Capitolo 15
Genova, 14 febbraio 2017
San Valentino. Come ad ogni 14 febbraio si celebrava la festa degli innamorati, ma l'ultima cosa che Elena vedeva attorno a sé in quel frangente era proprio l'amore, sia nel presente che nel passato: suo padre e Miriam le avevano sempre mentito sul ramo familiare materno, dicendo di amarla e proteggerla; dal diario di Giulia si evinceva che la Fioretti, pur amando Lorenzo, aveva scelto di immolarsi ad una vita infelice accanto ad Andrea.
E se in quei venticinque anni di distanza i segreti si erano accavallati, la Sebastiani aveva quasi paura a sapere cos'era accaduto nel mezzo: dopotutto Alba si era suicidata, lasciando un marito ed una figlia. L'amore era ancora più lontano.
Il suo flusso di pensieri quella mattina fu interrotto dal suono del suo cellulare; aprì WhatsApp e vide sul display un messaggio di Umberto Di Biase: il cuore le schizzò in gola.
Il testo inviatole dal pianista recitava così:
Anche se il Festival di Sanremo è finito, la musica non è finita: le tue note continuano a risuonare dentro di me. Non farle smettere mai.
Negli ultimi giorni l'amore non era uscito bene da tutta quella storia, agli occhi di Elena. Ma quel messaggio cambiava diverse cose: pensò ad Umberto che l'aveva aiutata a capire chi era, ad Umberto che, come lei, era il discendente di una storia d'amore complicata e non subito sbocciata, quella tra Eliana Martinetti e Riccardo Di Biase.
Sentiva una voglia irrefrenabile di vederlo, voglia che espresse nella risposta che gli diede:
Anche la tua musica risuona dentro di me. Verrai a Genova in questi giorni?
Sperò che le rispondesse presto. Avrebbe guardato quella chat ogni secondo di ogni minuto di ogni ora di quella giornata, fino a che non si sarebbe fatto vivo.
***
Scese al piano di sotto per fare colazione, sperando di trovarsi da sola: invece trovò Miriam, che la stava aspettando.
<< Che vuoi? >> berciò Elena, subito sulla difensiva.
<< Ti prego, lasciami spiegare... >> disse subito la Debandi.
<< Ma spiegare cosa? Qualche altra bella bugia? >> ribatté la Sebastiani.
<< Voglio raccontarti chi era tua madre. Finalmente >> replicò l'una.
L'altra non sapeva se fidarsi o meno: c'era una sola maniera di capire che non era una trappola.
<< Papà lo sa? >> domandò perciò.
<< No. E poi è a studio >> rispose la prima.
<< Almeno adesso so che stai giocando a carte scoperte >> affermò la seconda.
<< Avrei tanto voluto farlo prima, credimi. Sei come una figlia per me... >> sospirò la moglie di Antonio Sebastiani.
<< Te lo ha chiesto lui, di mantenere il segreto per venticinque anni? >> chiese la figlia di Alba Guerrieri.
<< Ascolta, Elena. Nella storia della sua famiglia sono successe delle cose orribili, talmente brutte che ad alta voce non se ne potrebbe neanche parlare. Ma è giusto che tu sappia. Vieni con me... >> fece allora la donna, accompagnandola in una stanza della villa la cui porta era sempre chiusa. Miriam prese la chiave da una cassetta di legno levigato che si trovava su un mobile dell'ingresso del secondo piano, dove questa camera segreta si collocava.
Dopodiché entrò ed Elena la seguì: quel luogo era pieno di libri, dischi e foto di sua madre, Alba Guerrieri.
I capelli rosso chiaro, gli occhi azzurri, l'espressione inquieta e tormentata; non aveva dubbi, era sua madre.
Come in estasi, la ragazza si mise ad osservare ogni particolare di ciascun ritratto che si trovava all'interno della stanza; una foto in particolare la colpì: una giovane donna con una bambina piccola in braccio, in riva al mare di Rapallo. Erano lei e sua madre.
Il cuore le batté più forte: le parve di sentire ancora il rumore del mare che si infrangeva sugli scogli, e le voci allegre di Alba e di Antonio ridere e scherzare insieme.
<< Io me lo ricordo, quel giorno... >> commentò con un filo di voce, guardando la matrigna negli occhi.
