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In realtà non vorrei fare la parte di quella che si isola durante l'intervallo, ma non posso farne a meno. L'idea di appollaiarmi sul termosifone del corridoio con un libro in mano è la mia massima aspirazione ed è solo la seconda settimana di scuola. Spero di non passare per presuntuosa se dico che non ho ancora trovato qualcuno di più interessante dei personaggi dei libri che leggo con cui scambiare due parole durante i quindici minuti di pausa di metà mattina.

Probabilmente per i miei compagni varrà lo stesso principio visto che non riesco a legare con nessuno, forse non mi trovano abbastanza simpatica oppure abbastanza bella oppure... Oppure non lo so e non lo voglio sapere. Non voglio perdere tempo a pensare a cosa non piaccia di come sono fatta perché la loro opinione non è per nulla importante se io mi accetto esattamente per come sono.

So di non essere perfetta e nemmeno lo voglio essere: quei corpi super modellati a cui aspirano con tanto ardore mi farebbero venire voglia di urlare che è meglio se c'è qualche curva in più perché non è che così magri si stia bene sempre. Lo sappiamo però che piega sta prendendo il mondo e ovviamente i ragazzi preferiscono loro a me, ma non importa.

Sono sempre stata quella invisibile, quella strana, quella col libro in mano mentre loro, da patetici esibizionisti, sfoderavano cellulari super tecnologici con cui realizzare scatti da fotografi professionisti come se fosse indispensabile possederne uno.

Ma si può giudicare le persone anche in base a quale tipo e a quale marca di smartphone hanno? Mi fa ridere questa cosa perché alla fine le trovano tutte per farmi sentire una sfigata e mi ci dovrei pure sentire ai loro occhi, invece no, non mi sento per nulla sfigata. Chi sono loro per pensare che io lo sia? È la mia vita contro la loro: non hanno tutto questo potere o meglio non lo devono avere e non lo avranno perché io non gliel'ho mai lasciato, nemmeno quando eravamo alle medie.

Mi avvicino con passo cadenzato al "mio" termosifone, con il libro che sto leggendo in questi giorni nascosto sotto la felpa. Mamma mi aveva pregato di farmi degli amici e di non isolarmi come faccio sempre, ma è impossibile pensare di poter condividere un'opinione con rincitrullite che pensano solo a svestirsi e a rimorchiare.

Ehi, esistono anche altre cose nella vita. Tipo leggere, studiare, diventare una persona onesta che non ha voglia di bruciare le tappe perché ha sempre odiato la puzza di fumo. Ho 14 anni, in fondo, non ne ho mica 30. Perché devo passare il mio tempo a spogliarmi e a cercare in tutti i modi qualcuno
che mi faccia perdere la verginità solo per non sentirmi diversa dagli altri? Chi l'ha detto che la debba perdere proprio a 14 anni? Non sono un vasetto di uno yogurt in scadenza sopra lo scaffale di un supermercato che spera di essere preso dal primo che passa.

Poi non mi sentirei pronta comunque: i miei coetanei sono solo degli stupidi e i ragazzi grandi una come me non la considerano nemmeno di striscio. Vogliono quelle che ci stanno subito, magari nei bagni scrostati delle discoteche, umiliate e ridotte a perderla in uno spazio angusto, col ragazzo che prima ha offerto un drink e ora è lì a sfogarsi, senza nessuna passione, nessun amore. Ma ci rendiamo conto di quanto si sia abbassata l'umanità? Altro che perdere la verginità, dovrebbero dire piuttosto come buttare la propria dignità alle ortiche!

Mi siedo sul termosifone, sollevo la felpa ed estraggo il libro. Proprio nel momento in cui sto per aprirlo la mia nuova prof di geostoria si avvicina. Si appoggia alla parete del muro e mi osserva.

Perché gli adulti non possono semplicemente fregarsene se preferisco stare qui piuttosto che condividere l'ossigeno con quei citrulli dei miei compagni di classe?

- Vieni sempre qui a passare l'intervallo? - mi chiede, abbozzando un sorriso.

Annuisco, senza rispondere. Non potrebbe lasciarmi in pace? Spero solo di non essere il prossimo caso umano che voglia aiutare a crescere visto che su di lei in giro circola questa voce. Non voglio diventare come la Giulia di seconda O. Dicono che fosse così gentile, ma talmente fragile da credere a tutto. Quando la prof le ha detto che doveva iniziare a vestirsi meglio e a credere di più in se stessa è diventata la ragazza più desiderata della scuola. Mi chiedo però se sia davvero felice.

- Non credi sia meglio chiudere quel libro e iniziare a socializzare con i compagni?

- Sinceramente? No. Non abbiamo nulla in comune.

- Ma come fai a saperlo se non ci parli nemmeno?

- Lo so e basta. Vedo come si comportano, come si atteggiano, cosa dicono.

- I libri non salvano sempre.

- Non ho bisogno di essere salvata. Io mi accetto così come sono, non vedo nulla che non vada nella mia vita.

- Non fare la testarda, Isabella, lo sai anche tu che la vita reale è una cosa e i libri sono un'altra. Non puoi pensare di crescere con il naso nei tuoi libri. Almeno ammetti di essere timida e di aver bisogno di una mano a socializzare. Se vuoi te la do io. Ogni giovedì pomeriggio organizzo un tè a casa mia con i ragazzi di prima che vogliono venire. Ci sono tante tue coetanee che vengono. "Il tè delle prime" è un ottimo progetto di socializzazione.

- Non mi interessa, grazie - rispondo, allontanandomi.

Da quando i professori si interessano della vita privata degli studenti? Proprio non lo sopporto. Non le è mai venuto in mente che gli studenti andranno da lei a prendere il tè solo per ingraziarsela coi voti tra una tazza e l'altra? Nemmeno il tempo di riaprire il libro che la campanella suona. Scocciata, rimetto il libro sotto la felpa e mi dirigo in classe con la voglia di ascoltare la lezione di matematica praticamente sotto le scarpe.

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