Il tempo passa.

Ma la sua assenza non diventa più facile.

Anzi, peggiora.

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Non c’è un singolo giorno in cui non mi chieda dove sia.

Se sta bene.

Se è ancora viva.

Se sta pensando a me.

O se mi ha dimenticato.

L’idea che possa essere morta senza che io lo sappia è quella che mi distrugge di più.

Ma l’idea che sia viva e non voglia tornare da me?

Quella mi uccide davvero.

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Mi butto nel lavoro.

Spedizioni.

Turni di guardia.

Allenamenti.

Qualsiasi cosa per non pensarci.

Qualsiasi cosa per non sentire il vuoto che ha lasciato.

Ma ogni volta che esco fuori dalle mura, ogni volta che sento un passo familiare dietro di me…

Il mio cuore speranza che sia lei.

Ma non lo è mai.

E ogni volta, è un altro fottuto pugno allo stomaco.

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Una sera, mentre sistemo il fucile nella mia stanza, Rick entra.

Mi guarda in silenzio per un attimo.

Poi, con la sua solita calma, dice:

«Non puoi continuare così.»

Alzo gli occhi, stringo la mascella.

«Non sto facendo niente.»

Lui sospira.

«E questo è il problema.»

Mi appoggio alla scrivania, incrocio le braccia.

«Di’ quello che vuoi dire.»

Rick si passa una mano sulla barba, mi scruta attentamente.

«Zaira ti ha lasciato, Carl.»

Il petto mi si stringe.

Non voglio sentirlo.

Ma lui continua.

«Puoi passare il resto della tua vita ad aspettarla. O puoi vivere.»

Vivere.

Come se fosse così facile.

Come se volessi farlo senza di lei.

Scuoto la testa, torno al mio fucile.

Rick capisce che la conversazione è finita.

Ma prima di uscire, dice una cosa che mi fa male più di tutte.

«Lei non tornerà.»

E per la prima volta, inizio a chiedermi se ha ragione.