Perché Sei Ancora Qui?
Il viaggio di ritorno è lungo.
E silenzioso.
Per tutti.
Tranne che per Carl.
Perché lui non riesce a stare zitto.
«Zaira.»
Lo ignoro.
Guardo fuori dal finestrino del furgone, fingo di non aver sentito.
Ma lui non si arrende.
«Zaira, mi vuoi rispondere?»
Respiro piano, serrando la mascella.
No, non voglio rispondere.
Non dopo quello che ha detto prima.
Non dopo come mi ha trattata.
Ma ovviamente, Carl non la smette.
«Dai, Fenice, non fare così.»
Mi si chiude lo stomaco.
Fenice.
Lo dice sempre per farmi sciogliere.
Ma oggi?
Oggi non funziona.
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«Zaira.»
Mi tocca il braccio, mi spinge a guardarlo.
E io?
Io esplodo.
Mi giro di scatto, lo fisso con rabbia.
«Cosa cazzo vuoi, Carl?»
Lui sbuffa forte.
«Voglio sapere perché stai facendo questa scenata.»
Scenata?!
Scenata?!
Sento il sangue ribollire.
«Una scenata? Carl, hai idea della merda che mi hai detto?»
Lui incrocia le braccia.
«Ho detto la verità.»
Mi manca il fiato.
La verità?
Gli lancio uno sguardo gelido.
«Quindi la verità è che sono una pazza irresponsabile del cazzo?»
Lui si passa una mano tra i capelli, frustrato.
«Cristo, Zaira, non volevo dirlo in quel modo!»
«Ma l’hai detto!»
Ci fissiamo, i volti a pochi centimetri.
Nessuno dei due abbassa lo sguardo.
Poi, senza pensare, dico la cosa che mi fa più male.
«Se sono così irresponsabile, allora perché cazzo stai ancora con me?!»
Carl si blocca.
Lo vedo nel modo in cui le sue labbra si serrano, nel modo in cui il suo respiro cambia.
Ma io non ho finito.
Non ancora.
«Se penso solo alle cazzate, se sono sempre un problema, allora perché non mi lasci?!»
Il furgone è silenzioso.
Glenn e Daryl fingono di non sentire.
Ma so che ci stanno ascoltando.
Carl mi guarda, il petto che si alza e abbassa velocemente.
Per un secondo penso che risponderà subito.
Ma non lo fa.
E questo mi manda ancora più fuori di testa.
Il silenzio tra me e Carl è pesante.
Aspetto che dica qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Ma lui non parla.
Mi fissa.
Le labbra serrate, la mascella tesa.
Come se non sapesse cosa dire.
Come se non avesse una risposta.
E questo mi fa più male di qualsiasi insulto.
---
«Quindi?» lo incalzo, con il cuore che mi martella nel petto.
«Se sono così insopportabile, se sono un problema, perché cazzo stai ancora con me?»
Carl sbatte le palpebre, si passa una mano tra i capelli.
Finalmente parla.
«Non dire stronzate, Zaira.»
Mi viene da ridere.
Amaro.
Stronzate?
Stronzate?!
«Stronzate?! Sei tu che hai detto che sono pazza e irresponsabile!»
«E lo penso ancora!» esplode lui.
Il suo tono mi colpisce come un pugno.
Mi manca l’aria.
Ma ormai abbiamo superato il punto di non ritorno.
---
«Cristo, Zaira, tu non capisci!»
Carl mi guarda con rabbia, ma sotto quella rabbia…
Vedo qualcosa di più profondo.
Paura.
Frustrazione.
Qualcosa che non riesce a spiegare.
«Io voglio stare con te, cazzo! Ma non posso stare con qualcuno che si butta nella merda senza pensare alle conseguenze!»
Mi indica con un gesto aggressivo.
«Tu agisci senza pensare! Tu rischi la vita come se non contasse un cazzo!»
Le sue parole mi bruciano.
Eppure, sono stanca di sentire sempre le stesse cose.
«Oh, quindi adesso è colpa mia se ho salvato tutti? Se siamo vivi?»
«Non si tratta di questo!»
Si passa una mano sul viso, scuote la testa.
Poi mi guarda.
E questa volta, il suo sguardo è freddo.
Troppo freddo.
«Si tratta del fatto che non so più se posso stare con una persona come te.»
Mi sento crollare dentro.
Tutto si ferma per un attimo.
Il cuore.
Il respiro.
Il mondo intero.
«Cosa…?»
La mia voce è un sussurro.
Carl tira fuori tutto, senza filtri.
«Non posso passare ogni giorno a chiedermi se tornerai viva o no. Non posso vivere con l’ansia che un giorno prenderai una decisione del cazzo e ti farai ammazzare.»
Si ferma, respira forte.
Poi dice la frase che mi uccide per davvero.
«Io ti amo, Zaira. Ma non so se basta.»
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Qualcosa dentro di me si spezza.
Sento il petto stringersi così forte da farmi male.
Mi manca l’aria.
Carl mi ama.
Ma non basta.
Non basta.
Abbasso lo sguardo, respiro a fatica.
Poi rido piano.
Amaro.
«Bene.»
Lui si irrigidisce.
«Zaira…»
«No, hai ragione.»
Mi giro verso di lui, fissandolo dritto negli occhi.
«Se non puoi stare con me, allora non stare con me.»
Carl mi guarda scioccato.
Come se non si aspettasse che lo dicessi davvero.
Ma ormai ho chiuso.
«È finita, Carl.»
La mia voce è bassa, ma tagliente.
«Non devi più preoccuparti di me.»
---
Il furgone piomba nel silenzio.
Daryl e Glenn non dicono nulla.
Non intervengono.
Perché sanno che non c’è niente da salvare.
Carl mi fissa.
Poi distoglie lo sguardo, stringe i pugni sulle ginocchia.
E non dice niente.
Perché sa che non c’è più niente da dire.
E così, finisce tutto.
In un cazzo di furgone.
Dopo un litigio.
Dopo parole che non possiamo più cancellare.
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