Capitolo 10
Sanremo, 10 febbraio 2017. Ore 20:40
La musica del collegamento in Eurovisione suonò a tutti come il segnale che tutto stava per ricominciare: Elena ormai sentiva questo suono da quando guardava il Festival di Sanremo, e tre volte da vicino da quando era coordinatrice delle attività al Teatro Ariston, ma quelle note le davano sempre una certa emozione, come se ogni volta fosse la prima.
Come era successo a sua nonna Giulia, al suo amato Lorenzo e ai loro amici: sentirsi parte di qualcosa di grande, di unico, ecco cosa provavano alle note del collegamento con l'Europa: anche se nel 1967 l'Unione era solo mezza, e cinquant'anni dopo era completa con riserva - a causa del Regno Unito che era uscito a giugno del 2016, causando il fenomeno Brexit.
Suo padre sarebbe venuto l'indomani e lei non sapeva nemmeno se incontrarlo oppure evitarlo, facendosi vedere terribilmente impegnata: non ce la faceva, non dopo tutto quello che pian piano le si svelava davanti agli occhi. La storia della sua famiglia, di cui Lorenzo, Carla, Umberto e Jacopo le elargivano particolari nuovi, cambiava le prospettive che aveva sempre avute su sua madre Alba: mancava ormai poco alla sua nascita, nel racconto a ritroso.
Carlo Conti presentò Maria De Filippi e insieme diedero il via alla quarta serata: la Sebastiani si impose di ritardare i pensieri gravi all'indomani mattina.
***
Ore 21:25
<< Elena, eccoti! >> fece una voce maschile dietro di lei. La giovane si girò e vide che si trattava di Umberto.
<< Ma tu non dovresti essere sul palco? >> domandò la coordinatrice delle attività, sorridendo stupita. In realtà le faceva segretamente piacere l'ipotesi che avesse mollato il palco dell'Ariston apposta per stare con lei.
<< In realtà per "Che sia benedetta" la Mannoia si fa accompagnare al piano da Franco, e siccome fino alla prossima canzone saranno prevalentemente violini, bassi e chitarre, ho un'oretta libera >> spiegò lui soddisfatto.
<< E cosa vorresti fare in quest'oretta libera? >> chiese la ragazza, anche se sapeva già la risposta.
<< Non so... Magari passarla insieme a te? >> confermò il pianista.
Elena accettò l'invito, e insieme sgattaiolarono sulla terrazza dell'Ariston.
<< Ma sei sicuro che possiamo venire quassù? >> sorrise la Sebastiani, con l'adrenalina di chi immagina di fare qualcosa di nascosto.
<< Sei troppo ligia alle regole, come tua nonna. Ma sì, ci possiamo salire >> fece divertito Di Biase.
<< E tu sei sfrontato come Lorenzo, anche se non è tuo nonno... >> rise l'una.
<< Intanto che parliamo delle nostre genealogie, rilassati e goditi il panorama. Che il Festival di Sanremo si svolge solo una volta all'anno... >> la esortò l'altro.
La figlia del discografico Antonio Sebastiani ubbidì: da lassù Sanremo era bellissima, in quella notte di inizio febbraio; il cielo era trapunto di stelle, come affermava Modugno nel testo di "Nel blu dipinto di blu"; il mare luccicava e tirava forte il vento, proprio come sosteneva Dalla in "Caruso"; le luci della città erano distese "come un vecchio addormentato", per parafrasare "Che sarà" di Josè Feliciano.
<< È veramente bellissima! >> esclamò estasiata.
<< È un vero e proprio spettacolo... >> confermò il primo, cingendole le spalle per coprirla dal freddo e per aumentare la vicinanza tra di loro.
Ad Elena batteva forte il cuore: Umberto le piaceva, e per la prima volta non temeva di lasciare qualcuno a causa della paura di aver ereditato le tendenze suicide di sua madre.
Quei racconti stavano lenendo molte sue ferite, e abbattendo i muri che si era costruita intorno negli anni, per non soffrire.
<< Umberto? >> gli domandò perciò.
<< Sì? >> fece questi.
<< In questa oretta faresti in tempo a continuare la storia? >> volle sapere la prima.
<< Ma certo. Eravamo rimasti che tua nonna si era trasferita a casa della mia, dove si era rifugiata anche Rita... >> riepilogò il secondo, mentre si perdevano di nuovo tra i ricordi di quell'anno tormentato e bellissimo.
