Lo Stesso Di Prima

La mia testa si svuota.

Il cuore mi martella nel petto, troppo forte, troppo veloce.

Carl mi stringe ancora tra le sue braccia, ma il terrore mi si incastra nelle ossa, mi blocca il respiro.

E poi succede.

Lo sento.

La sua voce.

Dietro di me.

Bassa. Ruvida.

Esattamente come la ricordavo.

«Zaira.»

---

Mi irrigidisco all’istante.

Il mio corpo si pietrifica, il gelo mi scorre sotto la pelle.

No.

No.

No.

Carl lo sente.

Lo sente nel modo in cui smetto di respirare, nel modo in cui le mie mani si aggrappano alla sua giacca senza che nemmeno me ne renda conto.

Mi allontano piano, lentamente.

Mi giro.

E lo vedo.

Lui.

Vivo.

Davanti a me.

A pochi passi.

Il suo sguardo mi trafigge.

Lo stesso sorriso malato, gli occhi scuri che mi guardano come se fossi ancora sua.

Come se tutto questo tempo non fosse mai passato.

---

Poi si muove.

Viene verso di me con calma, sicuro.

E io non mi muovo.

Non posso.

Non riesco.

Mi si ferma il cuore quando mi afferra.

Mi tira verso di sé, mi stringe in un abbraccio forzato.

Il suo odore.

La sua pelle contro la mia.

Ogni parte di me vuole urlare, vuole scappare.

Ma non lo faccio.

Non riesco a farlo.

Sono immobile.

Congelata nel terrore.

Poi succede.

Le sue mani scivolano troppo in basso.

Mi tocca il sedere.

Forte.

Troppo forte.

Troppo familiare.

E poi mi colpisce.

Uno schiaffo violento, improvviso.

La mia testa scatta di lato, ma non reagisco.

Non grido.

Non piango.

Non mi muovo.

Come quando ero bambina.

Come quando sapevo che reagire era solo peggio.

Come quando avevo accettato che fosse normale.

Ma stavolta non sono sola.

E Carl?

Carl si muove eccome.

Non vedo nemmeno arrivare il momento.

Vedo solo l’ombra del suo corpo che si scaglia contro di lui.

Poi il suono del primo pugno.

E la voce di Carl, bassa, pericolosa, letale.

«Sei morto.»

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