Se Non Mi Controllo, Ti Rovino
Non le rispondo.
Non posso.
Se parlo adesso, se lascio uscire quello che ho dentro, potrei dire cose che non posso permettermi di dire.
Quindi faccio l’unica cosa che posso fare.
Mi giro e mi allontano di nuovo.
Ma lei non molla.
«Carl.»
Il suo tono è più insistente.
Più serio.
Più disperato.
Ma io non posso guardarla.
Non posso fermarmi.
Se lo faccio, potrei toccarla nel modo sbagliato.
Non per farle male.
Mai.
Ma perché la voglio troppo.
E non so se lei è pronta per questo.
Lei mi raggiunge.
Mi afferra per il polso, mi costringe a fermarmi.
«Perché non mi parli?»
Mi libero dalla sua presa, mi allontano di scatto.
Poi mi avvicino a un albero, appoggio il braccio al tronco.
E stringo.
Forte.
Così forte che la corteccia si spezza sotto la mia presa.
Mi concentro sul dolore nelle dita.
Sul bruciore della pelle.
Perché se non lo faccio, la tocco.
E non so se riesco a fermarmi.
Lei mi guarda, il respiro irregolare.
«Carl.»
La sua voce è più morbida ora.
Quasi… preoccupata.
Ma io non la guardo.
Non posso.
Perché se lo faccio, la bacio.
E se la bacio adesso, non sarà come le altre volte.
Sarà più forte.
Più intenso.
Troppo.
E non voglio spaventarla.
Non voglio rovinarla.
Non voglio essere come lui.
Perché cazzo, lei è la cosa più importante che ho.
E il problema?
Il problema è che sta per capirlo.
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