Capitolo 11
Sanremo, 11 febbraio 2017
La prima persona che Elena incontrò, la mattina successiva, fu Carla: nonostante si fossero fatte le due di notte per il Festival per la quarta serata consecutiva, la ballerina aveva l'aria sveglissima e un sorriso a trentadue denti.
<< Mi devi raccontare tutto! >> esordì entusiasta.
<< Ma tutto cosa? >> domandò stupita la Sebastiani.
<< Non lo so, siete spariti per un'ora, tu e Umberto. Spiegami tu... >> disse maliziosa la Grandini.
<< Piace a te e sei gelosa? >> tirò a indovinare la coordinatrice delle attività.
<< Ma che dici! E poi se anche avessi dei corteggiatori, è meglio se Jacopo non lo sappia altrimenti fa a botte con qualcuno... >> le confidò la sua interlocutrice.
<< Da quando tu e Jacopo state insieme? >> chiese l'una, sempre più sbalordita.
<< Mica stiamo insieme. Figurati, ci conosciamo da piccoli... Invece tu e Umberto vi siete conosciuti da dieci giorni! >> insistette l'altra.
<< Non è successo niente di piccante, se proprio lo vuoi sapere. Ha continuato a raccontarmi la storia della mia famiglia... >> precisò la castana.
<< Sicura sicura? >> non demorse la bionda.
<< Sicurissima, e adesso andiamo a fare colazione che i pettegolezzi non sostanziano... >> tagliò corto la prima, più per imbarazzo che per convinzione.
La seconda, che aveva capito tutto, sorrise e non parlò più.
***
Lì incontrarono Umberto e Jacopo che si intrattenevano con alcuni dei partecipanti alla gara: per la precisione si trattava di Ermal Meta, Raige e Giulia Luzi, Lodovica Comello e Francesco Gabbani. Stavano cantando la canzone simbolo della kermesse.
<< Perché Sanremo è Sanremo! >> conclusero tutti insieme.
<< Oh, eccovi! >> esclamò Umberto, guardando insistentemente Elena. La ragazza ricambiò lo sguardo, presa dall'atmosfera leggera e festosa. Dopotutto, era la mattina prima della finale.
<< Dai, ricominciamo a cantare. Però mo l'amm a fa' tutt nziem! >> le coinvolse Clementino.
Stavolta attaccarono con "Don Raffaè", la cover che aveva portato il rapper napoletano nella terza serata.
Durante l'esecuzione del brano, Elena e Umberto non fecero altro che guardarsi: la giovane pensò di stare seguendo le orme di famiglia, trovando anche lei qualcuno che le facesse battere il cuore proprio lì, nella Città dei Fiori, come i suoi nonni materni.
Era appena finita la canzone e i quattro ragazzi, congedatisi dagli artisti, avevano cominciato a fare colazione.
A un certo punto un cameriere si avvicinò al loro tavolo.
<< Signorina Sebastiani? >> fece, rivolgendosi ad Elena.
<< Sì? >> rispose quest'ultima.
<< È arrivato suo padre e vorrebbe vederla. Si trova nella stanza 112 >> replicò il giovane.
La Sebastiani rimase pietrificata: aveva dimenticato volutamente che suo padre si sarebbe presentato per presenziare alla giuria di esperti alla finale del Festival.
Ma decise che non era il caso di scappare per sempre: era giunto il momento di affrontarlo.
***
Bussò con vigore alla porta della stanza dove alloggiava suo padre.
Venne ad aprirle lui, e la accolse col migliore dei sorrisi.
<< Tesoro, che bello vederti! >> disse abbracciandola e baciandola su entrambe le guance. Lei rimase rigida, ma cercò di non scomporsi. Non subito, almeno.
<< Hai fatto buon viaggio? >> domandò con fredda cortesia.
<< La Genova-Sanremo è un tragitto che si fa sempre volentieri in questa stagione. Sarebbe venuta anche Miriam, ma aveva da lavorare parecchio... >> rispose il discografico.