***
Genova, 1 febbraio 1967
Non appena si alzò e si diresse verso la cucina dell'appartamento di Eliana, Giulia percepì gli sguardi curiosi di quest'ultima e di Rita, le quali volevano capire cosa fosse successo davvero, perché fosse letteralmente scappata di casa per rifugiarsi da loro.
<< So bene che meritate una spiegazione >> mise le mani la Fioretti, accomodandosi mentre la Roversi le versava il caffè.
<< Sicuramente c'entrano o la tua famiglia o Andrea >> indovinò la Martinetti.
<< Tutti e due >> ammise la castana.
<< La cosa si fa interessante... >> commentò la rossa.
<< Ho comunicato la mia decisione di sottoscrivere il contratto e loro... beh... Diciamo che non l'hanno presa bene... >> raccontò Giulia.
<< E certo! Perché secondo loro una donna che si sposa non dovrebbe neanche desiderare di lavorare... >> sbuffò la bionda.
<< Teoricamente sarebbe così... >> intervenne Rita.
Le altre due la guardarono come se parlasse una lingua aliena dalla loro.
<< Però io vorrei accanto un uomo che mi permettesse di realizzare i miei sogni! >> si corresse poi.
<< Se Andrea dice di amarti, sono sicura che ci ripenserà >> la rassicurò la ballerina.
<< Sempre ammesso che è con lui che sogni il tuo futuro... >> indovinò la sarta.
La sua collega per poco non sentì il caffellatte andarle di traverso.
<< Lorenzo! >> esclamarono Rita ed Eliana in coro.
<< Ha fatto tutto lui. Cioè, un po' anch'io, ma... Non è con lui che mi immagino tra dieci, vent'anni... Non mi dà nessuna sicurezza, l'avete visto anche voi com'è fatto... >> rispose Giulia.
<< Però... >> obiettò la Roversi.
<< Però è bello, intelligente, perspicace, intraprendente, creativo, pieno di vita come Andrea non sarà mai >> replicò la Fioretti, sospirando.
<< E allora sappi che la vita non è tra dieci, vent'anni come dici tu. La vita è qui, adesso. E questo contratto non ha fatto altro che sottolinearlo! >> la motivò la Martinetti.
<< Ha ragione lei! E io mi riprenderò Renato! >> aggiunse Rita con la stessa partecipazione.
Poi risero tutte insieme: sembravano tre suffragette fuori tempo massimo, ma sapevano di combattere una battaglia giusta.
***
Sanremo, 1 febbraio 1967
Giulia raccontò quello che le era accaduto anche a Chiara, in corriera, non appena si aggiunse al terzetto.
La lite della Fioretti col fidanzato Andrea non sfuggì a Lorenzo, il quale, non appena scesero, le andò vicino chiedendole spiegazioni.
<< Ma veramente hai lasciato il tuo futuro sposo? >> le chiese.
<< Non per i motivi che pensi tu >> rispose subito la ragazza.
<< Non credo di essere così importante... >> fece lui.
<< Ah, da come ti sei sempre comportato pensavo fosse il contrario... >> lo sfottè lei, cercando di superarlo. Ma Molinari non demordeva.
<< E allora spiegami perché dovresti avere mollato non solo il tuo fidanzato perfetto, ma anche casa tua per andare ad abitare dalle ragazze! >> esclamò infatti.
<< Hai origliato la nostra conversazione? >> domandò l'una, scandalizzata.
<< Eravamo in corriera, probabilmente avrà sentito anche l'autista >> commentò l'altro, in tono sarcastico.
<< Vuoi sapere perché è successo quello che è successo! Perché voi uomini siete tutti uguali, ecco perché! Perché non appena una donna vuole decidere da sola della sua vita a voi non va bene! >> sbottò la prima.
<< Io non sono come gli altri. Ti ho sempre incoraggiata >> replicò il secondo.
<< Tu non sei diverso solo perché... abbiamo fatto l'amore. Io non ti conosco e tu non conosci me, almeno non quanto ci conosciamo Andrea e io >> specificò la sarta.
<< Vorrai perdonarlo, dopo tutto questo? >> volle sapere l'autore.
<< Ti prego, lasciami in pace... >> si scansò la giovane, superandolo velocemente.
Non aveva intenzione di preoccuparsi né di Guerrieri né di Molinari: per una volta voleva preoccuparsi solo di sé stessa e dei suoi sogni.
