L'arte di saper aspettare
Alex odiava aspettare.
Lo odiava quasi quanto odiava le persone che parlano a voce troppo alta, il caffè annacquato e le bugie.
Si, se avesse dovuto fare una classifica delle cose che meno sopportava, l'attesa probabilmente se la sarebbe giocata con la falsità.
Eppure, da quando era venuto a mondo quel giorno di ventuno anni fa, gli sembrava di non stare facendo altro.
Aspettare che i suoi genitori avessero finalmente il coraggio di lasciarsi, aspettare le vacanze di Natale per raggiungere suo padre a Londra.
Aspettare che Ludovica o che qualsiasi altra ragazza si stufasse di lui e della sua apatia, aspettare che qualcuno capisse i suoi testi e supportasse la sua musica.
Perfino adesso, ora che era lì dove aveva sempre desiderato essere, gli sembrava ancora di stare attendendo qualcosa.
<< È tutto okay Alex? >> annuì distrattamente a Serena, lei che più di tutti sapeva quanto fosse inutile provare a parlargli in quei momenti, visto e considerato quante volte avevano già litigato.
Era solo che c'erano attimo in cui il ragazzo veniva preso da un'immensa ed incontenibile rabbia, come se volesse spaccare il mondo ma sapesse di non esserne capace.
Non c'era quasi mai un motivo, arrivava e basta.
Ed Alex, che era stanco di incanalarla verso gli altri pur di lasciarla uscire, quel giorno aveva deciso di starsene semplicemente per i fatti propri, beandosi del sole di mezzogiorno e sdraiandosi nel prato al di fuori della casetta.
All'interno della struttura invece, una ballerina si era appena svegliata, godendosi il meritato riposo della domenica mattina.
<< Buongiorno tesoro >> esclamò Serena << Come hai dormito? >>
Cosmary si stiracchiò ancora un po', schioccandole poi un bacio sulla guancia.
<< Finalmente ho dormito abbastanza direi >>
Afferrò poi una tazza per prepararsi del thè, ma nel mentre il suo sguardo scivolò verso l'esterno della casetta.
Ed ecco che lo vide, sdraiato sull'erba a fare chissà cosa.
<< Cos'è successo ad Alex? >>
Serena sollevò le spalle.
<< E chi lo sa! Oggi si è svegliato storto >> sbuffò, aggiungendo poi: << Io lo adoro, ma ci sono giorni in cui non ci si può proprio parlare >>
Cosmary, che aveva seguito il programma da casa prima di entrare, si era resa conto che il ragazzo fosse molto spesso solitario ma, adesso che era lì, non le bastava più vederlo e basta: aveva bisogno di sapere il perché.
Si accinse quindi ad aprire la porta per uscire, sotto lo sguardo stranito di Serena.
<< Tu sei proprio sicura di volerti imbarcare in questa cosa? >>
*
No, non era sicura.
Almeno non fino a quando lo ebbe davanti.
Una volta scorto il suo viso baciato da sole infatti, la ragazza ricordò subito i motivi che la spingevano a stare lì.
Alex non era un ragazzo semplice, su questo Serena aveva ragione.
Sarebbe stato molto più immediato approcciarsi a qualcuno come Albe o Luca, forse perfino a Luigi: Alex no, lui era un'altra cosa.
Ma non era forse quello che più di tutti fa gola ad una persona abituata ad avere chiunque desideri?
Da quando aveva deciso di cambiare la sua vita, Cosmary aveva sempre avuto successo con i ragazzi senza neppure doversi sforzare.
Sapeva di essere una bella ragazza agli occhi degli altri sebbene i suoi - di occhi - dovessero invece ancora accettarlo, così come sapeva che ci sapeva fare con il sesso opposto.
Eppure con Alex tutto ciò sembrava non bastare.
Non se, ora che si sedeva accanto a lui sul prato, il ragazzo neppure la guardava.
<< Che succede? >>
Alex arricciò le labbra, palesemente infastidito dalla sua presenza.
Cominciamo bene, pensò la ballerina.
<< Non mi va di parlare >> biascicò appena, forzando si poi per aggiungere uno scusami non troppo convinto.
Sperava davvero che Cosmary non insistesse: era una ragazza molto dolce e non gli andava di trattarla male ma, quando si trovava travolto da quelli che lui chiamava attacchi di rabbia, proprio non riusciva a ragionare.
<< Invece io penso che parlare sia l'unica cosa che tu debba fare >> continuò invece lei << Non serve a niente chiuderti e... >>
Alex sbuffò sonoramente e la ragazza dovette trattenere l'impulso di prenderlo a schiaffi.
Capiva il suo essere molto chiuso, ma quella non era una giustificazione per prendersela con lei.
<< Io non sono come te, non riesco a raccontare del mio passato e delle mie emozioni >> spiegò allora lui perché, sebbene non potesse contenere la sua irritazione, si rendeva conto che la ragazza non meritasse quell'atteggiamento.
<< Ed invece ci riesci >> affermò lei << Quando canti >>
Alex sorrise amaramente.
<< Rudy in puntata mi ha detto che canto solo per me stesso >>
Lei scosse la testa.
<< È una cazzata >>
Fu solo a quel punto che Alex si voltò a guardarla.
Fino a quel momento infatti, quella non era stata una conversazione quando piuttosto lo scontrarsi di due monologhi.
