Capitolo 5

Sanremo, 6 febbraio 2017

L'atteggiamento di Lorenzo nei confronti di Giulia aveva lasciato Elena senza parole: quell'anziano autore che voleva passare per un uomo innamorato in realtà aveva ottenuto le attenzioni della Fioretti per sfinimento, andando ad intaccare il suo futuro matrimonio?
Gli doveva una spiegazione.
Perciò dopo colazione, prima che cominciasse la madre delle prove generali - era la vigilia della prima serata - volle assolutamente incontrarlo al bar dell'Ariston.
<< Lei è uno sfasciafamiglie! >> lo aggredì verbalmente, facendo girare i pochi passanti che in quel momento si trovavano lì.
<< Non riesci proprio a darmi del tu, eh? >> osservò questi.
<< Adesso meno che mai... Si è comportato malissimo con Giulia, da vero e proprio stalker! >> continuò la Sebastiani.
<< Cambieresti idea, se invece di giudicare continuassi ad ascoltare il mio racconto >> rispose Molinari.
<< Oggi c'è la prova generale, non ho tutto il giorno >> commentò lei.
<< Avrai qualche minuto, prima che Conti e la De Filippi ti reclamino? >> replicò lui.
<< Sì, ce l'ho >> sbuffò l'una.
<< Il difetto di impuntarti sulle tue idee l'hai ripreso tutto da Giulia. E non solo quello. Ma non è mica sempre un difetto... >> commentò l'altro.
<< Cerchi una giustificazione convincente per non risultare insistente ai miei occhi come adesso >> intimò la prima.
<< Te la fornirò. E comunque sappi che anche allora, dal punto in cui ricomincio la storia, era la vigilia della prima serata del Festival... >> ricominciò a narrare il secondo.

                                     ***

Sanremo, 25 gennaio 1967

Quella mattina di fine gennaio l'entusiasmo e la tensione all'interno del Teatro del Casinò si tagliavano con il coltello: cantanti, ballerini e musicisti si davano da fare per esaudire i desideri degli artisti in gara e dei loro manager.
Tra una prova e l'altra c'era il tempo di alleggerire l'atmosfera grazie a qualche canzone che richiamava i Festival di Sanremo passati: in quel momento Chiara e Alberto si stavano esibendo in una versione di "Nel blu dipinto di blu", che aveva vinto l'edizione del 1958 a gran sorpresa, rendendo Domenico Modugno famoso in tutto il mondo.
<< Questa canzone è sempre incredibile! >> esclamò lei dopo aver concluso il ritornello in coro con lui.
<< Certo, e poi rimane la più moderna per la sua epoca e per quelle successive. Se pensi che Modugno fu il primo a non cantare con una mano sul cuore... >> ricordò questi.
<< ...ma a spalancare le braccia come se dovesse volare per davvero! >> completò la cantante.
<< E pensare che sono passati solo nove anni... >> osservò il pianista.
<< Però ha aperto la strada a tante altre novità... Ricordi Celentano che cinque anni fa ha esordito dando le spalle al pubblico e girandosi di scatto mentre intonava "24000 baci"? >> rammentò l'una.
<< Comunque secondo me potrebbe vincere Modugno anche quest'anno >> pronosticò l'altro.
<< Modugno? Ma già ce l'ha una vittoria... Io credo proprio che Orietta Berti meriti di trionfare quest'anno. Alla seconda partecipazione potrebbe essere una bella sorpresa! >> intervenne Renato, che si preparava alle riprese delle prove generali.
<< A me piace la canzone di Tenco. È avanti rispetto a tutte le altre perché parla di qualcuno che si alza la mattina e lascia la sua vita programmata per qualcosa che non conosce >> sostenne Chiara.
<< E pensi che le giurie facciano vincere un testo simile? No, secondo me quest'anno vincono Claudio Villa e Iva Zanicchi. Due voci potenti, classiche e un testo decisamente sanremese >> sentenziò Vanessa.
<< Viva la modernità, eh... >> la sfottè la Nobili.
<< Ne riparliamo fra tre giorni alla finale! >> rispose piccata la Fontana.
<< Buone, ragazze... Chiunque vincerà, per noi sarà stato un onore lavorare al suo fianco >> le richiamò all'ordine Grandini.
<< E comunque adesso tutti buoni, che praticamente il Reuccio l'abbiamo chiamato... Eccolo lì insieme alla Zanicchi! >> s'intromise Lo Monaco, indicando ai colleghi il fatto che i due interpreti fossero nel teatro per le prove. I lavori cominciarono.