***
Rita mantenne fede alla promessa fatta a colazione: andare a cercare Renato e parlare con lui di ciò che era successo con Attilio Anselmi; lei era la parte lesa e non avrebbe dovuto giustificarsi di niente, ma poiché il giovane cameraman apparteneva alla classe della maggior parte degli uomini per cui se una donna subiva un episodio spiacevole era perché se l'era cercato, si sarebbe dovuta operare per convincerlo del contrario.
Ne approfittò in pausa pranzo, mentre il ragazzo era andato a fumare una sigaretta coi colleghi.
<< Renato! >> lo chiamò.
Ma Lo Monaco fece finta di non sentirla, continuando a ridere e scherzare con gli altri cameramen del Teatro del Casinò.
<< Renato, non fare finta di non sentirmi! >> insistette lei, andando incontro al gruppetto.
<< Mi sa che la tua spasimante reclama... >> disse uno di loro, mentre se ne andava dentro con gli altri, alla chetichella.
<< Che vuoi? >> fece lui, brusco.
<< Ti voglio spiegare come sono andate le cose... >> rispose l'una.
<< Ah, sentiamo. Tu e Anselmi avete fatto l'aperitivo con lo spritz, nel retrobottega? >> la sfottè l'altro, pieno di risentimento.
<< È vero, sono andata da Anselmi. Ma per fargli vedere i miei vestiti, non certo per farmi lanciare con certi... mezzucci >> replicò la prima.
<< E non è quello che fate voi donne, forse? Guarda la tua amica ballerina, Eliana. Non va a letto col dottor Donati? E adesso è la nuova stella della stagione primaverile del teatro! >> rinfacciò il secondo.
<< Ma come puoi pensare questo di me? Pensavo che fossi diverso... >> affermò la sarta, svuotata da tutto quel disprezzo. Le veniva da piangere: era vittima di un sistema corrotto e maschilista, e l'uomo che amava, invece di schierarsi dalla sua parte, la reputava una poco di buono.
<< Anch'io pensavo che fossi diversa. E adesso lasciami in pace. Ho da lavorare e suppongo anche tu >> concluse freddamente il cameraman, gettando la sigaretta a terra e schiacciandola per spegnerla.
<< Buona giornata, Renato! >> si congedò la Roversi, indignata, voltandosi di scatto e correndo verso la sartoria. Non voleva versare neanche una lacrima, ma aveva un groppo in gola e molta difficoltà a trattenerlo.
Correndo a testa bassa, non si accorse di essere andata a sbattere contro qualcuno; alzò la testa di scatto: davanti a lei c'era un uomo alto, sulla quarantina, con i capelli castani pettinati a destra e grandi occhi azzurri incorniciati da un paio di occhiali rettangolari. Aveva l'aria intellettuale.
<< Scusi... Non l'ho vista... >> si giustificò la giovane, piena d'imbarazzo.
<< Mi scusi lei. Comunque piacere, Oreste Viviani >> si presentò lo sconosciuto.
<< Vi...Viviani? >> domandò la ragazza.
<< Oreste! Che ci fai qui? >> intervenne Daria.
<< Sei sorpresa, eh? Sono stato reintegrato nel team degli autori! >> rivelò Oreste.
<< Ma quindi voi siete... >> indovinò Rita.
<< Marito e moglie. Purtroppo >> ammise la selezionatrice del personale.
***
L'entrata nell'ufficio degli autori fece cadere le mandibole di tutti i presenti, specialmente quelle di Donati e di Frangimei.
<< Oreste! E tu che ci fai qui? >> domandò Marco. Tra i due non correva buon sangue.
<< Ti vedo contento di vedermi esattamente quanto mia moglie, caro Marco... >> lo sfidò Viviani.
<< Pensavamo tutti che ormai fossi fuori dal sistema del Teatro del Casinò... >> commentò Arnaldo.
<< Dall'organizzazione del Festival, forse. Ma è finito, e perciò eccomi qui! >> esclamò Oreste.
<< Se sei venuto a mettere zizzania, sappi che non abbiamo tempo per questi giochetti. Stiamo per preparare uno spettacolo che impegnerà tutta la stagione teatrale... >> mise le mani avanti Marco.
<< Per aspera ad astra: La via del successo! >> intervenne Mattia, mettendosi al fianco dei suoi superiori.
<< È la storia di una ragazza di origini umili ma di grande talento che realizza il suo sogno di diventare una stella della danza >> spiegò Frangimei.
<< E l'adorabile fanciulla che hai scelto lavora qui al Teatro del Casinò? >> chiese Viviani.