<< Davvero? >> domandò quest'ultima, altrettanto emozionata.
<< È il mio più lontano ricordo. Forse l'unico che ho di lei >> confermò la ragazza.
<< E allora è giusto che tu tenga questo. Alba lo diede ad Antonio qualche giorno prima che si sposassero... >> disse la donna, prendendo dalla libreria un album color pervinca e consegnandolo alla sua figliastra.
Sopra c'era scritto Alba Guerrieri Sebastiani. Con l'emozione che le usciva fuori dal corpo, Elena lo aprì.
La prima foto che vide fu quella di una giovane donna sui venticinque anni, che teneva in braccio una bambina in un letto d'ospedale: l'istantanea era in bianco e nero, e portava come data il 28 ottobre del 1967.
<< Sono Alba e Giulia Fioretti... >> osservò commossa.
<< Sì, tua madre e tua nonna. Adesso io vado, è giusto che tu ti goda questi momenti con la privacy necessaria... >> si congedò la Debandi.
<< Miriam... >> la richiamò per un attimo la Sebastiani, mentre la donna si avvicinava alla porta per uscire.
<< Sì? >> fece questa.
<< Grazie >> rispose Elena.
Miriam non replicò: fece un cenno del capo e sorrise, poi la lasciò sola.
***
Quell'album dava finalmente dei volti ai nomi che Elena aveva appreso durante i giorni di permanenza a Sanremo: Giulia Fioretti, Andrea Guerrieri, Rita Roversi, Eliana Martinetti, Riccardo Di Biase, Chiara Nobili, Alberto Grandini...
Attorno alla vita di Alba avevano ruotato tutte queste persone che ora popolavano i racconti di Lorenzo: avrebbe trovato la verità in mezzo a quelle fotografie?
<< 28 dicembre 1967. Battesimo di Alba... >> lesse la Sebastiani, soffermandosi su una foto che ritraeva Giulia insieme alla figlia e al marito. Era bello, Andrea Guerrieri: biondo, con gli occhi azzurri, distinto e con una buona posizione, favorita dalla sua famiglia di provenienza.
<< Cosa non aveva che hai trovato in Lorenzo, nonna? >> sospirò la giovane, cercando di capire di più riguardo i legàmi che avevano unito la Fioretti a Molinari.
I suoi pensieri furono interrotti dal suono di un messaggio su WhatsApp. Elena sperò che si trattasse di Umberto. I suoi desideri furono esauditi:
Ci vediamo oggi pomeriggio alle 16 al porto. Non vedo l'ora di vederti.
All'improvviso capì qual'era la risposta.
<< Te lo dico io che cosa ti mancava: l'amore... >> fece allora, accarezzando la foto.
***
Portò l'album nella sua stanza e riprese a leggere il diario di sua nonna per capire bene i contenuti delle foto.
La narrazione si era interrotta nel momento in cui il medico di fiducia dei Guerrieri aveva decretato che Giulia era incinta:
Genova, 13 febbraio 1967
Caro diario,
la notizia della mia gravidanza è venuta fuori nella maniera peggiore, quella che mai mi sarei aspettata: sono svenuta durante la cena dai Guerrieri, e Andrea si è preso la responsabilità di avermi lasciata incinta.
Non so cosa pensare, ho molta paura di quello che potrà accadere, da adesso in poi: che Andrea voglia essere gentile fino al matrimonio e che poi intenda vendicarsi quando saremo sposati, che Lorenzo possa scoprire tutto ma che possa essere per lui troppo tardi per salvarmi.
Non mi fido delle intenzioni del mio futuro marito, anche se ci conosciamo da sempre: forse è soltanto una sensazione, magari mi sbaglio, ma questo dubbio sulla sua doppia natura non mi fa stare tranquilla.
Tuttavia non posso pensarlo, perché Andrea è l'unica possibilità che ho per non essere considerata una svergognata da tutti.
***
Sanremo, 13 febbraio 1967
L'atmosfera nelle sale prove era concitata, come al solito; nonostante le critiche molto differenti, entrambi gli spettacoli della stagione primaverile del Teatro del Casinò andavano bene: ovviamente con un po' di vantaggio per Fate l'amore, non fate la guerra.
