Capitolo XII

Appena mi tuffo in mare riconosco le acque.

Non sono lontana da casa.

Nuota e nuota trovo finalmente un pesce, un cavalluccio marino, che fermo subito.

- Scusa... -

- Sì, oh! Una sirena! -

- Mi chiamo Umi... -

- Io sono Rich. Avevi bisogno di qualcosa? -

- Quanto sono distante da Maji? -

- Oh, poco. Almeno per la velocità che avete voi sirene. Una mezz'ora penso... -

- Da che parte? -

Mi indica con la pinna e dopo averlo ringraziato inizio a nuotare il più velocemente possibile.

Devo contare un'ora di andata e una di ritorno quindi ho a disposizione... quattro ore?

Meglio fare tre...

Non si sa mai che vada qualcosa storto.

Anche perché non ho la più pallida idea di come far tornare le gambe.

Riesco a fare la strada in venti minuti spaccati e mi fiondo in casa come un fulmine.

Nemmeno il tempo di contemplare quella dimora che tanto mi era mancata.

Non ne ho proprio il tempo.

Mamma è in cucina a guardare il vuoto e papà come uno zombie sul divano.

Appena sbatto la porta si voltano di scatto e spalancano gli occhi.

A mamma cade un piatto che fluttuando nell'acqua finisce a terra, mentre a papà cade il giornale.

- Umi! - urlano in coro.

L'attimo dopo mi sono addosso in un grande abbraccio.

Mamma piange e credo pure papà, ma sono talmente stretta da non poter aver conferma.

Anche se sono felice, non ho tempo.

Mi divincolo dal loro abbraccio.

Mamma mi prende il viso tra le mani.

- La mia piccola, perché... perche sei fuggita? -

Faccio una pinnata indietro.

- Non sono scappata. Sono stata rapita! -

- Rapita?!?!?! - urlano in coro.

- Sì, dagli umani. -

- Umani?! - grida terrorizzata mamma e quasi sviene.

- Ancora gli umani? - serra i pugni papà.

Annuisco.

- Io... io devo parlare con Modra. -

I due si guardano un attimo prima di tornare a me.

- Non puoi, tesoro... - sussurra mamma.

- Perché? -

- È in giro a cercarti. Nessuno sa dove sia. Torna però ogni tre giorni per farci sapere, dovrebbe essere qui domani. - aggiunge papà.

- No... io... io non posso domani. -

- Come non puoi? -

- Mamma io... io non posso restare. -

- Non puoi restare? - urla papà.

- Non so come spiegarmi, ma... io devo tornare sulla terra. -

- Sei impazzita per caso? -

- Forse. Ma devo andare. -

- Non ti permetterò di farlo! - urla adirato.

- Ti hanno minacciata per caso? Hai paura per noi? Ci penseremo noi! -

- No, non sono stata minacciata. -

Almeno non dal ragazzo da cui voglio tornare...

- Allora perché? - chiede in lacrime mamma.

- Devo! Ma ora non ho tempo di spiegarmi... voi sapete se... è possibile per una sirena far apparire le gambe quando vuole? -

- Gambe? - chiedono confusi.

- Sì, quelle cose più lunghe delle braccia che hanno gli umani al posto della coda. -

- Il vecchio Izu potrebbe saperlo... ma... - riflette tra sé mamma.

So dove sta quel vecchio tritone.

È scorbutico, ma vedrò di farmi aiutare.

Corro in cucina a prendere una torta alle alghe di mamma e mi avvio verso casa di Izu ignorando le urla dei miei alle mie spalle.

Forse con un dolce renderò più accomodante quel tritone isolato dentro la sua casa.

Poi mamma fa le migliori torte alle alghe di Maji.

So di esser stata troppo rapida e vaga coi miei, ma davvero ho il tempo contato.

Davanti alla sua porta di casa busso incerta.

Rendendomi conto che ho ancora due ore inizio a bussare più insistentemente.

Viene ad aprirmi più che arrabbiato.

- Chi diavolo sei? E che vuoi? -

- Mi chiamo... -

- Non m'interessa! Che vuoi? -

Non vuole perdere tempo.

Va bene, andiamo al sodo.

- Ho bisogno di alcune informazioni e vorrei sapere se può aiutarmi. -

Fa per chiudere la porta - Non posso, ciao. -

Fermo la porta.

- Non sa nemmeno di che informazioni ho bisogno. -

Sbuffa.

- Nemmeno m'interessa. -

Lo guardo serissima.

- Continuerò a rompere finché non mi ascolterà. Prima mi starà a sentire e prima me ne andrò. -

Con un altro sbuffo spalanca la porta.

