangue sgorgava da una profonda ferita al cuore e colava lungo il braccio che penzolava inerte dal cuscino, per raccogliersi sotto il tavolino, in una grande pozza che si allargava sempre più. In piedi, con un ghigno orribile sul volto, Piton la stava osservando, un coltello affilato tra le dita sporche di sangue.
L'urlo di Minerva s'interruppe solo quando Severus le pose una mano sopra gli occhi, spezzando il contatto dell'involontaria Legilimanzia.
La maga tremava e si ritrasse da lui, mormorando ansimante:
- Sembrava proprio vero...
Severus annuì, mordendosi piano le labbra:
- Nessuno sa mentire bene quanto me, - sospirò piano, - ma so anche essere totalmente sincero e trasparente.
Di nuovo il mago offrì a Minerva i suoi pensieri: la devastante disperazione per aver dovuto uccidere Silente, l'atroce rimorso che gli attanagliava il cuore, l'infinita sofferenza d'essere ancora condannato a uccidere, proprio il suo unico amico.
Infine, Severus interruppe il contatto chiudendo i propri occhi, mentre una lacrima ne scivolava lenta fuori, greve come la colpa che portava nell'anima da quella terribile notte.
Quando riaprì gli occhi e alzò lo sguardo su Minerva, la maga lo stava osservando, intensamente commossa, il vecchio volto rigato dalle lacrime:
- Quanto dolore. - mormorò mesta.
- Troppo. - sussurrò Severus.
- Non sono mai stata brava in Legilimanzia... ma entrambe le cose sembravano vere, anche se la prima era palesemente falsa.
- Non sarà guardando nella mia mente che scoprirai la verità, Minerva: ti ho dimostrato che posso ingannarti, proprio come ho sempre fatto con l'Oscuro. – affermò con orgoglio, gli occhi di nuovo scintillanti. – Come avrei potuto, altrimenti, sopravvivere ai suoi interrogatori?
La maga rimase a lungo in silenzio a fissarlo, poi chiese, ancora incerta:
- Ma se sei in grado di mentire a Voldemort, avresti potuto mentire anche ad Albus. Come poteva fidarsi di te, conoscendo la tua incredibile capacità?
L'amarezza nel sorriso di Severus era profonda come il nero dei suoi occhi; scosse lieve il capo e rispose, in un accorato sussurro:
- Albus non ha mai cercato di leggere nella mia mente per trovare prove della mia fedeltà. Te l'ho appena dimostrato, Minerva: non è lì che puoi trovare con certezza la verità e lui lo sapeva, visto che è stato proprio lui a iniziarmi all'arte dell'Occlumanzia. – Diede un lungo sospiro, prima di continuare, lo sguardo nero fisso sul volto dell'anziana insegnante. – Dovrà essere il tuo cuore a decidere, Minerva, non la tua mente. - concluse in un dolce sussurro, mentre con dita delicate le asciugava le lacrime sulla guancia.
Minerva sospirò:
- E' difficile Severus... volevo bene ad Albus, lo sai.
Il mago sospirò e chinò appena il capo, stringendo i denti:
- Se vuoi, puoi esaminare i miei ricordi in un Pensatoio: sai che in quel modo non possono esserci contraffazioni.
Minerva s'irrigidì in un'espressione di stupore:
- Perché Voldemort non ha mai usato un Pensatoio con te? – esclamò.
Il vecchio, beffardo sorriso di Severus tornò ad adagiarsi sulle labbra sottili, gli occhi neri che scintillavano sempre più:
- Perché io sono stato così bravo a ingannarlo, e lui così arrogante e presuntuoso da credersi infallibile come Legilimante, che non ha mai reputato necessario ricorrere a quel mezzuccio per carpire i segreti della mia mente! – sussurrò inclinando il capo di lato e sollevando un sopracciglio. – Inoltre, gli dava molta più soddisfazione profanare i miei ricordi e violare la mia intimità, rubando di persona le mie emozioni più preziose, - il sorriso sul volto divenne un ghigno di puro disprezzo, mentre serrava forte i pugni, fino a farsi sbiancare le nocche, e l'ironico sussurro iniziale si trasformò in un sibilo minaccioso, - o, meglio, ciò che io gli servivo su un piatto d'argento, confezionato apposta per ingannarlo.