<< Capisco >> continuò lei, cercando di mantenere la calma.
<< Ho sentito che hai fatto un ottimo lavoro, questi giorni. Carlo e Maria si sono complimentati con me per il tuo operato! >> esclamò lui entusiasta.
<< Strano, con me non si sono sbilanciati. Hanno preferito nasconderlo, tutto questo entusiasmo. Preferite tutti quanti nascondermi le cose. Vero, papà? >> cominciò a provocarlo l'una.
<< Ma di che stai parlando, Elena? >> chiese l'altro, sbalordito dall'atteggiamento strano della figlia.
<< Sei sicuro di non saperlo? >> proseguì la prima.
<< Senti, oggi sarà una lunga giornata e non ho tempo per gli enigmi, perciò parla chiaro! >> fece il secondo, cercando di mantenere fermezza nella sua voce. Ma ebbe un'incrinazione ed Elena la percepì.
Decise perciò di sferrare il colpo.
<< Di Giulia Fioretti e Lorenzo Molinari. I miei nonni. Di Alba Guerrieri, mia madre. Sempre che sia davvero quello il suo cognome. Di tutta la montagna di bugie che mi avete raccontato tu e Miriam da ventidue anni! >> rinfacciò.
Vide che suo padre era sbiancato, come se una serie di vecchi fantasmi, chiusi nella scatola dell'inconscio solitamente blindata, avessero trovato la forza necessaria per uscire tutti insieme all'improvviso, per ultima una donna coi capelli rosso chiaro, che si buttava da un ponte.
<< Come hai saputo tutto questo? Chi te lo ha raccontato? >> volle sapere Antonio.
<< Non importa. Quello che so è che adesso non ti voglio vedere. Anzi, fammi andare a lavorare. La tua presenza mi mette il nervoso, mi sa di segreti e falsità... >> commentò la giovane, ormai in lacrime, mentre correva via dalla stanza.
***
Corse fino al solito tavolino dove sedeva Lorenzo Molinari.
<< Lorenzo! >> lo chiamò, gli occhi ricolmi di lacrime.
L'uomo se ne accorse.
<< Elena! Cos'è successo? Chi ti ha ridotta in questo stato? >> domandò subito, alzandosi e venendole incontro.
La ragazza abbracciò il nonno biologico.
<< È tornato mio padre, e ha fatto capire che sapeva tutto e che mi ha mentito! >> esclamò lei, esternando tutta la sua disperazione.
<< Mi dispiace tanto... >> commentò l'anziano autore.
<< Sei stato tu a stravolgere la psiche di mia figlia! >> fece la voce di Antonio Sebastiani, sorprendendoli.
<< Antonio... >> fece Molinari.
<< Come hai potuto fare questo? Come puoi aver raccontato tutti quegli orrori a una ragazza così giovane? >> lo aggredì verbalmente il discografico.
<< Lorenzo mi ha raccontato e mi sta ancora raccontando la verità, quella che tu e Miriam mi avete sempre nascosto! >> rinfacciò la ragazza.
<< Quello che abbiamo fatto Miriam e io è stato esclusivamente per il tuo bene, perché non lo vuoi capire? >> ribatté alterato il padre.
<< Io non voglio il mio bene, voglio sapere chi era mia madre, chi erano i miei nonni e perché c'è un vuoto da parte di lei nella mia genealogia familiare, come una sorta di damnatio memoriae! >> dichiarò la figlia.
<< Antonio, Elena ha ragione. Alba non merita di essere dimenticata, e nemmeno Giulia... >> insistette Lorenzo.
<< Zitto, devi stare zitto! Tu l'hai plagiata, non sa quello che dice! Ma non finisce qui. Giuro che dopo al ritorno a Genova ti querelo... >> minacciò Antonio, girando i tacchi e tornando dentro l'albergo.
Elena si accasciò su una sedia e pianse forte. Il nonno materno si sedette accanto a lei e le prese una mano.
