Capitolo X
Kai.
Il moro si chiama Kai.
È da ieri che non riesco a smettere di sorridere.
Per altri potrebbe non essere una gran cosa che io sappia il suo nome, ma considerando che prima tentava di tenersi il più distaccato possibile (con scarsi risultati) questo è già un grande traguardo.
In più sembra quasi destino che il significato del suo nome sia mare, che robe!
Come il mio nome...
Vorrei anche che sapesse il mio di nome, ma so che non vuole per particolare motivi.
Motivi che non conosco, ma so non essere futili.
Quando arriva per portarmi la colazione gli sorrido.
- Giorno sirenetta. Sei di buon umore? -
- Abbastanza. -
Mi sventola sotto il naso il sacchetto che profuma di cioccolata.
- Vedi di non sembrare troppo felice. O il signor Kurokawa potrebbe esserne contento. - sussurra come temendo di farsi sentire pure ora che siamo soli.
Lo fisso confusa.
- Sarebbe un male farlo contento? -
- Assolutamente. -
È estremamente serio.
- Ok, tanto il mio buon umore di certo sparirà di fronte al mio pubblico. -
- Posso sapere però cosa ti rende così allegra di prima mattina? Sai... nel mondo umano sorridere la mattina è considerato un gesto eretico. -
Parla sul serio?!
- Perché? -
- Solo nelle pubblicità dei prodotti per la colazione sorridono la mattina! -
- Ci sono sempre le eccezioni. - continuo a sorridere.
- La pianti?! Sei quasi irritante. - sbuffa.
- Guarda che pure tu più di una volta hai sorriso di mattina. -
- Non hai neanche da paragonare i miei accenni di sorrisi al tuo da trentadue denti. -
- È un male che io sia felice? -
- Mm... no... -
- Ma come siamo convinti. - rido.
Confuso mi fissa poi fa per avviarsi.
- Ehi! Te ne vai così? -
- Ho molto lavoro, sirenetta. Ci vediamo a pranzo. -
- Mi dirai mai qualcosa di più? -
- Contaci. - ribatte ironico.
Sbuffo - Kai. -
Si volta di fronte alla porta.
- Sì? -
- Sei impossibile. - gli faccio la linguaccia e se ne va ridendo.
Che posso farci se sono felice?
Tanto più che è tutta colpa tua!
Ma quando mi portano all'altra vasca il mio sorriso si smorza sul serio.
Non capisco perché, ma sono stata portata qui prima del solito.
Provo a chiedere spiegazioni ai due energumeni, ma ricevo solo occhiate sprezzanti.
In fine però ottengo ugualmente la risposta quando vedo arrivare il signor Kurokawa.
- Buongiorno nostro diamante. -
Rimango a fissarlo in silenzio.
- Non sei molto loquace a quanto pare. Eppure i miei dipendenti che si occupano del tuo trasporto mi hanno riferito che hai sempre qualcosa da ridire. Quindi mi chiedo... è con me che non vuoi parlare? -
Altro silenzio.
Quest'uomo mi trasmette delle bruttissime sensazioni.
E quanto si noti l'odio di Kai nei suoi confronti mi da un motivo in più per detestarlo a mia volta.
- Con quello stupido ragazzino ci parli almeno? -
Serro i denti per non difendere il moro come invece vorrei.
Kai gli ha riferito che ho solo detto che non mangio pesci quindi si presuppone che lui creda che non parlo col moro.
- Forse dovrei cambiarlo con qualcun altro? Magari allora parlerai con lui. -
Mi si gela il sangue.
Sostituire Kai?
No!
No, cazzo!!
- Però in questo posto non c'è nessuno a cui potrei affidare un incarico così importante... a parte me stesso. -
Come?
Sta dicendo che si fida solo di Kai qui dentro?
O forse la mia idea che questo tizio lo ricatti è corretta e di conseguenza sa che lui non può ribellarsi?
Non voglio che si occupi lui di me.
Assolutamente no!
- Hai intenzione di dire almeno una sillaba? -
Digrigno i denti.
- Che vuole da me? -
- Oh, è molto più di ciò che mi aspettavo. -
- La sua non è una risposta, signore. -
Si avvicina di brutto.
- Come voglio da te? Che tu sorrida, sia accomodante col pubblico e magari che faccia qualche spettacolino. -
- E se io mi rifiutassi? -
- Oh, sappi che conosco molti modi per torturare senza che altri si accorgano dei segni. -
Un brivido di terrore mi scuote.
Nei suoi occhi c'è una tale cattiveria che non ho mai visto in nessuno prima.
Non è solo desiderio di denaro e potere, è odio puro verso il mondo.
Cerco di sostenere come posso il suo sguardo.
- Sono stato abbastanza chiaro? - ghigna malefico.
Annuisco appena.