Minerva lo osservava, quasi spaventata, eppure soggiogata dall'orgogliosa sicurezza che emanava dal mago e dalla forza del suo scintillante sguardo nero.
Severus estrasse di scatto la bacchetta e la puntò alla propria tempia:
- Sono pronto, Minerva!
- No! – rispose decisa. – Farò come Albus: mi fiderò del tuo cuore e ignorerò la tua mente.
- Io Albus lo ho ucciso. – rispose Piton, con gelida ironia, stringendo gli occhi in una minacciosa fessura. – Non hai paura di fare la stessa fine?
- No. Ora voglio sapere la verità: la tua verità, Severus. – ribadì la maga. – Quella del tuo cuore, colmo di dolore; quella dei tuoi occhi, pieni d'orgogliose fiamme; quella della tua anima, terribilmente lacerata eppure sanata dai rimorsi!
L'espressione sul volto del mago mutò all'improvviso, colto di sorpresa dalle parole della maga e, soprattutto, dall'inaspettato gesto: le sue dita gli avevano carezzato la guancia là dove, prima, la lacrima l'aveva bagnata.
Il volto pallido del mago perse di colpo ogni rigidità, ogni residuo controllo, e le labbra tremarono appena mentre il dolore del ricordo invadeva i lineamenti, addolcendoli nella ritrovata umanità.
Accostò le palpebre e diede un lungo sospiro, quasi una liberazione nella sua decisione, infine, di levarsi la maschera e smettere di fingere. Riaprì gli occhi e sussurrò, con voce roca:
- Ti racconterò tutta la mia verità, Minerva, se davvero vuoi ascoltarla, con il cuore, più che con la ragione.
- Sono pronta. – annuì.
Severus trasse un profondo respiro e cominciò a narrare con voce bassa e profonda:
- Albus sapeva del Voto contratto con Narcissa. E' stato un mio tragico errore e glielo riferii subito, ovviamente aggiungendo che non avevo alcuna intenzione di tenervi fede. Ma lui la pensava in modo molto diverso, sull'argomento.
Abbassò un attimo lo sguardo scuotendo desolato il capo al ricordo dell'ostinazione di Silente.
- Puoi verificare con la versione di Potter, Minerva: quando gli riferì la conversazione origliata tra me e Draco, a Natale, Albus gli disse che conoscenza l'informazione, anzi, che sapeva molte cose più di lui sull'argomento. Già, - s'interruppe sospirando amaro, poi aggiunse, quasi fra sé e sé, - Albus sapeva anche che avevo giurato di ucciderlo e, non contento di questo, mi aveva fatto promettere che, se non fossimo riusciti a trovare una soluzione definitiva al problema della maledizione della sua mano, io avrei dovuto tenere fede a quel maledetto Voto!
Minerva lo fissava, mille domande sulle labbra, ma non lo interruppe.
Severus la studiò, la sfida negli occhi neri:
- Quell'anno mi assegnò la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. La cattedra cui anelavo da sempre. Proprio quell'anno, Minerva: non ti sei mai chiesta perché? – domandò, una sottile nota ironica nella voce. – Tu sai che la cattedra era maledetta, vero? Da Lord Voldemort in persona, - affermò in tono solenne, - da oltre trentacinque anni, da quando Silente gliela aveva rifiutata.
Minerva annuì grave, ma rimase in silenzio.
