Capitolo XVI
Ormai è un mese che sono qui.
Dal mio rapimento ne sono capitate molte, ma parlando delle cose più recenti sono riuscita a riguadagnare Kai come controllore.
Anche se è stato più un colpo di fortuna.
Lo stronzo ha un sacco di doveri burocratici e non aveva tempo per me.
Beh... io certo non mi lamento.
L'ho comunque dovuto sopportare per una settimana buona.
C'è una cosa però che non mi è chiara, in tutto il periodo che era lui ad occuparsi di me ha sempre portato, per i miei pasti, alghe e solo alghe.
La cosa non sembra strana visto che io prima di arrivare qui mangiavo solo quelle, ma se all'inizio pensavo me le desse come punizione perché non collaboravo appieno poi ho capito che non aveva la minima idea che con Kai mangiassi il loro cibo.
Questo mi fa quindi giungere alla conclusione che sia tutta un'iniziativa di Kai.
O forse la mia fantasia corre troppo come al solito.
Sul fronte disegni oltre ad avermi detto che sono brava a disegnare non ha più toccato l'argomento e non so se sia un bene o un male.
Per il resto tra noi è tutto pallosamente normale.
Non è che mi aspettassi chissà che, ma dopo tutte quelle confidenze pensavo... ah! Nemmeno io so che pensavo!
Forse sono così indispettita per il fatto che mi sono resa conto di essere innamorata di lui.
È la prima volta che m'interessa qualcuno, beh a parte il ragazzino che mi salvò a dieci anni.
Sta di fatto che non so come comportarmi.
- Sempre con la testa tra le nuvole, eh? -
Mi volto a guardare il moro che mi fissa divertito.
- Di chi sarà mai la colpa... - mi lascio sfuggire sbuffando.
Si avvicina confuso.
- Come? -
- Lascia stare. Piuttosto... tua madre? Hai deciso finalmente di andare a trovarla? -
- E poi chi bada a te se mi allontano?! -
- Non trovare scuse. Mi hai insegnato come cavarmela col signor Kurokawa. Posso stare senza di te per qualche giorno. -
Fa una smorfia di finto dolore.
- Uh! Che colpo al cuore! È come se avessi appena detto che sono facilmente rimpiazzabile. E da Kurokawa tra l'altro. -
Sospiro e lo guardo seria.
- Kai... smettila di tergiversare. Di cosa hai paura? -
Il suo atteggiamento sarcastico evapora e lo vedo letteralmente chiudersi in se stesso.
- Di nulla. -
- Guarda che non è un male avere paura. -
Sbuffa porgendomi il sacchetto con la mia cena.
Lo afferro, ma lo guardo storto.
- Non mi distrarrai col cibo, stavolta. -
Sorride furbo.
- Ne sei sicura? -
- Sicurissima. -
- Anche se ti ho portato l'hamburger di soia? -
Mi mordo il labbro per resistere alla tentazione di aprire subito il sacchetto.
È un colpo basso portarmi il mio piatto preferito!
Deglutisco prima di rispondere.
- Sì, anche se di mezzo ci fosse una mega torta intera con triplo cioccolato. -
- Oh, allora siamo davvero serie. - mi schernisce.
Si sarà anche confidato, ma il suo mettersi sempre sulla difensiva non se ne va.
Incrocio le braccia indispettita e lo fisso.
- Kai, la vuoi smettere? -
- Di fare cosa? - chiede falsamente innocente.
Sbuffo e faccio apparire le gambe per poi mettermi il vestito di sua madre.
Ormai riesco a farle comparire in pochi istanti e non nuoto nemmeno così schifosamente come all'inizio, anche se Kai mi batte sempre.
Salto fuori dalla vasca col sacchetto in mano e mi piazzo davanti al moro.
Mi guarda da capo a piedi.
- È meglio se porto via il vestito per lavarlo dopo. E... visto che ti diverti così tanto ad avere le gambe sarebbe bene se tu possedessi altri vestiti, non puoi vivere con solo questo addosso. -
Batto nervosa il piede a terra.
Siamo passati al cambio discorso?
Devo però dire che è piuttosto utile per sfogarsi battere il piede, amo ogni giorno di più le gambe, ma anche la mia coda.
