Capitolo 22
Genova, 22 marzo 2017
I due amanti si univano in una danza d'amore, godendo appieno di quel sentimento clandestino che li univa.
Elena riconobbe chiaramente i suoi nonni, nel sogno: ormai conosceva bene i loro volti, li aveva visti un centinaio di volte in foto.
Giulia e Lorenzo diventavano un tutt'uno, per poi abbandonarsi in un dolce abbraccio.
La bambina dormiva tranquilla.
Era il 12 dicembre del 1969, l'aneddoto familiare appreso il giorno prima.
La scena cambiava, Milano lasciava il posto a Rapallo. Una donna dai capelli rossi rideva ad un uomo e a quella che doveva essere la loro figlia.
Elena riconobbe l'ultimo ricordo nitido che aveva di sua madre.
La scena cambiava ulteriormente, c'era sempre la stessa donna, ma stavolta non rideva, anzi. I suoi occhi erano pieni di lacrime.
Si rivolse a lei, ad Elena.
<< Addio >> le disse, prima di lanciarsi nel vuoto dal Ponte Morandi.
La Sebastiani si svegliò di soprassalto: il cuore le batteva all'impazzata.
<< Elena, calmati. È solo un sogno. Quando rimetterai insieme i pezzi non ne farai più. Manca poco... >> ripeté a sé stessa, come per rassicurarsi.
***
Per scacciare i pensieri della notte, mentre era in bagno accese la radio; la sua stazione preferita era RDS, acronimo di Radio Dimensione Suono, il cui slogan era, non a caso: "100% Grandi successi". Che si trattasse di novità o di hit del passato.
In quel momento il brano trasmesso colpì la sua attenzione, era "Viva l'Italia" di Francesco De Gregori:
Viva l'Italia
L'Italia liberata
L'Italia del valzer e l'Italia del caffè
L'Italia derubata e colpita al cuore
Viva l'Italia
L'Italia che non muore
La sua mente non poté fare a meno di tornare indietro fino all'Italia di Giulia e di Lorenzo, l'Italia della ricostruzione in cui erano stati piccoli, del Boom Economico in cui avevano formulato i loro sogni di adolescenti e di giovani adulti.
Un'Italia diversa, che aveva subito tante ingiustizie ma che sapeva rialzarsi, sempre.
Viva l'Italia presa a tradimento
L'Italia assassinata dai giornali e dal cemento
L'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura
Viva l'Italia, l'Italia che non ha paura
Era il tempo delle scoperte in campo scientifico e tecnologico, delle superpotenze mondiali, dell'espansione delle città, dei self made men, della corsa allo spazio, dei paparazzi e della Dolce Vita.
Si conosceva meno della metà delle cose che si conoscevano oggi, pensò Elena, ma proprio per questo vi erano un entusiasmo e una voglia di scoprire tutto ciò che era nuovo, ignoto.
Il tutto, senza avere paura. Anche se sarebbe stato difficile.
Viva l'Italia
L'Italia del 12 dicembre
L'Italia con le bandiere
L'Italia nuda come sempre
L'Italia con gli occhi aperti nella notte triste
Viva l'Italia
L'Italia che resiste
E poi il Sessantotto, la Strage di Piazza Fontana e gli Anni di Piombo: la fine di un mondo dorato, ottimista e bellissimo, ma anche il tempo in cui i suoi nonni, nonostante tutto, si erano rincontrati.
Ci era voluta una tragedia, una ferita nel cuore della storia italiana, ma si erano rincontrati e ritrovati.
Il suo racconto si interrompeva a quella terribile settimana prima di Natale del 1969: era curiosa di sapere come sarebbe proseguito.
***
Con quella canzone in testa fece colazione, per poi dirigersi verso lo studio per vedere l'album di sua madre, nel punto esatto in cui la narrazione si era interrotta.
Si sedette sulla poltrona e lo sfogliò fino a quando le foto non cominciarono a portare la data "marzo 1974". Il tempo di "Milleluci", il celebre varietà condotto da Raffaella Carrà e Mina, che preannunciava il ritiro dalle scene di quest'ultima.