                                     ***

Anche i ballerini si preparavano per le coreografie che avrebbero aperto la prima serata: arrivarono guidati dal capocoreografo Gandolfi, che cominciò a disporre i posti sul palco.
Mentre stava dando le direttive, tuttavia, venne interrotto da Marco Donati.
<< Vorrei un ordine diverso se non le dispiace, Gandolfi >> intervenne.
<< Un ordine diverso? >> fece quest'ultimo.
<< Sì, vorrei che i migliori ballerini venissero messi in prima fila, quindi metterei anche il signor Di Biase e la signorina Martinetti >> dichiarò il capo degli autori.
<< Il signor Di Biase e la signorina Martinetti hanno talento ma sono ancora acerbi, a mio parere >> rispose giustamente il capocoreografo.
<< Se non dà loro la possibilità di emergere, come fanno a migliorare? >> replicò l'uno.
L'altro lo guardò male. Ma poiché non voleva discutere ubbidì.
<< Martinetti, Di Biase, andate in prima fila! >> sbuffò. Eliana e Riccardo si mossero in avanti con dei sorrisi a trentadue denti ciascuno.
A Gandolfi non sfuggì la lunga occhiata che si scambiarono la Martinetti e donati, tanto che alla fine delle prove l'affrontò.
<< Ascoltami bene, ragazzina. Non so come hai fatto a trovare un santo in Paradiso in due giorni che stai qui e sinceramente nemmeno mi interessa. Ma ricordati che il tuo diretto superiore sono io, non quello là, è chiaro? >> l'ammonì.
<< Già, ma Donati è ben al di sopra di lei. Se lo ricordi, la prossima volta che mi prende di petto, signor Gandolfi >> ribatté lei, tronfia e decisa. Sapeva benissimo di avere il coltello dalla parte del manico, per cui Daniele non trovò le parole per controbattere.

                                     ***

In pausa pranzo Giulia approfittò per entrare nella sala del palco completamente vuota.
Si guardò prima a destra, poi a sinistra per sincerarsi che non ci fosse nessuno a scoprirla lì, e in punta di piedi si diresse verso l'asta. Toccò il microfono per vedere se funzionava, e un rumore forte e fastidioso glielo confermò.
Quando tale rumore smise, la Fioretti chiuse gli occhi e cominciò ad intonare le note di "Io che non vivo più di un'ora senza te" di Bobby Solo: sapere di trovarsi da sola con il suono della sua voce la avvolgeva in un'atmosfera unica e irripetibile, come se si trovasse davvero a cantare davanti alla platea.
<< Complimenti, hai veramente una bella voce! >> sopraggiunse Lorenzo, battendo le mani.
Giulia diventò viola dall'imbarazzo.
<< Che ci fai tu qui? >> saltò su tutta agitata.
<< Stavo cercando alcuni fogli per scrivere, ai piani alti li abbiamo finiti >> spiegò lui.
<< Comunque non dirlo a nessuno che stavo qui! >> comandò lei.
<< Però eri brava. Davvero brava. Più di tante altre che hanno fatto domanda per il posto di cantanti qui dentro >> replicò l'uno.
<< Non sarò mai brava come Chiara. Lei ha studiato, seppur tra mille difficoltà >> si schermì l'altra.
<< Non intendevo lei, ma in generale. Cavolo, hai una voce incredibile! Immagino che Andrea ti abbia fatto sempre un sacco di complimenti... >> osservò il primo.
<< Veramente non ha mai detto niente. Ho solo canticchiato davanti a lui, o in famiglia. Non era niente di importante... >> si giustificò la seconda.
<< Ed è qui che sbagli! Giulia, tu sei una persona dai molteplici talenti: sai cucire, sai cantare, sai occuparti della casa ma anche un'ottima lavoratrice, dai un sacco di giusti consigli... Devi solo avere più fiducia in te stessa! >> la esortò Molinari.
La Fioretti tacque: quel ragazzo non sbagliava. Anzi, aveva colto nel segno. Non aveva mai creduto abbastanza in sé stessa perché nessuno le aveva detto che era importante.
Sentiva di avere caldo, davanti a lui, anche se era la fine di gennaio. Sentiva che non poteva stargli lontana, in quel momento.
I loro visi erano tremendamente vicini, ma dovettero staccarsi non appena sentirono dei passi: la pausa pranzo era finita.