Torna quindi ad assumere il suo falso tono cortese.
- Bene, credo andremo d'accordo. -
- Che vuole dire? -
- Da oggi mi occuperò io di te. Chissà che riesca a farti parlare più di quello stupido ragazzino. -
- Cosa?!?! - scatto agitata.
- Meno entusiasmo ragazzina. -
- No, lei non... -
- Non posso? - inarca un sopracciglio come a sfidarmi.
- Sbagli. Io posso tutto qui dentro. -
Visto che rimango in silenzio - Bene. Ci vediamo per pranzo. Spero sarai più collaborativa. -
E se ne va contento.
Io invece...
Mi sento completamente vuota.
L'idea di essere sotto il controllo di quell'uomo è agghiacciante.
E Kai...
Proprio ora che avevo fatto un piccolo passo avanti... non potrò più vederlo.
Mi viene da piangere.
E rimango depressa per tutta la mattina fino a quando per pranzo torna quello stronzo.
- Male, male piccolo lingottino d'oro ambulante. Ho saputo che non hai sorriso per tutta la mattinata. -
- Come potevo?! Dovrò passare il mio tempo con lei. - mi lascio scappare.
Lui mi fissa divertito.
- Povera sciocca sirena. Non vuoi passare il tempo con me? Bene. Vorrà dire che per metterti in testa chi comanda oggi digiunerai. -
Sgrano gli occhi, ma sto zitta.
Maledetto!
- Ah, e non avrai la tua solita ora di pausa. Ti restano solo dieci minuti. -
E ridendo del mio shock se ne va.
Per evitare che torni a rompere anche la sera faccio almeno dei sorrisi di circostanza anche se odio assecondare una persona così.
Ma anche se sembro socievole in realtà vorrei sbranare ogni singola persona che mi capita a tiro.
Quando, riportatami alla mia gabbia, vedo abbassarsi la maniglia della porta sono pronta a mandar a quel paese il signor Kurokawa.
Ma rimango sorpresa nel veder avanzare Kai in modo cauto.
Si controlla intorno prima di avvicinarsi.
Con la sua solita destrezza salta oltre il bordo, ma quando si siede punta uno sguardo furente su di me.
- Che diavolo hai combinato?! -
- Che?! -
- Come hai fatto in una giornata appena ad inimicartelo, a farti cambiare il sorvegliante e a farti punire col digiuno?! -
- Ah... ecco... non ho fatto nulla. -
- Devi aver almeno detto qualcosa che non andava. Scommetto che ti sei lasciata scappare di non voler stare con lui -
La mia espressione dev'essere abbastanza eloquente perché fa un lamento esasperato.
- Dio! Quanto sei stata... ah! Quell'uomo ama fare ciò gli altri odiano. -
- L'ho notato... - sussurro.
Sta per urlarmi ancora contro quando il mio stomaco brontola rumorosamente.
Il suo sguardo si ammorbidisce e sospira.
Mi porge quindi un sacchetto.
- Mangia. Stupida sirenetta. -
Non me lo faccio ripetere due volte e mi fiondo sul cibo.
Come sempre mi osserva, ma stavolta c'è preoccupazione nei suoi occhi.
- Non avresti dovuto sfidarlo... -
- Non l'ho fatto di proposito. -
Sospira.
- Lo so... -
- Perché sei qui? -
- Per darti da mangiare forse?! - ribatte come fosse la cosa più ovvia del mondo.
- Sì, lo so, ma... il signor Kurokawa non mi aveva messa in punizione? -
Abbassa il viso per non guardarmi negli occhi.
- Non sono tenuto ad obbedirgli sempre e se non vede ciò che sto facendo non può dirmi nulla. -
- Quindi l'hai fatto per me. -
Scatta a fissarmi come fossi pazza.
- Non provare a negarlo! - sbuffo stufa di tutte le sue facciate da stronzo e scorbutico solo per non farmi capire com'è.
Tanto più che io l'ho già capito lo stesso.
Decido anche di raccontargli che quel giorno l'ho sentito scusarsi dopo che era venuto con quello stronzo.
- Ero sveglia quel giorno. - lo guardo dritto negli occhi.
- Quando? - ribatte irrigidendosi molto.
- La notte che sei venuto qui col signor Kurokawa perché lui voleva controllare che fossi in salute. -
Serra i denti capendo.
- Ho sentito tutto. Le tue bugie sul fatto che sarei io a non voler dirti il mio nome, come lui ti parlava, le tue scuse a me e come tu finga di essere odioso. -
Mi guarda senza rispondere.
Ormai ho messo le carte in tavola, ma non so comunque se vincerò la partita.
- Puoi spiegarmi? - chiedo supplicante.
Fa per alzarsi.
- Perché devi sempre scappare quando tiro fuori questi argomenti?! Siamo spiati per caso? Ci sono telecamere? -
Rimane mezzo seduto a fissarmi.
