Me ne ricorderò

Una sera, preso dalle sue solite McFarland di troppo, Vittorio prese dolcemente la mano di Elena e la attirò a se, tentando di farla sedere accanto a lui. Alle docili resistenze di lei, lui le sussurrò:

«Siediti! Dai, vieni accanto a me…».  Elena obbedì.

Le sfiorò il collo: «Hai un bellissimo neo…»

 «Grazie» rispose lei con un filo di voce, irrigidendosi e tirandosi leggermente indietro.

«Sei una bella persona, veramente…bella»

Elena distolse lo sguardo.

« Perché non mi credi? »

« Dimmele da sobrio queste cose…» ribattè dolcemente con sguardo severo.

«Hai detto una cosa importantissima: me ne ricorderò!» mentì.

Le prese le mani, stringendole alle sue e intrecciandole teneramente.

«Sono orribili…» finse di lamentarsi lei, per superare l’imbarazzo di quel momento.

«Sono mani di lavoratrice…e poi sono belle! Si, sono proprio belle.»

« Mi piaci, Elena. Sei da conoscere. So che se ti chiedessi di parlare con te, di uscire, mi diresti di si…».

« Dimostramelo se veramente vuoi…»

Lui si limitò a sfiorarle la coscia, a carezzarle la guancia, poi cominciò a fissarle le labbra, che lei si morse nervosamente. La tranquillizzò baciandole la fronte, abbracciandola, e baciandole ancora le guance, il collo. Elena sentì il suo respiro sul collo: sembrava che Vittorio volesse accogliere ogni traccia del suo profumo dentro sé. “Eppure”, pensò teneramente lei “puzzo di cibo e di candeggina, ma mi abbracci lo stesso. Il minimo che possa fare è volerti bene, anche se puzzi di alcool”.

Lo guardò negli occhi. Non si baciarono: il locale doveva chiudere, e lei avrebbe dovuto andare via. Il padrone della taverna si recò a prendere i soldi che le doveva. Nel frattempo i due si guardarono intensamente, senza proferire parola. Dalla roccia sgorgò l’acqua, che fuoriuscì dal suo morbido petto, e una cascata invisibile investì il sentiero di Vittorio. Con gli occhi lei gli sussurrò: “ti amo”, ma quello che riuscì a dirgli fu: «Sei bello!»

«Anche tu.» bisbigliò Vittorio con gli occhi lucidi. La bottiglietta di McFarland vuota era abbandonata sul tavolo, entrambi la ignorarono: lui non si azzardò a raccoglierla per berne le ultime gocce, e lei non si chinò per toglierla da lì. Si abbracciarono un’ultima volta, con la promessa di sentirsi.

Elena andò a dormire serena quella notte, convinta di aver trovato la goccia d’acqua pura che cercava. Immaginò che il ruscello dirompente che aveva nell’anima fosse stato visto da Vittorio. Era certa che, presto o tardi, si sarebbe fermato per un po’ ad abbeverarsi a quella fonte che era aperta solo per lui. Non immaginava che avrebbe proseguito per il suo sentiero non appena avrebbe visto l’acqua scorrere: non l’avrebbe nemmeno guardata. Questo Elena non lo capì, se non il giorno dopo.

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