                                      ***

Il magazzino del Teatro era un luogo in cui non scendeva quasi mai nessuno: il posto ideale per gli incontri clandestini, per questo Eliana e Marco l'avevano scelto.
Quel giorno dovevano festeggiare per un doppio motivo: la vigilia dell'inizio del Festival e la promozione della Martinetti a ballerina della prima fila.
<< Ma come hai fatto ad aggirare quel bacchettone del Gandolfi? >> chiese lei tra un bacio e un'effusione.
<< Beh, hai davanti a te l'uomo più influente del Teatro del Casinò di Sanremo! O l'hai dimenticato? >> fece lui ridendo.
<< No che non l'ho dimenticato. Semplicemente quello là mi pareva un irriducibile, di quelli che non si fanno piegare da niente e da nessuno >> osservò l'una.
<< A parte dalla moglie >> specificò l'altro.
<< Da Nilde Romagnoli? >> domandò la ballerina.
<< Dicono che sia lei a portare i pantaloni in famiglia. Sul lavoro fa tutto il duro e puro, ma alla fine è un morto di sonno a cui chiunque può mettere i piedi in testa tranquillamente >> sghignazzò il capo degli autori.
<< Adesso però mi hai messa in difficoltà... >> commentò la prima.
<< In che senso, scusa? >> si stupì il secondo.
<< Dopo quello che mi hai raccontato, come faccio a guardare Gandolfi e a non ridergli in faccia, immaginandolo che scappa per casa con la Romagnoli che lo insegue con la cucchiarella in mano? >> si mise a ridere la Martinelli.
Donati rise appresso a lei: ragionavano con lo stesso cervello, si erano veramente trovati.

                                    ***

Intanto ai piani alti c'era un gran da fare: gli autori scrivevano testi su testi fino a farsi venire i calli alle mani, fino a ritrovarsene il dorso completamente blu o nero di biro; dopotutto mancava solo un giorno alla prima serata del Festival, non potevano farsi trovare impreparati.
Nell'attesa che Donati tornasse, Mattia Gentileschi faceva le sue veci, sostenuto anche da Arnaldo Frangimei, il vice-capo degli autori: avere un cognome così importante gli aveva garantito in due giorni un'ascesa di cui chiunque altro, senza raccomandazioni, non avrebbe mai beneficiato.
<< Allora, a che punto siamo con questi testi? >> berciava ai colleghi che già trattava come sottoposti.
<< Abbiamo due mani ciascuno, mica dieci! >> ribatté Lorenzo.
<< Ma tu proprio non riesci a non fare il sovversivo? >> si infastidì Gentileschi.
<< Se esprimere un'opinione vuol dire essere sovversivi, potrei anche fare la rivoluzione, qui dentro! >> lo sfidò Molinari.
<< E basta litigare! Ma che siamo, all'asilo? >> li riprese Frangimei.
<< Ha cominciato lui! >> si difese Mattia.
<< Sì, come no... >> sbuffò Lorenzo.
<< Ascolta, Molinari. C'è una telefonata per te >> lo avvertì Arnaldo.
<< Chi era? >> domandò Molinari.
<< Cosa sono, la tua cameriera? Vallo un po' a scoprire da solo, prima che ti attacchino in faccia! >> lo esortò Frangimei. Poi lui e Mattia lo guardarono insospettiti mentre lasciava la stanza degli autori.
<< Secondo me nasconde qualcosa... >> confessò Gentileschi.
<< Anche secondo me. Ma non ti conviene metterti a giocare al detective così apertamente >> lo avvertì l'uno.
<< Dice? >> fece l'altro.
<< Discrezione, caro Mattia. Ci vuole discrezione >> lo consigliò il braccio destro di Marco Donati. Lorenzo non la raccontava giusta neanche a lui.

                                     ***

Quando finì l'orario di lavoro, prima di salire sulla corriera, Renato prese il coraggio di chiedere a Rita qualcosa che avrebbe voluto chiederle già dal primo giorno in cui si erano visti.
<< Rita... >> la chiamò, mentre usciva dal reparto sartoria con Giulia e altre colleghe.
<< Renato... >> rispose quest'ultima.
<< Volevo chiederti una cosa >> esordì lui.
Giulia e le altre sarte del Teatro del Casinò sorridevano maliziose: avevano già indovinato le intenzioni del giovane cameraman con la loro collega.
<< Cosa? >> lo incoraggiò lei.
<< Noi intanto andiamo avanti... >> commentò Giulia ridendo sotto i baffi, e si allontanò con le altre sarte verso la corriera.
Lo Monaco era imbarazzatissimo. La Roversi se ne accorse.
<< Allora? >> lo esortò.
<< Ecco... Ti volevo chiedere se... Vuoi uscire con me, uno di questi giorni? >> propose l'uno, diventando tutto rosso.
<< Io... >> cercò di dire l'altra.
<< Sì, lo so... Adesso comincia il Festival e quindi abbiamo un sacco da fare... Ma possiamo anche passare insieme una pausa pranzo... O una pausa caffè... O un ritorno insieme in corriera... >> continuò il cameraman, sempre più impacciato.
<< Sì. Certo che sì! Mi farebbe molto piacere, qualunque cosa sia! >> accettò la sarta, con un gran sorriso.
<< Adesso però andiamo, altrimenti la corriera parte senza di noi... >> lo richiamò poi.
<< Giusto... Andiamo... >> fece il giovane, seguendola.
Solo Giulia e Chiara si accorsero dei loro accenni di sorriso.

