Troppo Vicini


Dopo aver parlato, torniamo dagli altri.

Carl è più silenzioso del solito.

I suoi amici ci guardano, curiosi, ma nessuno dice nulla.

Sanno che Carl non è il tipo da spiegazioni.

E io?

Io sono ancora scossa.

Perché quello che mi ha detto non era una minaccia.

Non era una frase detta tanto per.

Lui lo farebbe davvero.

Torniamo ad Alexandria poco dopo.

La giornata non è ancora finita, così Carl decide di allenarsi.

E io, ovviamente, lo seguo.

L’allenamento è duro, ma non mi tiro indietro.

Carl mi provoca, mi sfida, mi mette alla prova.

Mi prende in giro quando perdo l’equilibrio, ride quando lo colpisco troppo piano.

E io lo odio per questo.

Ma allo stesso tempo, mi piace.

Perché so che mi sta rendendo più forte.

Più veloce.

Più pronta.

E alla fine, entrambi siamo distrutti.

Ci buttiamo sul divano, troppo vicini come sempre.

Io mi sdraio con la testa sullo schienale, Carl si sposta accanto a me, rilassato.

Siamo sudati, stanchi, ma nessuno di noi due ha voglia di alzarsi.

E poi succede.

Un gesto senza pensarci.

Carl si muove, cambia posizione.

E la sua mano mi sfiora l’interno coscia.

Troppo in alto.

Troppo vicino.

Mi irrigidisco all’istante.

Lui si blocca.

Si accorge subito di cosa ha fatto.

Si stacca di scatto.

Ma il problema?

È che è troppo tardi.

L’abbiamo sentito entrambi.

E ora, l’aria è più pesante.

Più tesa.

Più pericolosa.

Carl si gira verso di me, lo sguardo più scuro.

Non dice nulla.

Non si scusa.

Perché non è il tipo.

E io?

Io lo guardo.

E per la prima volta, non so cosa fare.

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