Capitolo 21

Genova, 21 marzo 2017

Quella mattina Elena si alzò con la consapevolezza che non fosse un giorno come un altro: si trattava infatti del 21 marzo, giorno dell'Equinozio di primavera; poiché aveva studiato al liceo classico, sapeva a menadito la storia dei Greci e dei Romani, e questi ultimi facevano iniziare l'anno proprio da marzo, quando ancora il calendario era di dieci mesi e non di dodici - gennaio e febbraio furono aggiunti in seguito - e giugno e luglio si chiamavano ancora quinctilis e sextilis.
Se avesse potuto avere voce in capitolo su un'eventuale riforma del calendario, avrebbe fatto iniziare l'anno a settembre, come accadeva in pratica; ma pensò che non avesse molto senso, almeno non per lei: il suo infatti cominciava a febbraio, da quando suo nonno Lorenzo aveva bussato alla porta della camera dell'Hotel Sanremo dove alloggiava, in veste di discografica per seguire le serate del Festival.
In un mese aveva conosciuto la storia di quella parte di famiglia di cui era sempre stata all'oscuro: sua nonna Giulia, intrappolata in un matrimonio infelice con Andrea, il suo fidanzato di allora; sua madre Alba, nata da una relazione clandestina e suicidatasi per un motivo che alla Sebastiani era ancora ignoto; gli amici dei suoi nonni, e altre persone come Daniela Marra, la figlia legittima di suo nonno che rivedeva in lei la consapevolezza di essere un'erede di serie B.
Il giorno precedente, Umberto, Carla e Jacopo le avevano raccontato delle nozze di Rita e Renato, il cui rinfresco era stato rovinato dalla scenata di gelosia di Andrea nei confronti di Giulia, dalla quale pretendeva un figlio suo a tutti i costi: doveva assolutamente capire come continuava il racconto.

                                       ***

Dopo colazione perciò prese il diario di sua nonna - ormai lavorava nello studio del padre sempre di pomeriggio, la mattina la dedicava alle sue ricerche - e cercò la pagina datata 15 gennaio 1968: veniva riportato tutto ciò che le avevano raccontato i ragazzi.
Andò alla pagina successiva e vide che c'era un grosso salto temporale di un anno e mezzo: la data infatti era il 12 dicembre del 1969, il giorno in cui avvenne la Strage di Piazza Fontana; in un tranquillo pomeriggio sotto Natale, una bomba fu piazzata e fatta esplodere alla Banca del Credito Agricolo, situata in Piazza Fontana a Milano: l'impatto fu talmente devastante che morirono non solo le persone che avevano depositato lì il loro conto, ma anche coloro che passavano per caso nella piazza.
Le indagini furono affidate al commissario Luigi Calabresi, e oltre che molti morti ci furono anche diversi feriti: doveva esserci anche Lorenzo quel giorno, se la calligrafia di Giulia era così tremante.
Corse nello studio segreto per cercare conferma di quel salto temporale anche nell'album fotografico di sua madre e la trovò: infatti le fotografie passavano dal gennaio del 1968 al dicembre del 1969, come se il periodo in mezzo - i moti sessantottini - fossero un periodo talmente nero della vita della Fioretti che preferisse non ricordarlo, nemmeno attraverso gli occhi innocenti di sua figlia. Chissà, forse anche lei avrebbe voluto trovarsi nelle piazze, a manifestare contro un sistema vecchio e obsoleto, ma suo marito l'aveva praticamente segregata in casa, ad occuparsi della figlia e a cercare di rimanere incinta di altri bambini dal vero sangue Guerrieri.
Le foto cominciavano dai primi di dicembre, e molte di esse ritraevano Alba con entrambi i genitori, sorridenti sotto l'Albero di Natale: sorrisi finti, tirati e senza amore, tipici di una coppia messa insieme per forza.
Elena riprese il diario e lesse ciò che era scritto alla pagina del 12 dicembre:

Milano, 12 dicembre 1969

Caro diario,
non ho la più pallida idea di come io sia riuscita a correre fin qui, per sapere come sta Lorenzo, che si trovava in Piazza Fontana al momento dell'esplosione: forse è troppo occupato a passare del tempo con Sara Demagisti, la sua nuova segretaria, per ricordarsi che ha una moglie.
Lorenzo è stato ricoverato d'urgenza come tutte le vittime, ma fortunatamente non ha riportato ferite gravi: ho provato a chiamare Flora, ma purtroppo si trova a Saint Moritz con la famiglia e al telefono è irraggiungibile; da una parte però è meglio così: sarà per me e per Alba l'occasione per stare accanto, anche se per poco, all'unico vero uomo della nostra vita.

Sulle parole della nonna, la mente di Elena si mise a correre indietro nel tempo, fino a quel giorno pieno d'angoscia e terrore per molti italiani...

