Capitolo IX
Il moro è appena andato via come una saetta.
Gli è proprio dura ammettere che non è cattivo.
Vorrei capire perché deve fingere.
Cioè... ho capito che è per il signor Kurokawa, ma non mi è chiaro il loro legame.
Mi ha detto che non può andarsene, quindi è il qualche modo bloccato qui.
Forse quel brutto tizio lo ricatta?
Ma come potrei riuscire a farlo confidare?
Ha detto che non si è mai fidato di nessuno prima...
Eppure ho come la sensazione di star per infrangere quel suo scudo di ghiaccio.
Molto molto lentamente.
Ma ci sto comunque riuscendo.
Sospiro sapendo che c'è ancora molta strada da fare.
Il problema è che non sono per niente interessata a rimaner qui a lungo.
Rivoglio la mia libertà, ma anche aiutare il moro.
Madonna!
Sono un disco rotto!
Sempre a ripetermi le stesse cose senza trovare una soluzione.
Guardo il libro che stringo al petto e ne accarezzo la copertina.
Quando tornerò in mare non potrò portarmelo via.
Non resisterebbe, però... è un suo regalo apposta per me.
È un romanzo rosa e come tale sarà molto romantico, chissà con che faccia è riuscito a comprarlo.
Considerando quanto è orgoglioso.
Ridacchio mentre inizio a leggere le prime pagine.
Il giorno dopo come al solito dopo la colazione vengo portata alla vasca da esposizione.
Il moro dopo ieri è tornato schivo.
Beh, tanto ormai so che gli serve solo un po' di tempo e tornerà normale.
Arrivata alla vasca mi ci buttano praticamente dentro con zero tatto.
- Ehi! - urlo.
Mi ignorano e presa da un momento di nervosismo alzo la coda per batterla sulla superficie dell'acqua bagnandoli.
Questi si girano e mi guardano furiosi.
Il più corpulento avanza verso la vasca e cerco di indietreggiare il più possibile, ma purtroppo questa vasca è davvero piccola, gli basterebbe un salto e sarebbe su uno scoglio dal quale potrebbe raggiungermi.
Per fortuna non lo fa.
- Stupida sirena! Che diavolo fai?! -
Rimango in silenzio intimorita.
Non dovevo farlo se poi non ero pronta alle conseguenze.
- Non m'importa minimamente di ciò che ha detto quel maledetto ragazzino. Può anche andare a dire al capo che abbiamo trattato male il suo diamante tanto... per quel che gli interessa al signor Kurokawa gli basta che tu respiri. -
E dopo aver visto che non fiato sogghigna e si volta.
- Stupida sirena! Scommetto che siete stupide come tutti i pesci, capaci solo di fare bolle. -
Lo guardo con odio mentre esce insieme al suo compare.
Poi il moro mi chiede come faccio a fidarmi?!
Lui non è così!
Nemmeno quando fa l'odioso arriva a questi livelli!
Sbuffo mettendomi in una posa imbronciata.
Tra poco inizia lo spettacolo...
Ho passato la mattina e il pomeriggio a sorbirmi vari commenti sul fatto che non ero carina perché arrabbiata.
Beh, scusate!
Anche le sirene hanno brutte giornate!
E che già il fatto di essere qui forzatamente le rende tutte sgradevoli.
Solo ciò che fa il moro per me le rende un pochino migliori.
Da quando mi hanno messa a fare la statuina ho pensato più volte se chiedere o meno aiuto ai clienti, ma... sono tutti... non so...
Non ce n'è stato mezzo che mi abbia dato l'impressione di essere degno di fiducia.
Questo mi ha fatto porre altre domande.
Perché col moro, per quanto si comporti spesso da stronzo, non ho avuto problemi a fidarmi?
È perché somiglia al ragazzino di quella volta?
Arrivata la cena aspetto il moro.
Oggi voglio sapere il suo nome.
Senza se e senza ma!
Devo riuscirci!
Appena arriva si avvicina quatto.
Ha paura che lo prenda ancora in giro per il libro?