- I giovani d'oggi. Tutti maleducati! Entri signorina...? -

Entro - Umi, le ho portato una torta alle alghe. -

La prende schizzinoso.

- Non mangio zuccheri da anni. Non ricomincerò certo ora. -

Simpatico il tipo...

E sarà perché non mangia zuccheri che è così acido.

Si siede sulla sua poltrona indicandomi il divano.

- L'ascolto. -

- Non ci girerò intorno... -

- Per fortuna. -

Che ansia mi mette.

- È possibile per una sirena far apparire le gambe? -

- Ragazzina. Vuoi diventare umana? -

- No, ma ho bisogno di avere temporaneamente le gambe. È possibile? -

- Perché ti servono? -

- Può semplicemente dirmi se è possibile? - ribatto spazientita.

Inarca un sopracciglio e mi fissa in silenzio.

- Lo sa che parlare del mondo umano o comunque qualche annesso non è visto di buon occhio? -

- Lo so. -

- E vuole comunque avere tali informazioni? -

- Assolutamente sì! -

- È così importante? -

- La cosa più importante per me! È possibile? - chiedo quasi con una supplica.

- È possibile. - risponde incrociando le braccia e scrutandomi.

- Come? -

Si alza avviandosi in un'altra stanza.

È un modo per congedarmi? Perché non ho la minima intenzione di andarmene senza avere le mie risposte.

Subito dopo torna con un libro tra le mani.

Lo svoglia mentre si risiede.

- Ah, ecco qui. -

- Cosa? -

Inizia quindi a leggere.

- Le sirene e i tritoni possono acquistare l'abilità di far apparire le gambe se rimangono sotto il sole per abbastanza tempo per seccarsi. Dopo la prima volta è possibile scegliere a piacimento la forma desiderata, anche se inizialmente sarà complicato gestirla in quanto le gambe umane a contatto con l'acqua avranno ancora lo stimolo di ritornare coda. -

- Quindi... posso? -

- Ti sei già seccata al sole? -

Ha tolto il lei?

Poco m'importa!

Annuisco alla sua domanda.

- Prova. - ribatte ora curioso.

- Come devo fare? -

- Qui dice semplicemente scegliere quindi penso dipenda tutto dalla tua testa. -

Chiudo gli occhi e ci spero intensamente.

- Oddio! - esclama Izu e istintivamente apro gli occhi.

Sorpresa trovo nuovamente le gambe, ma l'attimo dopo mi trovo a dover trattenere il respiro.

Non ho più le branchie!

Chiudo nuovamente gli occhi e faccio tornare la coda affrettandomi a respirare come si deve.

- Incredibile. - sussurra il vecchio.

Mi alzo a sedere e gli sorrido raggiante.

- Non ho parole per ringraziarlo come si deve! Io... -

Il tritone si riprende.

- Ah, se vuoi ringraziarmi vattene. Sto bene solo. -

Annuisco e corro verso l'uscita, ma poi mi volto a guardarlo.

- Che vuoi ancora, ragazzina? -

- La nostra conversazione può... - lascio la frase sospesa.

- Chi vuoi che creda alle parole di un vecchio come me? Non dirò nulla in ogni caso. -

Lo ringrazio ancora e me ne vado.

Quanto tempo mi rimane?

Un'ora... cazzo!

Torno a casa come una folle.

- Umi! -

- Ho bisogno di scrivere una lettera. -

Cerco freneticamente fino a quando mamma non mi porge il necessario.

- A chi? -

- A Modra. Gli devo una spiegazione. -

- Hai proprio intenzione di tornare dai tuoi rapitori? - ringhia papà.

- Papà... c'è una ragione davvero importante. -

Nulla è più importante di Kai.

E se il signor Kurokawa si accorgesse della mia scomparsa?

Se credesse Kai responsabile?

Non oso immaginare che potrebbe fargli.

Devo muovermi!

- Umi... non puoi! Non ti faranno tornare a casa poi! -

- Anche se fosse non ho intenzione di abbandonarlo. - mi lascio scappare.

- Abbandonare chi? -

Guardo mia madre e le faccio un sorriso tirato, ma le basta per capire.

Poggia una sua delicata mano sulla mia spalla.

- Umi... noi saremo sempre qui e ti vorremo sempre bene. Fa ciò che devi fare. -

Papà fa per ribattere, ma lo zittisce.

Inizio quindi a scrivere la lettera.

"Caro Modra,

mi dispiace, lo so che forse credi che io sia fuggita e ne hai tutte le ragioni.

