oltre le mura

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L’aria fuori dalla stanza è diversa.

Non è l’odore di muschio bagnato o di sangue rappreso a cui ero abituata. Qui tutto sa di legno, polvere e… qualcosa di familiare. Ma non mi piace.

Rick cammina davanti a me, Michonne dietro. La sua katana è sempre troppo vicina alla mia schiena.

Alexandria.

Mura alte e robuste, cancelli rinforzati. Dovrei sentirmi al sicuro qui, ma non lo sono.

Le persone ci osservano mentre passiamo. Occhi curiosi, diffidenti. Alcuni stringono i figli a sé, altri abbassano lo sguardo.

Non mi conoscono, eppure già mi temono. Forse hanno ragione.

Rick si ferma davanti a una piccola casa. Si volta verso di me.

«Voglio vedere cosa sai fare.»

Non rispondo. Lo fisso.

«Daryl ti terrà d’occhio. Se collabori, potremmo trovare un posto anche per te qui.»

Il nome non mi dice nulla. Poi lo vedo.

Appoggiato a una moto, le braccia incrociate. Sguardo duro, come se potesse leggermi dentro.

Non mi piace.

«Non ho bisogno di qualcuno che mi guardi le spalle.»

Rick accenna un sorriso freddo. «Non è per proteggerti.»

Daryl si stacca dalla moto e si avvicina lentamente.

«Fammi vedere se sai sopravvivere davvero.» La sua voce è roca, ruvida come carta vetrata.

Stringo la mascella.

Michonne scuote la testa. «Rick, non possiamo—»

«Se vuole restare, deve guadagnarselo.»

Lo sguardo di Rick si fa più freddo. «Qui dentro si lavora per sopravvivere. Nessuno è esente.»

Mi volto verso Daryl. I suoi occhi non si staccano dai miei.

«Va bene.»

Rick annuisce. «Bene. Michonne, lasciala libera.»

Lei abbassa lentamente la katana, ma non smette di guardarmi con sospetto.

Rick si allontana.

Daryl fa un cenno con la testa. «Seguimi.»

Non lo faccio subito. Lo osservo.

Lui non parla molto, ma so già che sta valutando ogni mio movimento.

Mi affianco a lui.

«Quindi cos'è, una prova?»

Daryl non risponde subito. «Più o meno. Vediamo se sei solo brava a parlare.»

Sorrido. «Non sono mai stata brava con le parole.»

Camminiamo in silenzio fino a un magazzino. La porta è socchiusa. Daryl entra per primo.

Dentro, scatole e casse ammucchiate.

«Sposta quelle casse.» indica un mucchio di legno.

Lo fisso. «Sul serio?»

Lui incrocia le braccia. «Muoviti.»

Sbuffo.

Mi avvicino e inizio a spostare il primo contenitore. Pesante. Legno spesso. Non è solo una prova di forza. Vogliono vedere se obbedisco.

Faccio scorrere lo sguardo tra gli oggetti nella stanza.

Attrezzi. Coltelli. Una pistola scarica.

Non mi sfugge nulla.

Mentre sollevo una cassa, Daryl parla.

«Da dove vieni?»

Non rispondo subito.

«Dove sono i tuoi?»

La cassa cade a terra con un tonfo.

Lo fisso.

«Morti.»

Daryl non fa una piega. «Come?»

Inspiro piano. «I vaganti.»

Silenzio.

«Non mi dispiace.»

«Non deve.»

Lui annuisce.

«Finisci e poi andiamo.»

Continuo a lavorare. Ogni muscolo si tende, ogni movimento è calcolato.

Sto giocando il loro gioco. Per ora.

Ma non sarò mai una pedina.

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Daryl si sposta verso la porta del magazzino. «Vieni.»

Lo seguo senza dire nulla. Michonne ci osserva da lontano, la katana appoggiata alla spalla. Non si fida di me, e fa bene.

Appena fuori, il sole è accecante. Strizzo gli occhi, abituandomi alla luce.

«Andiamo fuori dalle mura.»

Mi blocco per un secondo.

Rick mi guarda serio. «Niente trucchi. Solo un test.»

Un test, certo.

Michonne allunga una pistola a Daryl, lui la controlla e poi me la porge.

La fisso.

«Scarica?»

Daryl accenna un sorriso. «No.»

Afferro l’arma, sentendone il peso familiare.

Rick si avvicina. «Là fuori troverai vaganti. Vediamo se sai sopravvivere davvero.»

Non rispondo.

Attraversiamo il cancello.

Il mondo fuori è più silenzioso di quanto ricordassi.

Camminiamo per qualche minuto, tra alberi secchi e macerie. L’aria sa di muffa e ferro arrugginito.

Poi il silenzio si spezza.

Un rantolo basso, strascicato.

Due vaganti emergono da dietro un tronco caduto.

Rick e Daryl si fermano.

Io no.

La pistola resta abbassata. Mi muovo veloce, fluida.

Il primo cade con un colpo secco alla testa, il secondo mi si avventa contro. Gli afferro il collo e lo sbatto contro l’albero, piantandogli il coltello nella tempia.

Silenzio.

Mi volto lentamente.

Rick mi osserva con attenzione.

«Non hai sparato.»

«Perché dovrei sprecare proiettili?»

Lui accenna un cenno. «Giusto.»

Daryl resta impassibile. Ma noto un piccolo cambiamento nei suoi occhi. Forse rispetto.

Rick si volta. «Torniamo.»

Mentre ci incamminiamo, sento Daryl bisbigliare.

«Non sei male.»

Non rispondo.

Ma dentro sorrido appena.

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