                                     ***

Genova, 12 dicembre 1969

Mancavano solo dodici giorni al Natale, ma in realtà era come se cominciasse dall'inizio di dicembre, anzi addirittura dalla fine di novembre: le strade di Genova erano illuminate a festa, e le vetrine dei negozi erano addobbate con abeti e coccarde rosse, dorate, verdi e bianche.
Giulia si preparava a passare il suo secondo Natale da madre e da donna sposata, ma mentre sua figlia era l'unica fonte di gioia, il marito Andrea era passato dal dispotismo all'indifferenza nell'arco di due anni, precisamente da quando aveva capito di non riuscire a lasciarla incinta di un piccolo Guerrieri; da quando lui e suo padre avevano assunto allo studio una nuova segretaria, tale Sara Demagisti - poco prima che cominciassero i moti rivoluzionari del Sessantotto - Andrea aveva rivolto i suoi interessi altrove: oltretutto aveva anche avuto una figlia da poco, e la Fioretti non aveva esitato un attimo a pensare che il padre naturale fosse proprio Guerrieri.
Non gli aveva chiesto mai niente, né lui era stato mai prolifico di spiegazioni: era come se si fosse preso una tacita rivincita sulla moglie.
Quel pomeriggio Giulia era sola con Alba, avevano finito di pranzare da qualche ora: Andrea era partito per la Svizzera tre giorni prima, forse per passare del tempo con la sua nuova amante e la loro figlia naturale.
Stavano guardando la televisione, quando le trasmissioni si interruppero a causa di un'edizione straordinaria del telegiornale: era appena scoppiata una bomba in Piazza Fontana, a Milano; probabilmente era opera dei terroristi delle Brigate Rosse, e le vittime erano perlopiù imprenditori agricoli - la Banca Popolare del Credito Agricolo si trovava proprio lì.
Il presentatore del telegiornale si mise a leggere i nomi dei morti e dei feriti: non appena sentì dire "Lorenzo Molinari", la sua mente si bloccò.
Ricordò che il ragazzo si trovava a Milano per lavoro, ma mai avrebbe immaginato che sarebbe passato per Piazza Fontana, proprio quel pomeriggio.
Quando si riebbe, prese il suo soprabito, quello della figlia e i rispettivi cappelli, sciarpe e guanti.
<< Adesso noi due andiamo dal papà. Quello vero >> le disse, cominciando a vestirla. Poi prese la borsa, le chiavi di casa e della sua auto, si vestì a sua volta, e infine madre e figlia si precipitarono fuori di casa.

                                       ***

Milano, 12 dicembre 1969

Ci mise due ore per arrivare a destinazione: spostarsi in macchina sotto Natale non era stata una buona idea, ma aveva bisogno di sapere come stava Lorenzo.
Se era vivo, se stava bene.
Ma soprattutto, voleva capire se davvero era riuscito a dimenticarla, dopo il matrimonio con Flora, oppure se nel cuore del giovane Molinari c'era ancora un po' di spazio per lei.
Appena arrivò in città, si rese conto che tutti parlavano di ciò che era accaduto, ed immaginò che dovesse esserci un panico tale da non riuscire a captare molte informazioni, se non che diversa gente era stata ricoverata al Policlinico. Si rimise in auto con Alba e guidò fino a destinazione, con il cuore che le batteva all'impazzata nel petto.
Parcheggiò di fronte all'ospedale, scese insieme con la figlia e si diressero per mano fino all'interno della struttura, dove il caos e la paura regnavano sovrani: cercò qualcuno - medico o infermiere che fosse - che potesse darle una qualsiasi informazione, anche solo indicativa.
Attorno a lei ed Alba, la gente piangeva, urlava, pregava, piantonava il personale per sapere qualcosa di più sulla sorte dei rispettivi cari.
A un certo punto vide un medico che usciva da una stanza: ebbe la prontezza di placcarlo per prima.
<< Dottore, mi scusi... Come sta Lorenzo Molinari? È vivo? È ferito? >> domandò subito.
Il medico la guardò da dietro i suoi occhiali rettangolari.
<< Lei è sua moglie? >> le chiese subito.
<< No >> dovette ammettere.
<< È una parente? >> fece allora l'uomo.
<< Questa bambina è sua figlia! Può fare il test del sangue, se vuole... >> motivò la ragazza, indicando la piccola Alba e facendo leva su qualcosa che sarebbe stata una gran perdita di tempo, in tutta quella situazione.
<< Senta, non ho tempo per queste cose. Ma non è ancora venuto a reclamarlo nessuno, quel povero ragazzo, quindi entri >> rispose allora il dottore, facendole strada in una stanza del reparto ustioni, dove la Fioretti riconobbe, dietro le fasciature, l'uomo che aveva amato e che ancora amava.
Quando i suoi occhi azzurri brillarono dietro le garze, il volto teso di Giulia si sciolse in un sorriso.
<< Certo che è buffo... Ci voleva una strage per farci rincontrare... >> ironizzò con voce stanca.
<< Sei un cretino, un vero cretino... Ci hai fatto prendere un colpo... >> lo rimproverò dolcemente lei.
Dopodiché madre e figlia si misero sedute vicino a lui. Il peggio sembrava passato.

