Capitolo VI

- Mamma guarda!!! La sirena!! -

- Che bella che è tesoro, vero?! -

Sorrido appena alla bimba che si sta sbracciando.

- Mamma!! Mi ha sorriso!! -

- Ho visto tesoro. -

Ormai sono ore che sto in questa vasca a farmi guardare, indicare e sbeffeggiare da un sacco di persone.

Mi hanno trasferita in un'altra vasca più piccola che ha tutto attorno un sacco di spazio così che più persone possibili possano guardarmi.

Ho visto il moro solo quando mi ha portato la colazione, ma non ho potuto dirgli niente se non grazie che già se n'era andato.

Non so dire però se perché non volesse parlare con me o per il troppo lavoro da fare.

In ogni caso non avremmo avuto molto tempo visto che sono riuscita a finire per un pelo la colazione che già mi stavano portando qui.

L'unica cosa non sgradevole di questa esposizione sono i sorrisi dei bambini e le loro parole gentili.

Per il resto...

Ne ho sentite di tutti i colori.

- Guarda! È così strana! -

- Che scherzo della natura. -

- Secondo te parla la nostra lingua? Donna mal fatta! -

- Devi parlare così! Uabluaouuublubl! -

- Secondo me è una donna con una coda finta. -

- Saprà parlare? -

- Sono più bella io. Se volevano un'attrice che fingesse di essere una sirena potevano anche contattarmi. -

E molti altri che preferisco non ricordare.

In ogni caso... andiamo!!

Come può saltare in mente alla gente che la mia coda sia finta?!

La mia coda non sembra finta!!!

Torno a guardare la folla.

Una voce nell'aria comunica - Gentili visitatori, vi preghiamo di uscire dalla zona mermaid entro quindici minuti. Sta per iniziare l'ora di pausa per la nostra amata sirena. Anche lei deve nutrirsi. Grazie e buon proseguimento. -

E pian piano dopo gli ultimi commenti torno ad essere sola.

Solitudine che dura poco perché arriva uno strano tizio che mi si avvicina.

Senza degnarmi di mezza gentilezza getta un sacchetto sullo scoglio dove sono seduta.

- Il tuo pranzo. -

E il moro?

Perché non è venuto lui a portarmi il pranzo?
Che succede?

E perché la cosa mi agita così tanto?

- S-scusi... - sussurro.

Il tizio si blocca e si volta verso di me.

- Quindi parli... che vuoi? - ribatte secco.

- Mi chiedevo come mai non è stato il solito ragazzo a portarmi il pasto... -

- Il signorino ha altri incarichi più importanti oggi. -

E senza dirmi altro se ne va.

Apro il sacchetto e ci trovo delle alghe di varie tipologie.

Decisamente non mi ha preparato lui il pranzo...

Quando potrò vederlo di nuovo?

E... signorino?

L'ha nominato con un tono molto sprezzante.

Credo fosse un dispregiativo.

Sospirando mangio con calma le alghe.

Qui non ho nulla da fare.

Fin troppo presto inizia la seconda sessione della giornata.

Stessa cosa del mattino, ma a metà pomeriggio mi si avvicina un gruppetto di adolescenti.

- Ehi! Mezza donna?! - salta fuori uno.

Faccio del mio meglio per ignorarlo.

Non voglio che capisca che lo comprendo.

- O forse preferisci donna pesce? -

- Lasciala stare! Non vedi che non ti capisce? - sbuffa una delle tre ragazze del gruppo.

- Secondo me sì. -

- Già, anche secondo me. Sono certo sia tutta una farsa questa della sirena. - commenta un altro.

- Beh, se lo è tanto di cappello. La coda è fatta divinamente. Non sembra per nulla finta. - mi fa i complimenti, credo, un'altra delle ragazze.

- Eddai! Lo sai che con gli anni i costumi scenografici sono aumentati molto di qualità. -

- Però io resto dell'idea che è troppo bella per essere finta la sua coda. -

- Anche lei in generale non è male. - ridacchia il castano del gruppo.

- Se ti piace l'idea di fartela con un pesce... - ride il primo.

Credo proprio sia il pagliaccio del gruppo.

Quello che ha sempre da ridire su tutto.

- Ehi sirena!! Ti va di uscire col mio amico? -

Lo ignoro.

Devo ignorarlo!

Ma sono abbastanza al limite.

Voglio solo stare calma da sola.

- Smettila! Non ti capisce. -

- Sirena!!! Eddai! Sono certo che capisci, non sei una vera sirena! -

Pazienza...

Ci vuole pazienza...

Il ragazzo inizia a sporgersi per toccarmi e considerando quanto è piccola questa vasca e lo scoglio dove sono seduta è fin troppo vicino.