<< Ti prego, continua il racconto... Ho bisogno di pensare all'unica cosa che mi interessa in questo momento... >> lo supplicò la giovane.
<< D'accordo. Anche perché l'arrivo di Oreste, il marito di Daria, aveva rimescolato non poco le carte in tavola... >> ricominciò a narrare lui, perdendosi nella dolce scia dei suoi unici ricordi felici.
***
Sanremo, 7 febbraio 1967
Era passata ormai una settimana da quando Oreste Viviani aveva fatto il suo ingresso trionfale al Teatro del Casinò, guadagnandosi un vero e proprio stuolo di seguaci con il suo carisma ammaliante: la sua prima iniziativa era stata scrivere una piece che si contrapponesse a Per aspera ad astra: La via del successo, lo spettacolo con cui Marco Donati aveva l'intenzione di monopolizzare la stagione primaverile del teatro.
Non appena aveva letto la trama, aveva deciso che la storia della ragazza povera ma bella e talentuosa che col suo fascino raggiunge i vertici dello spettacolo era una trama decisamente poco adatta ai cambiamenti sociali degli ultimi anni, di cui erano protagoniste soprattutto le donne: e nonostante considerasse Eliana una brava ballerina, la prosa che la vedeva al centro dell'azione la poneva come la classica donna-oggetto che avrebbe attirato a teatro una folla di avventori maschi assatanati e vogliosi, che sarebbero venuti sicuramente non perseguire il filo del racconto.
Il suo, di spettacolo, intitolato Fate l'amore, non fate la guerra, sarebbe stato incentrato su una serie di numeri dove il filo conduttore sarebbe stata una serie di temi cari soprattutto ai giovani, veicolati grazie alla cultura hippie: l'amore, la pace nel mondo, la libertà di espressione, l'armonia tra gli esseri viventi.
Marco e Arnaldo, appena saputo il suo progetto, gli avevano detto che era un pazzo: presentare quei temi così forti e libertini per un'intera stagione teatrale, sarebbe stato un vero e proprio attentato al senso del pudore e alla morale comune; lui per tutta risposta aveva detto che da due grandissimi ipocriti la lezioncina sulla moralità proprio non la voleva sentire.
Le prove si svolgevano nella sala adiacente a quella dove si svolgeva il Festival: l'altra, la più prestigiosa, l'aveva spuntata Donati.
Il volto di punta sarebbe stato quello di Chiara Nobili: la sua voce aveva letteralmente incantato Viviani, che l'aveva scritturata immediatamente.
Quel giorno, però, la ragazza non si trovava: Giulia e Rita, che si occupavano degli abiti di scena, immaginavano dove potesse essere l'amica; da quando aveva saputo la verità sulle sue origini, la giovane aveva voluto rompere i rapporti con tutto ciò che riguardava la sua vita precedente, compreso il povero Alberto. Anche il suo atteggiamento era cambiato: meno solare e più arrivista, aveva intrapreso una relazione priva d'amore con Mattia Gentileschi.
<< Ma si può sapere dov'è la vostra amica? Nemmeno è famosa e già si fa desiderare come una star? >> saltò su Oreste, innervosito dalla sua assenza.
<< Magari si sta preparando, dottor Viviani... >> inventò la Roversi.
<< Già, lo sa come sono le dive emergenti... >> si accodò la Fioretti.
<< Si sbrigasse, altrimenti non emergerà mai... >> commentò Viviani, rivolgendo la sua attenzione altrove, agli scenografi.
Le due sarte si guardarono: dovevano trovare subito la Nobili, anche a costo di beccarla nel pieno di un amplesso con Gentileschi.
***
In quel momento infatti la cantante e l'autore si trovavano ad amoreggiare nello studio di Oreste Viviani e della sua squadra.
<< Dai, facciamolo sulla scrivania del grande capo... >> lo provocò lei, sorridendo maliziosamente.
<< Non chiedo di meglio... >> accettò lui, seguendola mentre rovesciava a terra tutto ciò che si trovava sul tavolo.