Ricordò quando, un mese prima, Molinari le aveva parlato proprio degli show televisivi di una volta, quelli firmati da Antonello Falqui e Roberto Lerici: ebbero quella conversazione ai tavolini esterni dell'Hotel Sanremo, e lei aveva appena deciso di dargli un minimo di credito.
Nelle foto Alba aveva sei o sette anni, era una bambina bellissima, con i capelli rosso chiaro e gli occhi celesti: a parte qualche differenza, somigliava prevalentemente a suo padre, quello biologico.
Le altre fotografie ritraevano Giulia con Lorenzo, con Rita e Renato, Chiara e Alberto, Eliana e Riccardo: sembrava quasi come se i tempi di Sanremo 1967 non fossero mai passati, come se il matrimonio con Andrea non fosse mai avvenuto e le strade di tutti loro non si fossero mai divise.
Aprì il diario di sua nonna per capire quali fossero state le dinamiche intrecciatesi in quel frangente tra la Fioretti e Molinari, e cominciò a viaggiare indietro nel tempo...
***
Roma, 4 marzo 1974
Giulia e Alba erano arrivate nella Capitale alle cinque del pomeriggio: la Fioretti aveva notato quanto fosse aumentato di nuovo il traffico, da un anno a quella parte: fino a poco tempo prima, a causa della crisi petrolifera, era stata istituita la politica dell'austerity, un'iniziativa volta a sprecare meno energia elettrica possibile, in particolar modo la domenica, durante la quale ci si spostava solo a piedi.
Lo spettacolo "Milleluci" era stata la risposta a tutto quel clima cupo, in cui si era alla ricerca della leggerezza di un tempo: per questo il famoso autore della Rai Antonello Falqui - già ideatore del celebre programma "Studio Uno" - aveva chiesto nuovamente la collaborazione del commediografo Roberto Lerici, grande amico di Gigi Proietti, col quale aveva scritto molte canzoni per lo spettacolo "Sabato sera dalle nove alle dieci" dell'anno prima; la canzone preferita di madre e figlia era la sigla di chiusura "Che brutta fine ha fatto il nostro amore": la piccola Guerrieri in particolare aveva una voce d'angelo, tanto che, quando Giulia l'aveva fatto notare ad Andrea e aveva proposto di farle fare qualche concorso canoro, l'avvocato non aveva posto veti.
Per lui, era quasi come se quella bambina non esistesse: d'altra parte non era nemmeno sua figlia naturale.
Per cui, quando Alba era stata presa nel grande coro di Alessandro Alessandroni, a cui era stata affidata la gestione dei cantanti a "Milleluci", Giulia sentiva di stare avverando anche il suo antico sogno, oltre a quello della figlia: perciò erano partite immediatamente.
Non appena si era ritrovata davanti gli Studi di Via Teulada, notò che erano belli proprio come dicevano Rita e Chiara, tanti anni prima: lei invece, quando era venuta a Roma con Andrea, non si era fermata lì davanti.
Il giovane Guerrieri non amava il mondo dello spettacolo, non l'aveva mai amato.
Ma in quel momento non era importante, erano solo Alba e il suo futuro a contare.
<< Che bel posto, mamma! >> esclamò estasiata la bambina, rivolgendo lo sguardo verso la sede Rai.
<< È qui che comincia la tua nuova vita. Dai tesoro, entriamo dentro! >> la esortò la Fioretti, prima di entrare.
***
Se fuori la struttura era imponente, ciò che Giulia e Alba trovarono dentro le sbalordì: vi era infatti un viavai di gente, attrezzi e oggetti di scena, costumi, carrelli di cibo e bevande per permettere allo staff di rifocillarsi.
Andavano tutti talmente di fretta che le due sbatterono più volte a diverse persone, troppo di corsa anche solo per scusarsi.
<< Giulia! Sei proprio tu! >> fece una voce maschile alle spalle della Fioretti, una voce che la fece sobbalzare: si girò e vide che davanti a lei c'era Lorenzo.