- All'inizio era una maledizione mortale. Lo ricordi bene, vero, Minerva? – insinuò con amara sicurezza, - Tu li hai visti morire, i primi professori di Difesa, quando io ancora non ero nemmeno nato. Ma poi Albus riuscì a modificare la maledizione. Non a toglierla, solo ad alterarla e attenuarla. In uno strano modo, originale proprio quanto lo era Albus: l'ha trasformata in una "pena del contrappasso". Non so se conosci il poeta Dante, Minerva, - Severus osservò la maga, con attenzione, – ma Albus amava i Babbani, e anche la loro letteratura [2]. Nell'accezione dantesca, la pena agisce sulle paure di chi si appropria della cosa maledetta, cioè della cattedra. Raptor temeva i "parassiti" e andò incontro al suo peggior timore, perché l'Oscuro entrò nel suo corpo, abbandonandolo e distruggendolo quando non gli fu più utile. – Il sorriso di Severus, riguardo alla fine di Raptor, fu glaciale. – Allock, invece, voleva fama imperitura e, temendo che qualcuno lo sbugiardasse, oltre ad appropriarsi delle altrui gesta "rubò" loro anche la memoria e finì senza più alcuna memoria di sé e della propria fama.
Severus trasse un lungo respiro e guardò Remus, sapendo d'essere stato la sua nemesi:
- Lupin temeva da sempre che la sua natura di Lupo Mannaro fosse svelata, e il suo timore fu avverato proprio da me. Moody, invece, temeva la vendetta dei Mangiamorte, di essere catturato da loro, e alla fine fu proprio vittima di uno di loro. Dolores Umbridge, - Severus non riuscì a nascondere un sorrisetto di scherno, - aveva paura delle altre razze magiche e fu rapita proprio dagli esponenti di una di queste: i Centauri.
Severus s'interruppe e trasse un lungo respiro: ora veniva la parte più difficile, quella che lo riguardava, ciò che per lui era più doloroso. Con voce tesa, incrinata dal rimorso, sussurrò:
- E poi ci sono io... io che non volevo più uccidere, per nessuna ragione al mondo! – la voce si spezzò. - Io che non avrei mai voluto uccidere un amico... ma solo morire al posto suo!
Severus abbassò il capo, i pugni serrati piantati sugli occhi, a cercare invano di bloccare le lacrime:
- Invece, proprio io, - un gemito straziante lo interruppe - io, solo io, - un urlo fra le lacrime che rigavano il volto pallido e distorto dal dolore, - io l'ho ucciso, quella notte! Albus... non volevo! – un rantolo disperato, mentre Severus scivolava giù dal divano, ai piedi di Minerva.
Ansimante, il mago si aggrappò alle ginocchia della donna e, a fatica, continuò:
- Dopo la modifica apportata da Albus alla maledizione, gli insegnanti non muoiono più, salvo deplorevoli eccezioni, ma sono obbligati ad andarsene, alla fine dell'anno scolastico, a causa della maledizione che trasforma in tragica realtà le loro paure.
Severus inspirò a fondo e poi chiese:
- Lo sai, Minerva, qual era il mio più orrendo incubo?
Il mago rimase immobile, in attesa di una risposta che sapeva non sarebbe giunta:
- Non volevo più uccidere, Minerva! – esclamò con angosciata disperazione. - Certo non la persona cui più volevo bene! Avevo il terrore di tornare ancora a uccidere, e di fare del male alle persone che amavo. Albus sapeva che avevo giurato di ucciderlo al posto di Draco, sapeva che il mio incubo era a un brevissimo passo dal verificarsi, anche se io volevo solo sacrificare la mia vita per lui, per l'unica persona che aveva creduto in me!
Severus abbassò il capo, lacrime di rimorso e d'affetto a scendere sulle guance pallide e tirate.
- Così, Albus mi affidò la cattedra, premio e condanna d'un uomo con una scelta errata alle spalle, una colpa che mai potrò espiare fino in fondo.
Abbassò le palpebre, le lacrime a rigargli le guance senza più alcun rispetto per il suo privato dolore.
Minerva impallidì: mille volte aveva chiesto ad Albus spiegazioni sul motivo per il quale aveva deciso di affidare a Severus la cattedra maledetta. Il Preside le aveva solo risposto che sarebbe arrivato il giorno in cui anche lei avrebbe compreso.
