Solo Noi Due
La casa è silenziosa.
Fuori, Alexandria è ancora sveglia, ma qui dentro…
Ci siamo solo io e Carl.
Dopo tutto.
Dopo i mesi passati lontani.
Dopo le parole non dette.
Dopo averlo quasi perso.
Siamo di nuovo qui.
Sul divano, vicini.
Troppo vicini.
Eppure, non abbastanza.
---
Carl è seduto accanto a me, rilassato.
Una gamba appoggiata al tavolino, il braccio sullo schienale del divano.
Il cappello leggermente storto, gli occhi incollati a me.
Mi sta guardando.
Da minuti interi.
E io faccio finta di niente.
Fingo di non notare come il suo sguardo mi scivoli addosso, come se stesse cercando di imprimersi ogni singolo dettaglio.
Ma la verità?
Lo sto facendo anche io.
---
Mi sposto appena, avvicinandomi un po’ di più.
Solo qualche centimetro.
Solo per vedere se reagisce.
E lo fa.
Le sue dita scivolano piano sul mio ginocchio, leggere, appena un tocco.
Ma abbastanza per farmi trattenere il respiro.
Abbastanza per farmi impazzire.
Mi mordo il labbro, fingendo ancora di niente.
Carl se ne accorge.
Lo so perché sorride appena.
Poi, con una calma snervante, la sua mano si sposta.
Scivola lungo la mia coscia.
Il tocco è lento, leggero.
Ma lo sento ovunque.
Mi viene da ridere piano.
«Mi stai toccando o sto immaginando?»
Carl solleva un sopracciglio, il suo dito sfiora appena la pelle scoperta sopra il ginocchio.
«Ti dà fastidio?» chiede, con quella sua voce bassa e sicura.
«No.»
Lo dico troppo veloce.
Troppo convinta.
E Carl lo nota.
Il suo sorriso si allarga appena.
«Bene.»
---
Le sue dita continuano a sfiorarmi.
Dalla coscia, risalgono piano.
Lente.
Intenzionali.
Si fermano sul fianco, sulla pelle esposta tra la felpa e i pantaloni.
Mi prende appena con la punta delle dita, come se stesse cercando di capire quanto può spingersi oltre.
Io?
Io non mi sposto.
Non dico niente.
Lo lascio fare.
E quando si avvicina un po’ di più, quando le sue labbra sono a un soffio dalle mie…
Il mio respiro si ferma.
Ma prima che possa fare qualcosa, prima che possa baciarlo, lui sussurra contro la mia pelle:
«Dimmi se vuoi che smetta.»
La sua voce mi fa tremare.
Chiudo gli occhi, mi aggrappo al suo polso.
Non per fermarlo.
Ma per tenerlo lì.
«Non fermarti.»
Carl sorride contro il mio collo.
E stavolta, non c’è più niente tra di noi.
Carl sorride contro la mia pelle.
Un sorriso lento, pericoloso.
Le sue dita scivolano sotto la mia felpa, sfiorando la pelle calda del mio fianco.
Bruciano.
Ogni suo tocco è un incendio sulla mia pelle.
Ogni suo respiro contro il mio collo è un brivido che mi attraversa la schiena.
---
Mi mordo il labbro, cerco di controllarmi.
Ma Carl lo nota.
Lo sente nel modo in cui il mio petto si solleva più velocemente, nel modo in cui le mie dita si aggrappano alla sua maglia.
Lui se lo gode.
«Sei nervosa?» sussurra, la voce bassa e provocante.
Stringo i denti, non gli darò la soddisfazione.
«No.»
Lui ride piano.
Un suono caldo, profondo.
«Bugia.»
---
Le sue labbra sfiorano il mio collo, un bacio leggero, appena un tocco.
Poi un altro.
E un altro ancora.
Mi sciolgo sotto di lui, il respiro che mi si blocca in gola.
Le sue mani risalgono piano il mio fianco, più lente, più decise.
Fino a quando le sue dita sfiorano l’orlo del mio reggiseno.
E il mio cuore esplode nel petto.
«Carl…»
Il mio nome sulle sue labbra è la cosa più bella che abbia mai sentito.