<< Lorenzo! Che ci fai qui? >> gli domandò infatti.
<< Sono parte del team degli autori. Ho fatto carriera, sai? >> sorrise Molinari, con la sua solita ironia.
<< Io invece sono qui per mia figlia. Canterà nel coro di Alessandro Alessandroni >> rivelò la Fioretti.
Lo sguardo di Lorenzo si spostò sulla sua figlia biologica. Sorrise di nuovo.
<< Quindi anche tu canti? >> le chiese, inginocchiandosi per guardarla meglio negli occhi.
La piccola si nascose un po' dietro la madre, per timidezza: ricordava poco o niente quello che in realtà era suo padre.
<< Sì >> disse solamente, abbassando lo sguardo.
<< E allora sarai in ottima compagnia. Anche i figli di Chiara e Alberto cantano >> confessò il giovane, rialzandosi.
<< Chiara e Alberto sono qui? >> domandò la ragazza, la quale non vedeva i suoi amici dal battesimo dei gemelli Giovanna e Gino.
<< Sì, e anche Rita e Renato. Ed Eliana e Riccardo. Praticamente tutto il gruppo si è ricomposto: mancavi solo tu >> commentò lui, marcando le ultime tre parole che arrivarono a lei come una martellata in petto, abbattendo il muro che si era costruita intorno in quegli anni e permettendo che filtrasse quella luce che l'aveva sempre caratterizzata, anche dopo il suo matrimonio infelice.
Quelle tre parole le fecero capire una cosa sola: era tornata a casa, finalmente.
***
Lorenzo le condusse dietro le quinte del teatro, dove una giovane donna molto coi capelli rossi impartiva direttive a sarte e costumisti.
<< Avanti, che abbiamo un giorno e mezzo prima dell'inizio del programma! Il signor Colabucci ha detto che tutto deve essere perfetto! >> comandava a bacchetta tutti.
<< Se non ti rilassi ci arriverai esaurita alla prima serata! >> intervenne Molinari. La Roversi in Lo Monaco si girò di scatto, e appena riconobbe la sua migliore amica e la figlia di quest'ultima, sfoderò un sorriso a trentadue denti.
<< Giulia, Alba! >> corse loro incontro, abbracciandole.
<< Rita, ma che piacere vederti! Davvero lavori per Corrado Colabucci? >> chiese stupita la Fioretti.
<< Sbagliato. Io sono il suo braccio destro, non si muove senza di me! >> disse orgogliosa la Roversi.
<< E Renato come sta? >> volle sapere l'una.
<< Eccolo che arriva... >> indicò l'altra, mentre suo marito raggiungeva l'allegra combriccola.
<< Amore, guarda un po' chi c'è... >> fece poi la ragazza a quest'ultimo.
<< Giulia, Alba! Ma che piacere vedervi... >> commentò il giovane cameraman, salutandole entrambe.
<< Renato, ti trovo bene... >> osservò lei.
<< Sicuramente carico di responsabilità... >> ammise lui.
<< Renato è il capo dei cameraman di "Milleluci"! >> rivelò Rita.
<< E anche i loro figli sono qui. Magari Alba vuole conoscerli... >> aggiunse Molinari.
<< Ma certo! Elsa e Vittorio sarebbero felici di rivedere Alba... >> fece la Roversi, mentre si dirigevano nella stanza dove giocavano i figli dei dipendenti.
***
Chiara era in pausa e si stava dedicando ai suoi bambini, quando vide arrivare Lorenzo, Rita e Renato in compagnia di Giulia e Alba: si diresse sorridendo in direzione dell'amica e di sua figlia.
<< Giulia, Alba! Ma che sorpresa vedervi qui! >> le salutò, baciandole su entrambe le guance.
<< Ti trovo bene... I ragazzi mi hanno detto che fai parte del coro di Alessandro Alessandroni... >> osservò la Fioretti.
<< E non solo. Nelle prossime serate ci saranno anche i 4+4 di Nora Orlandi! Ho saputo che anche la piccola Alba canterà... >> dichiarò la Nobili.
