Capitolo 25
Lugano, 25 marzo 2017
Elena non era riuscita a dormire granché dopo la visita e il racconto di Viviana Demagisti: era una donna piena di rimpianti, che ancora si dava la colpa per la morte di Giulia.
Si era messa a piangere, alla fine del racconto: Antonio l'aveva rassicurata, dicendole che non aveva colpa, che Andrea Guerrieri aveva strumentalizzato anche lei e sua madre; le scelte sbagliate durante lo scandalo di Tangentopoli avevano fatto il resto.
Era riuscita a recuperare un po' di sonno tra le cinque e le otto del mattino, quando un brivido di freddo l'aveva svegliata, nella camera d'albergo dove alloggiava: nonostante aprile fosse vicino, il clima svizzero era molto rigido.
Subito dopo che ebbe aperto gli occhi, sentì lo smartphone squillare: Umberto le aveva mandato un dolce messaggio di buongiorno su WhatsApp.
Sorrise, pensando che gli avrebbe raccontato la fine della storia una volta tornata: gli rispose con altrettanta dolcezza, prima di scendere nella sala da pranzo per fare colazione.
***
Trovò suo padre e Miriam che facevano colazione intorno ad uno dei tavoli vicino alle finestre, da dove si stagliavano maestose le Prealpi Luganesi, con i picchi innevati che brillavano al sole: sembrava una puntata della fiction "Un passo dal cielo", in onda il giovedì sera su Rai Uno e ormai arrivata alla quarta stagione.
Un sorriso malinconico le salì spontaneo sulle labbra, prima di dirigersi verso il tavolo della sua famiglia: pensò che quasi due mesi prima tutto era cominciato proprio nella sala da pranzo di un albergo, l'Hotel Sanremo, dove suo nonno Lorenzo le aveva cominciato a raccontare quella storia che ormai stava volgendo al termine; e lei, di quel termine, aveva curiosità e paura al tempo stesso.
Ma in quel momento non ci voleva pensare, perciò raggiunse la sua famiglia.
<< Buongiorno, cara! >> esclamò suo padre.
<< Buongiorno >> li salutò Elena, sedendosi anche lei.
<< Stavo dicendo a tuo padre che la marmellata di questo hotel sembra di plastica >> commentò allegramente Miriam.
<< E io stavo dicendo a Miriam che in tutti gli alberghi le confetture sono così >> replicò bonariamente Sebastiani.
<< Per fortuna Viviana ci ha regalato delle marmellate. È diventata brava, con gli anni. Magari ci rifacciamo la bocca, al ritorno... >> ricordò loro la ragazza.
Sapeva che, una volta a Genova, avrebbe aggiunto al puzzle l'ultimo pezzo, ma in quel momento non voleva pensarci: intendeva godersi l'ultimo giorno in Svizzera.
***
Si mise a guardare il panorama dalla terrazza al primo piano: la fresca aria alpina le arrivava in faccia, a volte accarezzandola, altre schiaffeggiandola; sembrava quasi che anche la natura avesse cominciato a comportarsi come la sua storia familiare.
Intorno a lei, le persone parlavano, scattavano fotografie e selfie, postavano stories su Instagram, scrivevano al PC o al tablet.
Tirò fuori il diario di sua nonna: l'aveva finito di leggere al ritorno da casa di Viviana, ma non poteva fare a meno di rivedere di nuovo quelle pagine piene di paura, dolore, angoscia e voglia di riscatto; Giulia e Lorenzo avevano dato davvero un'altra possibilità al loro amore, prima che quel terribile incidente d'auto portasse via la Fioretti.
<< Sono belle, vero? >> fece la voce di suo padre, venendo dietro di lei.
<< Oh, sì. Anche se fa un po' freddo >> commentò la ragazza.
<< Perché sei nata sul mare. Anche tua madre non sopportava il freddo, per questo le piaceva così tanto Rapallo. Ci siamo andati fino alla fine >> ammise con un sospiro il discografico.