<< Te la presento subito, l'ho fatta chiamare... >> commentò il capo degli autori, aprendo la porta ad Eliana, che entrò all'interno di quella stanza di soli uomini col più sfavillante dei sorrisi, andandosi a mettere accanto al suo mecenate e amante.
<< Oreste, lei è Eliana Martinetti, la stella più brillante del corpo di ballo. Eliana, questo è un mio vecchio amico e collega, Oreste Viviani >> li presentò.
<< Viviani? Per caso lei è il marito della signora Daria? >> domandò la Martinetti.
<< Sì, sono io. E non si offenda, signorina, ma se permette vorrei fare uno spettacolo tutto mio, all'interno della stagione primaverile >> confermò lui.
<< Reputa che io non sia abbastanza brava, peraltro senza conoscermi? >> fece stizzita lei.
<< Diciamo che ormai ha fatto tutto il mio collega Donati. Non ci sarebbe nulla di mio, nel vostro spettacolo. Per questo ho deciso di ripartire questo reparto per squadre, i cui membri verranno opportunamente scelti tra me e te, Marco >> specificò il nuovo arrivato.
<< Benissimo. Allora sappi che Arnaldo Frangimei e Mattia Gentileschi rimangono con me! >> decise Donati.
<< Dottor Viviani, per qualsiasi cosa può contare su di me! >> si offrì volontario Lorenzo.
<< E ti pareva che non facesse il bastian contrario... >> bofonchiò Mattia.
<< Grazie mille, signor... >> fece l'uno.
<< Molinari. Lorenzo Molinari >> si presentò l'altro.
<< Perfetto, Molinari. Benvenuto nel mio team. Lei sarà il primo membro. E adesso continuiamo a scegliere... >> decretò Oreste.
La guerra tra lui e Marco si era rinnovata: in realtà era cominciata molto tempo prima.
***
Daria aspettò che Renato passasse per il corridoio che dava sul cortile interno, e lo chiamò sottovoce.
<< Che c'è? >> fece lui in tono nervoso. Da come le aveva risposto, sembrava che la loro conoscenza fosse parecchio approfondita.
<< Ho bisogno di sfogarmi >> disse lei, e lo condusse nel magazzino delle scope, dove decisero di togliersi qualche sfizio come facevano da ormai due anni. Renato l'aveva allontanata solo quando aveva conosciuto Rita, ma da quando avevano litigato si riteneva perfettamente libero e disponibile.
La Viviani invece era sposata da dieci anni con Oreste, ma era come se nessun vincolo matrimoniale li avesse mai uniti.
<< È tornato mio marito >> ammise, dopo che avevano dato libero sfogo ai rispettivi istinti.
<< Il dottor Oreste? >> domandò il cameraman.
<< Chi altri? Dovevi vederlo, era andato a sbattere addosso ad una delle sarte, rischiando di travolgerla... >> ribatté nervosamente la selezionatrice del personale.
<< Così come è abituato a "travolgere" lui? >> indovinò il giovane.
<< D'altra parte è un esperto... >> sbuffò la donna. Nutriva un rancore nei confronti di quel marito fedifrago fin dalla prima notte di nozze, quando l'aveva trovato a letto con una delle testimoni di lei. Da allora avevano giaciuto insieme solo per procreare: per il resto ognuno aveva sempre fatto vita a sé, e i figli non erano mai arrivati.
<< C'è qualcuno in questo posto? >> fece una voce maschile scocciata, proveniente dal corridoio.
<< Devo andare... Ci vediamo ancora! >> ricordò Daria a Renato, ricomponendosi per poi andare incontro all'ospite.
<< Buongiorno, desidera? >> esordì sorridendo.
<< Sono Aurelio Molinari e sto cercando Marco Donati. È il capo di mio figlio Lorenzo! >> decretò l'illustre visitatore.
La Viviani associò immediatamente i due per capire la parentela che li legava e allora capì: quel ragazzo scaltro aveva mentito a tutti. E molto probabilmente col carattere intraprendente che si ritrovava sarebbe andato subito d'accordo con Oreste.
<< Venga, la accompagno subito! >> esclamò la donna, cogliendo la palla al balzo.
***
Marco si era messo a lavorare alla scrittura di Per aspera ad astra: La via del successo con quelli che si erano schierati con lui.
Daria bussò alla sua porta.
<< Chi è? >> chiese brusco.
<< Sono Daria. C'è il signor Molinari che vorrebbe parlarle >> rispose la Viviani.
