Le sue parole mi colpiscono come un pugno.

Allora smettila di trattenerti.

Mi fissa senza paura.

Senza esitazione.

Senza rendersi conto di quello che sta dicendo.

E io?

Io sto per perdere il controllo.

Le mie dita stringono ancora il suo polso.

La mia mano è appoggiata accanto alla sua testa, contro l’albero.

Lei è bloccata.

Ma non perché io la trattengo.

Perché non vuole muoversi.

Non vuole andarsene.

E questo mi manda fuori di testa.

Perché se non scappa, vuol dire che mi vuole tanto quanto io voglio lei.

Ma non capisce.

Non capisce che se mi bacia adesso, non mi fermo.

Non capisce che la voglio in un modo che non ho mai voluto nessuna.

E se cedo...

Potrei spaventarla.

Potrei rovinarla.

Potrei diventare come lui.

Respiro forte.

Il mio petto sfiora il suo.

Il suo sguardo scende sulle mie labbra, e questo è un problema.

«Zaira,» mormoro, la voce più bassa.

Lei non si ferma.

Non trema.

Non si tira indietro.

«Dimmi che non lo vuoi.»

La sfido.

La provoco.

Le do un’ultima possibilità per fermarmi.

Perché se non lo fa...

Io la bacio.

E non sarà un bacio come gli altri.

Sarà tutto quello che ho dentro.

Tutta la mia rabbia.

Tutta la mia voglia.

Tutto quello che non posso dire.

Lei mi guarda.

Troppo sicura.

Troppo testarda.

Troppo fottutamente mia.

Poi sorride appena.

Un sorriso che mi sfida.

Un sorriso che mi distrugge.

E sussurra:

«Non lo dico.»

E io?

Io non resisto più.