<< Lo so. È l'ultimo ricordo che ho di lei >> confessò Elena, ripensando al suo sogno.
Non aggiunse che da qualche tempo sognava il momento esatto in cui sua madre si buttava dal Ponte Morandi: non voleva rovinare quell'attimo di poesia, sporcandolo con ipotesi campate in aria.
***
Genova, 25 marzo 2017
Il viaggio fu calmo e silenzioso, ma a differenza dell'andata, Elena aveva più consapevolezza.
Quando furono di nuovo a casa, Antonio e Miriam diedero appuntamento ad Elena un'ora più tardi nello studio di Villa Sebastiani: ognuno di loro si sistemò, mettendosi comodo; sarebbe stata una lunga chiacchierata, quella che avrebbe riguardato la fine della storia.
La giovane si incamminò al momento prestabilito verso lo studio: il suo cuore batteva ad ogni passo.
Bussò alla porta, suo padre la fece accomodare.
<< Allora, sei pronta? >> le domandò suo padre.
<< Sì, lo sono sempre stata >> rispose lei.
<< Te lo chiediamo perché l'ultima parte di questa storia è potente, difficile. Capirai perché te l'abbiamo nascosta per così tanto tempo... >> intervenne Miriam.
<< Lo so che mi dovevate proteggere, ma se un mese fa il nonno è venuto a cercarmi, a Sanremo, un motivo ci sarà... >> ribatté giustamente Elena.
<< Proprio da Sanremo stiamo per ripartire. Avevo detto a tua madre che non era il caso di accompagnarmi al Festival. Che le avrebbero fatto un sacco di domande, di interviste contro la sua volontà. Ma a lei non importava, venne con me e portò anche te, che all'epoca eri neonata... >> ricordò Antonio, perdendosi nei pensieri degli ultimi anni con la sua prima moglie.
***
Sanremo, 26 febbraio 1992
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che Alba Sebastiani, nonostante il lutto per la recente morte di sua madre e lo scandalo sollevato dal celebre autore Lorenzo Molinari, sarebbe andata al Festival di Sanremo, il primo durante l'inchiesta "Mani Pulite", accompagnando il marito discografico e portandosi anche la figlia piccola.
Come aveva temuto quest'ultimo, i giornalisti e i fotografi si raggrupparono attorno a lei a frotte, a nugoli, tempestandola di domande sulla sua vita privata; ma lei, invece di fuggire, li aveva affrontati a testa alta, rispondendo a certe domande, glissandone altri.
E poi sapeva bene che si sarebbe trovata circondata da colleghi e amici, a partire dalla fidata Miriam, oltre a Luca Barbarossa, Michele Zarrillo, Fausto Leali, Francesca Alotta, Aleandro Baldi, Massimo Ranieri, Paolo Vallesi e Mia Martini, tutti concorrenti alla kermesse.
L'unica sfortunata era stata Jo Squillo, poiché la sua canzone, "Me gusta el movimiento", era stata squalificata perché già edita; venne però prontamente sostituita da Pupo, il quale presentava la canzone "La mia preghiera".
Era soprattutto contenta di rivedere Mimì, che sicuramente sarebbe stata la più comprensiva là dentro: tacciata di portare sfortuna per diversi anni, si era ritirata a vita privata in Umbria, salvo poi tornare a testa alta al Festival di Sanremo del 1989 con "Almeno tu nell'universo", splendida canzone scritta per lei da Bruno Lauzi.
Aveva sofferto a livello familiare per quanto riguardava il rapporto con suo padre, e a livello sentimentale col collega Ivano Fossati, che non aveva mai voluto sposarla: non a caso, quell'anno la canzone con cui partecipava si intitolava "Gli uomini non cambiano".
Andò a bussare al suo camerino.