E Minerva sapeva che il momento era infine arrivato.
Allungò una mano e carezzò i lunghi capelli neri del mago, posandola poi sul suo capo, come solo una madre poteva fare.
- Mi dispiace, Severus, mi dispiace. - mormorò piano, colpita a fondo dall'intensità del suo dolore.
Crystal si avvicinò, incapace di restare lontana dall'uomo amato che, in quel momento, soffriva disperato: doveva fare qualcosa per lui, per aiutarlo. Anche solo stringerlo a sé, con amore. Remus, però, s'intromise e la bloccò prima che raggiungesse il divano facendole segno di non muoversi e non parlare.
Fu Minerva che si sporse verso Severus e lo abbracciò, traendolo verso di sé sul divano: le loro lacrime per un istante s'incontrarono, brucianti di dolore per un caro amico perduto.
- Continua, Severus, ti prego. Voglio sapere tutto. – chiese accorata.
Il mago la guardò a lungo, la sensazione di calore e affetto dell'abbraccio ancora in lui, forte e intensa, a dargli nuova forza. Fece un profondo respiro e dischiuse le labbra in un accenno di sorriso, prima di continuare con il racconto.
- Albus ebbe... un grave incidente in uno dei suoi strani viaggi: fu colpito da un'oscura maledizione che neppure io riuscii a fermare. La intrappolai nella mano, ma sapevamo entrambi che era solo un espediente momentaneo, che la maledizione non si sarebbe fermata ed era condannato a morire.
Solo il tempo di un breve sospiro mentre scuoteva appena il capo, e Severus continuò:
- Provai in tutti i modi a contrastarla, per mesi, senza successo: distillai una pozione, ma conteneva un veleno tra i suoi componenti, e il suo accumulo nel sangue prima o poi avrebbe comunque ucciso Albus. Infine, ritenni d'aver trovato la soluzione in un antico sortilegio che permetteva un lento scambio di vite, e, a sua insaputa, ogni giorno gli offrii il mio sangue, a goccia a goccia, come nuovo ed essenziale ingrediente della pozione, capace di annullare gli effetti del veleno.[3]
Non voglio che una mano,
una mano ferita se è possibile.
Non voglio che una mano,
pur con cento notti senza letto.
Sarebbe un pallido giglio di calce
sarebbe una colomba legata al mio cuore,
sarebbe il guardiano che nella notte del mio transito
negherebbe l'entrata alla luna.
Non voglio altro che questa mano
per i comuni olii e il lenzuolo bianco dell'agonia.
Non voglio che questa mano
per tenere un'ala della mia morte. [4]
Minerva spalancò gli occhi e rabbrividì davanti alla cupa intensità evocativa delle parole.
- Ma una sera Albus scoprì il mio macabro segreto [5]: mi vide incidere il polso e versare la necessaria quantità di sangue nella pozione che distillavo ogni giorno per lui e mi sentì pronunciare l'infernale sortilegio di scambio. – il mago trasse un sospiro mordendosi piano un labbro. – Inutile dire che, come già sapevo, si rifiutò recisamente di bere ancora la pozione. Le cose precipitarono: la maledizione riprese il suo corso letale e la mia condanna a dover uccidere un amico tornò a tormentarmi.
Severus chiuse gli occhi per un attimo e strinse i denti, quindi continuò:
- Albus era irremovibile, ma io non volevo rassegnarmi e ancora cercai, con disperata ostinazione, una soluzione, un nuovo incantesimo, una diversa pozione! Discutemmo a lungo e più volte litigammo, anche duramente. Ma, alla fine, dovetti cedere e promettergli che, se non fossi riuscito a guarirlo dalla maledizione, lo avrei ucciso evitando a qualsiasi costo che Draco diventasse un assassino.