Ora sono al limite!

Alzo di poco la coda.

La mia intenzione è fargli un bel bagno.

Magari con una rinfrescata gli si smorzerà l'arroganza.

Ma proprio quando sto per sbattere la coda sull'acqua il ragazzo viene afferrato per la spalla e portato indietro.

- Le chiedo gentilmente di non sporgersi, potrebbe cadere in acqua. E sarebbe anche molto gradito se non infastidisse la sirena. - dice secco il moro.

Il ragazzino lo guarda con aria strafottente.

- Chi ti credi di essere? Vuoi farti bello davanti alla rossa che inscena la sirena? -

- Io lavoro qui e sto solo cercando di evitare guai. In ogni caso giusto per la cronaca non sta inscenando nulla. È una sirena. -

- Sì, e dovrei crederci! -

Vedo lo sguardo del moro come se fosse infuocato.

Mi ricorda proprio le fiamme che mi ha mostrato il primo giorno.

- Creda ciò che vuole. Ma per favore non si sporga. -

- Che succede qui? -

Il moro a sentire quella voce s'irrigidisce.

Guardo alle sue spalle e vedo un uomo di mezz'età dai capelli brizzolati e corpulento.

Sta sorridendo, ma il suo sguardo è estremamente serio.

Mette una mano sulla spalla del moro e guarda il gruppo.

- C'è qualche problema? -

Il ragazzino arrogante si zittisce.

- Niente, si stavano solo sporgendo e li ho avvertiti che rischiavano di cadere. - risponde il moro.

L'uomo fa una falsa risata per sembrare socievole.

- Sono ragazzi, non dovresti essere così severo. -

Il moro digrigna i denti.

- Certo, signore. -

L'uomo gli da delle pacche sulla spalla mentre sorride falsamente ai ragazzi.

- Fate ciò che volete a patto che non rompiate nulla. Compresa la nostra perla. Questa bella sirena va trattata come fosse cristallo. -

I ragazzini annuiscono prima che l'uomo se ne vada portandosi dietro il moro.

Questo prima di andarsene mi lancia un'occhiata di scuse.

Dopo poco il ragazzino sbruffone tenta nuovamente di toccarmi, ma i suoi amici lo tirano indietro.

- Adesso basta. Andiamo. -

Anche se riluttante accetta e se ne vanno.

Lunghissime ore dopo l'acquario chiude i battenti e dei tizi ben piazzati mi riportano alla mia vasca.

Appena sono sola mi distendo sul solito scoglio e tiro un enorme sospiro di sollievo.

Questa giornata è stata davvero uno schifo.

- Siamo in panciolle sirenetta? - mi schernisce una voce che ormai non m'infastidisce più.

Mi tiro su a sedere di scatto e gli sorrido.

- Posso anche permettermelo dopo la giornata di oggi! -

- Hai perfettamente ragione. Te la sei cavata bene, sai? - ribatte saltando dentro al bordo della vasca.

Seduto accanto a me mi porge un sacchetto.

- Ancora alghe? - chiedo ancor prima di aprirlo.

- Uh! Mi pare quasi una lamentela questa! Non era il tuo cibo quotidiano in mare? -

- Ciò non toglie che il vostro cibo sia l'unica cosa positiva di star prigioniera in questo posto. -

- Mm... e dire che pensavo di essere pure io un fattore positivo. -

- Mah, non saprei... dipende da cosa mi hai portato da mangiare. -

Apro la busta e trovo un panino, ma non è il solito con insalata e pomodori.

- Cosa c'è dentro? -

- Carote, un hamburger di seitan e mozzarella. -

Lo addento e finalmente mangio qualcosa di delizioso.

Ho come la sensazione che il moro mi stia viziando e non parlo solo del cibo.

Anche le lezioni e tutto il materiale che mi ha portato.

- È delizioso!! - esclamo in estasi.

- Bene. Ti ha portato via un po' di stress? -

Lo guardo confusa.

- Della giornata. Possibile che mentre mangi ti si resetti il cervello su tutto il resto? - ride.

- Ah! Mm... sì, sono molto più rilassata. Grazie... -

- Per cosa mi ringrazi?! Devi mangiare. -

- Il grazie infatti era per questo pomeriggio. -

Stavolta è lui a guardare me confuso.

- Quando hai impedito a quel ragazzino di darmi fastidio. -

Lo vedo visibilmente a disagio.

- Non è stato niente. È solo il mio lavoro. -

Se non l'avessi sentito ieri sera gli crederei.