Al bordo della vasca fa per lanciarmi il sacchetto.
- Non mi fai compagnia? - scatto subito.
- Ho... da fare... -
Ma se nemmeno mi guardi in faccia come pretendi che io ti creda?!
- È tanto importante? Oggi è stata una pessima giornata... -
Scatta a guardarmi preoccupato.
"Che carino!!" urla una vocina nella mia testa.
Carino?!
Oddio... lo trovo carino?!
- Che è successo? -
- No, lascia stare... hai detto che devi andare... - sussurro confusa.
- No! Dimmi, non è importante. Posso farlo dopo. - e scatta dentro la vasca sedendosi accanto a me.
Ora che mi è così vicino mi sento sotto pressione...
I suoi occhi verdissimi, quasi luminosi, sembrano volermi scrutare fin nel profondo in cerca delle risposte che cerca.
Sì... è davvero carino...
- Parla. - ordina.
- No, dai sul serio. Non è così importante. -
- Se sei arrivata a dire che è stata una pessima giornata lo è. -
Quasi mi viene da ridere.
È così in ansia per me.
- I tizi che mi hanno portata alla vasca da esposizione sono stati poco gentili... -
- Come? -
- Poco gentili, punto. -
- Sirenetta, ti ho chiesto come. -
- Il mio nome non è sirenetta. - lo guardo fissa.
Stringe le labbra prima di parlare.
- Ti ho già detto... -
- Lo so, sono solo un oggetto e come tale non merito la tua attenzione. -
Serra i denti.
- Non sei un oggetto!! - quasi urla con sguardo di fuoco.
Ma se il primo giorno fu lui stesso a dire che ero solo guadagno.
Anche se ora so che l'ha detto solo per scena.
In ogni caso sentirlo così arrabbiato per essermi definita un oggetto mi ha fatto molto piacere.
- E allora cosa sono? - lo sfido.
- Una sirena. Hai crisi d'identità per caso? -
- Intendevo... ah! Lascia perdere idiota! - sbuffo e nemmeno io so perché sono così arrabbiata di quella risposta.
Che credevo?
Non sentendolo rispondere mi volto verso di lui e lo trovo a fissarmi.
- Che hai? - sbuffo nuovamente al suo sguardo così serio.
- Che ti hanno fatto? -
Che?!
- Chi scusa? -
- I tizi che ti portano alla vasca!! -
Ah... ma è proprio idiota!
- Niente. - brontolo incrociando le braccia.
- Sei esasperante. - si lagna.
Gli strappo il sacchetto, che ha ancora in mano, con la mia cena e inizio a mangiare.
Al diavolo!
Vuoi fare il testone?!
Fa il testone!
Per tutto il tempo non fa che osservarmi mentre mangio, come sempre.
Spesso mi sono chiesta se ne volesse anche lui, ma quando lo domandavo sul serio rifiutava rispondendo enigmatico che solo guardarmi lo saziava.
- Pure tu se è per questo sei esasperante. -
- Ah, sì? Beh, non sono tenuto a starti simpatico. -
- Non ho detto che sei antipatico. Non girare il discorso. - sbuffo.
Rimane un attimo un silenzio.
- Non posso esserti simpatico... - mormora quasi come a convincere se stesso.
- Potrò deciderlo da me. Non trovi?! -
Mi guarda sconvolto.
- Come posso esserti simpatico?! Non sarò stato io a portarti qui, ma... -
- Niente ma. Non sei stato tu e basta. E anche se invece lo fossi mi saresti ugualmente simpatico. -
Scuote la testa scioccato.
- Tu sei fuori di testa. -
- Tu mi segui a ruota. - sbuffo.
- Che vuoi dire?! -
Lo guardo con la coda dell'occhio.
- Non sono scema. -
- Spiegati cazzo! -
- Cazzo? -
- Sì, cazzo. -
- Che vuol dire? Perché non c'era nei libri che mi hai dato? -
- Non cambiare discorso. - ringhia.