Rita si muoveva tra il turbinio di persone con aria sorridente e malinconica: aveva accettato la proposta lavorativa di Rosario Frigia di diventare costumista per lo sceneggiato della Rai "Questi nostri figli".
Era sempre stato il suo grande sogno, ma lasciare il teatro per gli studi di Via Teulada, nonostante fosse sempre stato il suo sogno, la riempiva di un'inaspettata e indicibile tristezza: era lì che aveva conosciuto le sue amiche, lì che il dottor Viviani aveva creduto in lei per primo, lì che si era innamorata, ricambiata, di Renato. Ma lì l'aveva anche perduto, quando lui aveva creduto che fosse stata lei a provocare Attilio Anselmi, l'uomo che le aveva messo le mani addosso e poi raccontato alla sua famiglia e al giovane cameraman che avesse preso lei l'iniziativa.
Mentre si aggirava con l'appendiabiti con le ruote per trasportare i costumi di scena, si sentiva come la protagonista di un film che stava per partire e lasciare il mondo che l'aveva vista crescere.
A un certo punto sentì qualcuno intruppare alla sua schiena; la ragazza si girò: vide che era Renato, che passava con la telecamera.
<< Scusa, non ti ho visto... >> fece subito la Roversi.
<< Potrebbe essere una delle ultime volte che mi sbatti addosso, visto che andrai a Roma, agli Studi di Via Teulada... >> commentò Lo Monaco.
<< Chi te lo ha detto? >> domandò lei.
<< Qui non si fa altro che parlare di te e della tua possibile partenza. E poi era il tuo sogno, diventare la costumista ufficiale della Rai... >> ricordò il giovane.
<< Te lo ricordi ancora? >> si stupì la ragazza.
<< Come dimenticare il nostro primo incontro? Eri davanti ad uno specchio in sartoria e già ti presentavi come tale... >> rammentò lui con un sorriso.
<< Che vergogna, potevano scoprirmi e allora nemmeno sarei qui a parlarne... >> dichiarò lei.
<< Già allora eri una persona ambiziosa. Hai fatto bene, bisogna puntare i propri obiettivi e rincorrerli finché non li si raggiunge >> affermò l'uno.
L'altra non rispose subito: pensò che quest'ultimo le avesse lanciato una velenosa frecciatina riguardante la brutta avventura con Anselmi.
<< Partirò dopo il matrimonio di Giulia e Andrea. Spero che scelgano presto una data... >> tergiversò dunque.
<< Tornerai a Genova, dopo le riprese? >> chiese il primo, in tono lievemente speranzoso.
La seconda non riuscì a capire bene le sue intenzioni, ma si sentiva morire dentro al pensiero di lasciarlo, nonostante l'avesse trattata male due volte: quando non le aveva creduto e quando l'aveva maltrattata davanti ai colleghi.
<< Non so dirti. Devo vedere cosa succede alla fine delle riprese di "Questi nostri figli", se piaceranno i miei costumi... >> replicò perciò.
<< Sono convinto di sì. Sei brava, lo sei sempre stata >> disse il cameraman.
<< Grazie >> mormorò la sarta, mentre Chiara la chiamava da lontano per i costumi di scena.
Per cui girò i tacchi e corse verso l'amica, mentre Renato iniziò a pentirsi della piega che il destino aveva voluto dare alla loro storia.
***
La Nobili fu perplessa nel vedere che l'amica stava arrivando da sola con gli abiti di scena.
<< Ma Giulia dov'è? >> le domandò infatti.
<< Non lo so. Aveva detto che sarebbe arrivata più tardi, doveva vedersi con Andrea. Penso che si tratti del matrimonio >> spiegò la sarta.
<< Stamattina aveva un'aria strana, come se le fosse successo qualcosa ieri sera, quando è andata a cena dai futuri suoceri >> affermò la cantante.
<< Qualsiasi cosa sia, non credo che ce la dirà di sua spontanea volontà, ma qualcosa mi dice che c'entra Lorenzo >> sentenziò l'una.
<< Dici? >> fece l'altra, appena sentì menzionare il fratello.
<< Da quando sa che si sposeranno, anche lui è diverso, sfuggente e nervoso... >> raccontò la prima.
