Capitolo 9
Sanremo, 10 febbraio 2017
La serata delle cover era stata un gran successo: l'alta percentuale di share ne era la testimonianza.
Ma l'ultima parte del racconto della vita di sua nonna aveva portato Elena a temere che potesse succedere qualcosa di brutto o grave da un momento all'altro: fortunatamente però non era accaduto niente.
Le cover che le erano piaciute di più erano state quelle di Clementino e di Ermal Meta: il rapper napoletano aveva portato "Don Raffaè" di Fabrizio De André, reinterpretando il testo con la sua trascinante energia partenopea; il cantautore albanese invece era ricorso ad "Amara terra mia" di Modugno, dedicandola alla regione italiana che più lo aveva amato e accolto come una zia amorevole: la Puglia.
Ovviamente, esibendosi tutti i cantanti, la puntata era stata più lunga, ma la ragazza e i suoi amici avevano fatto volentieri le ore piccole.
Tuttavia la giovane Sebastiani voleva sentire il seguito della storia, desiderosa di scoprire come si fossero evolute le esistenze di Giulia, Lorenzo e dei loro colleghi dopo l'esperienza sanremese: si mosse per andare a cercare l'anziano autore al solito posto.
***
Tuttavia, prima che potesse muoversi, sentì il suo telefono squillare. Elena controllò il display: era suo padre.
Dopo aver conosciuto Lorenzo, Carla, Umberto e Renato, ed aver appreso tutta quella parte di storia della sua famiglia che il discografico le aveva nascosto, la giovane era stata particolarmente telegrafica con lui, narrandogli l'essenziale sull'evoluzione del Festival e nulla più.
Non aveva particolarmente voglia di affrontarlo, perché era risentita del fatto che le avesse mentito: probabilmente sua madre Alba aveva scoperto qualcosa, all'interno dell'ambito familiare, che l'aveva spinta a buttarsi dal Ponte Morandi e lui glielo aveva taciuto per venticinque anni; se non fosse venuta a Sanremo quell'anno, forse non avrebbe mai saputo la verità.
Ma cercò di tenere un profilo basso e rispose al genitore.
<< Pronto? >> fece appunto.
<< Ciao, tesoro! Com'è andata la serata delle cover? >> replicò suo padre.
<< Davvero meravigliosa. Le scelte dei testi sono state molto oculate >> disse lei, con tono neutro.
<< Sono contento di sapere che tu hai contribuito alla realizzazione di questa edizione. Comunque non resterai sola a lungo... >> ribatté lui.
<< In che senso? >> domandò l'una.
<< Domani sera vengo per la finale, dimentichi che faccio parte della giuria degli esperti? >> rivelò l'altra.
Elena non rispose subito: non aveva per niente voglia di incontrarlo, non prima di aver conosciuto il resto della storia della sua famiglia materna.
<< Ah, giusto... >> riuscì a controbattere a malapena.
<< Allora ci vediamo domani, buon lavoro! >> si congedò il primo.
<< Grazie, anche a te... >> biascicò la seconda, chiudendo velocemente la chiamata.
Dopodiché prese tutti gli effetti personali e andò a cercare l'uomo che si professava suo nonno.
***
Lorenzo si trovava, come sempre, ai tavolini di fuori del bar dell'albergo.
<< Hai una faccia stamattina... >> osservò non appena la vide arrivare.
<< Se ti dicessi che si tratta solo della fine del racconto di ieri mentirei... >> commentò la Sebastiani.
<< E quale sarebbe l'altro motivo, così grave da averti finalmente portata a darmi del tu? >> domandò Molinari.
<< Mi ha chiamata mio padre. Ha detto che viene domani, che fa parte della giuria di qualità... >> confessò la ragazza.
<< Non sembri molto contenta che ti raggiunga... >> disse l'uomo.
<< Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, da quando lei... cioè tu... Da quando è cominciata questa storia, insomma >> rivelò lei.