Il sospiro che sfuggì dalle labbra sottili di Severus era carico di dolore e la sua voce solo un roco sussurro di straziata intensità, gli occhi neri di nuovo lucidi di lacrime fissi nel nulla davanti a sé:
- Gli promisi che lo avrei pietosamente ucciso per evitargli una fine peggiore.
Abbassò ancora le palpebre e rimase in silenzio per un istante, poi riprese a parlare con voce controllata:
- Sosteneva che la mia vita era più importante della sua, per la causa. Che avrei potuto essere più utile di lui nella ricerca... essenziale. - scosse il capo, rassegnato, - Ma io non cedetti, continuai fino all'ultimo a cercare il modo per salvarlo, - esclamò stringendo con forza i pugni, - fino alla notte maledetta, in cui stavo ancora provando a distillare una nuova formulazione della pozione!
Minerva gli avvolse i pugni, inducendolo ad aprirli, quindi gli strinse le mani, piano, quasi come una carezza:
- Deve essere stato terribile... tutti quei mesi... con quel tremendo pensiero, povero Severus!
Sempre trattenendogli le mani fra le sue, la vecchia maga disse:
- Harry ci ha detto che quella notte Albus più volte chiese di te, che invocò il tuo aiuto e voleva addirittura che il ragazzo venisse a cercarti raccontandoti quanto era successo.
Un triste sorriso aleggiava sulle labbra sottili di Severus, amaro come i suoi ricordi, ma negli occhi neri di nuovo ardevano luminose scintille.
- Quella notte non ero con voi a pattugliare la scuola: Albus mi aveva detto di tenermi pronto, perché avrebbe potuto avere bisogno di me, come altre volte era già accaduto.
- Tu sapevi cosa stava...
Il mago annuì, secco, facendo scivolare via le mani da quelle di Minerva:
- Sì. Ma non te lo rivelerò.
- Sai dov'era stato, quella notte con Harry? – insistette la maga.
- No. Però ho visto tutto nella mente di Potter, quando mi ha raggiunto mentre fuggivo. Quel ragazzo è un disastro con l'Occlumanzia! – sbuffò stizzito. – Già la sua mente è facile da leggere, ma quella notte era proprio spalancata, così ho visto dove sono stati e cosa hanno fatto.
Il mago la guardò fissa e parlò lento:
- Albus aveva bevuto un veleno mortale. Era per questo che aveva bisogno di me: per l'antidoto.
Chiedi a Potter: confermerà anche questo.
Minerva sussultò e Severus comprese che Potter aveva mantenuto il completo segreto sull'accaduto nella caverna. La maga era già abbastanza sconvolta dalle rivelazioni fatte fino a quel momento: decise che non era il caso di aggiungere che era stato proprio Potter a obbligare Albus a bere il veleno, per obbedire a un preciso ordine del preside. Glielo avrebbe detto in un secondo momento, se fosse stato necessario: per ora non voleva caricarla anche del peso di quella scoperta.
- Quindi Albus sarebbe morto lo stesso, per la maledizione intrappolata nella mano oppure per il veleno? – chiese Minerva allibita.
Severus annuì, grave, quindi mormorò, in tono cupo:
- Ma questo non cambia il fatto che sono stato io, solo io, a uccidere il mio unico amico.
Chiuse le palpebre e diede un lungo sospiro abbassando il capo.
Questa volta Crystal riuscì ad avvicinarsi, evitando l'intercettazione di Remus, e lo abbracciò stringendolo forte a sé, mentre il mago si abbandonava tra le sue braccia, amato rifugio e unica consolazione.
Infine Severus si sciolse dall'amorevole abbraccio e la guardò con intensità, a lungo, sfiorandole con delicatezza la guancia in una tenera carezza. Tornò ad avvincerla a sé, il braccio a cingerle la vita sottile e si rivolse di nuovo a Minerva:
- Ho fatto di tutto per indurre Crystal ad allontanarsi da me. – spiegò con un sorriso triste sulle labbra. – Non avevo nulla da offrirle e non volevo - s'interruppe mordendosi le labbra, - non volevo fare di lei la mia vedova o - diede un lungo, sofferto sospiro, stringendola più forte a sé, - peggio, la donna di un traditore assassino.
