Mai Al Sicuro


Il vento è strano.

L’aria è pesante.

C’è qualcosa che non va.

Lo sento nelle ossa.

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Raggiungo il cancello senza perdere tempo.

I ragazzi di guardia sono tesi, nervosi.

Alcuni guardano oltre le mura, le mani sulle armi.

Altri si scambiano sguardi incerti.

Non c’è bisogno di chiedere.

È successo qualcosa.

Lo sapevo.

Lo sentivo.

E Cristo, quanto odio avere ragione.

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«Cosa sta succedendo?»

La mia voce rompe il silenzio.

Uno dei ragazzi si gira verso di me, lo sguardo incerto.

«Abbiamo visto qualcosa muoversi nel bosco.»

I miei occhi scattano subito in quella direzione.

Il bosco è fermo.

Ma il silenzio?

Troppo pesante.

Come se qualcosa stesse aspettando.

«Zombie?»

«Non sembra. Troppo silenziosi.»

Il mio stomaco si chiude.

Perché se non sono zombie…

Allora sono persone.

E questo?

È molto peggio.

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Stringo il coltello alla cintura.

Il mio respiro si fa più lento.

I miei occhi si muovono veloci, cercando qualunque dettaglio fuori posto.

E poi lo vedo.

O meglio…

Li vedo.

Ombre tra gli alberi.

Sagome scure che si muovono lentamente, osservandoci.

Stanno studiando Alexandria.

Stanno studiando noi.

E questo?

Non promette niente di buono.

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«Merda.»

Sento una voce dietro di me.

Mi giro di scatto.

Carl.

Appena mi vede, scuote la testa.

«Cristo, Zaira, non puoi correre fuori così.»

«Avevo ragione.»

Non è una domanda.

Non è un vanto.

È solo la realtà.

Carl mi guarda, poi guarda oltre il cancello.

Vede le ombre.

E il suo sguardo cambia.

Si fa più duro.

Più freddo.

«Chi cazzo sono?»

«Non lo so.»

Lui si passa una mano tra i capelli, il suo respiro pesante.

«Ma se ci stanno osservando… significa che non vogliono solo passare.»

E io?

Io sorrido amaro.

Perché lo sappiamo entrambi.

La pace è finita.

E Alexandria?

Sta per essere messa alla prova.

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