Mia Martini le aprì e appena la vide sorrise: Alba era stata una delle poche a non credere alle orribili dicerie sul suo conto, sia prima che dopo il matrimonio con Antonio, il quale era stato, a sua volta, uno dei rari discografici a darle una possibilità durante quel periodo buio.
<< Mimì! >> la salutò la Sebastiani.
<< Alba! >> rispose Domenica Bertè - quello era il suo vero nome.
<< Ti sei sistemata bene... >> commentò l'una, entrando nel camerino.
<< Hanno capito che non sono pericolosa, finalmente. Rispetto al camerino dell'ultima volta, questa è una reggia... >> dichiarò l'altra. << A proposito, ho sentito che sei venuta con la tua bambina. Ora è con Antonio? >> domandò poi.
<< Sì, ho voluto che venisse con me, e che respirasse da subito l'aria di Sanremo... >> confessò la prima.
<< Sono stati molto invasivi, con te? >> le chiese la seconda.
<< Come prevedevo, ma ho cercato di affrontarli. Spero che abbiano la decenza di non strumentalizzare le mie risposte... >> raccontò Alba.
<< I giornalisti di cronaca mondana strumentalizzano anche l'aria che respiri. Sono un'esperta in materia... >> ironizzò Mimì, ridendo di una risata amara.
<< Al posto mio crederesti alle accuse rivolte da Lorenzo Molinari a mio padre? >> domandò poi la Sebastiani.
<< Lo sai cosa penso, specialmente dei padri. Se nascondono qualcosa, prima o poi salta fuori, Loredana e io lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. E se Molinari si è esposto così tanto, per di più al funerale di tua madre, un motivo ci sarà... >> sentenziò la Bertè.
Poi però cambiarono argomento, scambiandosi confidenze; tuttavia, Mia Martini le aveva messo in testa un tarlo, che accompagnò Alba per tutta la durata del Festival.
***
L'emozione crebbe non appena cominciò la gara: Pippo Baudo, accompagnato da Alba Parietti, faceva gli onori di casa, presentando i cantanti.
Alba era nelle prime file insieme al marito e ad Elena: il loro voto avrebbe fatto parte della cosiddetta "giuria degli esperti".
Aveva lavorato a lungo dietro le quinte dei vari Festival, esattamente come era accaduto a sua madre e ai genitori dei suoi amici, ma l'emozione di essere tra il pubblico era diversa: si sentiva come se stesse assistendo ad un numero di magia.
Non appena Baudo mandò la pubblicità, la Sebastiani si alzò per la poppata di sua figlia: si spostò perciò dalla sala del palco a quella comune dove sostavano i cantanti per fare le prove; in quel momento non c'era nessuno, poteva stare tranquilla.
<< Alba Sebastiani? >> domandò una voce femminile.
La diretta interessata alzò lo sguardo: davanti a lei c'era una donna di mezz'età, con i capelli biondi tinti, gli occhi marroni, taccuino e penna in mano; era indubbiamente una giornalista. Sospirò, immaginando cosa volesse chiederle.
<< Sì, sono io >> disse in tono rassegnato.
<< Annamaria Rossi, de "La Repubblica". È bella sua figlia >> si presentò la giornalista, guardando con tenerezza la piccola Elena.
<< Ha figli? >> chiese Alba.
<< Sì, e uno di loro mi ha dedicato una canzone stasera. "Portami a ballare" >> spiegò la donna.
<< Lei è la madre di Luca Barbarossa? >> sgranò gli occhi l'una.
<< Sì, esatto. E quando ho scoperto che mi avrebbe dedicato una canzone davanti a tutta Italia, mi volevo un po' sotterrare... Ma è mio figlio, e per i figli si fa qualsiasi cosa >> replicò l'altra.
La Sebastiani immaginò che fosse una maniera di condurre l'intervista.
<< Mia madre voleva che io coltivassi le aspirazioni artistiche che lei non aveva mai estrinsecato. Detta così puo sembrare che mi abbia obbligata, ma cantare a sette anni per "Milleluci" della Carrà con Mina, oppure per "Il caso Sanremo" con Arbore e Banfi, mi creda, l'avrei fatto anche se lei non mi avesse spinta >> ribatté perciò.