- Non lo sei, non lo sei, amore mio! – esclamò la maga accorata.
- No... non per te, mia adorata Crystal! – sussurrò dolce sfiorandole appena la fronte con labbra brucianti.
Minerva li osservava, stupita oltre misura: non aveva mai visto Severus con una donna fra le braccia, nemmeno da giovane studente. Lei era bellissima: bionda e piena di luce, risaltava come un raggio di sole fra le tenebre che con intensa passione l'avvolgevano. Il mago la rimirava con i suoi profondi occhi, pieni di impetuose fiamme nere che gridavano il suo immenso amore. Era stato pronto a rinunciare a lei, pur di non farla soffrire, ma Crystal lo amava ed era ritornata, nonostante avesse ucciso Albus: aveva creduto in lui, fin dall'inizio, e con caparbietà aveva cercato di convincerli tutti che Severus non era un traditore.
Con una appassionata tenerezza, che Minerva non avrebbe mai immaginato nell'uomo che si era sempre mostrato gelidamente impassibile, Severus prese il viso di Crystal tra le mani, come un fiore delicato e prezioso, e, con infinita dolcezza, le sfiorò appena le labbra con le sue deponendovi un bacio leggero accompagnato da un soave sussurro d'amore:
- Ti amo, Crystal!
Quindi chiuse gli occhi e tornò a stringerla dolcemente tra le braccia, le labbra ancora a sfiorarle la fronte con amore.
Infine, con grande sforzo si rivolse ancora a Minerva per concludere il racconto, sempre tenendo Crystal tra le braccia: aveva bisogno di lei, di sentirla vicina, per affrontare la parte più dura della sua verità.
- Quando arrivai sulla Torre e vidi Draco con la bacchetta abbassata, ho subito capito che il Voto Infrangibile non mi vincolava più e rimaneva solo la promessa fatta ad Albus. – sospirò amaro. – Notai che c'erano due scope: sapevo del Mantello dell'Invisibilità di Potter e mi fu facile rilevare la sua presenza tramite la percezione dei suoi pensieri.
Il mago esitò un attimo, la pena intensa dei ricordi negli occhi neri fissi nel nulla davanti a sé:
- Mi resi conto che Albus stava molto male: non sapevo ancora del veleno bevuto nella caverna, quindi pensai che la maledizione fosse all'improvviso giunta allo stadio finale. – deglutì a fatica. – Valutai rapido la situazione: con Albus in quelle pietose condizioni, e senza bacchetta, non avrebbe potuto essermi d'aiuto, faticava perfino a reggersi in piedi. Non riuscivo a capire perché Potter rimanesse nascosto immobile e sperai che, vedendomi agire in difesa di Silente, venisse a darmi man forte, - sollevò scettico un sopracciglio, - in fondo un ragazzo era pur sempre meglio di nulla! Quattro Mangiamorte erano troppi per sperare di metterli tutti fuori combattimento in un sol colpo sfruttando la sorpresa, ma per salvare Albus avrei corso anche quel pericoloso azzardo, rischiando di far saltare la mia copertura.
S'interruppe di colpo mordendosi le labbra, mentre il suo braccio, in un gesto inconsapevole, strinse più forte Crystal. Esitò un attimo, poi proseguì con voce roca:
- Fu allora che Albus mi guardò... e nei suoi occhi c'erano la vita e la morte, il perdono e la condanna, la salvezza e la perdizione!
Severus trasse di nuovo un lungo sospiro e abbassò lo sguardo verso Crystal, verso il cielo azzurro dei suoi occhi, dove brillavano raggi di speranza, anche per lui, ancora.