- Beh... grazie lo stesso. -

Fa un sorriso tirato - Di niente... -

- Il signore che è arrivato poco dopo... -

- Sì, è il capo dell'acquario. -

- Mi ha trasmesso una bruttissima sensazione. È come se provasse a sembrare buono e cordiale, ma in realtà fosse vero il contrario. -

- Però... sei davvero una detective. Nessuno lo ha mai sgamato solo guardandolo. -

- Aveva un sorriso così falso. Come si fa a non notarlo? -

- Per te! Per gli altri no o forse non vogliono notarlo... -

Dovrei dirgli che ieri li ho sentiti?

- Io... - inizio.

- Che è quel muso? Ti sei stancata così tanto oggi? - mi chiede spostandomi una ciocca da davanti al viso.

Quando mi metto a fissarlo ritira in fretta la mano capendo ciò che ha fatto.

Ci sono così tante cose che vorrei chiedergli.

Perché lavori qui?

Visto che non ti piace perché rimani?

C'è qualcosa che ti lega a questo posto?

Perché menti al tuo capo?

È per proteggermi?

Se sì, perché mi proteggi?

Perché tenti di non affezionarti a me?

E perché non vuoi che io mi affezioni a te?

- Ehi? Sirenetta?! Ci sei? Ho qualcosa in faccia? -

Mi riscuoto e scuoto il capo.

- Non hai nulla. -

Non è convinto.

- Tutto bene? Ti senti male? Quei ragazzini ti hanno fatto qualcosa? -

- Ragazzini? Ah, no! No tranquillo. -

- Sei stranamente silenziosa oggi, per una come te sempre a far domande... -

- E tu stranamente premuroso per uno che nemmeno vuole sapere il mio nome... -

Si irrigidisce.

Lo vedo che sta per alzarsi.

Scappa sempre quando tiro fuori il discorso.

Stavolta non glielo permetto e lo afferro per la maglia.

- Non andare via. - mi sorprendo a dirgli.

Si risiede confuso.

- Oggi sei davvero strana. -

- È solo che... ho passato tutta la giornata zitta ad ascoltare i commenti della gente, molto spesso per nulla gradevoli e... volevo parlare un po' con qualcuno a cui posso ribattere se mi offende. -

- Ah, se volevi battibeccare bastava dirlo! Sempre pronto! -

Si è rilassato per fortuna.

- Di cosa vuoi parlare? - aggiunge.

- Questo non lo so. -

- Ah beh! Apposto. - ride.

- Visto che quando ti faccio domande personali non rispondi e ti chiudi a riccio... perché non mi fai tu qualche domanda? -

- Non voglio sapere il tuo nome, cosa ti fa pensare che voglia saperne di più su di te? -

- Non ho detto di farmi domande personali. Sempre che tu non voglia il contrario. Puoi chiedermi del mare... del mondo marino in cui vivo... -

Si zittisce iniziando a riflettere.

- Mm... come sono le vostre scuole? Qui da noi sono piene di professori scorbutici e compagni irritanti. -

- Oh, quanto a professori è uguale, ma per i compagni ci sono quelli irritanti, quelli neutri e i simpatici. -

- Pensavo avresti detto che tutti erano simpatici. -

- Non sono una santa e poi... credo che sia tu troppo critico. Non ci credo che erano tutti irritanti. -

- Oh, sì invece. Pensavano solo a cose superficiali. E uno... uno beh era solo un idiota. -

Capisco dal suo sguardo che tutto sommato quel ragazzo non gli dispiaceva.

Magari a suo tempo lo considerava suo amico.

- Ha parlato l'uomo maturo e vissuto. - rido, ma lui si fa serio.

- Non sai com'è stata la mia vita... -

Divento seria pure io.

- Non me lo diresti nemmeno se te lo chiedessi... - sussurro.

- Vedo che inizi a capire. -

Si alza nuovamente e stavolta non riesco a fermarlo.

- Sì è fatto tardi e non sei l'unica ad aver avuto una giornata pesante. Spero che domani vada meglio... va a dormire. - e torno alla mia solitudine.

Forse per ottenere la sua fiducia ho solo bisogno di tempo, ma...

Io non ho tempo.

O meglio...

Non ho intenzione di rimanere qui molto.

Allo stesso tempo però non voglio lasciarlo solo.

Sono abbastanza sicura ormai che sia molto più solo di me.

È succube di una solitudine ben peggiore di quella a cui sono sottoposta io qui isolata.

Una solitudine che parte da dentro.

Vorrei tanto che non si sentisse così...

Io sono qui, almeno per ora...

Ma quando me ne andrò?

Sempre che io riesca ad andarmene, ovvio...

Ma se ci riuscirò lui che farà?

Tornerà solo e triste?

Come posso salvare entrambi se non riesco a salvare nemmeno me stessa?

Non ho le risposte, ma... non mi arrendo!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top