                                      ***

L'atmosfera fatata da pre-festival che pervadeva Giulia quando era uscita di casa quella mattina scomparve nel momento in cui rientrò e ricordò che a cena c'erano Andrea e i suoi genitori: l'avvocato Fabio Guerrieri e sua moglie Milena, avendo avuto un unico figlio, volevano che il matrimonio di questi fosse il migliore che si potesse desiderare; per questo la futura suocera della giovane Fioretti non si fidava a lasciare l'intera organizzazione delle nozze a dei piccolo-borghesi come Amanda e Roberto.
Per questo motivo metteva bocca su tutto ciò che concerneva l'evento: il suo cavallo di battaglia erano quei trecento invitati di cui la maggior parte sconosciuti alla famiglia della sposa; Giulia temeva seriamente che la Guerrieri volesse togliere agli sposi altri margini di libertà per quanto riguardava il resto.
<< Eccoti arrivata, cara! Guarda un po' chi c'è? >> esordì la signora Fioretti.
<< Buonasera, Giulia! >> venne loro incontro Milena Guerrieri.
<< Signora Guerrieri... >> la salutò educatamente la ragazza. Avrebbe voluto trovarsi ovunque meno che lì.
<< Tesoro, stiamo per diventare parenti... Quante volte ti ho detto che puoi chiamarmi Milena? >> commentò allegramente la madre di Andrea.
<< Giulia è una ragazza educata e rispettosa, mamma >> intervenne questi. Giulia lo guardò con gratitudine: non ce l'avrebbe fatta altrimenti sarebbe scappata a gambe levate.
Parlarono di Sanremo, nel momento in cui si sedettero a tavola.
<< E quindi come sono i cantanti dal vivo? >> chiese l'avvocato Guerrieri.
<< Come tutti noi, avvocato. Delle persone abbastanza alla mano >> rispose Giulia.
<< Ma qualche pronostico sul vincitore? >> domandò Milena.
<< Veramente solo voci di corridoio... >> si schermì la Fioretti.
<< Vedrete che sarà Villa o la Berti a vincere: le loro voci sono classici intramontabili >> previde Roberto.
<< Ha ragione: pochi sono bravi quanto loro >> concordò Andrea.
Giulia si sentì un'estranea a quella tavola, e ripensò alle parole di Lorenzo: forse il suo mondo non era il matrimonio col suo fidanzato storico. Forse doveva davvero cantare.

                                    ***

Eliana aspettava Marco per le nove e trenta a casa sua: l'appartamento che fino a poco tempo prima la Martinetti condivideva con Sante Lastrico era diventato il luogo perfetto per degli incontri clandestini.
La ragazza non credeva di potersi innamorare di nuovo, dopo aver scoperto che il giovane rampollo della Genova bene le aveva sempre mentito sull'esistenza della sua vera fidanzata, poi però Donati aveva bussato al finestrino della sua Seicento rosa; l'aveva trattata con gentilezza, mentre tutti quei ricchi di Villa Lastrico la guardavano con un misto di incredulità e disprezzo; andare a cena e poi a letto insieme era stata una conseguenza naturale del loro incontro magico.
Non vedeva l'ora di sentir suonare il campanello: solo che alle nove sentì un altro suono, quello del telefono.
<< Pronto? >> rispose, precipitandosi alla cornetta.
<< Finalmente ti fai viva... Pensavo che fossi diventata snob... >> fece la voce di sua madre al di là dell'apparecchio.
Era ubriaca, di nuovo: quando era in preda ai fumi dell'alcol, Marianna Martinetti era capace di dire cose orribili a quella figlia che, nascendo, le aveva stroncato la carriera di ballerina.
<< La solita prevenuta... >> sbuffò l'una.
<< Ah no... Ti sei lasciata col riccone in maniera plateale... Sei proprio come me, ce l'hai nel sangue di essere l'altra! >> rise l'altra. Una risata amara, disillusa, alcolica.
<< Appunto, non mi fare la morale proprio tu... >> commentò la figlia.
<< Ascolta, bambina: tu lavorerai anche a Sanremo, ma io ero una stella dell'avanspettacolo. Stavo su tutti i manifesti, ed ero pure più bella di te... >> le ricordò la madre, andando a tirare fuori la solita storia con cui la mortificava, quando aveva bevuto. E le accadeva spesso, per questo i fidanzati di turno scappavano regolarmente a gambe levate.
<< Se è tutto, attacco che ho da fare >> cercò di tagliare corto la prima.
<< Ti sei trovata un nuovo amante? È sposato, vero? >> la incalzò la seconda, ridendo di nuovo.
<< E a te cosa importa? >> si mise sulla difensiva Eliana.
<< Perché sicuramente ti sarai innamorata. Proprio come accade a me ogni volta. Ma ti dico una cosa: quelle come noi non verranno scelte per amore, mai! >> la ammonì Marianna, prima che la ragazza le attaccasse in faccia.
Fortunatamente poco dopo arrivò Marco, dicendole che aveva trovato una scusa plausibile con sua moglie: mentre facevano l'amore sul letto di lei, le parole della madre risuonarono, veritiere e beffarde, nella sua mente; forse quelle come lei erano davvero destinate a fare sempre le amanti.