- No, ma qui fuori ci sono sei guardie. Solo per evitare che qualcuno entri. -
Lo guardo confusa.
- E tu come hai fatto ad entrare? -
Dubito che dopo la punizione lo stronzo abbia dato la possibilità di passare a qualcuno oltre lui stesso.
Fa un ghigno malefico - Lui non conosce questo posto come me e mai lo conoscerà. -
- In ogni caso le guardie non hanno orecchie così sensibili da sentirci parlare quindi... puoi spiegarmi un po' di cose? -
Sbuffa.
- Sei insistente. -
- E tu troppo misterioso. -
- Ho i miei motivi. -
- Lo so che non ti sei mai fidato prima, ma... siamo sulla stessa barca. -
- Come fai ad esserne tanto sicura, sirenetta? -
- Sei stato tu a dire che non puoi andartene, perciò sono arrivata da sola a dire che in qualche modo anche tu sei prigioniero. -
Rimane in silenzio per un attimo.
- Non è così semplice... -
- Non me lo dirai, vero? - sospiro.
Sospirando a sua volta si stende a pancia in su sullo scoglio e fissa le stelle.
- Non servirebbe a nulla anche se ti spiegassi tutto... -
- Vuol dire che non mi dirai niente? -
- Cosa vuoi sapere? Tanto ormai... sono davvero idiota... non dovevo dire niente quella sera. -
- Guarda che ci arrivavo anche senza sentire le tue scuse. -
Ride senza allegria.
- Già... dopotutto sono pessimo a fingere... -
- Qual è il vero motivo per cui non vuoi sapere il mio nome? -
- Se lo sapessi sarei tenuto a dirlo al signor Kurokawa... -
- Ma se sei stato tu poco fa a dire che non sei obbligato a far sempre come dice. -
- Già, ma in questo caso è diverso.. sono bravo a mentirgli, ma ogni volta è un gioco d'azzardo. Se avesse sospettato che in verità sapevo il tuo nome... - lascia la frase in sospeso facendo galoppare in me mille pensieri uno più da brivido dell'altro.
- Perché non deve sapere il mio nome? È così importante? -
- Diciamo che se lo sapesse sarebbe come dargli prova che sei collaborativa e ti sfrutterebbe il doppio. -
Annuisco.
Anche se in ogni caso uno come lui potrebbe benissimo inventarsi un nome falso.
Fregandosene della mia collaborazione.
- Devo ammettere però che... - si zittisce.
- Che? -
- Lascia stare. -
- Per favore Kai... -
- Sul serio, te lo chiedo io per favore. -
Sospiro - Va bene... -
- Perché non puoi andartene? -
- Sono obbligato a stare qui... -
- Perché? Ti ricatta? -
Silenzio.
Un silenzio soffocante.
- Oddio! Ti ricatta! -
Sospira.
- Non chiedermi come... -
- Ha rapito me e ricatta te?! Può essere più spregevole?! -
Si volta a guardarmi e fa un sorriso amaro.
- Non ne hai idea... per fortuna. -
Stavolta sono io a rimaner in silenzio.
Ma cosa gli ha fatto quell'uomo?
- Dici che anche se mi raccontassi tutto non servirebbe a risolvere niente, ma due teste sono sempre meglio di una. -
- E quando ti avrò raccontato che farai? Uscirai di qui per risolvere i miei problemi? No, perché sei una sirena. E non puoi uscire di qui. -
- Ho comunque una testa in grado di pensare. - sbuffo incrociando le braccia.
Si alza con un balzo.
- Sirenetta, pensa ai tuoi di problemi. -
- Ma io voglio aiutarti. -
- Vuoi aiutare me? - quasi ride come se avessi sparato la più grande delle cavolate.
- Sì, è un male?! -
Il suo sguardo si intenerisce.
- Ti ringrazio, ma io non posso essere aiutato... -
Faccio per ribattere, ma parla nuovamente.
- Domani mattina, quando ti porterà la colazione, fingi di star malissimo a causa del digiuno. Talmente tanto da non aver più nemmeno la forza di mangiare. -
- A quale scopo? -
- Credo che otterrai un giorno di riposo così... ma di certo verrà a controllarti durante la giornata perché anche solo un giorno senza il guadagno che gli porti lo irriterà da morire. -
- Ma anche con un giorno di riposo sono comunque sotto il suo controllo. -
- A quello penserò io... spero... -
Lo guardo serissima.
- Mi fido di te. -
- Fai male, nemmeno io mi fido di me stesso. -
- Vorrà dire che mi fiderò di te per entrambi. -
Sorride divertito riportandomi almeno un po' della felicità di questa mattina.
- Fa come vuoi, sirenetta. -
Mentre esce gli urlo.
- Un giorno ti dirò il mio nome. -
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