<< C'è anche da dire che sia lei che sua madre abbiate avuto contatti con Sanremo durante delle edizioni particolari: ad esempio lei ha fatto da corista nel 1990, non appena era tornata l'orchestra dal vivo. Sua madre invece addirittura nell'edizione dove si suicidò Luigi Tenco. Pensa che il Festival faccia parte del destino della sua famiglia? >> continuò la Rossi, proseguendo con i suoi appunti.
<< Questa è una domanda strana, sa? Comunque molti eventi della vita della nostra famiglia sono avvenuti durante alcune edizioni del Festival di Sanremo, poi che ci trovassimo nel momento giusto, oppure sbagliato, credo sia stato un caso >> ammise la moglie del discografico.
<< Io ad esempio non avrei immaginato di trovare mio figlio sul palco dell'Ariston >> dichiarò la giornalista de "La Repubblica".
<< Io spero che Luca vinca. Credo che la sua canzone sia la più bella del Festival >> le augurò sinceramente Alba.
<< Grazie, davvero. Dell'intervista e anche degli auguri a Luca. Oh, stiamo per tornare in onda >> concluse sorridendo Annamaria, salutandola e rientrando in sala.
La giovane donna la seguì più lentamente.
***
Sanremo, 27 febbraio 1992
Pensò a quell'intervista per tutta la notte, sperando che non facesse troppo clamore: ma era sicura che Annamaria Rossi non avrebbe strumentalizzato le sue parole; essendo anche lei una madre, per di più con suo figlio in gara a Sanremo, si sarebbe comportata in modo onesto.
Quella mattina aveva deciso di fare una passeggiata con Elena, dopo colazione; era appena uscita fuori dall'Hotel Sanremo, quando qualcuno la chiamò.
<< Signora Sebastiani! Alba! >> era un uomo, e appena la giovane si girò, lo riconobbe immediatamente.
<< Signor Molinari! >> esclamò basita. Lo aveva fotografato nella mente da quando aveva accusato suo padre di essere un assassino, durante i funerali della madre.
<< Devo parlarle >> dichiarò subito.
<< Senta, ho da fare. Sto portando a passeggio mia figlia... >> tentò di dileguarsi lei.
<< Lo so che pensa che sia un pazzo. Ma se ho fatto quella piazzata, al funerale di Giulia, è stato perché sono suo... Sono tuo padre >> confessò lui.
Alba si sentì per un attimo come se fosse andata in apnea.
<< Non è possibile >> mormorò, sbiancando in volto.
<< Non sto mentendo. Pensaci... Ricordi "Milleluci", quando eri piccola? E quando tu e tua madre siete venute da me a Milano, dopo la Strage di Piazza Fontana? E Andrea, è mai stato veramente affettuoso con te? >> insistette l'autore.
Nella mente della cantante cominciarono a ricomporsi i ricordi come i pezzi di un puzzle: tutto iniziava ad avere un senso, un filo conduttore...
<< Io... >> biascicò quasi senza fiato. Ma Lorenzo l'abbracciò prima che finisse la frase.
<< Non ti preoccupare, tesoro mio. Si risolverà tutto... >> le promise, mentre lei si sfogava in un pianto liberatorio.
***
Sanremo, 28 febbraio 1992
Alba e Antonio avevano immaginato bene: Luca Barbarossa si era guadagnato il primo posto al Festival con la dolcissima canzone dedicata a sua madre. L'aveva ricantata non appena Pippo Baudo lo aveva proclamato vincitore:
Portami a ballare
portami a ballare
uno di quei balli antichi
che nessuno sa fare più
sciogli i tuoi capelli
lasciali volare
lasciali girare forte
intorno a noi
Lorenzo aveva subito raggiunto sua figlia: anche lui era stato tifoso della canzone di Barbarossa, aveva convenuto insieme ad Alba che quella canzone ricordava loro Giulia.