- Mm... antipatico. -
- Volta faccia! -
- Testardo! -
- Dimmi che intendevi. -
- L'ho capito che non sei cattivo come vuoi farmi credere. -
Serra i denti e avvicina pericolosamente il suo viso al mio.
- Che ne sai di come sono?! -
Lo guardo triste.
- Perché ci tieni così tanto a farti odiare da me? Guarda che non succederà... - sussurro.
Sgrana gli occhi e indietreggia come se l'avessi colpito.
Fa per alzarsi.
Vuole andarsene.
Tipico!
Gli afferro una mano e lo trascino a sedersi di nuovo.
- Mollami! - ringhia.
- No. -
Cerca di liberarsi.
- Lasciami sirena del cavolo!! -
- No, nemmeno se mi chiamassi di nuovo figlia di trota. -
Continua ad agitarsi, ma non mollo.
Mi guarda con occhi supplicanti - Ti prego... mollami... -
Per un momento mi sento un mostro per non lasciarlo come chiede, ma poi torno in me.
Non può non fidarsi per sempre.
- Sono io a pregare te! Perché vuoi farti odiare? Perché scappi sempre? Perché non vuoi sapere il mio nome? -
Sono sull'orlo delle lacrime.
Il moro dopo un istante smette di lottare per liberarsi e lascia cadere le braccia molli.
In fine si siede accanto a me in estremo silenzio.
Non parla per non so quanto, ma sospira fin troppo e si passa spesso le mani tra i folti capelli corvini.
- Perché non mi odi? Come puoi fidarti? Perché credi che ci sia del buono in me? Perché fai domande a cui non posso rispondere? -
Se non vuole rispondere per primo inizierò io.
- Non posso odiarti proprio perché mi fido di te e lo vedo che c'è del buono in te, non sono cieca. E a quali domande non puoi rispondere? -
- Ma cos'è che ti rende così fiduciosa in me?! Nemmeno io ho così tanta fiducia in me stesso. - sbuffa.
- Perché non dovrei? Sarà anche vero che spesso sei scontroso e abbastanza intrattabile, ma... è altrettanto vero che mi hai sempre spiegato le cose quando ti facevo delle domande sul vostro mondo, mi porti sempre un sacco di cose buone, mi hai insegnato la vostra scrittura e mi porti libri da leggere anche se non sono affatto il tuo genere. -
Gira la testa di scatto per non mostrarmi il viso, ma noto ugualmente le sue orecchie arrossire.
- Devo fare tutto questo. O come passi le giornate? E una sirena scontenta non porta soldi. -
Sbuffo.
Mamma quanto è cocciuto!
- Lo vuoi capire che non ti credo quando dici queste cose?! -
- Sappi che autoconvincersi che io sia una brava persona è illudersi. -
Lo afferro per il colletto della maglia e lo guardo dritto negli occhi.
- Non mi sto autoconvincendo. Tu. Sei. Una. Brava. Persona!! - scandisco bene le parole.
Ricambia il mio sguardo con uno sprezzante.
Ma non è per me, ma... per se stesso!
- Perché non credi di essere buono? - chiedo triste.
- E sono io testardo? -
Gli mollo il colletto, ma solo per poggiare la testa sul suo petto con un sospiro.
Inizialmente mi afferra le spalle come per spostarmi, ma in fine non lo fa levandole.
- Perché è tutto così complicato? -
- Lo chiedi alla persona sbagliata, sirenetta... -
- Riuscirò mai a tornare a casa? -
- Non lo so... -
Sospiro.
Il battiti del suo cuore mi quietano.
- Probabilmente mi staranno cercando come pazzi pensando che sono scappata da codarda. - sbuffo.
- Scappata? Avevi un motivo per scappare? -
- Tu puoi chiedermi cose di me, ma io non di te? Non mi pare corretto... -
- Touchè... -
- Che vuol dire? -
- Ehm... è un modo di dire... diciamo per definire che hai ragione, che sono stato "colpito" e non posso chiedere... -
- E... cazzo? -
- Quello non te lo spiego. - borbotta.
Alzo la testa guardandolo accigliata.
