A volte, ritornano.
«Ti piace?»
Il rumore dell'ennesimo scatolone che viene poggiato per terra segue quella domanda che fa rimbombare la voce di Simone contro le pareti spoglie del piccolo appartamento.
Un soffio di polvere si solleva rapido in aria seguendo una delineata traiettoria che lo porta a depositarsi sulle scarpe lucide di Manuel.
«Me pare 'n sogno, amore. Guarda!»
Con una piroetta su se stesso si avvicina alla parete di quella stanza di cui, nei mesi precedenti, ha disegnato mille volte il perimetro su qualsiasi pezzo di carta di capitasse sotto mano.
«Amore, qua ce mettiamo un divano» esclama, indicando con le braccia l'angolo in cui sorge una piccola pila di libri e altri scatoloni «Sì! Ce mettiamo un divano e- poi- poi una tv! »
«Mi dispiace deluderti, amore mio! Quell'angolo è prenotato! » lo rimbecca subito Simone.
Sventola con fierezza l'indice della mano destra da destra verso sinistra per enfatizzare quel primissimo e tacito no categorico su una scelta dell'altro.
«Di già!? Ma che sò io? 'n poraccio?»
Le braccia, ancora larghe ed indicanti le pareti, ricadono con un rapido movimento lungo i fianchi del maggiore.
«Io manco lo sapevo che ce stavano le prenotazioni » piagnucola.
«Eddai amore, me dovevi avvisà! Questo è perchè non ce pensi mai a me!»
Non è vero. Lo sa fin troppo bene.
Ma ormai la recita è iniziata e non si può certo tirare indietro.
Incurva le spalle verso il basso, lasciando che la testa faccia lo stesso.
Con i ricci castani a ricoprire sapientemente gli occhioni grandi e castani, e nascondono un sorrisino beffardo che tradirebbe la perfetta messa in scena del dramma, improvvisa un pianto teatrale.
Tira più volte sù col naso, asciugando con la manica della giacca lacrime invisibili.
«Non me pensi mai e non me fai manco decide dove mette- Ahia!»
Porta istintivamente le mani a coprire il sedere, dove un istante prima la mano ben aperta di Simone si è abbattuta ripetutamente, per ben quattro volte, lasciandogli- ne è sicuro- la perfetta stampa delle cinque dita rosse.
Massaggia la parte colpita sfregandogli sopra, forse con troppa foga, i palmi.
« Pure! »
« Non sapevo di essermi innamorato di un attore de teatro! » lo canzona il più piccolo.
« Quand'è che vai in scena con qualche tragedia greca?»
Accenna una risata, avvicinandosi per punzecchiargli i fianchi con le punta delle dita.
« Quando non c'avrò chi me prende a schiaffi sul culo mentre io sto lì a fà spettacolo!»
«Che esagerato che sei! Dai amore, non me dì che t'ho fatto male!»
Un leggero velo di preoccupazione si palesa nello sguardo rivolto al fidanzato che, con gli occhi ancora puntati sul pavimento, non lo degna nemmeno di un cenno.
«Amore, t'ho fatto male?» chiede allora; la voce s'incrina un po' mentre raggiunge con entrambe le mani il volto del maggiore, incorniciandolo e sollevandolo appena nel tentativo di far incrociare i loro occhi.
«Amore...» sussurra, per richiamarlo.
«Amore, dai - io scherzavo.»
È in quell'istante che la perfetta messa in scena di Manuel cede rovinosamente.
Con uno scatto, si scosta dalla presa dell'altro per poter scoppiare in una risata sguaiata e frenetica.
Barcolla lievemente in giro per la stanza fino a piazzarsi di nuovo di fronte al più piccolo.
Che alla fine è sempre così, si allontana poco per poi tornare a cercare i suoi occhi.
«Sei un cretino, Manuel! M'hai fatto preoccupare!» ringhia il più piccolo.
Incrocia le braccia al petto con fare offeso, stira le labbra in una smorfia schifata mentre scuote la testa.
Si lascia comunque avvolgere dalla braccia dell'altro che ora poggiano sulle sue spalle e cercano disperatamente di afferrargli la nuca per costringerlo ad annullare ogni centimetro di distanza che possa separare le loro labbra.