<< Capisco >> constatò lui.
<< Ma capisci cosa, scusa? Proprio tu, che hai sverginato una ragazza alle soglie del matrimonio con un altro, quando non si usava... >> ribatté l'una, contrariata. L'anziano autore era l'ultima persona che potesse ergersi a modello comportamentale.
<< E non ho fatto abbastanza... >> rincarò la dose l'altro, sospirando.
<< Che vuoi dire? >> chiese la prima.
<< Che avrei dovuto giocare bene le mie carte, visto che il destino me ne aveva dato la possibilità... >> rispose il secondo, ricominciando la narrazione dal punto in cui l'aveva interrotta.
***
Sanremo, 30 gennaio 1967
Nessuno degli ormai ex dipendenti di Sanremo immaginava perché fossero stati richiamati, se non per il ricevimento delle buste paga.
Su ciascuno dei loro volti c'era ancora il trauma del suicidio di Tenco durante la finale del Festival, andata in onda il sabato precedente: lo shock emotivo era stato talmente forte che, nonostante l'esperienza sanremese fosse stata indimenticabile, non vedevano l'ora di chiuderla, ricevendo i soldi e andandosene.
Perciò grande fu il loro stupore quando Daria Viviani convocò il gruppo di giovani nella platea del Teatro del Casinò, salendo poi sul palco a fianco di Nilde Romagnoli, di suo marito Daniele Gandolfi e di Marco Donati.
Anche i dipendenti fissi come Alberto e Renato guardarono sgomenti la scena, non capendo bene neanche loro cosa fosse successo.
<< Ma perché ci hanno portati qui? >> sussurrò Rita all'orecchio di Giulia.
Questa non seppe cosa dire. Parlò Eliana al posto suo.
<< Secondo me c'entra quello che è accaduto a Tenco >> bisbigliò alle amiche.
Daria si schiarì la voce, prima di cominciare a parlare.
<< Care ragazze e cari ragazzi, vi starete chiedendo cosa ci facciate qui. Magari immaginate che non si tratta solo delle buste paga per ringraziarvi del vostro lavoro qui a Sanremo, forse vi aspetterete qualche parola su ciò che è successo al povero Tenco. E fate bene. L'atto estremo da lui compiuto è stato terribile, i giornali non fanno che parlarne... >> esordì la donna, facendosi remore nel dire la parola "suicidio".
<< ... Tuttavia vi abbiamo richiamati perché abbiamo bisogno del vostro aiuto in merito a questa cosa. Il giovane Tenco era un idealista e probabilmente in qualche altro Paese sarebbe stato definito addirittura eroico... Ma qui siamo in Italia, e secondo le sacre leggi della Chiesa il... suicidio è un peccato mortale. Solo Dio infatti può dare e togliere la vita, e per colpa del gesto di Luigi Tenco rischiamo di essere tutti accusati di attentato alla morale cristiana. E non possiamo permettercelo, cosicché abbiamo pensato ad un atto dimostrativo, per far capire all'opinione pubblica che noi teniamo a coloro che prestano il loro servizio qui al Teatro del Casinò. Perciò vi chiediamo, anzi vi supplichiamo, se poteste venire a lavorare qui a tempo indeterminato. Ovviamente siete liberi di scegliere, ma vi consigliamo di pensarci bene: potrebbe essere per voi un vero e proprio trampolino di lancio per spiccare il volo. Sono convinta che prenderete la decisione giusta... >> concluse la selezionatrice del personale.
Si aspettava un lungo e caloroso applauso, invece fu breve e piuttosto tiepido.
***
I capireparto stabilirono che gli ex dipendenti a tempo determinato avevano due giorni di tempo per decidere se lavorare al Teatro del Casinò per sempre oppure non avere più niente a che fare con quel luogo; nel frattempo, quella mattina sarebbe stata dedicata esclusivamente all'elargizione delle buste paga per la settimana del Festival.
