Mi Devo Trattenere

Cammino avanti, lontano da lei.

Sento i suoi passi dietro di me, ma non mi giro.

Non posso.

Perché se lo faccio, se le urlo addosso, se la afferro come vorrei…

Potrei farle paura.

E io non voglio essere come lui.

Il mio petto si alza e si abbassa troppo in fretta.

Le mani mi tremano appena mentre stringo il fucile.

Perché la verità?

La verità è che voglio sbatterla contro un muro e farle capire che è mia.

Voglio farle sapere quanto mi fa impazzire.

Quanto mi manda fuori di testa ogni volta che finge che non le importi.

Quanto odio quando qualcun altro la guarda.

Ma non posso.

Non posso fare quello che faceva lui.

Non posso prendere con la forza.

Non posso usare la mia rabbia per controllarla.

Perché se lo faccio…

Allora sono come suo padre.

E io piuttosto mi ammazzo.

«Carl.»

La sua voce arriva troppo vicina.

Chiudo gli occhi, respiro forte.

«Carl, fermati.»

Non posso.

Se mi fermo, se la guardo ora, non so cosa potrei fare.

Ma lei mi afferra il polso, mi costringe a voltarmi.

E quando i nostri sguardi si incrociano, lo sente.

Lo vede.

Vede quanto mi sto trattenendo.

Vede quanto voglio esplodere.

E poi succede qualcosa che non mi aspetto.

La sua espressione cambia.

Diventa più morbida.

«Non sei lui.»

Mi si blocca il respiro.

Lei lo sa.

Lo ha capito.

Ma non basta.

Perché la parte più oscura di me non è convinta.

«E se un giorno lo fossi?»

La mia voce è bassa, ruvida.

Lei non si tira indietro.

Non scappa.

Si avvicina ancora di più, i suoi occhi nei miei.

E poi, con una calma che mi distrugge, dice:

«Sei l’unica persona al mondo di cui non ho paura.»

E il problema?

Il problema è che lei è l’unica persona al mondo che potrebbe distruggermi.

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