le cose che fanno male


Il tramonto dipinge Alexandria di sfumature arancioni e rosse.

Carl è in piedi di fronte a me, la schiena rigida, lo sguardo perso oltre l’orizzonte.

Le sue parole sono ancora sospese nell’aria.

"A volte voglio solo dimenticarmi di te."

Eppure, sta ancora parlando.

Sta ancora dicendo cose che non ha mai detto a nessuno.

E lo fa con me.

«Mia madre è morta il giorno in cui mia sorella è nata.»

La sua voce è piatta, senza emozione.

Ma io so che è una bugia.

Aspetto.

Non lo interrompo.

«Era un cesareo improvvisato. Lei sapeva che non ce l’avrebbe fatta.»

Stringe la mascella.

Gli occhi gli si abbassano appena, come se fosse tornato a quel momento.

Come se lo stesse rivivendo.

«Maggie ha tirato fuori Judith. Io ero lì.»

Il mio cuore perde un battito.

Carl non dice altro per qualche secondo.

Poi:

«Quando è finita… quando Judith era al sicuro… lei mi ha guardato e mi ha detto di farlo.»

Capisco.

Capisco prima ancora che lo dica.

Carl si passa una mano sulla bocca, come se volesse cancellare il sapore di quel ricordo.

Poi, con voce più bassa, sussurra:

«L’ho uccisa io.»

Un brivido mi attraversa la schiena.

Lo guardo, ma Carl non mi lascia il tempo di dire nulla.

Ride. Ma è un suono vuoto.

«Tutti la amavano. Rick. Gli altri. Ma quando si è trattato di finire il lavoro… nessuno l’ha fatto.**

I suoi occhi sono scuri, duri.

«L’ho fatto io. Perché qualcuno doveva farlo.»

Sento il peso di quelle parole nel petto.

Perché Carl aveva solo undici anni.

E ha dovuto sparare a sua madre.

E nessuno parla mai di questa cosa.

Lo lasciano vivere con il peso del mostro.

Perché nessuno vuole riconoscere quello che ha fatto.

Carl alza il mento, il suo solito atteggiamento da strafottente che ora so essere solo una maschera.

«Ecco perché tutti mi odiano.»

«Carl…»

Lui ride di nuovo.

«Non fa niente. Me lo sono meritato.»

Lo fisso. «Stronzate.»

Carl alza un sopracciglio, sorpreso dalla mia risposta.

«Non ti odiano.»

«No?»

Mi squadra, scettico.

«Mi trattano come se fossi uno stronzo, perché io sono uno stronzo. Lo faccio apposta.»

Mi avvicino di un passo.

«Perché?»

Carl sospira, passa una mano tra i capelli.

«Perché non voglio affezionarmi a nessuno.»

Le sue parole cadono nel silenzio.

Le lascio sedimentare.

Poi colpisco.

«Eppure con me l’hai fatto.»

Carl solleva lentamente lo sguardo su di me.

C’è qualcosa nei suoi occhi che non so decifrare.

Poi, con un mezzo sorriso che non ha niente di felice, sussurra:

«E non so nemmeno perché.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top