<< Come adesso, che Giulia e Andrea stanno arrivando insieme, mano nella mano... >> notò la seconda, proprio nel momento in cui la giovane coppia avanzava dentro la sala. Una folla di curiosi si radunò attorno a loro, tra cui Chiara, Rita, Lorenzo e Alberto.
Dei due, Andrea aveva un sorriso soddisfatto e sicuro; al contrario Giulia sorrideva come se qualcuno la obbligasse: era sottinteso che qualcosa non andasse, ma solo Molinari se lo sentiva dentro.
<< Siamo venuti personalmente ad invitarvi alle nostre nozze, che si terranno il primo marzo, per fare contenti tutti... >> enunciò Guerrieri, rivolgendosi soprattutto alla Roversi.
<< Meno male, altrimenti già sarei stata a Roma... >> lo ringraziò quest'ultima.
<< Saremmo molto felici di avervi tutti presenti >> continuò la Fioretti, guardando sopratutto Lorenzo e sentendosi tremendamente in colpa.
<< E noi saremmo molto felici di esserci! >> rispose Oreste, dando il via ad un lungo applauso diffuso.
Solo Molinari non ci riusciva: dentro di lui si faceva strada l'idea che la donna che amava sposasse Andrea perché sotto ricatto.
***
Riuscì a capirci qualcosa cercando di parlarle nel momento in cui rimase da sola.
<< Dimmi che non è vero che stai per sposarti con quello là! >> esclamò, correndole dietro.
<< E invece sì, è appena avvenuto, che ti piaccia o no >> ribatté subito lei.
<< Ma tu non lo ami! >> insistette lui.
<< Ma lui ama me e mi darà una vita stabile, a differenza tua che mi giuri amore eterno e poi ti ritrovi a baciare le prime che capitano! >> gli rinfacciò l'una.
<< Tra me e Flora non c'è niente! L'ho baciata perché era arrabbiato, perché ti avevo vista così affiatata con Andrea! >> replicò l'altro.
<< Addirittura la chiami per nome e poi te ne scordi, pensa quante garanzie potresti darmi... >> commentò la prima, disgustata.
<< E da quando l'amore richiede garanzie, se non i sentimenti sinceri di due persone? >> fece il giovane autore.
<< Che ne sai tu di sentimenti sinceri? >> berciò allora la sarta.
<< Io non ho dimenticato la notte della finale di Sanremo, quando abbiamo fatto l'amore... >> decretò Molinari.
<< Ti supplico di fare silenzio. Mi fossi mai concessa a te, quella notte... >> lo pregò la Fioretti.
<< Che vuoi dire? >> volle sapere Lorenzo, perplesso.
<< Niente, lascia perdere. Io sposerò Andrea, che ti piaccia o no. Se vuoi venire al nostro matrimonio, l'invito è esteso anche a te... >> concluse Giulia.
<< Non presenzierò a una simile pagliacciata! >> sottolineò il ragazzo, mentre la giovane se ne andava, non voltandosi indietro.
***
Eliana invece era su di giri, dopo aver letto una recensione positiva sullo spettacolo Per aspera ad astra: La via del successo; dopo quella negativa di Teodoro Ansaldo, finalmente qualcuno riconosceva il suo valore.
Ovviamente era andata a festeggiare nello studio di Marco, il quale aveva una sorpresa per lei.
<< Chiudi gli occhi... >> le disse. La ballerina ubbidì.
<< Adesso aprili... >> comandò poi.
La ragazza si ritrovò perciò davanti un mazzo di chiavi.
<< Ma queste cosa sono? >> domandò piacevolmente stupita.
<< Sono le chiavi della tua nuova casa, amore mio. È un delizioso appartamento al primo piano in una palazzina ottocentesca del Quartiere Nervi >> disse Donati sorridendo.
<< Una casa tutta per me? >> chiese lei.
<< Per noi. Dove finalmente possiamo incontrarci da soli... >> affermò lui, prendendole le mani.
La Martinetti rimase per un attimo senza parole.
<< Io... >> mormorò emozionata.
<< Che c'è, non ti piace la zona? >> le chiese il capo degli autori.
<< No, è che... Mi dispiace un po' lasciare le ragazze, devo prepararle... >> spiegò la ballerina.
