Carl è nervoso.

Lo vedo dal modo in cui stringe la bottiglia tra le mani.

Dal modo in cui i suoi occhi si scuriscono appena ogni volta che Liam apre bocca.

Ma io?

Io voglio sapere.

Perché lui non mi ha mai raccontato nulla del Carl di prima.

E ora che i suoi amici stanno parlando, non ho intenzione di fermarli.

Liam si sistema meglio sul tronco su cui è seduto, il fuoco gli illumina il viso mentre ride.

«Dio, ti ricordi quella volta con quella ragazza bionda?» dice, guardando uno degli altri.

L’altro annuisce, ridendo. «Quella che ti ha tirato un pugno quando l’hai mollata?»

Io alzo un sopracciglio, interessata.

«Carl si è preso un pugno da una ragazza?»

Carl sospira pesante.

«Non era proprio così.»

Liam ride più forte. «Oh sì che lo era. L’hai usata per un paio di settimane, poi l’hai scaricata davanti a tutti. E lei ti ha piantato un destro in faccia.»

Io cerco di trattenermi.

Ma la mia bocca si apre da sola.

«Avrei voluto vederlo.»

Carl si gira di scatto verso di me, gli occhi stretti.

«Ah, sì? Ti sarebbe piaciuto?»

Io scrollo le spalle, fingendo indifferenza. «Diciamo che sentire che una ti ha messo al tappeto mi fa stare meglio.»

Gli altri scoppiano a ridere.

Carl non ride affatto.

Mi fissa.

Lungo.

Troppo lungo.

Poi si passa una mano sul viso, esasperato.

«Perché cazzo ti interessa così tanto?»

Mi avvicino appena, abbassando la voce.

Lo provoco.

«Perché voglio sapere chi eri.»

Carl mi squadra, la mascella contratta.

Poi si alza in piedi all’improvviso.

Mi afferra per un polso e mi tira su con lui.

Gli altri ci guardano, sorpresi.

«Che fai?» chiedo, confusa.

Carl mi guarda dall’alto, il fuoco che gli illumina il viso.

«Se vuoi sapere chi ero, Zaira,» dice, la voce più bassa.

«Te lo racconto io.»

E senza aggiungere altro, mi porta via.