ti odio


Carl non parla.

Non si muove troppo in fretta.

Mi lascia il tempo di scappare, se voglio.

Ma io non scappo.

Quando le sue braccia mi circondano, il mio corpo si irrigidisce all’istante.

Non sono abituata a questo.

Non così.

Non senza dolore.

Non senza paura.

Ma con Carl è diverso.

Non stringe troppo.

Non mi forza.

Rimane solo lì, il suo respiro caldo vicino al mio orecchio, il battito del suo cuore lento e pesante contro il mio petto.

E io cedo.

Chiudo gli occhi e lascio che il mio corpo si pieghi leggermente contro di lui.

Le mie braccia si muovono da sole, trovando la sua schiena.

Lo stringo.

Piano, all’inizio. Poi più forte.

Mi aggrappo a lui come se fosse l’unica cosa che mi tiene in piedi.

Lui lo sente.

Sento il modo in cui il suo corpo si tende appena, sorpreso.

Ma non dice niente.

Mi lascia fare.

Mi lascia respirare.

Il nodo in gola si stringe, e prima di potermi fermare, le parole mi scivolano via.

«Ti odio.»

Carl si ferma.

Sento il suo petto sollevarsi con un respiro profondo.

Poi, piano, abbassa la testa vicino al mio orecchio.

«Lo so.»

Non si allontana.

Non mi lascia andare.

Solo dopo qualche secondo, la sua voce torna a riempire il silenzio.

«Non lo dirò a nessuno.»

Rimango immobile.

Lo sa.

Sa che questa debolezza è solo sua.

Qualcosa che ho lasciato vedere solo a lui.

Carl stringe appena la presa.

«Non devi più preoccuparti.»

Chiudo gli occhi.

Mi lascio andare solo per un secondo.

Solo questa volta.

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