<< Io voglio assolutamente rimanere: i miei mi hanno cacciata fuori di casa, almeno non rimarrò da Eliana a scrocco! >> esclamò Rita, mentre era in fila per ricevere i suoi soldi.
<< Ti avevo detto che non dovevi preoccuparti, che potevi restare e nel frattempo trovarti un lavoro. Comunque ci farebbe comodo qualche coinquilina in più, semmai da domani vado a mettere degli annunci... >> commentò la ballerina, che sarebbe comunque rimasta legata a quel luogo dalla promessa di diventare la star dello spettacolo di Donati.
<< Così potrei continuare a lavorare al fianco di Alberto e far capire a mia madre che il mondo dello spettacolo non è per niente fatuo! >> intervenne Chiara.
<< Giulia, come mai sei silenziosa? >> chiese la Roversi alla Fioretti.
<< È che tutto questo mi sembra così... puntuale, ecco. L'assunzione a tempo indeterminato, una cospicua busta paga, quel discorso aulico della Viviani... Sembra quasi che non vogliano che andiamo a raccontare in giro quello che abbiamo visto sabato. Ma comunque è un lavoro e voglio tenermelo, anche se questo significherà litigare con la mia futura suocera >> decretò quest'ultima.
Con la coda dell'occhio scorse lo sguardo di Lorenzo fisso su di lei: era un misto di speranza e disperazione, come se fosse appena nato un fiore profumatissimo dal fango più denso.
***
Quando fu il momento di cominciare ad incamminarsi verso la corriera per Genova, Lorenzo trattenne Giulia per una mano.
<< Rimarrai, vero? >> le chiese subito.
<< Se lo farò sarà per me stessa, non certo per te! >> cercò di staccarsi lei. Ma lui non mollava la presa.
<< Dopo tutto quello che c'è stato tra di noi? >> insistette.
<< Lorenzo, eravamo scossi dal suicidio di Tenco. Avevamo bisogno di sentirci vivi, ma per me non ha contato niente... Io mi devo sposare! >> si ribellò la Fioretti.
<< Non è quello che vuoi, altrimenti non ti saresti concessa con tutta quella passione! >> esclamò Molinari, cingendole le spalle.
<< Parla a bassa voce... >> lo supplicò la sarta, arrossendo dalla vergogna.
<< Allora guardami negli occhi e dimmi che lo ami: fallo e io smetterò di insistere >> comandò l'autore.
<< Lorenzo... >> sbuffò l'una con voce piena di rimpianto.
<< Fallo e io non ti importunerò più >> insistette l'altro.
<< Io amo Andrea, è l'unico uomo che voglio sposare e con cui intendo passare il resto dei miei giorni >> confermò la prima, con voce tremante e poco convinta.
<< Non ti credo >> dichiarò il secondo.
<< Lasciami in pace... >> lo pregò Giulia, voltandogli le spalle e correndo a prendere posto in corriera.
Lorenzo capì che la testa della donna che amava diceva una cosa, ma il suo cuore sosteneva la tesi opposta.
***
Genova, 30 gennaio 1967
La notizia che Chiara sarebbe stata assunta al Teatro del Casinò aveva come destabilizzato sua madre, la quale era terrorizzata dall'idea che sua figlia venisse a scoprire che Aurelio Molinari fosse il suo padre biologico.
Il suo storico datore di lavoro le aveva detto di parlare della questione al telefono, in modo da non destare sospetti: perciò Serena aspettò che la figlia uscisse a festeggiare col fidanzato e con le colleghe in trattoria, e successivamente compose il numero dell'ufficio dove ancora si trovava il signor Molinari.
<< Pronto? >> rispose questi, dall'altra parte della cornetta.
<< Sono io >> disse Serena, in tono grave.
<< Tua figlia è in casa? >> chiese Aurelio.
<< No, è uscita col suo fidanzato e le colleghe per festeggiare l'assunzione >> sospirò la Nobili.