- Non cambiare argomento. -
- Non lo stavo facendo. Hai davvero bisogno di altri vestiti. -
- Sto bene con questo. Anche perché non è che io debba andare chissà dove. -
- Parlando di chi trova scuse. Considerando che sono io a controllare te e che quindi negli splendidi giorni di domenica e lunedì, dove l'acquario è chiuso, tu non hai nulla da fare... perché non li passi a casa? Potresti evitare ansie inutili ai tuoi genitori. -
- Cosa dicevi dei vestiti? - torno al discorso precedente, che preferivo.
Mi ha già proposto di andare dai miei durante quei due giorni, ma... dovrei affrontare anche Modra e non ho la più pallida idea di come dirgli che non lo amo e non voglio sposarlo.
Non è una cosa che si può prendere alla leggere.
Quindi diciamo che sto cercando di spingere Kai a trovare la madre non solo per aiutarlo, ma perché pensare ai problemi altrui è molto più semplice.
- Mm... paura dei tuoi, sirenetta? -
Abbassa il tono - O di un certo fidanzatino tritone? - aggiunge.
Apro il sacchetto sbuffando.
- Santo mare! Riusciremo mai a superare le nostre paure? -
- Io non ho paura, semplicemente non voglio disturbarla. Sei tu quella che ha paura di far piangere un principino. -
- Non ho paura di farlo piangere! Solo... solo devo trovare le parole giuste. -
- Le parole giuste per dirgli "non ti amo e non voglio sposarti"? Oh, sì sogni davvero in grande se credi di poterle trovare. -
- E tu stai solo perdendo tempo. È ovvio che una tua visita le farà solo che piacere. -
Ci guardiamo con gli occhi ridotti a fessure fino a quando stufi del gioco "chi cede prima" non sospiriamo.
- E se facessimo un accordo? - propongo.
- Non farò nessun accordo con te. -
- Che? Perché?! -
- Perché anche se proponessi di andare tu dai tuoi e io da mia madre, per quanto mi riguarda ci metterei troppo tempo. Non sarebbe un accordo equo. -
Sbuffo - Scuse, scuse. -
- Ti va di andare a fare shopping domani? -
Shopping?
Qui dentro? Non credo...
- Dove? -
- Beh, direi in un centro commerciale. Sai cos'è? -
Sbuffo infastidita - Certo. Li abbiamo anche noi in mare. -
- E com'è che con tutti i sottomarini che ci sono non hanno mai trovato un villaggio marino? Non è che in realtà sei l'unica sirena al mondo e fingi per autoconvincerti che ce ne sono altre?! -
- Non sei per niente divertente. E non li avete mai trovati perché ci sono un sacco di acque inesplorate e siamo ben nascosti. Devono ancora passare secoli prima che possiate trovarne anche solo uno. -
- Va bene, stai calma. Quindi... vuoi evitare il discorso di tornare a casa con lo shopping? -
Incrocio le braccia.
- Tu non sei da meno. -
- Sai che prima o poi dovrai tornare, vero? -
- Sai che prima o poi dovrai andare a trovarla, vero? - ribatto a mia volta.
Ci fissiamo ancora un attimo fino a quando è lui a distogliere lo sguardo.
- Sarà complicato andare a far compere. - commenta.
- Per Kurokawa? -
- No, chi ti sopporta per una giornata intera?! - ribatte sarcastico, ma sospira subito dopo.
- Sì, per lui. -
- Beh, ma sono giorni che non lo vedo. Vuoi che passi proprio quando siamo via? -
- Con la sfiga che ho? Direi di sì. -
Gli prendo una mano e torna a guardarmi.
- Non sei sfigato, ci sono io più sfigata di te. Devo passare le mie giornate ad ascoltare i tuoi discorsi evasivi e le prese in giro. - sorrido beffarda.
Lui scoppia a ridere.
- Tu sfigata?! Sei solo pazza! Ti ricordo che sei stata tu stessa a tornare qui. -
Con la mano libera gli scompiglio i capelli.
- Bravo, bravo. Ridi che ti fa bene. -
Mi piace molto di più quando ride.
Anche se lo fa dopo avermi presa in giro.
Il suo sorriso ilare si trasforma in timido con pure un accenno di rossore sulle guance.
