|26| Natale in improvvisa compagnia
Capitolo narrato da Leo oggi.
Buona lettura 🤗
Il rumore della mia sveglia rimbombò nelle mie orecchie indolenzite, mentre sognavo per l'ennesima volta l'ultima serata passata con Nick.
Erano le nove del mattino, e di alzarmi dal mio comodissimo letto non ne avevo la minima intenzione.
Non volevo smettere di rivivere quella magnifica scena. Ancora.
Era la vigilia di Natale: ero sotto il mio caldo piumone, ma il freddo arrivava da qualsiasi lato, congelando completamente il mio corpo.
Controvoglia, mi alzai dal letto e mi tirai i muscoli tesi dal lungo sonno: subito dopo, sbadigliai come un cane, misi le pantofole e andai in cucina, dove mi aspettavano tutti.
Più scendevo le scale, e più un odore dolce e squisito mi assaliva e mi faceva allargare sempre di più il sorriso creato sul mio volto.
Arrivati sulla soglia della cucina, vidi sul tavolo un piatto messo accanto alla mia postazione colmo di pancake, con accanto anche il topping al cioccolato.
«Buongiorno amore» mi disse mamma: era visibilmente stanca, però era ancora che lavorava, sistemando la cucina.
«Ma', non hai una bella cera. Hai fatto colazione?»
«In realtà no...»
«Ecco. Allora siediti e mangia tranquilla, alla cucina ci penso io più tardi»
Mi madre mi ascoltò: sorrise come solo lei sa fare e ci sedemmo entrambi a mangiare questa magnifica colazione.
Circa mezz'ora più tardi, io avevo già spazzolato l'intero piatto di pancake e bevuto il mio solito cappuccino, che senza di quello muoio.
Tutti escono dalla cucina, mentre io mi fermo e la pulisco per bene, facendo il lavoro che avrebbe dovuto fare mia madre, che era troppo stanca per farlo.
Presi il telefono, misi la mia playlist senza cuffiette e iniziai a pulire, con anche voglia.
Finito di sistemare, andai anche io a prepararmi.
Mi lavai come ogni santo giorno, e mi misi addosso un maglioncino, rigorosamente nero, e i miei jeans più pesanti, chiaramente neri, e un paio di orecchini con gli omini di pan di zenzero.
Sceso di sotto, c'era mio papà che mi attendeva davanti alla porta di uscita.
«Alla buon'ora Leo! Dai, andiamo a prendere la roba per domani»
«Sì» risposi semplicemente, e lo seguì vero la macchina.
La mise in moto e partimmo, direzione centro commerciale.
Per essere stata la vigilia di Natale, un casino di gente era in giro, in macchina, a piedi o addirittura in bici!
Arrivati al centro commerciale, parcheggiò la macchina ed entrammo: dentro faceva un caldo che neanche in estate la temperatura è così alta.
Avrei voluto volentieri levarmi tutto e stare in costume da bagno, ma non potevo!
Abbiamo vagato per abbastanza tempo da capire cosa dovevamo prendere e dove andare.
Quindi, entrammo in un piccolo negozietto, per prendere il regalo a mamma e a Davide, che lui ha il piercing al naso (cosa che voglio anche io) e quindi gli prendo qualcosa di stupido ma carino.
Io negozio era stracolmo di piercing, orecchini, profumi, anelli e tantissima altra roba.
Con i miei soldi, presi per Davi un piercing ad anello con un minuscolo alberello di Natale penzolante.
Per me, invece, presi un paio di orecchini pendenti con degli alberi di natale che indossano il cappello di babbo natale, che metterò domani con l'outfit.
Andai in cassa e improvvisamente una voce troppo familiare mi tempesta le orecchie.
Mi girai a rallentatore e vidi Nick con sua sorella Frida che stavano vedendo degli orecchini.
La mia faccia cominciò a bruciare e le mie guance erano più rosse di un pomodoro.
Non sapevo se avvicinarmi e salutarlo, oppure fare finta di nulla...
Nemmeno il tempo di pensare, che la sua mano calda si poggia sulla mia spalla.
«Ciao Leo!»
Mi girai con estrema lentezza, e non capivo più nulla.
«Ma ciao Nick! Che tempismo, eh!?»
«Già...»
Tra noi calò un silenzio innato: non si sentivano nemmeno le voci dei passanti, ed era come se il mondo si fosse fermato e in quel momento ci fossimo solo io e lui.
«Come passerai il Natale?» mi chiese, rompendo il silenzio creato.
Io non lo ascoltai.
