Prologo

"Più veloce cazzo, muoviti ci sono quasi"

"Vado più veloce che posso, sei una furia"

"Smetti di parlare e spingi, siamo qui per questo no?" Replicai perentoriamente; Non mi piace parlare durante l'atto, piuttosto concentrarmi su quello che si sta facendo.

"Ci sono continua, ci sono" esclamai mentre stavo contorcendomi dal piacere e subitamente gemendo quasi vergognosamente esplodevo in un'ondata di emozioni e sensazioni; Ero proprio venuta. Una volta finito il rapporto feci per rivestirmi, raccogliere le mie cose ed andarmene, quando con l'intento di trattenermi lui asserì: "Resta e mangiamo qualcosa insieme, mi è piaciuto stare con te" "Senti Antonio è piaciuto anche a me, ma i patti erano chiari. Non sono interessata a nient'altro che non concerna l'atto sessuale, indi per cui finito quello non credo che abbiamo più niente da dirci, ti saluto" "Ma io mi chiamo Gianluca". Che figura cavolo, Antonio era quello della volta prima, ma non mi importava fintanto che ho ottenuto ciò che volevo. In effetti ci riesco sempre, i ragazzi sono così facili da manipolare e in un modo o nell'altro è possibile rigirarli come si vuole.

Erano solo le 17:00 del pomeriggio ma mi premeva far ritorno a casa, la vita fuori non mi aveva mai interessato granché: la gente tende a uniformarsi e la società avanza verso una direzione opposta alla mia; è per questa ragione se ho sviluppato un pensiero nichilista dell'esistenza umana e conduco uno stile di vita che molti definirebbero "dissoluto". Una volta arrivata al vialetto di casa entro dal cancello che si affaccia al vasto giardino della mia badiale villa e vedo in lontananza mia madre Kenia fare cenno di volermi parlare. A distanza ravvicinata comincia a pormi le solite disinteressate domande: "Pasticcino mio dove sei stata?"

Ho sempre odiato questi sottospecie di nomignoli così forzati e quel dannato accento cubano.

"Ho preso un gelato con Monica"

"D'accordo dai, adesso va, sai che non devi disturbare la mamma mentre discute di affari, parliamo dopo"

Si lo sapevo, lo ripete sempre quando utilizza il nostro salone come luogo di incontro per parlare di lavoro con i suoi corrieri della droga. Ultimamente credo che le stiano a cuore più quest'ultimi che la sua stessa figlia, come dimostrato dalle esigue e distaccate domande su come passo il tempo, dal momento che non esiste nessuna Monica. A questo punto vado per rifugiarmi in camera mia e mi metto sotto le coperte, impaziente di lasciarmi alle spalle questa giornata.

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