<< Elsa e Vittorio hanno indubbiamente ripreso dalla loro madre... Un po' come te! >> ricordò Molinari, rivolgendosi alla donna che non aveva mai smesso di amare.
<< È vero! Ricordi quando ha cantato davanti ad Oreste? >> si accodò la Roversi.
<< Era imbarazzatissima... >> aggiunse Lo Monaco.
La giovane signora Guerrieri arrossì, ripensando con malinconia a quel tempo perduto in cui tutto era possibile, in cui si era illusa di poter essere chi voleva.
<< Comunque sono convinta che anche Alberto sarà contento di vederti. Adesso è di là a suonare il pianoforte per le prove dei ballerini. Indovina chi sono tra di loro? >> la aggiornò Chiara.
<< Eliana e Riccardo? >> azzeccò Giulia.
<< E sono diretti nientemeno che da Gino Landi. Ti lascio immaginare l'entusiasmo della nostra amica, sapendo quanto è ambiziosa... >> scherzò Rita, mentre si dirigevano tutti nella stanza delle prove dei ballerini.
***
Roma, 8 marzo 1974
L'atmosfera allegra delle prove venne funestata da una tragica morte, quella di Alberto Rabagliati: partito alla volta dell'America per sostituire Rodolfo Valentino al cinema come nuovo latin lover, non ebbe successo come attore, ma in compenso, tornando in Italia sfondò come cantante; scritturato inizialmente per condurre "Milleluci" insieme a Mina, era stato sostituito da Raffaella Carrà, ma aveva comunque fatto in tempo a venire come ospite: tuttavia, dopo la registrazione della prima puntata dello show, era morto per un attacco di trombosi.
Per cui il clima, che doveva risollevarsi un po' rispetto alla pesantezza dell'austerity, ripiombò nella tristezza: Giulia non trovò più l'euforia travolgente che aveva accolto lei e sua figlia quattro giorni prima.
Ci stava pensando su mentre assisteva alle prove della figlia, seduta nelle prime file del teatro, quando sentì qualcuno chiamarla sottovoce.
<< Giulia! Giulia, vieni! >> era Rita.
<< Che c'è? >> domandò la Fioretti.
<< La Carrà ha bisogno di un rammendo dell'ultimo minuto e io le ho detto che hai le mani d'oro... >> le disse la Roversi.
<< Ma che stai scherzando? Io non sono brava come te... >> commentò agitata la prima. Si era vergognata da morire l'ultima volta che aveva rammendato una scucitura: si trattava del Festival di Sanremo del 1967 e Luigi Tenco era venuto a farsi aggiustare la giacca, poche ore prima del suo suicidio.
<< Però sai ascoltare. E dopo quello che è successo la Carrà è un fiume in piena, non so se la reggerei... >> sbuffò l'altra.
Giulia pensò che forse era meglio evitare un incidente diplomatico a pochi giorni dalla messa in onda, per cui la seguì.
***
Raffaella Carrà era nel suo camerino, quando Rita bussò.
<< Avanti >> fece la showgirl, e a quel segnale le due ragazze entrarono.
<< Signora Carrà, ecco la mia amica Giulia Guerrieri. Lei è bravissima a fare rammendi. Lavoravamo insieme nella sartoria del Teatro del Casinò di Sanremo >> spiegò la Roversi.
<< Grazie, signora Lo Monaco >> rispose la Carrà, mentre Rita si congedava.
Giulia rimase in un silenzio imbarazzato per un po': aveva visto Raffaella Carrà solo in televisione o sulle riviste, mentre adesso si ritrovava lì, a doverle fare un rammendo. Si mise a cercare ago e filo prima di sembrare ridicola ai suoi occhi.
<< Guerrieri è il suo cognome da ragazza o da sposata? >> chiese Raffaella Carrà, per stemperare la tensione.
<< Da sposata, signora Carrà >> spiegò subito Giulia, non staccando gli occhi dal materiale di lavoro.
