Non Sono Lui
Il silenzio nella stanza è pesante.
Non un silenzio imbarazzante.
Non un silenzio vuoto.
Solo noi.
Il respiro di Zaira è ancora irregolare, il suo corpo rilassato contro il mio.
La mia mano scivola piano lungo la sua schiena, traccio ogni curva della sua pelle nuda.
E per un attimo, è tutto perfetto.
Poi, lei parla.
E rovina tutto.
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«Cosa vuoi che faccia?»
La sua voce è bassa, quasi esitante.
Io mi blocco.
Faccio un respiro più lento, come se non avessi capito bene.
«Cosa?»
Lei si solleva leggermente su un gomito, ma non mi guarda.
«Cosa vuoi…?» ripete, più piano.
Io non capisco.
«Di cosa parli?»
Lei si mordicchia il labbro, stringe appena le coperte tra le dita.
E poi dice qualcosa che mi fa gelare il sangue.
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«Dopo… lui voleva sempre qualcosa.»
La mia mente si spegne.
Il mio stomaco si chiude su se stesso.
Lui.
Sempre lui.
Quel fottuto bastardo.
Mi alzo leggermente sul letto, le afferro il viso tra le mani.
Lei è tesa.
Come se stesse aspettando qualcosa.
Come se pensasse davvero che io voglia qualcosa in cambio.
E Cristo, se questo non mi distrugge.
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«Zaira.»
La mia voce è bassa, ferma.
Lei mi guarda finalmente, ma nei suoi occhi vedo ancora un'ombra.
Un riflesso di quello che ha passato.
Un riflesso di quello che le ha fatto credere di essere normale.
Mi avvicino, le sfioro la guancia con il pollice.
E poi le dico l’unica cosa che importa.
«Io non sono lui.»
Lei trattiene il respiro.
Lo so che lo sa.
Lo so che mi crede.
Ma il punto è un altro.
Il punto è che deve capirlo da sola.
E giuro su tutto quello che ho, che le dimostrerò ogni giorno che con me è libera.
Libera di volere.
Libera di scegliere.
Libera di essere finalmente felice.
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