Adesso invece, se non a parlare, finalmente sembrava disposto almeno ad ascoltarla.
<< Non è vero che canti per te stesso, anzi quando canti sembri quasi un'altra persona. Sei sempre avvolto da quel tuo velo di malinconia, ma in qualche modo risulta più semplice leggerti. >>
Vedendo che il ragazzo non aveva intenzione di interromperla, Cosmary continuò a snocciolare tutti i suoi pensieri uno dopo l'altro, sperando intanto di non esagerare e rivelargli indirettamente l'interesse che aveva nei suoi confronti.
<< Quando canti mi sembra quasi di capirti, mentre nella vita reale sei sempre così chiuso che a volte è complicato anche solo provarci... >>
<< È che sono abituato a non essere capito >> la interruppe lui, ricevendo in risposta un sorriso un po' amaro.
<< La verità è che sei così spaventato all'idea, che previeni la cosa: hai così paura di non essere capito che neppure provi a spiegarti >>
Colpito e affondato.
Alex si sentì così: colpito tanto profondamente da non riuscire neppure a capire come avesse fatto.
Si nascose allora, ancora una volta, dietro l'ironia.
<< Ma non ero io quello che dava consigli a te? >>
Cosmary ridacchiò, facendo involontariamente sorridere anche lui.
<< La vita è imprevedibile, mio caro Alex >> scherzò, aggiungendo poi più seriamente: << A volte ti prefissi una strada da seguire, una personalità da mantenere, ma le cose che devono accadere semplicemente accadono >>
Alex annuì tra sè e sè, rimuginando su quelle parole nella sua testa e pensare che sarebbero state perfette per il testo di una canzone.
Chissà, magari un giorno l'avrebbe anche scritta.
<< E quindi? >> chiese a quel punto << Cosa dovrei fare per essere "capito"? >>
Cosmary sorrise per il modo in cui aveva mimato le virgolette con le dita mentre pronunciava quell'ultima parola.
Era come se non volesse neppure ammettere di stare fidandosi di qualcun altro.
<< Beh, potresti iniziare a raccontarmi cosa ti succede oggi. E poi, se vuoi, dirmi qualcosa di te >>
Il moro annuì sommessamente.
E solo in quel momento si rese conto che il suo attacco di rabbia era sfumato via, ormai così lontano che neppure ricordava più che sapore avesse.
Non sapeva bene come fosse stato possibile, ma le parole di Cosmary in qualche modo erano riuscite a calmarlo, tanto che adesso sentiva addosso solo un grande senso di leggerezza e...pace.
Avrebbe voluto toccarla.
Si rese conto di non riuscire a pensare ad altro.
Il modo in cui gli aveva smosso qualcosa dentro gli faceva provare l'irrefrenabile desiderio di un contatto.
Perché Alex era fatto così: odiava la fisicità, ma solo se era fine a sè stessa.
Non era il tipo che avrebbe abbracciato qualcuno solo per salutarlo, quanto piuttosto quello che lo faceva solo nel momento in cui sentiva dentro l'esigenza di farlo.
<< A cosa stai pensando, signor Malinconia? >> ridacchiò la ragazza, guardandolo adesso con un'aria molto diversa rispetto a prima, perché l'atmosfera tra loro si era distesa così tanto che sarebbe stato impossibile non cambiare atteggiamento.
Alex le sorrise, abbassando subito lo sguardo per quanto lo imbarazzava l'idea di sentirsi così leggero accanto a lei.
<< Allora? >> continuò Cosmary, a metà tra il divertimento e la curiosità.
Lui sollevò le spalle e, non potendo dire ciò che stava pensando davvero, le rispose con una mezza verità.
<< Sei diversa da ciò che pensavo >>
<< E cioè, cosa pensavi? >>
Lui distolse lo sguardo dai suoi occhi, imbarazzato.
<< Beh, quando sei entrata tutti dicevano soltanto quanto fossi bella >> ammise << Ma basta parlarti qualche volta per capire che non c'è soltanto quello >>
Non si era sbilanciato, non secondo lui almeno.
Dal punto di vista di Cosmary invece, quella fu effettivamente la prima volta che le diceva qualcosa di carino.
<< Non eri tu quello che diceva che sono carina ma c'è di meglio? >> lo punzecchiò allora lei, riportando le prime parole che gli aveva sentito pronunciare all'interno di quella casetta.
Alex rise.
Non le avrebbe mai detto che quel giorno stava solo fingendo di non essere attratto da lei proprio come tutti gli altri ragazzi.
<< Miss permalosa >>
Cosmary gli mostrò il medio, dito che lui afferrò con una mano mentre con l'altra le cingeva le spalle, il tutto continuando a ridacchiare.
<< Senti chi parla! >> commentò ancora lei, ricevendo in risposta uno Shhhh sibilante.
Adesso che aveva trovato il modo di abbracciarla senza esporsi troppo, aveva intenzione di goderselo.
Dopotutto, in alcuni casi aspettare non era tanto male.
Angolo autrice:
Direttamente dall'aereo per Londra, ecco a voi il nuovo capitolo!
Chi mi racconta un po' il daytime di oggi? Non ho potuto vederlo 🥺
Ps: spero che il capitolo vi piaccia, è il mio preferito per ora.
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