<< Adesso il dottor Viviani andrà su tutte le furie... >> fece la Nobili, in tono canzonatorio, mentre si sdraiava supina sulla scrivania.
<< Chissene frega... Ho sempre sognato di farlo da quando è arrivato! >> esclamò Gentileschi, raggiungendola e buttandosi letteralmente addosso a lei.
Non c'era un vero coinvolgimento emotivo nella relazione che avevano intrapreso: era come se tutto ciò che Chiara avesse intenzione di costruire con Alberto fosse finito, polverizzato da quella maledetta conversazione tra Aurelio e Lorenzo, che le aveva sbattuto in faccia quanto fosse finta la sua esistenza.
<< Adesso però pensiamo agli affari. Ho intenzione di far pagare a Molinari tutti gli anni in cui mi ha rifiutata... >> lo interruppe la giovane, dopo un cospicuo numero di effusioni e gemiti.
<< E che hai intenzione di fare? >> chiese Mattia.
<< Quella di far scoppiare uno scandalo. Uno di quelli che trascinano con sé tutto, come un maremoto. L'importante è che tu stia dalla mia parte >> rispose Chiara, un lampo di follia che balenava negli occhi celesti.
<< Sei una pazza, ma mi piaci proprio per questo! >> decretò il ragazzo, mentre si sdraiavano di nuovo sul tavolo.
A un certo punto la porta si aprì e davanti a loro comparvero i volti imbarazzati di Giulia e Rita.
<< Scusate tanto... >> si mortificò la Fioretti, arrossendo violentemente.
<< Oddio, ragazze... Ci avete fatto prendere un colpo... >> commentò Chiara, trasalendo.
<< Semmai il colpo lo stai facendo prendere tu al povero dottor Viviani, che ti sta aspettando da mezz'ora! >> la rimproverò la Roversi.
<< E beh, se il povero dottor Viviani chiama... >> replicò la Nobili, scendendo dal tavolo. Gentileschi la salutò, fece lo stesso e si ricompose, uscendo dalla stanza.
***
Nella sala principale del Teatro del Casinò si svolgevano le prove di Per aspera ad astra: La via del successo.
Marco si era preoccupato di far stampare un gran numero di cartelloni, dove una sorridente Eliana Martinetti sfoggiava un sorriso a trentadue denti e una posa accattivante per promuovere quello che sarebbe dovuto essere lo spettacolo di punta della stagione primaverile del teatro.
Quasi tutto il corpo di ballo vi prendeva parte, ovviamente sotto la direzione di Daniele Gandolfi, che già mal sopportava l'atteggiamento presuntuoso della Martinetti: adesso che era la protagonista, poi, la reggeva ancora di meno.
Donati aiutava personalmente la sua amante in carica a rendere al meglio le sue doti recitative: peccato che ne fosse quasi completamente priva.
<< Io ho un sogno, e lo realizzerò! Dovessi impiegarci tutta la vita, lo realizzerò! >> gridava convinta, ma con la voce che le usciva parecchio stridula.
<< Eliana, Eliana... Cerca di avere una voce meno nasale, e più diaframmatica... >> cercò di consigliarle l'uomo.
<< Più che? >> domandò la giovane donna.
Il capo degli autori trattenne l'istinto di rompere qualcosa: pensò di aver fatto molto male a puntare tutto su Eliana; era un'ottima ballerina e un'amante portentosa, ma il teatro, quello vero, non era decisamente nelle sue corde. Solo che ormai aveva scommesso su di lei, e doveva tentare di salvare il salvabile.
<< Diciamo che devi farla venire dal ventre, non dalla gola >> specificò.
<< E se poi rimango senza fiato? >> obiettò lei.
<< Perché non provi? >> replicò lui.
<< Ok, ok... Io ho un sogno, e lo realizzerò! >> riprovò la ballerina una seconda volta, ma la voce le uscì chioccia, rauca e più inascoltabile della versione precedente.
