sul filo del rasoio


La tensione tra me e Carl è sempre lì.

Ci segue ovunque.

Anche fuori dalle mura.

Soprattutto quando litighiamo.

Siamo in spedizione, in un vecchio edificio abbandonato, a cercare rifornimenti.

Io apro un cassetto con troppa forza.

Carl sbuffa.

«Sei troppo impulsiva.»

«E tu sei troppo controllato.»

«Qualcuno deve esserlo.»

Sbatto il cassetto e lo guardo storto. Mi sta facendo incazzare.

«Sai che c’è? Mi sono rotta il cazzo di questo tuo atteggiamento da capo.»

Carl mi guarda con calma apparente. Troppa calma.

«E io mi sono rotto il cazzo di dover stare sempre attento a te.»

Le sue parole sono benzina sul fuoco.

«Non hai bisogno di stare attento a me!»

«No?»

«No!»

La mia voce rimbalza contro le pareti vuote.

Carl si passa una mano sul viso. Vorrebbe urlare, ma non lo fa.

Stringe i denti, il respiro pesante.

«Cristo, Zaira…»

Poi, all’improvviso, si muove.

Troppo veloce.

Mi spinge contro il muro con un colpo secco.

Il mio respiro si blocca.

Carl è addosso a me.

Le sue mani premute ai lati della mia testa.

Il petto che sfiora il mio.

Gli occhi troppo vicini, troppo scuri, troppo arrabbiati.

Ma non sta solo incazzato.

C’è altro.

C’è sempre altro.

«Cosa cazzo vuoi da me?» sussurro, il cuore martellante.

Carl inspira forte.

E poi lo dice.

«Voglio baciarti.»

Il tempo si ferma.

Le sue dita si serrano contro il muro.

Il suo respiro sfiora la mia pelle.

È vicino.

Troppo.

E per la prima volta non so cosa fare.

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