<< Di' a quel traditore di Lorenzo che ormai ha scelto di lavorare per tuo marito e non può tornare indietro! >> ribatté Donati da dietro la porta.
<< Non si tratta di Molinari figlio, ma di Molinari padre. Aurelio Molinari >> specificò la selezionatrice del personale.
Un secondo di silenzio seguì le parole di lei.
<< Uscite tutti! >> comandò il capo degli autori, non appena sentì quel nome. I suoi collaboratori aprirono la porta e uscirono tutti dall'ufficio, per ultimo Mattia, che guardò il titolare della Molinari Elettrodomestici S.p.A. e capì ogni cosa.
<< Faccia accomodare il dottor Molinari! >> disse poi a Daria, che ubbidì, poi Donati le chiese se potevano rimanere da soli e la donna si congedò chiudendo la porta dietro di sé.
<< Lei è il famoso Marco Donati, vero? Mio figlio mi ha parlato di lei... >> indovinò Aurelio, scrutando il suo interlocutore.
<< Male, immagino. Non mi stima particolarmente >> ipotizzò questi.
<< Non è questo ciò che conta. Mio figlio deve andarsene di qui. E alla svelta >> replicò subito Molinari.
<< E se posso chiederlo, di cosa si tratta? >> volle sapere Donati, ma in quel momento la porta si aprì di scatto. Lorenzo era sull'uscio, livido di rabbia.
<< Che ci fai tu qui? >> gli domandò senza mezzi termini.
<< Quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio >> ribatté suo padre.
<< Io vi lascerei da soli... >> si congedò prontamente Marco. Aveva appena scoperto che Lorenzo era il figlio di un magnate dell'industria elettrodomestica italiana, e tanto gli bastava.
Il ragazzo chiuse la porta con violenza.
<< Come ti sei permesso di presentarti qui? >> esordì in malo modo.
<< E me lo chiedi anche? Io speravo che questa farsa finisse, il tempo del Festival. E invece... Ma ti rendi conto che così rischi di vederla tutti i giorni, specialmente dopo quello che ti ho detto? >> gli ricordò l'uomo.
Proprio in quel momento Chiara passava per il corridoio del piano degli uffici: Lorenzo aveva parlato di lei ad Oreste Viviani per il nuovo progetto teatrale che aveva in mente.
<< Perché, come pensi che mi senta al pensiero che Chiara sia mia sorella? Che tu abbia costretto Serena a mentire per anni, e che lei stesse a questo vile ricatto per tenersi il posto di segretaria della tua azienda? >> gli rinfacciò Lorenzo.
La giovane Nobili avrebbe voluto capire male. Avrebbe voluto che non si riferissero né a lei né a sua madre.
<< Non c'è stata altra scelta. A volte per vivere a questo mondo bisogna scendere a compromessi che non sempre ci piacciono >> sentenziò il primo.
<< Beh, sappi che io non farò mai la tua stessa fine! >> concluse il secondo, con voce carica di disprezzo.
Chiara intanto era corsa via, il cuore che le martellava nel petto come se volesse uscire.
***
Corse via dal piano degli uffici, come sperando che quella verità infame potesse non seguirla mentre si rifugiava nel cortile interno e che lì nessuno si accorgesse del suo dolore.
Per anni aveva aspettato solo che suo padre assumesse un volto e un nome, e tutte le volte, invece, si manifestava solo con un assegno mensile; aveva passato tutta la sua esistenza a cercare di diventare famosa proprio perché l'uomo che l'aveva generata si accorgesse di lei, e invece adesso scopriva che non solo sua madre era perfettamente consapevole di chi fosse, ma che lui stesso si rifiutasse di conoscerla. Il tutto per il bene della sua famiglia legittima.
Dulcis in fundo, in quelle settimane non aveva fatto altro che lavorare a stretto contatto con Lorenzo Molinari: il suo fratellastro.
Persa in questi pensieri, non si accorse di essere andata a sbattere contro Alberto, che passava di lì.
<< Amore mio, cos'è successo? >> domandò lui vedendola in quello stato.
<< Mia madre mi ha sempre mentito, mi hanno mentito tutti, ho vissuto per venticinque anni in una bugia! >> esclamò lei disperata.
<< Amore, ti prego, calmati e ragiona con lucidità... >> cercò di tranquillizzarla l'uno.
<< Ma lucidità cosa? Mio padre è Aurelio Molinari, il padre di Lorenzo! Come faccio a restare calma? >> sbottò l'altra, in lacrime.