<< Magari che ne dici se ci concentriamo prima sulle battute e poi sull'inflessione? >> propose Donati, cercando di celare il nervoso che gli montava dentro come la marea.
Anche Vanessa aveva preso parte allo spettacolo, e fare solo la coprotagonista non le andava affatto giù. Mattia le si avvicinò.
<< Non sa recitare. Non sa fare niente, a parte quattro mossette sul palco. Sta lì solo perché va a letto con Donati, dovevo esserci io al posto suo... >> sbuffò guardando male Eliana che provava insieme a Marco.
<< E dai, almeno qualcosa l'hai ottenuto, o sbaglio? >> la punzecchiò Gentileschi: si riferiva al fatto che avesse riconsolato Alberto dalla separazione con Chiara.
<< Quello sì. Ma non basta: al prossimo spettacolo la protagonista voglio essere io, a costo di azzoppare l'oca bionda! >> pretese la Fontana.
<< E va bene, cercherò di accontentarti... >> promise Mattia. Quella ragazza non si accontentava mai, ma dopotutto anche lui era fatto così: per questo si erano trovati.
***
In quella settimana Rita non era riuscita neanche a trovare un'occasione per riconciliarsi con Renato: una parte di lei, quella razionale, le diceva che non ne valeva la pena, dopo come l'aveva trattata; l'altra invece, quella sentimentale, le suggeriva di dimenticare tutto e ridare vita ad un amore unico, nato nella cornice straordinaria di Sanremo.
Ci aveva pensato tutto il giorno, e a fine turno si era fatta coraggio: perciò, una volta timbrato il cartellino, prese un bel respiro e andò dritta verso il magazzino degli attrezzi di scena, ma quello che sentì furono dei gemiti ritmati, che diventavano più forti man mano che si avvicinava.
Incuriosita nel capire di chi si trattasse, si affacciò alle finestre appannate dal tempo, ma dalle quali riconobbe perfettamente i volti e le fattezze di Renato e di Daria Viviani, la selezionatrice del personale nonché moglie del dottor Oreste Viviani. Erano nudi, e da come si contorcevano sembravano uniti da una passione irresistibile; a quella vista, la Roversi sentì il rigurgito acido del pranzo.
<< È sempre stato così, tra di noi... >> fece una voce alle sue spalle. Era Oreste.
<< Dottor Viviani! Come mai è ancora qui? >> trasalì la giovane.
<< Un bravo capitano scende sempre per ultimo dalla sua nave >> motteggiò l'uomo.
<< Se la sentisse il dottor Donati se la prenderebbe tantissimo... >> rispose lei, con un sorriso mesto.
<< Infatti il mio collega se n'è già andato. Comunque immagino che quel ragazzo le piacesse... >> indovinò lui.
<< Lo amo più di me stessa. Anche se mi ha trattato malissimo. Ha pensato che fossi una poco di buono. Forse lo pensa ancora... >> replicò la sarta.
<< Bene, a Daria non importa se gli uomini con cui va a letto abbiano il cuore impegnato. E io non posso definirmi innocente rispetto al suo comportamento... Mi sono fatto trovare a letto con la sua testimone di nozze, il giorno del nostro matrimonio... >> confessò l'autore.
<< Ma veramente? Io non avrei immaginato che facesse queste cose. Non lo immaginavo neanche di sua moglie... Cioè, mi scusi... È che a volte straparlo... >> ammise l'una, imbarazzata.
<< Ma no, non se ne deve fare una colpa. È una signorina troppo integra per accorgersi delle storture del mondo... >> la rassicurò l'altro.
Improvvisamente, Rita sentì che il colpo infertole da Renato faceva molto meno male; l'idea che uno degli autori più importanti del Teatro del Casinò si fosse fermato a parlare con lei per la seconda volta le faceva allargare dentro il petto una sensazione nuova, che le scaldava il cuore. Una sensazione piacevole ma al contempo pericolosa: Oreste Viviani era un uomo sposato, e lei non voleva essere relegata al ruolo di amante.