<< Non sono d'accordo neanch'io con questa iniziativa. È molto rischioso, la verità potrebbe venire fuori... >> concordò Molinari.
<< Non emergerà niente. I ragazzi sono molto lontani dalla verità. Almeno, lo è Chiara... >> confermò lei, temendo che invece il figlio del suo datore di lavoro ci fosse arrivato da solo, per quanto era intelligente e sveglio.
<< Lorenzo non parlerà, sa che sarebbe disastroso per tutti quanti >> commentò lui.
<< Lo spero. Altrimenti Chiara non riuscirebbe a guardarmi più in faccia... E io non posso sopportarlo. È mia figlia >> ribatté l'una.
<< Farò in modo che gli passi questa fantasia di Sanremo. Metteremo fine a questa storia >> promise l'altro, prima di attaccare.
Serena fece lo stesso, terrorizzata. Era riuscita a tenere per sé quel segreto per venticinque anni: non poteva permettere che venisse alla luce proprio in quel frangente.
***
Eliana ringraziò di essere sola quella sera: Marco si era presentato da lei con un pacco di frittura mista di pesce e una bottiglia di spumante.
<< Posso rimanere solo due ore, ma intendo festeggiare! >> esordì il capo degli autori del Teatro del Casinò, mentre la ballerina andava a prendere due flute per brindare.
Dopo che l'uomo si fu tolto il cappotto li riempirono, levandoli in onore della piega favorevole degli ultimi eventi.
<< Alla tua permanenza a Sanremo! >> fece lui.
<< Al nostro spettacolo, semmai >> lo corresse lei sorridendo.
<< Per aspera ad astra: La via del successo. Un titolo che parla, visto quello che è successo... >> sottolineò l'uno.
<< L'unica cosa è che mi fa strano che tutto questo sia una conseguenza del suicidio di Tenco >> sospirò l'altra in tono malinconico, sorseggiando lo spumante pensierosa.
<< Tenco aveva dei problemi, o forse aveva solo preso a male l'esclusione della finale. Una cosa è certa: non tornerà in vita per spiegarcelo, quindi che ce ne importa ora? >> cambiò discorso Viviani, cercando di far tornare nell'appartamento un'atmosfera allegra e superficiale.
La Martinetti ci pensò su un attimo: era stanca di preoccuparsi, l'aveva fatto per una vita con sua madre e non era servito a niente.
<< Ma infatti, che ce ne importa? >> sorrise perciò, mentre posavano i bicchieri e si baciavano, spostandosi nella camera di lei e snobbando completamente fritti e spumante.
***
Giulia aveva raccontato ciò che era successo ai suoi e affrontato un'accesa discussione, specialmente con sua madre: l'idea che continuasse a lavorare, adesso che le sue nozze con Andrea erano ormai prossime, sembrava alla signora Amanda un'idea folle, sovversiva e scandalosa.
La ragazza aveva risposto che quella decisione avrebbe riguardato solo lei e Andrea, perché dopotutto erano loro a doversi sposare, non certo le rispettive famiglie: quella sera i Guerrieri sarebbero venuti a cena a casa Fioretti, e con l'occasione la ragazza avrebbe comunicato al futuro marito la sua intenzione di continuare ad essere una dipendente del Teatro del Casinò, indipendentemente dal suo giudizio.
Aspetto il dolce per annunciare la notizia davanti a tutti.
<< Vorrei parlarvi di una cosa speciale che è successa >> esordì, emozionata. Gli occhi dei commensali erano puntati su di lei, e questa cosa la faceva morire d'ansia.
<< Quale cosa speciale, cara? >> domandò la signora Guerrieri.
<< Come sapete, è successa una tragedia durante la finale di Sanremo... >> cominciò la giovane.
<< Sì, lo sappiamo. Luigi Tenco si è tolto la vita >> ricordò l'avvocato Guerrieri.