Riprese a parlare, senza più abbandonare il suo sguardo, traendo forza dal suo sorriso che, tenace, continuava a sostenerlo nello straziante racconto della sua personale verità:
- Era lo sguardo di un padre, quello che non ho mai avuto, pieno d'orgoglio e fiducia in me... colmo d'affetto. – narrò con voce bassa e profonda, mentre un lieve sorriso ammorbidiva appena la sottile piega amara delle labbra. – Era lo sguardo duro e deciso di un condottiero, che rinnovava un inaccettabile ordine. Era lo sguardo implorante di un vecchio, - sussurrò piano, - che non voleva più soffrire e mi ricordava la promessa fatta.
L'accenno di sorriso svanì all'improvviso dalle labbra di Severus, mentre procedeva con il racconto:
- Poi ha di nuovo ripetuto il mio nome, dolcemente, e mi ha supplicato...
Per un attimo sembrò non respirare, poi continuò, con tono cupo:
- Era la Morte che inneggiava alla Vita e la benediva. Era un ordine orribile e una struggente preghiera. Era il mio cuore che andava in frantumi mentre sollevavo la bacchetta. Era l'odio che cresceva in me mentre comprendevo che gli avrei obbedito. Era il disgusto profondo che provavo per le parole di morte che stavo per pronunciare. Era la fine di ogni speranza e l'inizio della mia discesa all'inferno.
Gli occhi neri di Severus erano incatenati a quelli di Crystal:
- Era la sua morte perché in nessun modo poteva essere la mia. Non ancora. – affermò grave, abbassando il capo. – Avevo ancora dei doveri da compiere, una missione importante da svolgere e l'anima di un ragazzo da salvare.
- Era anche la speranza, Severus! – esclamò Crystal. – Era il futuro e la felicità che lui voleva per te, alla fine!
- Spesso mi chiedo se arriverà mai, questa fine tanto agognata! – si lasciò sfuggire scoraggiato.
- Io sono qui. Con te! – gridò con intensità, stringendogli forte le mani.
- Sì... sei qui con me, Crystal! – rispose stringendola di nuovo a sé, un lieve sorriso a dischiudere appena le labbra sottili.
Ma il cristallo nero dei suoi occhi era colmo di lucenti lacrime.
Si chinò sulla sua donna, raggio di speranza d'un futuro felice, e la strinse forte, affondando il viso nei morbidi riccioli dorati, respirando il suo profumo e la sua fiducia nel domani.
Cosa avrebbe fatto se l'avesse perduta?
Oblio
e nulla di più sarei,
lontano dal tuo cuore,
lontana dal tuo coraggio.[6]
Minerva rimase a osservarli, commossa e intenerita dall'amore così evidente, lasciando che il mago stemperasse il dolore nel lungo e dolce abbraccio: era contenta che anche Severus avesse infine trovato una donna da amare e ricordò la sera in cui, in un certo qual modo, gli aveva spinto Crystal tra le braccia [7] trasferendola a dormire nei sotterranei, proprio di fianco all'appartamento del mago. C'era voluto un bel po' di tempo prima che lui cedesse, ma, alla fine, l'amore tra i due era sbocciato, forte e intenso.
Crystal sembrava proprio la donna perfetta per lui, così piena d'entusiasmo, ottimismo e voglia di vivere. E determinazione, tanta tenace e ostinata volontà a ottenere quello che voleva. Sempre. Crystal voleva la felicità per Severus e Minerva era pronta a scommettere che sarebbe riuscita a ottenerla.
Se c'era una persona che aveva pieno diritto a essere felice, era proprio il mago dai lunghi capelli corvini, tutto vestito di nero, che stava baciando con ardente passione la bella e sensuale maga.
Senza alcun dubbio, Severus si stava rivelando una completa e del tutto imprevista sorpresa. E lei che dopo tanti anni credeva di conoscerlo!
Sorrise, un po' imbarazzata dal bacio che sembrava non finire più, dolce e intenso, delicato e appassionato. Incrociò lo sguardo di Remus, cercando il suo aiuto che prontamente arrivò:
- Hm... Severus...
Il mago si irrigidì: si era perso nel bacio dimenticandosi perfino di dove si trovava. Non avrebbe mai creduto che una simile cosa potesse accadere, proprio a lui!
