non sono prevedibile
Carl è distratto.
Posso vederlo nel modo in cui tiene le spalle leggermente abbassate, nel modo in cui il suo sguardo si è fatto più intenso dopo quello che ho detto.
Sta ancora pensando alle mie parole.
Errore.
Scatto in avanti senza preavviso.
Lui non se lo aspetta.
Mi muovo veloce, puntando al suo fianco, cercando di sbilanciarlo.
Ma Carl, anche sorpreso, è dannatamente veloce.
Reagisce istintivamente, arretrando di un passo, ma io sono già addosso a lui.
Lo colpisco con il gomito, non troppo forte, giusto abbastanza da fargli perdere l’equilibrio.
Carl barcolla all’indietro, gli occhi che si accendono di sorpresa.
«Stronza.»
Sorrido appena. «Pensavi fossi prevedibile?»
Carl ride piano, riprendendo subito la posizione di difesa.
«Hai barato.»
«No. Ho usato il cervello.»
Lui scuote la testa, divertito.
«Lo rifaresti?»
«Senza pensarci due volte.»
E senza aspettare, lo attacco di nuovo.
Questa volta è pronto.
Mi para il colpo, afferrandomi per il polso.
Provo a svincolarmi, ma lui mi tira verso di sé, facendomi perdere il controllo.
E in un attimo, sono io a essere a terra.
Carl è sopra di me, un ginocchio premuto sul mio fianco, le mani che mi bloccano i polsi.
La sua bocca si curva in un sorriso soddisfatto.
«Non male.»
Lo fisso, il cuore che batte più forte del dovuto.
«Sei troppo lento a vantarti.»
Sollevo il ginocchio e lo colpisco al fianco.
Carl sussulta, e io ne approfitto per spingermi in avanti, ribaltandolo.
Questa volta sono io sopra di lui.
Le sue mani stringono ancora i miei polsi, ma io premo il peso sulle sue braccia, impedendogli di muoversi subito.
Carl mi guarda, e qualcosa nei suoi occhi cambia.
Non è solo competizione.
C’è qualcos’altro.
Qualcosa che non voglio decifrare.
Lui inspira piano.
Poi sorride, quel sorriso storto che mi fa venire voglia di colpirlo.
«Sai che potrei ribaltarti di nuovo, vero?»
Inarco un sopracciglio.
«Prova.»
Carl mi fissa.
Le sue dita si stringono appena sui miei polsi.
Ma non si muove.
Non ancora.
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