                                     ***

Lorenzo guidò con la sua auto fino ad un'imponente struttura, in cima alla quale troneggiava l'insegna Molinari Elettrodomestici S.p.A.; aprì la portiera, scese dalla macchina e si diresse verso il cancello. Qualcuno doveva aver visto che era arrivato, perciò fu fatto entrare tranquillamente.
<< Signorino Lorenzo! >> esclamò una donna con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Era Serena Nobili.
<< Serena, mio padre è ancora qui? >> le domandò lui.
<< Ma certo, glielo chiamo subito >> fece la solerte segretaria. << Dottor Molinari, suo figlio è qui >> disse poi, parlando al telefono con quello che doveva essere il padrone dell'azienda.
<< Ha detto che può entrare >> comunicò infine.
<< Grazie, Serena >> replicò Lorenzo, prendendo una strada che ormai sapeva bene, fino all'ufficio di suo padre.
Bussò alla porta.
<< Avanti >> fece una voce maschile all'interno della stanza.
<< Perché lo hai fatto? >> esordì il ragazzo in modo diretto.
<< Buonasera anche a te, Lorenzo >> rispose tranquillo il suo interlocutore. Aurelio Molinari era un magnate dell'industria degli elettrodomestici, che durante il Boom Economico avevano avuto larga diffusione nelle case degli italiani.
<< Perché mi hai chiamato sul posto di lavoro? >> volle sapere l'uno, senza scuse.
<< Mio figlio sparisce a Sanremo svolgendo un lavoretto come paroliere, facendo finta di essere un giovane qualsiasi, e io non ho il diritto di capirci di più? >> replicò l'altro.
<< Quello che ho fatto me lo sono guadagnato da solo, senza far sapere a tutti che sono un Molinari degli elettrodomestici! >> esclamò il primo, indignato dai nepotismi di suo padre.
<< Ma dico io, di tutti i luoghi in cui potevi andare, proprio al Festival di Sanremo? Dopo quello che ho scoperto sui tuoi colleghi, poi... Potrebbero seriamente minacciare la serenità della nostra famiglia! >> ribatté questi, alzando la voce.
<< Ti sei messo ad indagare sui miei colleghi? Ma come ti permetti? >> inveì il ragazzo.
<< Da quando sei così maledettamente vicino a tua sorella! >> si lasciò sfuggire il primo, battendo un pugno sul tavolo.
<< Che stai dicendo? >> chiese il secondo.
Aurelio si tolse gli occhiali e si mise due dita sugli occhi, chiudendoli. Poi sospirò.
<< Qualche anno dopo la tua nascita, Serena e io abbiamo avuto una relazione. Non è durata molto, ma lei è rimasta incinta... Di Chiara. È a loro che provvedo ogni mese, con un assegno >> confessò.
<< E perché me lo dici solo adesso? >> domandò il giovane Molinari, con un filo di voce.
<< Non pensavo che avresti lavorato vicino a lei. Mi sembrava giusto non nasconderlo più >> ammise il padre.
<< Quello che per te sembra giusto, a me fa schifo >> dichiarò il figlio, con un tono carico di disprezzo.
Poi uscì a passo spedito dalla stanza. Prima di valicare il portone, rivolse un ultimo sguardo a Serena: dopotutto quella povera donna era vittima dell'egoismo di suo padre. Lo erano tutti. Lei, lui, sua madre, e Chiara.

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