Lo sussurra tra un respiro e l’altro, come se stesse lottando per mantenere il controllo.
Come se fosse difficile per lui quanto lo è per me.
---
Poi, all’improvviso, si ferma.
Si ferma proprio quando voglio che continui.
Si ferma proprio quando il mio corpo chiede di più.
Mi guarda.
Il suo occhio è scuro, affamato.
«Dimmi che lo vuoi.»
Le sue dita scivolano di nuovo sulla mia pelle, più leggere, più provocatorie.
Sento il sangue ribollire.
Lo voglio.
Lo voglio più di qualsiasi altra cosa.
Mi avvicino, le mie labbra sfiorano appena le sue.
«Lo voglio.»
Carl non aspetta un secondo in più.
Carl mi guarda come se fossi l’unica cosa che esiste.
Il suo sguardo è scuro, affamato, intenso.
Le sue mani continuano a esplorarmi piano, come se volesse prendersi tutto il tempo del mondo.
Mi sfiora con le dita, lento, deciso.
E il mio corpo risponde da solo.
Un brivido mi attraversa la schiena, il respiro mi si spezza tra le labbra.
Lui sorride appena.
Sa esattamente cosa mi sta facendo.
---
«Ti piace?» sussurra contro la mia pelle, la voce bassa, controllata, ma con quel filo di soddisfazione che mi fa impazzire.
Non rispondo.
Non riesco a rispondere.
Mi aggrappo alle sue spalle, stringendo forte.
Carl lo nota.
E invece di fermarsi, mi provoca ancora.
Si avvicina al mio orecchio, le labbra sfiorano la mia pelle.
«Dimmi quanto ti piace.»
La sua voce mi fa tremare.
Mi sta facendo impazzire.
Il cuore mi batte troppo forte, il mio corpo brucia ovunque lui mi tocchi.
«Carl…» geme piano il mio nome, come se avesse tutto il controllo del mondo.
E io?
Io lo odio per questo.
Ma odio ancora di più quanto lo voglio.
---
Mi mordo il labbro, cerco di controllarmi.
Ma è impossibile.
Carl sa esattamente cosa fare.
Come toccarmi.
Come leggermi.
Come se il mio corpo gli appartenesse da sempre.
E quando mi guarda con quel suo sorriso maledetto…
Capisco una cosa.
Sono fottuta.
Carl mi sta guardando come se fossi l’unica cosa che conta.
Come se dopo mesi di distanza, dopo litigi, dolore, rabbia…
Fossi ancora sua.
E Cristo, lo sono.
---
Le sue mani mi esplorano con calma, come se volesse riscoprire ogni centimetro di me.
Ogni tocco mi incendia la pelle.
Ogni sfioramento mi lascia senza fiato.
Mi stringo a lui, mi aggrappo alle sue spalle.
Il mio corpo reagisce da solo, riconosce il suo, lo cerca, lo vuole.
Carl se ne accorge.
E lo usa contro di me.
Un sussurro contro il mio collo, una carezza più lenta, un bacio appena accennato.
Sa esattamente cosa mi fa impazzire.
E Cristo, non si ferma.
---
Le sue labbra scivolano lungo il mio collo, mordono piano, lasciando segni che so già che mi faranno impazzire domani.
Mi mordo il labbro, cerco di trattenere il respiro.
Ma lui lo sente.
Lo sente nel modo in cui il mio corpo si muove istintivamente contro il suo.
Lo sente nel modo in cui le mie mani si stringono nei suoi capelli.
Mi provoca, mi sfida, come se volesse vedermi perdere il controllo.
E odio quanto ci riesce.
---
«Zaira…»
La sua voce è un sussurro spezzato, basso, roco.
Come se fosse sul punto di crollare anche lui.
Mi stringe più forte.
Le sue mani scendono lungo il mio corpo, si muovono con sicurezza, con bisogno.
E io non respiro più.
Non penso più.
Esiste solo lui.
Solo noi due.
E quando sento il suo respiro tremare contro la mia pelle, quando tutto diventa troppo…
Ci perdiamo insieme.
Senza più distanza.
Senza più paura.
Solo Carl e Zaira.
Come doveva essere da sempre.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top