Occhi Indiscreti
Il turno di guardia è tranquillo.
Troppo tranquillo.
Niente vaganti.
Niente minacce.
Solo il vento che muove le foglie e il sole che inizia a calare all’orizzonte.
Sbadiglio piano, appoggiandomi alla ringhiera della torretta.
Poi abbasso lo sguardo, giusto per controllare la situazione in città.
E quello che vedo?
Mi fa venire voglia di scendere immediatamente.
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Carl è in piedi vicino alla piazza principale, le mani in tasca, lo sguardo rilassato.
Non sembra preoccupato di niente.
Ma il problema non è lui.
È la ragazza davanti a lui.
Capelli lunghi, chiari.
Un sorriso che la dice lunga sulle sue intenzioni.
E un modo di piegare la testa che mi dà immediatamente sui nervi.
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Stringo la presa sul fucile.
La osservo mentre si avvicina di più.
Troppo.
Dice qualcosa e ride, spingendo una mano sul braccio di Carl.
E il mio stomaco?
Si attorciglia di colpo.
Sento il sangue ribollire.
Perché lei sta palesemente flirtando.
E io?
Io sono qui sopra a guardare la scena senza poter fare un cazzo.
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Carl, per sua fortuna, non sembra ricambiare.
Si sposta appena, inclina la testa come se non fosse nemmeno interessato.
Ma lei?
Lei insiste.
Gli sorride ancora più apertamente, spostandosi i capelli dietro l’orecchio.
Ok.
Adesso basta.
Scendo dalla torretta con passi decisi, il cuore che mi martella nel petto.
Perché una cosa è certa.
Quella ragazza ha cinque secondi per allontanarsi da lui.
Oppure sarò io a farla sparire.
Scendo dalla torretta più veloce del dovuto.
Le mani stringono il fucile, ma non perché ne ho bisogno.
Solo per non stringere direttamente il collo di quella stronza.
Il mio cuore batte forte.
Troppo forte.
E non per la corsa.
Perché sto per esplodere.
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Appena arrivo alla piazza, vedo che la situazione non è cambiata.
Lei è ancora troppo vicina.
Ancora con quel sorrisetto di merda.
Ancora a cercare di toccarlo.
Carl non sembra minimamente interessato.
Ma questo non basta.
Perché il punto non è Carl.
Il punto è lei.
E io non ho intenzione di stare a guardare.
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Mi avvicino con passi pesanti, senza nemmeno provare a nascondere il mio stato d’animo.
«Carl.»
Lo chiamo con una voce più dura del previsto.
Lui si gira di scatto, il suo occhio si illumina appena quando mi vede.
«Hey, Fenice.»
Mi chiama come se non stesse succedendo nulla.
Ma io non guardo lui.
Guardo lei.
E il modo in cui mi squadra da capo a piedi.
Come se mi stesse giudicando.
Come se non avessi alcun diritto di essere incazzata.
Come se lei potesse avere anche solo una minima possibilità.
Ridicolo.
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«Chi è?» chiedo piano, ma con un tono che non lascia spazio a giochi.
Carl si passa una mano tra i capelli, sollevando un sopracciglio.
«Non lo so. Si è presentata da cinque secondi.»
La ragazza si intromette subito, con una voce che mi fa venire voglia di strozzarla.
«Mi chiamo Emma.»
Non mi interessa.
Le sorrido falsa, inclinando la testa.
«E cosa vuoi, Emma?»
Lei ride piano, spostandosi i capelli dietro l’orecchio.
Gesto che ho già visto fare troppe volte.
«Solo parlare. Non sapevo che Carl fosse occupato.»
Mi si gela il sangue.
Occupato.
Non fidanzato.
Non impegnato.
Occupato.
Come se fossi un ostacolo temporaneo.
Come se non fossi una parte di lui.
Come se potesse essere libera di provarci, nel caso cambiasse idea.
E questo?
Non lo tollero.
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Mi avvicino di più, accorcio la distanza tra me e Carl.
Le mie mani scivolano sulla sua giacca, lo tiro leggermente verso di me.
«Beh,» sussurro con un sorriso.
«Ora lo sai.»
E senza darle il tempo di reagire, bacio Carl.
Abbastanza per farle capire che lui è mio.
Che non c’è spazio per nessun’altra.
Carl mi asseconda subito, come se avesse aspettato solo questo.
Le sue mani scivolano sui miei fianchi, stringendomi più forte.
E mentre la bacio, apro appena gli occhi, giusto per vedere la faccia di Emma.
Perfetto.
Si è tolta quel sorriso di merda.
Forse ha finalmente capito.
Carl Grimes non è disponibile.
E non lo sarà mai.
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