Parlami di te
di quello che facevi
se era proprio questa
la vita che volevi
di come ti vestivi
di come ti pettinavi
se avevo un posto già
in fondo ai tuoi pensieri
Per Molinari, era come se in quella ragazza giovane ed entusiasta rivivesse la sua Giulia, una seconda volta e in maniera più fortunata; perché a differenza di sua madre, Alba era riuscita ad avverare i suoi sogni.
Dai mamma dai
questa sera lasciamo qua
i tuoi problemi e quei discorsi
sulle rughe e sull'età
dai mamma dai
questa sera fuggiamo via
è tanto che non stiamo insieme
e non è certo colpa tua
ma io ti sento sempre accanto
anche quando non ci sono
io ti porto ancora dentro
anche adesso che sono un uomo
Giulia Fioretti sarebbe stata sempre con loro: padre e figlia, finalmente ricongiunti, sarebbero arrivati insieme alla verità, qualunque essa fosse.
E mentre tutti festeggiavano la vittoria di Luca Barbarossa, Alba si avvicinò a suo marito.
<< Vieni, Antonio. Devo dirti una cosa... >> gli disse, conducendolo per mano in disparte, per raccontargli la versione di Lorenzo.
***
Genova, 3 marzo 1992
Alba ci mise tre giorni a trovare il coraggio per fronteggiare quello che aveva sempre considerato suo padre: adesso però, che le aveva raccontato una montagna di bugie in tutti quegli anni e Lorenzo lo aveva anche accusato dell'omicidio di sua madre, sentiva che non c'era più tempo da perdere; era obbligato a dirle la verità, glielo doveva.
Tuttavia, non appena si ritrovò davanti al portone della villa, ebbe un momento di esitazione.
<< Non so se sia la cosa giusta >> confessò al marito.
<< Lo hai promesso a te stessa e a tuo padre, quello vero >> la incoraggiò questi.
<< Hai ragione >> dichiarò la ragazza, che suonò al campanello, dopodiché il cancello si aprì.
Fu il maggiordomo Giorgio Santi ad accoglierla, come sempre; solo che quella casa un tempo così familiare adesso le sembrava soffocante come una prigione.
Santi bussò alla porta dello studio dell'avvocato Guerrieri.
<< Chi è? >> domandò questi da dietro l'uscio.
<< La signora Sebastiani è qui >> annunciò il maggiordomo.
<< Falla entrare >> comandò Andrea. Alba aspettò il segnale ed entrò nella stanza.
<< Quale onore. È dal funerale di tua madre che non ti si vede qui... >> commentò lui, mentre la sua figlia putativa si sedeva.
<< Antonio e io siamo stati impegnati >> cominciò lei.
<< Avevo iniziato a pensare che ti avesse condizionato quel Molinari >> rispose l'uno.
L'altra rimase in silenzio.
<< Quel Molinari, come lo definisci tu, si chiama Lorenzo. E se ha detto quello che ha detto significa che, forse, un motivo ce l'aveva. O sbaglio? >> lo provocò poi.
<< Si può sapere che cosa ti ha raccontato quell'uomo? >> saltò su il primo.
<< Vuoi proprio saperlo? Beh, te lo dico: mi ha detto che è mio padre, e che tu hai sempre portato rancore nei confronti della mamma, che tra l'altro voleva divorziare. Stava andando da lui, dopo che eri partito per la Svizzera. I freni della sua auto erano manomessi. Sei stato tu, sei sicuramente stato tu! >> lo accusò la seconda.
<< E se anche fosse? >> sbottò allora l'uomo.
<< Se anche fosse voglio sapere la verità, voglio un po' di trasparenza da parte tua, una buona volta! >> si alterò la giovane donna.