In verità sono stata rapita dagli umani, ora però non lo sono più anche se devo tornare.

Lo so, non ci starai capendo nulla.

Sappi solo che non volevo andarmene, non così almeno.

Ti meriti una chiacchierata faccia a faccia e prometto che l'avrai.

Per ora posso solo dire che m'impegnerò per tornare e fare le cose come si deve, ma ora devo sul serio andare.

Il mio posto non è qui, c'è qualcuno che ha estremo bisogno di me.

Ti chiedo davvero scusa per tutta la preoccupazione e le ricerche fatte.

Tornerò, Umi"

Consegno la lettera a mamma facendomi promettere che gliela darà appena lo vedrà.

In fine li guardo.

I miei cari genitori.

Sospiro pesantemente sapendo che non sono per nulla d'accordo.

Come non lo sarà Kai quando vedrà che sono tornata.

- Io devo... -

Mamma mi prende le mani sorridendo triste.

- Lo so, tesoro... -

Guardo papà che fissa il vuoto arrabbiato.

Sospiro.

- Tranquilla, penserò io a tuo padre... -

- Mamma... - sussurro a capo chino.

- Umi, fammi un favore. -

La guardo nei suoi occhi color corallo.

- Sta attenta. E... torna da noi quando risolverai tutto. -

- Te lo prometto mamma. -

E con le lacrime che si mischiano al mare esco nuovamente di casa.

È stato breve, ma pieno d'emozioni.

Non posso avere ripensamenti.

Devo tornare da Kai.

Mezz'ora dopo sono nuovamente nei pressi della spiaggia.

Sbucando in superficie solo con la testa noto che non c'è nessuno.

Esco dall'acqua trascinandomi e appena lontana dal bagnato chiudo gli occhi.

Quando li apro sorrido raggiante alla vista delle gambe.

C'è però un problema... le scarpe?

Un luccichio attira la mia attenzione e mi ci avvicino quatta.

Rimango a bocca aperta vedendo le stesse scarpe che avevo solo qualche ora prima con accanto pure il berretto.

Non li ha portati con sé?

Perché?

Senza pensarci due volte li metto e vado verso della gente.

Visto che nel venire qui non ho prestato attenzione alla strada fermo la prima persona che mi capita a tiro.

Anche se scocciata la donna mi da indicazioni per raggiungere l'acquario e mi ci avvio di corsa.

È davvero strano correre.

Sono fantastiche queste gambe.

Arrivata all'acquario riesco a ricordare per pura fortuna come siamo usciti e miracolosamente entro allo stesso modo.

Orientandomi con le mappe riesco a trovare la vasca dei pesci tropicali ovvero quella più vicina alla mia gabbia.

Ora il problema è arrivare alla mia vasca.

Entro dalla porta da cui ero uscita dopo essermi fatta indicare la strada da una guardia.

Mi guardo attorno e non c'è nessuno quindi riesco a proseguire fino al mio nascondiglio.

Arrivata li ricordo.

La porta della vasca è chiusa.

È per questo che mi ero imbucata in quella stanzetta.

Come farò ad entrare?

Dannazione...

Manca così poco...

Sento dalla parte opposta dei passi e mi nascondo dietro l'angolo del corridoio visto che stavolta pure quella cavolo di stanza è chiusa.

Peggio non potrebbe andare.

Mi affaccio appena per vedere chi sia e sospiro di sollievo vedendo che è Kai.

Il moro entra con una chiave dopo essersi guardato attorno.

Se lo seguo mi ammazza.

Forse... se aspetto che esca posso beccare la porta prima che si chiuda.

Dopo qualche attimo esce con le braccia piene di tutto ciò che mi ha portato da quando ho imparato la loro scrittura.

Uffa... non avevo ancora finito l'ultimo libro.

Appena da le spalle alla porta ed inizia ad avanzare mi fiondo in rigoroso silenzio verso la porta e riesco per un pelo a fermarla con un piede.

Kai si ferma un momento a qualche metro da me e prima che si giri riesco ad entrare.

Con la porta chiusa alle spalle sospiro.

Qualche minuto dopo ho nascosto i vestiti in una cavità dello scoglio e sono tornata ad essere la sirenetta rapita dell'inizio.

Senza neppure i miei libri per svagarmi.

Kai mi ammazzerà appena lo saprà.

Ma...

Non potevo lasciarlo solo.

Non lo lascerò solo.

Soprattutto ora che ho realizzato d'amarlo.

Stendendomi sullo scoglio crollo dalla stanchezza di quel pomeriggio frenetico.

Ho davvero fatto le piste.

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