- È una parola così brutta? Che insulto mi hai detto di così orribile?! -
- Non era a te... cazzo è più come un'esclamazione da usare tipo quando succede qualcosa che non doveva. È letteralmente che... ah! Lascia stare! -
- No, cazzo! Ora parli. -
- Brava, hai già imparato l'utilizzo. - stringe gli occhi guardandomi sarcastico.
Torno a poggiare la testa sul suo petto.
- Io sarei anche disposta a rispondere alle tue domande, però... pure io vorrei sapere qualcosa in più su di te... -
- Non c'è nulla d'interessante in me... -
- Questo per te! A me interessi... cioè... io... - alzo la testa di scatto rossa in viso.
Quasi dello stesso colore dei miei capelli.
Mi guarda calmo e fa una cosa che mi sciocca.
Accarezza la mia testa con un sorriso amaro sulle labbra - Tranquilla. Non potrei mai pensare di piacerti in quel senso. -
Perché no?
È carino e gentile, non sarebbe così strano se mi piacesse...
Perché gli è così impossibile crederlo?
- Sei un idiota... - sussurro col broncio.
Sono irritata dal fatto che si svaluti così tanto.
- Lo so... -
- Mi dirai mai qualcosa di te? -
Sospira pesantemente.
Però mi sorprende nuovamente.
- Cosa vuoi sapere? -
- Vuoi farmi tu una domanda per primo? -
Forse se mi offro io per prima a parlare poi sarà più disponibile.
- Perché credi che ti pensino scappata? -
Ci avrei giurato che finiva per farmi questa domanda.
Beh, è ora di pensare anche a quello...
- Io... prima di venir rapita avevo appena finito la scuola e... era da stabilirsi la data del matrimonio... - sospiro.
Il moro sussulta.
- Matrimonio...?? -
- Sì, ma... io non volevo sposarmi. -
Sento quanto è rigido ora.
- Crisi prematrimoniale? -
- No, io non ho mai voluto sposarmi. -
- Non capisco... -
- Io voglio bene a Modra, ma... non lo amo. -
- E ti ci sposi lo stesso?! -
- È un matrimonio combinato... - sospiro di nuovo.
- Cosa?!?!?! -
- Conosco Modra da quando eravamo piccoli e siamo sempre stati insieme... quando è arrivata la proposta i miei non hanno rifiutato credendo di far il mio bene e io... io non odiavo lui che in più oltre a volergli bene è un gran bravo ragazzo. Aggiungiamo che è il futuro Re di Maji e con tutte quelle pressioni non ho potuto oppormi... -
- Però se non lo ami c'è poco da fare... è scorretto anche nei confronti di lui stesso. -
- Lo so... infatti intendevo trovare un modo corretto per annullare il matrimonio... ma poi sono stata portata qui... -
Stavolta è lui a sospirare.
- Mi dispiace... -
- Lo so, ma tu non ne hai colpa. -
- Insomma... -
Sospira di nuovo.
- Tu che vuoi sapere? -
- Ti potrai mai fidare di me? - chiedo alzandomi per fissarlo negli occhi.
- Perché ci tieni così tanto? -
- Perché io mi fido di te... -
- Sei incredibile... - sorride appena.
- Posso almeno sperare che un giorno ti fiderai? -
- La speranza è l'ultima a morire. -
Poi dopo un po' - Non vuoi chiedermi altro? -
- Vorrei che mi parlassi di te quando te la sentirai di farlo. -
Credo proprio che l'unico modo perché si apra di più sia lasciargli il suo spazio.
Spero che dimostrandomi paziente lo sproni a fidarsi più in fretta.
Mi fa un sorriso di gratitudine prima di alzarsi.
- Ora devo proprio andare... -
- Va bene... -
- Buonanotte, sirenetta. -
- Buonanotte...? -
Non ricevo risposta.
E manco ci speravo, ma poi si ferma di scatto davanti alla porta.
Senza girarsi - Kai, il mio nome è Kai. -
E se ne va lasciandomi con un sorriso ebete stampato in faccia.
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