<< E come lo hai scoperto? >> chiese il pianista, inconsapevole del fatto che l'industriale fosse andato dal figlio.
<< Li ho sentiti! E Lorenzo lo sapeva, lo sapevano tutti tranne me! >> continuò la cantante, in preda al livore e al risentimento.
<< Chiara... >> volle consolarla Grandini.
<< Ti prego, lasciami stare. Ho bisogno di rimanere da sola... >> lo allontanò la Nobili, scansandolo per tornare dentro.
Aspettava solo che arrivasse l'ora del rientro per passare a casa, raccogliere le sue cose e andare il più possibile lontano da sua madre.
***
Genova, 1 febbraio 1967
Quello che la ragazza non si aspettava era che Serena, sapendo che il suo datore di lavoro sarebbe venuto al Teatro del Casinò per parlare con il figlio e temendo che Chiara potesse carpire qualcosa, si era precipitata a casa prima della fine dell'orario di lavoro.
<< Tesoro, sei tu? >> fece la segretaria, sentendo girare la chiave nella serratura.
Sofia ed Riccardo stavano studiando nelle rispettive stanze.
Ma Chiara non rispose. Andò dritta in camera sua e tirò fuori la valigia, cominciando a riempirla con vestiti presi in fretta e furia dall'armadio; la sorella, che condivideva la camera con lei, fu sbalordita da quel gesto.
<< Che stai facendo? >> domandò Serena, vedendo che la sua primogenita stava facendo i bagagli.
<< Quello che avrei dovuto fare da tempo, non condivido lo stesso tetto con una bugiarda! >> rispose indispettita la Nobili.
<< Di che stai parlando? >> chiese allora la madre.
La giovane smise di preoccuparsi della valigia e la guardò con gli occhi azzurri ridotti a fessure.
<< E hai anche il coraggio di fare finta di niente? So chi è mio padre, l'ho sentito oggi a Sanremo mentre ne parlava con suo figlio Lorenzo! >> rispose furiosa.
<< Non è possibile... >> mormorò l'una, sbigottita.
Sofia guardava la scena con gli occhi sbarrati, addossata all'uscio della stanza. Presto fu raggiunta anche da Riccardo.
<< Per quanto avevi intenzione di nascondermi una cosa simile? Altri venticinque anni, magari? Ho passato tutta la vita a sentirmi dire che ero la figlia di nessuno, e stessa cosa Sofia e Riccardo. Cosa ci hai guadagnato da questo silenzio? >> la affrontò l'altra.
<< L'ho fatto per il tuo bene. Per il vostro bene. Se l'alternativa è un padre che se ne frega di voi, meglio non averlo affatto, no? >> rinfacciò la prima.
<< Questo lo dici tu. Io comunque dentro questa casa non ci resto! >> decise la seconda, prendendo la valigia e dirigendosi verso la porta. I fratelli e la madre la seguirono.
<< Non te ne andare... >> la pregò Sofia.
<< Ci mancherai molto >> aggiunse Riccardo.
<< Anche voi mi mancherete. Ma credetemi, è giusto così... >> li consolò lei, abbracciandoli.
<< Dove andrai? >> volle sapere Serena.
<< Ovunque, basta che non sia qui >> commentò la ragazza, chiudendo la porta dietro di sé e non voltandosi indietro.
***
Suonò al campanello dell'appartamento di Eliana che la proprietaria e le altre ragazze stavano preparando la cena.
<< Chiara! >> esclamò la Martinetti, trovandosela davanti.
<< Posso restare qui? >> domandò la Nobili.
<< Dai, entra... >> la accolse la ballerina.
Nel frattempo Giulia stava apparecchiando la tavola e Rita cucinando la pasta col pesto di pinoli.
<< Ragazze, mi sa che dobbiamo aggiungere un coperto... >> commentò Eliana.
<< Chiara! >> esclamarono due sarte in coro.
<< Buonasera >> le salutò la cantante.
<< Cos'è successo? >> domandò la Fioretti.
<< Ho litigato con mia madre >> ammise la nuova arrivata.
<< Ma litigato di brutto? >> volle sapere la Roversi.
<< Ho scoperto chi è mio padre nel peggiore dei modi, e che ho anche un fratello >> spiegò Chiara.
<< Un fratello? >> si accodò Eliana.
<< Sì, un fratellastro. È Lorenzo Molinari >> replicò la ragazza con i riccioli biondo chiaro.
Il piatto in più preso da Giulia le scivolò dalle mani e si ruppe a terra in mille pezzi, a sentire quel nome.
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