<< Guerrieri... Conosco personalmente tutti i dipendenti di questo spettacolo e nessuno che si chiami Guerrieri. A parte una bambina del coro >> replicò l'una.
<< È mia figlia, Alba >> sorrise orgogliosamente l'altra.
<< Sua figlia ha una voce straordinaria. Complimenti, davvero >> si congratulò la prima. << Anche Alberto aveva una bella voce... >> aggiunse poi con un sospiro.
La seconda immaginò che parlasse di Rabagliati: aveva una curiosità da esprimere, e la Carrà le sembrava la persona giusta per condividere un pensiero che covava nella mente da quando il cantante era morto.
<< È strano, signora Carrà. Intendo il fatto che una persona famosa possa andarsene per malattia. È insolito >> le confidò.
<< In che senso insolito? >> chiese la diva.
<< Sì, insomma... In questi anni, tutte le persone famose se ne sono andate in modi più impattanti: chi schiantandosi con l'automobile, chi ingoiando un cocktail di alcol e droghe, chi ricorrendo al suicidio... >> ribatté la ex sarta, facendo una pausa sull'ultima parola, ripensando a Luigi Tenco. << Sapere che gli appartenenti al jet set si spengono come le persone normali, può sembrare stupido ma fa uno strano effetto. Ecco, lascia l'amaro in bocca >> sentenziò poi, arrossendo perché pensava di aver detto una cosa stupida. Non aggiunse altro, pensando solo al rammendo dell'abito di scena della Carrà.
<< Vede, cara... Prima di questa austerity, di questi Anni di Piombo, abbiamo vissuto un'epoca strana, in mezzo tra il Boom Economico e il Sessantotto. Un'epoca in cui si era alla ricerca di emozioni forti, che facessero parlare di sé: il periodo hippie ci ha fatto godere di una libertà che nel periodo immediatamente precedente non conoscevamo, e ci è chiaramente sfuggita di mano. La Strage di Piazza Fontana ci ha fatto capire che siamo tutti persone normali, vulnerabili. E che possiamo uscire di scena anche per un infausto problema di piastrine, proprio come è successo al signor Rabagliati >> dichiarò la Carrà.
<< Grazie, signora Carrà. Ero piena di pregiudizi, forse perché l'ultima volta che ho lavorato nel mondo dello spettacolo era un'altra vita >> ammise la Fioretti, finendo il rammendo.
<< Non esiste un'altra vita, cara Giulia. L'unica vita che viviamo è questa, ed è troppo breve per viverla di rimpianti. Faccia in modo che sua figlia sia felice, mi raccomando >> le consigliò la conduttrice di "Milleluci".
La giovane ricordò quel consiglio come il più prezioso di tutta la sua esistenza.
***
Roma, 16 marzo 1974
Quelle otto puntate furono qualcosa di magico, speciale; lo show condotto da Mina e Raffaella Carrà ebbe un tema diverso per ogni puntata: la radio, il cabaret, la rivista, l'avanspettacolo, il caffè chantant, la televisione, il musical, l'operetta.
La sigla di apertura veniva cantata dalla Carrà, quella di chiusura da Mina, il cui titolo era emblematico: "Non gioco più".
Rita sosteneva che il presunto ritiro dalle scene della Tigre di Cremona fosse un pettegolezzo messo in circolo da qualche invidioso, Eliana invece era sicura che la sua intenzione fosse veramente quella di finirla con palchi e riflettori per dedicarsi ai suoi figli, Massimiliano e Benedetta: quelle due non sarebbero mai state d'accordo.
Per qualche settimana, Giulia dimenticò chi era diventata e sentì di poter essere di nuovo la ragazza che sognava l'amore e il successo, parlando con le amiche dietro le quinte del Teatro del Casinò di Sanremo.
Ma soprattutto, fu contenta di vedere Lorenzo e Alba, padre e figlia, di nuovo insieme; sarebbe stato semplice rendere realtà quel sogno meraviglioso: da un anno, infatti, le coppie italiane avevano la possibilità di divorziare.
Ma entrambi sapevano che nessuno di loro due ne avrebbe mai avuto il coraggio.
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