                                     ***

Milano, 15 dicembre 1969

Passarono tre giorni dalla Strage di Piazza Fontana, e in tutti i telegiornali rimbalzava la notizia dell'indagine del commissario Luigi Calabresi e quella parallela dei figli delle vittime per fare giustizia: ma né la giustizia né tantomeno i familiari dei morti immaginavano che le Brigate Rosse non avessero ancora finito di seminare il loro terrore; si diceva che l'Italia fosse entrata negli Anni di Piombo.
<< Non si risolverà facilmente... >> commentò Lorenzo, osservando le notizie alla televisione della sua stanza d'ospedale. Giulia e Alba non l'avevano mai abbandonato. Della moglie del giovane non c'era stata neanche l'ombra, in quei tre giorni.
<< Dici? >> fece la giovane Fioretti, mentre metteva nei comodini la biancheria pulita di lui.
<< Potrebbero metterci anni, a capire chi sono e perché lo fanno. Il tempo di comporre il puzzle, e quelli si saranno macchiati di altri delitti per altri dieci anni, come minimo... >> dichiarò questi.
<< Speriamo di no... >> sospirò la moglie di Andrea Guerrieri, continuando a mettere a posto la biancheria di Molinari.
<< Sembri tu mia moglie, e non Flora >> osservò lui.
<< Lo so, e ha detto di trovarsi impossibilitata a venire. Mi ha risposto stanotte, mentre tu dormivi >> fece lei, fermandosi un attimo a guardarlo negli occhi. Le sarebbe piaciuto che il giovane autore avesse ragione: se avesse avuto più coraggio, ci sarebbe stata lei al posto della Clerici.
<< C'entra Daniela? >> chiese allora l'uno, riferendosi alla figlia che aveva avuto da Flora.
<< Ha avuto la febbre a trentanove. Non se la sentiva di lasciarla da sola con i nonni >> disse l'altra.
<< Invece tuo marito se la sente eccome, di lasciare da sole te e Alba >> sottolineò il primo.
<< Alba non è sua figlia. Non è tenuto ad interessarsene, e forse è meglio così... >> sospirò la seconda.
<< A proposito, dov'è? >> volle sapere poi Molinari.
<< È nella sala giochi, con gli altri bambini >> replicò la Fioretti.
<< Bene. Perché tra qualche giorno mi dimettono, e allora voglio portarvi in giro per Milano >> ribatté sorridendo lui.
<< Già ti dimettono? >> domandò lei.
<< Miglioro a vista d'occhio! >> ammiccò il ragazzo.
La giovane sorrise: Lorenzo non si smentiva mai.

                                     ***

Milano, 19 dicembre 1969

Quest'ultimo fu di parola: poco prima di Natale fu dimesso, e portò Giulia e Alba a fare il giro di Milano che aveva promesso loro.
Andarono a visitare il Duomo, il Castello Sforzesco, la Galleria Vittorio Emanuele II, la Pinacoteca di Brera; in seguito le condusse all'albergo dove alloggiava e mostrò loro il lavoro che si stava accingendo a svolgere, poco prima che accadesse la Strage di Piazza Fontana: era stato infatti scritturato tra gli autori di Canzonissima 1970.
Successivamente la bambina si addormentò sul divano, e Giulia e Lorenzo si ritrovarono a sfogliare una rivista dove si parlava di Mina e Raffaella Carrà.
<< Ricordi quando volevi diventare come loro? >> rammentò lui.
<< Veramente erano Chiara ed Eliana che volevano stare sotto i riflettori. Rita e io ci accontentavamo delle retrovie... >> commentò lei.
<< Però adesso Rita è la costumista ufficiale della Rai e Renato è capo-cameraman nella stessa sede, a Roma >> replicò l'uno.
<< Mi stai dicendo che non sono stata abbastanza ambiziosa? >> fece allora l'altra, tra il risentito e lo scherzoso.
<< Ti sto dicendo che avevi un sacco di sogni, e li hai buttati al secchio per quello là. Che per inciso, da una settimana sembra non volere tue notizie >> puntualizzò il primo.
<< Ho provato a chiamarlo più volte, ma non risponde >> ribatté la seconda.
<< Meglio. Sei qui con me. Qualcosa vorrà dire... >> le fece notare Molinari, avvicinando il suo viso a quello della Fioretti, che non si ritrasse, soddisfacendo il desiderio di baciarlo che aveva represso per due anni.
Mentre si baciavano, Lorenzo la portò di peso fino in camera da letto, e Giulia lo lasciò fare; lanciarono via i vestiti come se avessero preso fuoco, e diedero libero sfogo a tutta quella passione che si erano tenuti dentro per troppo tempo.
Quando ebbero finito, la Fioretti si alzò, notando che Alba ancora dormiva tranquilla.

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