Non Dormo


Carl respira piano, regolare.

Non dorme ancora, ma è vicino a farlo.

Io, invece, non ci riesco.

Mi rigiro sul materasso sporco, troppo sveglia, troppo piena di domande.

E alla fine, ne faccio una.

«Come sei uscito da quell’edificio?»

Carl apre appena gli occhi, troppo stanco per essere infastidito.

«Dalla finestra.»

«Da solo?»

Annuisce. «Ho aspettato che l’orda si spostasse e sono saltato giù.»

Io lo guardo, le sopracciglia leggermente aggrottate.

«E sei rimasto da solo per tutto questo tempo?»

Lui sbuffa piano.

«No. Dopo un po’ ho trovato un riparo, ho provato a tornare indietro, ma i vaganti erano ovunque.»

Lo fisso.

«Pensavi che sarei venuta a cercarti?»

Carl mi guarda.

Davvero.

Poi sorride appena.

«Lo sapevo.»

Mi si stringe lo stomaco.

Ma non dico niente.

Solo che le domande non sono finite.

«Eri spaventato?»

Carl sospira, passa una mano tra i capelli.

«No.»

«Sul serio?»

Lui sorride con quel mezzo sorriso che mi fa incazzare.

«Forse un po’. Ma più che altro, ero incazzato.»

«Incazzato?»

Mi guarda di nuovo, i suoi occhi stanchi ma pieni di qualcosa che non capisco.

«Perché sapevo che anche tu saresti stata fuori a cercarmi.»

Sbatto le palpebre.

Carl non dice mai cose del genere.

Così vere.

Così senza difese.

E la cosa peggiore?

È che ha ragione.

Non avrei mai smesso di cercarlo.

Nemmeno se fosse passato tutto il giorno.

Nemmeno se avessi dovuto rimanere lì fuori da sola.

Mi avvicino senza pensarci.

Mi sistemo meglio, lasciando che una gamba scivoli sopra la sua.

Non me ne accorgo subito.

Ma Carl sì.

Lo sento nel modo in cui il suo respiro cambia leggermente.

Nel modo in cui le sue dita sfiorano appena la mia schiena.

Ma non dice niente.

Non si sposta.

Non mi ferma.

E forse, proprio per questo, riesco finalmente a chiudere gli occhi.

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