Non Sei Mia, Ma...


Dopo una giornata fuori a controllare le recinzioni, torniamo a casa.

Il sole è già calato, l’aria si è fatta più fresca.

Io sono stanca, ma Carl sembra sempre lo stesso.

Silenzioso. Controllato.

Eppure, qualcosa è cambiato.

Non ha detto nulla dopo che gli ho detto che resto.

Non ha fatto battute, non ha provocato.

E questo, in qualche modo, mi ha irritata più del solito.

Siamo dentro casa da pochi minuti quando bussano alla porta.

Carl sbuffa, si toglie il cappello e va ad aprire.

Sono i suoi amici.

Quelli di sempre.

Quelli che lo seguono, che ridono alle sue battute, che lo guardano come se fosse il loro capo.

«Finalmente sei tornato,» dice uno di loro, ridacchiando. «Ci stavamo chiedendo se fossi scomparso con qualcuna.»

Io sento la battuta da dentro la cucina.

Alzo un sopracciglio.

Parlano di me?

«Chi? Zaira?» chiede un altro.

Il mio nome nella loro bocca mi dà fastidio.

Mi avvicino lentamente alla porta, appoggiandomi al telaio.

«Cercavate me?» chiedo, con un sorriso appena accennato.

I ragazzi si voltano sorpresi.

Mi squadrono.

E poi, ridono.

«Wow, Carl. Non pensavamo che saresti riuscito a farla restare.»

Un altro fischia piano. «Quindi è ufficiale? Sei il primo che è riuscito a domarla?»

Rido sarcastica. «Domarmi? Mi sembra che qualcuno stia sognando troppo.»

Mi giro appena verso Carl, e lo vedo.

La mascella serrata.

Lo sguardo più scuro del solito.

E solo allora capisco.

È geloso.

Non siamo niente.

Ma è geloso lo stesso.

E la cosa più assurda?

Mi piace.

Così faccio qualcosa che so che lo farà esplodere.

Mi avvicino a uno dei suoi amici.

Solo un passo.

Solo abbastanza perché sembri un gioco.

Solo abbastanza per provocarlo.

«Allora,» dico, inclinando la testa. «Che volevate dirmi?»

Non ho nemmeno il tempo di finire la frase.

Perché Carl si muove.

Mi afferra per il polso, senza troppa forza, ma senza darmi possibilità di discutere.

Mi tira verso di sé, facendomi allontanare dai ragazzi.

I suoi amici ridono ancora di più.

«Cristo, Carl, calmati! Non la possiedi mica!»

Carl non risponde.

Ma la sua presa non si allenta.

Io lo fisso, divertita.

«Non sei il mio ragazzo,» sussurro, appena udibile.

Carl inclina la testa, il suo respiro appena più pesante.

E poi, piano, sussurra di rimando:

«No. Ma non sei nemmeno loro.»

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