Leva la mia mano cercando di fare il broncio.
- Eddai Umi. Non sono un cane. -
Umi... non mi stancherò mai di sentirlo chiamarmi per nome.
Kurokawa non è ancora venuto a conoscenza di tale dettaglio, ma sta insistendo per saperlo.
Kai evita di parlarne, ma l'ultima volta che ho visto lo stronzo è stato piuttosto categorico.
Anche se è dura sto cercando di convincere il moro a dirglielo altrimenti chissà che farà.
E non sono preoccupata per me.
- Posso andare? -
Alzo la testa verso il moro e lo guardo confusa.
- Come? Non ti stavo ascoltando. -
- Grazie eh! Ho detto... posso andare? Ho del lavoro da fare. -
- Sì che puoi andare. Chi ti trattiene? -
Inarca un sopracciglio divertito.
- Tu. -
- Io? -
Sono confusa.
Kai punta il dito verso il basso alla mia destra, seguo la sua indicazione e vedo che gli sto ancora tenendo la mano.
La ritiro di scatto in imbarazzo.
Non me n'ero davvero resa conto.
- Oh... scusa. -
- Tranquilla, a cosa pensavi? -
- Ehm... che ho fame!! - mento.
Scoppia nuovamente a ridere.
- Sei un pozzo senza fondo. Mangia e vai a dormire. Io vedrò di scoprire i piani di Kurokawa per domani così da sapere che fare. -
- Ok. -
- Ah, il vestito. Te lo riporto domani lavato e asciutto. -
Alza il palmo di una mano al cielo invitandomi a dargli il vestito.
Mi abbraccio e lo guardo truce.
- Ehi! Pervertito! -
- Pervertito?! Ma se da sirena stai in bikini. -
- Lo stesso. - gli faccio la linguaccia.
Scuote la testa - Dai, ho da fare. -
- So lavare un vestito sai. - torno seria.
- E con cosa? Non hai il detersivo. -
- Deter... cosa? Noi sirene e tritoni abbiamo i nostri metodi. -
- Che però dubito siano adatti per un vestito di stoffa. -
Guardo il vestito dubbiosa.
Forse non ha tutti i torti.
Però mi rompe essere così inutile.
Sospiro e annuisco.
Lui tende di nuovo la mano che io fisso un attimo prima di guardare lui.
- Voltati. - concludo.
- Che? -
- Girati. -
- Ti sei bevuta il cervello? Da quando tutto questo pudore? -
Non lo so nemmeno io, ma è così.
In questa forma mi vergogno.
Non ho la minima intenzione di spogliarmi con lui che mi fissa.
- Non ti darò nulla se non ti volti. -
Rotea gli occhi sbuffando e si volta.
Dandomi le spalle spalanca le braccia - Contenta? -
- Sì, grazie. -
Qualche istante dopo gli ho appeso sulla spalla il vestito.
Fa per girarsi, ma scatto - Non pensarci nemmeno! -
- Sei strana, più del solito. - ribatte rimanendo fermo.
- Oggi va così. -
Alza le spalle avviandosi alla porta.
- Come vuoi. Domani mattina presto verrò a comunicarti tutto e se possibile partiremo subito dopo. -
- Va bene. -
Si volta appena e mi butto con un urlo in acqua riemergendo solo con la testa.
- Buonanotte Umi. - ridacchia.
- Buonanotte Mr Pervertito. -
E se ne va ridendo.
Solo fatta tornare la coda e sistemata sullo scoglio per mangiare realizzo quanto sono idiota.
Lavoro?!
Che lavoro ha di sabato sera?!
Era troppo frettoloso.
Maledizione!
È andato a fare i lavori che dovrebbe fare domani?!
Considerando che tipo è lo stronzo figuriamoci se tiene conto che siano i suoi giorni di riposo.
Poi se andiamo a fare shopping... non sarà certo coi soldi di Kurokawa...
Ho davvero accettato?
Sono una cretina...
Dovrei aiutarlo invece lo faccio lavorare di più per farmi portare in giro e vuole pure spendere per me.
Forse è meglio se domani fingo di star male.
La mia demenza è stata momentanea.
Sospiro mettendomi a dormire.
Non ho nemmeno voglia di scrivere il diario...
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