<< Alla luce di questo fatto, i nostri direttori hanno deciso di darci un risarcimento morale, oltre che pecuniario, prorogando la nostra collaborazione al Teatro del Casinò >> continuò la ragazza.
<< E quindi? >> volle sapere Andrea.
Giulia stette in silenzio per alcuni minuti. Poi fece un grosso sospiro e prese il coraggio di fare il suo annuncio.
<< Mi hanno proposto un contratto a tempo indeterminato, e io ho deciso di accettarlo >> confessò.
Le posate dei commensali caddero nei rispettivi piatti. Un rumore di sedia provenne dal posto accanto a quello di Giulia: Andrea si era alzato da tavola, e stava lasciando nervosamente la sala da pranzo. La Fioretti gli corse dietro.
<< Andrea... Andrea, aspetta! Ti prego, ascoltami! >> lo supplicò, cercando di fermarlo.
<< Per sentirti dire cosa? Mi hai scavalcato, Giulia! Magari sarei anche stato d'accordo, ma invece hai voluto fare di testa tua! >> ribatté stizzito Guerrieri.
<< Andrea, io non potevo aspettare il tuo permesso... È vero, ci dobbiamo sposare. Ma il lavoro a Sanremo è una cosa mia, non era giusto aspettare il tuo verdetto solo perché stai per diventare mio marito! >> motivò lei.
<< Appunto, proprio perché sto per diventare tuo marito avrò voce in capitolo, o no? >> insistette lui.
Quelle parole maschiliste, pronunciate dall'uomo che stava per sposare, furono troppo. Non ci vide più.
<< Se mi consideri una tua proprietà, non ti scomodare a diventarlo! >> sentenziò, con voce carica di disprezzo.
Sapeva benissimo che quell'affermazione le sarebbe valsa la reputazione non solo presso la sua famiglia o presso i Guerrieri, ma presso tutta l'alta società genovese.
Ma in quel momento non era importante: lei aveva tutto il diritto di vivere la sua vita come meglio credeva, senza che un futuro sposo le ordinasse il quando, il come e il perché.
***
Fortunatamente tutto il bendidio lasciato da Eliana e Marco fu reimpiegato bene: infatti Rita rientrò che aveva più fame e sete di quando era uscita, nonostante avesse mangiato dell'ottima carne e del buon vino rosso. La rottura con Renato, invece che chiuderle lo stomaco, glielo aveva allargato.
<< Così ingrasserai, te ne rendi conto? >> le fece presente la Martinetti.
<< Ma io voglio ingrassare. Così nessun uomo si innamorerà mai di me e Renato capirà di essere stato lui ad avermi ridotta così. È un piano geniale, no? >> biascicò la Roversi, che si era offerta volontaria per finire la bottiglia di spumante.
<< Questo è l'atteggiamento sbagliato. Agli uomini non si corre dietro, ma bisogna fare in modo che loro corrano dietro a noi >> spiegò la ballerina.
<< E al Donati fai questo ragionamento? >> indovinò la sarta, parecchio ubriaca.
<< Non importa il ragionamento che faccio a Marco, ma a te, ed è di mollare questa bottiglia, perché bere anche l'acqua dei vasi di fiori non sarà una soluzione... >> la rimproverò la proprietaria dell'appartamento, cercando di strapparle la bottiglia dalle mani, quando si sentì il suono del campanello.
<< Sono abbastanza lucida da capire che hanno suonato alla porta! >> indicò Rita con la voce impastata e i gesti incerti.
<< Chi potrà mai essere a quest'ora? >> chiese Eliana, andando ad aprire. Notò con stupore che si trattava di Giulia, con due valigie in mano e gli occhi rossi di pianto.
<< C'è posto per un'amica che ha fatto un casino con la famiglia del fidanzato? >> esordì.
La Martinetti la accolse senza esitazione: per i casi umani c'era sempre posto in casa sua. E in quel momento la Fioretti lo era decisamente.
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