Si sciolse dalla maga e si girò verso Minerva, imbarazzato e ansimante, il volto soffuso da un leggero rossore, come uno studente sorpreso fuori dal dormitorio a tarda ora. La vecchia insegnante gli sorrise, indulgente ma anche un po' a disagio.
I loro occhi s'incontrarono e ancora la maga vi lesse una sofferenza insanabile, un rimorso inesauribile che continuava a minare la sua serenità: non era giusto, Severus non se lo meritava!
Per tanti mesi lo aveva odiato con tutta se stessa, credendolo solo un indegno vigliacco: ma ora aveva capito che le cose erano molto diverse da ciò che le era apparso e Severus era solo stato un uomo molto coraggioso che aveva trovato in sé l'incredibile forza per obbedire a un ordine terribile, eppure giusto, come sempre erano i comandi di Albus.
I primi mesi dopo quella notte dovevano essere stati tremendi per lui, solo e angustiato in mezzo ai Mangiamorte, dopo aver dovuto rinunciare alla donna che amava e aver compiuto un gesto orribile, il cui rimorso ancora oggi lo torturava e non riusciva a perdonarsi.
Minerva aveva molto sofferto per la morte di Albus, cui era legata da un profondo affetto, e aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai perdonato il suo assassino, eppure, in quel momento desiderò con tutto il cuore concedere il perdono, che nessuno più di Severus meritava, e di cui il mago aveva infinitamente bisogno.
All'Improvviso si slanciò verso di lui, afferrandogli le mani, le lacrime di nuovo a rigarle le guance rugose:
- Oh... Severus! Tu non hai colpe! Non sei un codardo, ma neppure... un assassino! – esclamò, le parole ad erompere impetuose dalle fragili labbra. – Ora che alla fine ho capito tutto... io... io ti perdono!
Il mago le lanciò uno sguardo tagliente, gli occhi neri ardenti d'una indicibile pena, ed esplose:
- Non voglio il tuo perdono, non voglio l'assoluzione di nessuno! Non capisci che sono io che non potrò mai perdonarmi? – esclamò con voce acuta, incrinata dalle lacrime a fatica trattenute. – Perfino Albus mi diede il suo perdono, in anticipo! Ma non so cosa farmene della vostra indulgenza: è inutile per la mia anima lacerata, squarciata in profondità dall'orrendo assassinio dell'unica persona che ha sempre creduto in me!
I lineamenti del viso di Severus erano distorti dall'angosciante sofferenza e la luce nera dei suoi occhi era quasi folle.
- Ho ucciso il suo sorriso, Minerva, ho spento per sempre l'azzurra luce di comprensione e affetto che brillava nei suoi occhi. – diede un lungo sospiro, abbassando le palpebre e lasciandosi di nuovo avvolgere dalle braccia amorevoli di Crystal. – E questo è troppo... anche per me!
[1] Questi metodi per aggirare l'efficacia del Veritaserum sono stati spiegati da JKR nel suo sito ufficiale, dove l'autrice ha concluso: "Poiché alcuni maghi possono impedirne l'efficacia e altri non ne sono capaci, sarebbe uno strumento inaffidabile e non equo in un processo."
[2]La spiegazione che segue è tratta, quasi parola per parola, dalla deduzione 565 di Nykyo al processo di Piton (Accusa 2: Piton è ancora un Mangiamorte? Prova 161 https://severus.forumcommunity.net/?t=5570135&st=30#entry385210111).
[3] Vedi "Forza e resistenza del cristallo", capitolo 3 – L'inizio della fine.
[4] Garcia Lorca, dalla Raccolta "Divan del Tamarit", tratta da Caside: VI – Casida della mano impossibile.
[5] Vedi sempre "Forza e resistenza del cristallo", capitolo 5 – La fine di ogni speranza.
[6] Earendil
[7] Vedi "Luci e ombre del cristallo": Capitolo 2 – Sorpresa imprevista.
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