<< La trasparenza, la trasparenza... Oggi voi giovani avete tutti questa fissazione della trasparenza. Ma sono i segreti che hanno portato avanti questo Paese, polvere nascosta sotto la sabbia affinché tutti i mobili brillassero. Adesso volete tirarla fuori, ma la verità è che non siamo capaci di aspirarla via, nessuno lo è! >> sbraitò l'avvocato.
Lacrime di rabbia scesero dagli occhi azzurri della cantante.
<< Mi fai schifo >> mormorò soltanto, prima di correre via, il più lontano possibile da quella casa.
***
Tempio Pausania, 3 gennaio 1993
Antonio si rese conto che Alba doveva cambiare aria: per questo motivo non ebbe esitazioni ad accettare l'invito di Fabrizio De André e della sua collega e moglie Dori Ghezzi a passare le festività natalizie a Tempio Pausania, la località sarda dove i due artisti si erano ritirati a vivere e dove, qualche anno prima, erano stati rapiti dall'Anonima Sequestri.
Il cantautore, che aveva lavorato per un periodo con l'etichetta discografica di Sebastiani, aveva tessuto le lodi di quel luogo lontano da tutto e da tutti; il professionista, al contrario di molti suoi colleghi, non l'aveva giudicato per quella sua scelta.
Nella tenuta di campagna c'erano i genitori della Ghezzi, la madre di De André, Paolo Villaggio - amico fraterno del cantautore - e sua moglie, la giovane Luisa Vittoria, figlia di Dori e Fabrizio; i Sebastiani avevano portato la piccola Elena, che all'epoca aveva un anno.
Dopo l'ammazzacaffè, Antonio e De André andarono in veranda a fumare, dicendo che dovevano parlare di musica: la verità era che Sebastiani voleva parlare con un amico fidato della situazione di Alba.
<< Come la trovi, Faber? Alba, dico >> chiese subito dopo aver tirato la prima boccata di fumo.
<< Trovo che qualunque aria le faccia bene, a parte quella di Genova. Dovreste andare a Rapallo più spesso >> consigliò De André.
<< Pensi davvero che la città la porti a fare pensieri tossici? >> domandò l'uno.
<< Più che la città, l'ambiente da dove proviene, e da dove provengo anch'io. La borghesia, a tutti i livelli, è la cancrena della società. Tu e Dori siete fortunati, venite da famiglie semplici e senza segreti. Gli unici uomini e donne veramente liberi sono o molto ricchi o molto poveri. Ricordi "La gente del porto"? Ecco, il ceto medio è pieno di contraddizioni e ipocrisie, proprio come scrissi in quella canzone >> argomentò l'altro, collegando la sua visione del mondo alla situazione dell'amico.
Antonio pensò che partire più spesso per Rapallo non fosse una cattiva idea.
***
Rapallo, 24 maggio 1994
Pensò che il mare a primavera le avrebbe fatto bene: la stagione balneare non era ancora cominciata, ma la quiete avrebbe sicuramente giovato alla salute di Alba.
Effettivamente questo era vero: la giovane donna, tra le passeggiate in riva al mare, i bagni e le ore al sole le stavano facendo scomparire pian piano il colorito marmoreo e l'aria cupa che la contraddistinguevano ormai dal 1992.
In quegli ultimi giorni di maggio, poi, ricevettero una gradita visita, quella di Gino Paoli e di sua moglie Paola Penzo; due anni prima il cantautore aveva addirittura collaborato con la Disney, cantando la canzone dei titoli di coda del film d'animazione "La bella e la bestia" con Amanda, la figlia avuta dall'attrice Stefania Sandrelli: proprio con quest'ultima aveva avuto una relazione tormentata negli Anni Sessanta, che aveva comportato un suo tentativo di suicidio, nel 1963; infatti aveva ancora adesso una pallottola nel cuore.
Paoli era stato un grande amico di Luigi Tenco, che si suicidò proprio nel periodo in cui Giulia Fioretti lavorò nell'entourage di Sanremo: avere a che fare con persone che erano state vicine a sua madre esercitava su Alba un fascino mistico e pericoloso.