Mi persi nei suoi occhi verde smeraldo.
Quelli occhi che mi fanno venire la bava alla bocca. Sono solo loro che mi fanno innamorare perdutamente di lui.
«Non ne ho idea, in realtà»
I suoi occhi mi perforarono le pupille, e della bava rischiò di fuoriuscire dalla mia bocca.
Una voce chiamò in lontananza, facendo fermare quel bel silenzio che si era creato.
«Scusa, devo andare. Ci sentiamo» si guardò attorno e mi diede un bacio di sfuggita sulla guancia, per poi andarsene.
Ma perché un incontro così corto? Grazie Universo!
Intanto, anche mio padre mi chiamò, e andai anche io a casa.
Il giorno seguente sarà Natale. Chissà che meraviglie mi attenderanno...
••••
Delle campanelline dal suono soave ruppero il mio sonno.
Mi alzai con calma, e mi resi conto subito dopo che era il giorno di Natale.
Presi il cellulare, e vidi che erano circa le dieci di mattina.
Ma ho veramente dormito così tanto??
Misi addosso le pantofole e scesi al piano di sotto.
Sentì vari rumori di persone che chiacchierano spensieramente...
Appena varcata la soglia della porta del salotto, la mia mascella richiò seriamente di cadere.
Sul divano c'erano Nick e la sua famiglia...
Feci in tempo per salire e cambiarmi alla velocità di un fulmine.
Misi un maglione con un teschio con il cappello di natale, un paio di pantaloni neri, gli orecchini presi il giorno prima e un cappello di natale come tocco finale.
Misi un filo di profumo e finalmente scesi.
Non avevo intenzione di presentarmi da Nick nelle condizioni in cui ero prima.
Varcai la porta, e tutti mi salutarono; ma i miei occhi erano fissi su quelli del rosso.
Salutai tutti e mi siesi accanto al mio ragazzo (se si possa definire così).
Improvvisamente le mie guance cominciarono a bruciare e ad assumere un colorito roseo.
Passammo diverse ore a chiacchierare, con della musica natalizia in sottofondo.
Io avevo la mano intrecciata con quella di Nick da quando mi ero seduto accanto a lui, e nessuno se ne accorse.
Verso mezzogiorno, iniziammo a preparare la tavola: a quanto pare dovevano rimanere a pranzo.
Quanto ci ho goduto.
Tra preparazione del tavolo e del cibo, per l'una e mezza eravamo tutti seduti a tavola a mangiare brovada e musetto, un piatto tipico friulano che solitamente si fa in inverno.
Mia madre lo fa sublime.
Finito di mangiare, io e Nick salimmo in camera, mentre mio fratello e sua sorella rimasero giù a parlare.
Mi fa piacere che abbiano fatto amicizia.
Entrammo, chiusi la porta e lui mi assalì, baciandomi.
Io giocai al suo stesso gioco, e lo baciai come avrebbe desiderato.
Una volta staccati, ci sedemmo sul mio letto, e ci abbracciamo.
«Sai che mi hai fatto una sorpresa vedendoti?» gli dissi.
«Ah sì? Beh, mi fa piacere»
Si entrambi i visi sboccia un sorriso.
«Sai, ti ho fatto un piccolo regalino...»
Io lo guardai sorpreso.
Tirò fuori dal suo zaino un piccolo pacchettino, e me lo diede.
«Grazie am... Nick»
Stavo veramente per chiamarlo amore?
Leo, contieniti!
Aprì il pacchettino e vidi una delle robe più carine del mondo.
Erano un paio di orecchini, che rappresentavano due metà cuori, uno con la lettera L e l'altro con la N.
Piansi per la gioia: volevo piangere per sempre. Era il regalo più bello che qualcuno mi abbia mai fatto.
«Nick... È stupendo!» dissi in preda alle lacrime. Poi, quando mi calmai, continuai a parlare: «Comunque, anche io ti ho preso qualcosa...»
Presi un portachiavi con un pallone da rugby, nel quale ci scrissi le nostre iniziali.
Glielo porsi, e lui si commosse.
«Leo, è una cosa bellissima! Ti ringrazio»
Mi saltò addosso e ci tenemmo stretti.
Natale fantastico, passato con un ragazzo fantastico.
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Finalmente sono ritornata!
Un po' improvvisato, ma va bene lo stesso.
Come avvisati, ormai la scuola ricomincia e ho scelto due giorni per la pubblicazione: di giovedì e, se riesco, anche di lunedì.
Nulla. Ci vediamo con il prossimo capitolo 🤗
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