<< Devo andare, altrimenti la corriera partirà senza di me. Arrivederci, dottor Viviani... >> lo salutò la prima, sempre un po' a disagio.
<< Arrivederci a lei, signorina Roversi... >> ricambiò il secondo, stringendole la mano.
Poi Rita gli voltò le spalle e si incamminò velocemente verso la corriera, le guance che ancora le bruciavano.
***
Genova, 7 febbraio 1967
Quella sera le quattro ragazze non avevano molto appetito: Giulia cucinò i tortellini in brodo e nient'altro; tuttavia avevano bisogno di qualcosa di forte, per questo Eliana prese quattro flute e una bottiglia di Cognac che le aveva regalato Marco.
<< Andiamo, che c'è molto da dimenticare stasera... >> commentò Rita, mentre la Martinetti riempiva i flute.
<< Ti ho visto silenziosa oggi... >> constatò quest'ultima.
<< Non so più che pensare, di Renato. Insomma, si è riconsolato subito... >> dichiarò la Roversi.
<< Dovevi immaginarlo che lo facesse >> intervenne Chiara.
<< Ma si è riconsolato con la Viviani! >> fece sconvolta la rossa.
<< La Viviani? Daria Viviani? >> domandò sbigottita Giulia.
<< Sì, proprio lei. E il dottor Viviani mi ha detto che è normale, che il loro matrimonio è sempre stato così... aperto >> spiegò la sarta.
<< E da quand'è che il dottor Viviani si confida con te? >> la stuzzicò la ballerina.
<< Si trovava a passare per di lì >> la incenerì con lo sguardo Rita.
<< Non ci sarebbe niente di male se ti innamorassi di lui >> affermò la Nobili.
<< Ma sei pazza? Insomma, io sono una sarta e lui un dirigente, c'è un divario tra di noi... >> si oppose l'una.
<< Nemmeno io ho avuto tutte le fortune che ha Mattia, eppure ci troviamo bene >> sottolineò l'altra.
<< Con Alberto stavate meglio. C'era la magia, la sintonia... >> puntualizzò la Fioretti.
<< Anche tu staresti bene con Lorenzo, che tra l'altro è mio fratello. Cioè fratellastro. Eppure non hai chiuso la porta in faccia ad Andrea >> le ricordò la cantante.
<< È vero, sono parecchi giorni che tenta una riconciliazione e tu non gli dici né sì, né no... >> si accodò la Martinetti.
<< E questo limbo lo spinge a tentare fino a che non avrà una risposta... >> concluse Rita.
<< Ma vi siete alleate, stasera? >> sbuffò Giulia, quando un suono di campanello destò la sua attenzione. C'era la possibilità che fosse di nuovo Andrea anche quella sera. Nel dubbio andò ad aprire.
<< Buonasera, Giulia >> fece infatti Guerrieri. Nascondeva qualcosa dietro la schiena.
<< Che c'è ancora? >> sospirò la Fioretti, stanca di quell'insistenza.
<< Lo so che cosa pensi. Ho sbagliato, sono stato un maschilista. Non volevo, davvero. È che sono stato educato così. Mia madre non si sarebbe mai sognata di avere delle ambizioni al di fuori del matrimonio e della famiglia. Ma i tempi sono cambiati, e io sono pronto a darti tutti gli spazi del mondo, se solo tornassimo insieme... >> la supplicò lui, tendendo un braccio verso di lei: aveva in mano una rosa rossa. La ragazza la prese.
<< Promettimi che ci penserai... >> continuò.
<< E va bene >> concesse Giulia.
<< Allora buonanotte >> la salutò l'uno emozionato.
<< Buonanotte... >> rispose l'altra con un filo di voce.
Non era la prima volta che Andrea la supplicava di tornare insieme, ma quella sera, dopo quelle parole e quella rosa, le era sembrato diverso. Meno impostato e più sincero.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top