<< Com'era Sanremo, all'epoca? Mia madre e mio padre l'hanno vissuto da dietro le quinte, ma sul palco deve essere stato un'altra cosa... >> commentò Alba, una volta che stavano in veranda.
<< Eravamo tutti fuori di testa. Ma in maniera diversa da quello che è venuto dopo; all'epoca ancora non c'erano le droghe, ci facevamo di emozioni: camminavamo sui cornicioni, guidavamo a fari spenti nella notte, e giocavamo con le pistole. Per questo ho una pallottola nel cuore: mi piaceva giocare con le pistole, proprio come Luigi >> rispose l'uomo.
<< Mia madre diceva che era sensibile, ma triste. Sono stata concepita la notte in cui morì >> ricordò la donna.
<< Io l'ho sempre saputo che tuo padre era Lorenzo Molinari. Con l'avvocato Guerrieri non c'entravi niente, né fisicamente né caratterialmente. Sono contento che vi siate ritrovati, anche alla luce di una tragedia... >> confessò Paoli, con un sospiro.
La Sebastiani pensò che fosse una cruda realtà, ma che le fosse servita per ricongiungersi a suo padre.
***
Rapallo, 10 febbraio 1995
Tornarono al mare poche settimane prima dell'inizio del Festival di Sanremo: quell'anno sarebbe tornata in gara anche Mia Martini, e Alba era contenta di rivedere l'amica; era a pezzi l'ultima volta che si erano incontrate, e voleva assolutamente raccontarle di come si stesse riprendendo.
Quella mattina, nonostante fossero i primi giorni di febbraio, si stava bene come se fosse primavera: Alba ed Elena camminavano mano nella mano sulla spiaggia; Antonio scattava loro un sacco di foto: erano allegri, al discografico non pareva vero di vedere sua moglie di nuovo così felice.
<< Che bella giornata, non trovi? Guarda il sole, il mare, il vento... >> commentò ridendo, mentre sua figlia le correva incontro.
<< Elena! >> la chiamò.
<< Mamma, mamma! >> esclamò la piccola.
<< Vieni in braccio alla mamma! >> la esortò la donna, mentre la bambina si tuffava tra le sue braccia.
<< Ti voglio bene, mamma >> affermò Elena.
<< Ti voglio bene anch'io >> disse Alba, dandole un bacio sui capelli.
Antonio immortalò quel momento con la sua reflex.
***
Genova, 16 maggio 1995
Sebastiani non poteva immaginare quello che spinse sua moglie ad un gesto così estremo, nessuno lo poteva immaginare: tutti l'avevano vista allegra e sollevata, si era ripresa bene.
Eppure quella mattina era lì, sul Ponte Morandi, a fissare il mare azzurro di maggio: aveva scelto addirittura l'orario, visto che c'era pochissima gente in giro.
Il giorno precedente Mia Martini aveva avuto un attacco di cuore, mentre lei, nel contempo, era andata a raccontare alla polizia tutti i sospetti di suo padre, Lorenzo, sull'avvocato Guerrieri; erano solo sospetti, ma loro avrebbero fatto delle indagini tali da trasformarli in verità.
La morte dell'amica l'aveva distrutta, svuotata molto più di quanto non le fosse accaduto alla Stazione di Polizia.
Pensò ad Elena, a Lorenzo e ad Antonio, le uniche persone che contassero davvero, per lei: immaginò che avrebbero sofferto, ma che sarebbero anche stati liberi dalla sua presenza di donna che ormai si trascinava, come un peso morto.
Nonostante le lacrime, sorrise guardando un'ultima volta l'orizzonte davanti a sé: voleva un ultimo ricordo di Genova, la sua amata città.
Poi saltò nel vuoto: la ritrovarono qualche ora dopo senza vita, sul fondo del Mar Ligure.
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