Capitolo 2
Da Celine
Buongiorno pigrona, sei pronta per quest'anno pieno di colpi di scena?!
Celine è la mia migliore amica.
Ci conosciamo da tantissimo tempo.
Avevamo 8 anni e io andai in un parco con le giostre che si trova a Mantega, la mia città.
Tutte le altalene erano occupate e una proprio da lei.
Aveva le treccine che le andavano avanti al viso e poi tornavano dietro con il muoversi dell'altalena. Piccolissime lentiggini le ricoprivano le guance lasciando solo piccolissimi spazi tra l'una e l'altra. Mi fu subito simpatica perchè mi ricordava un film che da piccola avrò visto infinite volte, Pippi Calzelunghe.
Mi avvicinai e decisi di aspettare il mio turno accanto a lei.
Da quel giorno nel parco siamo diventate inseparabili.
Essendo figlia unica per me lei è la sorella che ho sempre desiderato.
Non amo mandare messaggi quindi, vado in bagno per truccarmi e la chiamo.
<Buongiorno rossa!>dico ridendo.
<Buongiorno Marghe, come mai tutta questa felicità alle 7.50 del mattino?>.
Sentendo quasta frase mi sporco tutta con il mascara.
<Cosa dici? 7.50? Oh no, ho perso il pullman>.
Celine con aria triste mi ricorda che il padre l'accompagna con la motocicletta.
La saluto e chiudo la chiamata.
Chiamerò Daniel. Dopo pochi squilli mi risponde.
<Marghe, hai perso il pullman già il primo giorno di scuola?>. Scoppia in una grossa risata.
<Buongiorno anche a te Daniel e bhe,si, l'ho perso>. Mi dispiace ammetterlo ma è realmente così.
Lo sento ridere di nuovo <stavo per prendere il motorino, due minuti e sono da te>.
Stacca senza salutare.
Inizio a correre per la mia camera senza sapere cosa dovrei fare ancora.
Mi spruzzo un leggero velo di profuma e sono pronta.
Sento mia madre.
<Marghe, disturbi sempre questo povero ragazzo, come fanno a sopportarti i tuoi amici?>.
Capisco che Daniel è arrivato. Afferro la borsa al volo, prendo il cellulare, alcuni quaderni nuovi e delle cose anche se, so che non le userò mai ma, meglio averle sempre dietro.
Scendo di corsa le scale.
<Mamma esco>.
Nel cortile di casa incontro anche mio padre che sta tornando dal lavoro.
Gli salto addosso e lo saluto.
<Sempre di corsa piccolina?> Mi chiede sorridendo anche se, è un sorriso veramente stanco.
<Si papà, o non sarei figlia tua>. Gli faccio l'occhiolino e vado verso Daniel.
Metto il casco e partiamo.
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