<< Lo so, gli addii sono sempre difficili. Ma tanto nemmeno loro ci rimarranno: la Fioretti si sposa, la Roversi si trasferisce a Roma e la Nobili ormai è lì per fare il grande passo con Mattia... >> le ricordò l'uno.
<< Forse hai ragione tu. Magari sono troppo sentimentale... Ma sai cosa ti dico? Che non vedo l'ora di trasferirmi nella casa nuova... >> cambiò argomento l'altra, cercando di scacciare la tristezza.
***
Genova, 13 febbraio 1967
Donati aveva ragione: le ragazze passavano sempre meno tempo nell'appartamento di Eliana, a partire da Chiara; la Nobili infatti era ormai quasi sempre nell'appartamento al Centro Storico di Mattia, che gli pagava suo padre.
La ragazza si divideva tra il lavoro al Teatro del Casinò e lo studio dei documenti che provavano il fatto che fosse figlia di Aurelio Molinari.
<< Hai trovato qualcosa di nuovo? >> domandò l'autore.
<< Ancora sto studiando le carte. Sono sempre più vicina alla verità, ma sento che non basta... >> rispose la cantante.
<< Che altro ti serve per colpire i Molinari? >> chiese allora Gentileschi.
<< Qualcosa di forte, che possa finire su tutti i giornali da associare alle mie dichiarazioni. Non posso venderle alla prima testata che capita. Insomma, è pur sempre mio padre... >> ipotizzò la Nobili.
<< Cosa sono adesso tutti questi scrupoli? >> volle sapere lui.
<< Non sono scrupoli. Ma voglio che faccia il padre, finalmente. Anche se dovessi trascinarlo in uno scandalo. Però non vorrei che fosse troppo impattante >> si giustificò lei.
<< Allora vuol dire che ci penserò io. Lorenzo è sempre stato la spina nel fianco di Aurelio, sicuramente troverò qualcosa di compromettente su di lui, uno di quegli scandaletti che riempiono i rotocalchi... >> la rassicurò l'uno.
<< Non esagerare però >> si fece promettere l'altra.
<< E va bene, te lo prometto >> spergiurò il giovane, anche se le sue intenzioni erano tutt'altro che scrupolose: percepiva Lorenzo come un antagonista, e avrebbe fatto di tutto per distruggerlo.
***
Genova, 14 febbraio 2017
Finalmente Umberto era arrivato: Elena l'aveva aspettato al porto con il cuore che le martellava nel petto e i paragoni con la storia della nonna stampati in mente.
<< Ti trovo bene... >> osservò Di Biase, vedendola arrivare.
<< Grazie. Merito di un segreto di famiglia... >> confessò la Sebastiani.
<< Hai parlato con tuo padre? >> domandò il pianista.
<< No, con Miriam. Mi ha dato l'album delle foto di mia madre. Oggi, prima di venire qui, le ho sfogliate mentre leggevo il diario di mia nonna. La sua collaborazione mi ha stupita >> confidò la figlia del discografico Antonio Sebastiani.
<< È un bel regalo di San Valentino! >> esclamò lui.
<< Veramente sono altri i regali di San Valentino... >> sorrise maliziosamente lei.
<< Mi sento lusingato. Facciamo un giro? >> propose l'uno.
<< Un giro e magari un aperitivo sono una buona idea! >> concordò l'altra.
E fu davvero una buona idea: nella Giornata degli Innamorati, le vetrine dei negozi di Genova erano addobbate a festa come se fosse Natale o Pasqua.
<< È tutto così meraviglioso... >> sospirò Elena, col naso all'aria.
<< Tutti gli anni a San Valentino ci sono gli addobbi... >> ribatté divertito Umberto.
<< Sì, ma adesso è diverso. Non ho mai creduto nell'amore eterno, non dopo quello che è successo a mia madre. Ma ho capito che nessuno è uguale a qualcun altro, e che non tutto si eredita... >> dichiarò la Sebastiani.
<< No, non tutto si eredita... >> ripeté Di Biase, avvicinando il suo viso a quello della ragazza.
Si baciarono in mezzo al marciapiede, noncuranti che qualcuno potesse vederli: Elena pensò che magari sua nonna e sua madre erano state sfortunate in amore, ma ciò non significava che dovesse accadere anche a lei.
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