«E io che a poco te stavo a fà i massaggini! » mormora ancora, fingendosi indispettito.
Non gli riesce bene, anzi.
Un involontario sorriso che accentua le fossette sulle guance che vengono immediatamente raggiunte da un impercettibile bacio del fidanzato, colorandosi presto di un lieve rossore che si propaga fino alla punta delle orecchie.
«E comunque in quell'angolo andrà il giradischi.» conclude , in ultimo, per porre fine al diverbio.
«Ma da quando abbiamo un giradischi?»
«Non l'abbiamo, infatti! Però a te piacciono i vinili, no?»
Manuel non risponde, si limita ad annuire con la testa, ancora vagamente confuso ma totalmente pronto a lasciarsi trascinare verso il nuovo piccolo progetto che prende forma nella mente di quel ragazzo che ama così tanto da sentir mancare la terra sotto i piedi, quando non è con lui.
«E quindi amore - ho pensato di comprarne uno.» slega per un istante le braccia avviluppate intorno alla vita per indicare quel piccolo angolo e lo spazio adiacente.
«Lo piazziamo lì e qui un enorme tappeto, dove ballare insieme.»
Si ritrovano a sognare insieme ad occhi aperti .
È praticamente impossibile non farlo.
Loro due, scalzi, a ballare sulle note di tutte quelle canzoni che sono soliti cantare a squarciagola mentre stanno in auto.
Ballare insieme.
Far incontrare i loro corpi nella frenesia di passi improvvisati.
Liberi e lontani da tutto.
Solo loro due.
« Per me, è già diventato l'angolo più bello di tutta la casa »
« Quanto ti amo, Simò.» si spinge sulle spunte, a cercare le sua labbra.
Stampandovi sopra piccoli baci ritmati, scandisce ancora
« Quanto- ti - amo! »
Simone scioglie le braccia per stringerle intorno alla stretta vita dell'altro, lo tira a sé per depositare un bacio sulle labbra che presto si schiudono per lasciar mescolare il loro fiato.
Profumano di menta e tabacco, come il primo giorno che le ha ricercate.
E come il primo giorno, lo inebriano.
«Ci pensi? La nostra prima casa insieme.» mormora, la voce è ovattata.
Le labbra sfiorano appena quelle dell'altro.
« mh mh. Ce penso, ce penso. Nun me pare vero - ma ce penso.
È che tu- tu m'hai regalato un sogno, Simò. Io sto a vive un sogno.»
La voce s'incrina per l'emozione, gli occhi si fanno grandi e liquidi.
Sputa fuori quella confessione come se questa avesse vita propria, si spinge fuori dalle sue labbra e si concretizza in quella manciata di parole che balbetta imbarazzato.
«A volte c'ho pure paura che possa finì tutto. Che io possa rovinà tutto.»
«Tu non puoi rovinare proprio niente, Manu.»
«C'ho paura tu te possa accorge che io forse- forse non te merito.
Che puoi avè di meglio de uno che ha 'na laurea in tasca e n'officina su cui ripiegà.»
«Io ti ho scelto, Manuel.
Ho scelto solo e soltanto te e non ho mai voluto altro.»
«Tu sei il mio tutto, Simò, tutto.»
«Non avrei lottato tanto, se non lo fossi stato pure tu.»
«Simone.»
«mh?»
«Ti amo.»
«Come fosse sempre l'ultimo giorno al mondo.»
NOTE AUTRICE:
Salve a tutt*!
Sì! Traguardi , in teoria, era conclusa con il terzo capitolo.
Questo capitolo "bonus" nasce, infatti, dall'esigenza di buttar giù qualcosa che mi permettesse di evadere un po' dalla realtà, combinata con l'estrema mancanza dei Manuel e Simone di questa storia.
Per cui... a volte, ritornano. Tutto qui.
Spero vi abbia tenuto un po' di compagnia e vi sia piaciuto.
Vi mando un bacio enorme e grazie come sempre dell'aver dedicato anche solo qualche minuto del vostro tempo.
Vostra, G.
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