La Mia Piccola Fenice


Il rumore degli spari si affievolisce.

I corpi sono a terra, il sangue sporca l’asfalto, l’aria è densa di polvere e odore di morte.

Ma abbiamo vinto.

Alexandria è ancora nostra.

Rick dà ordini a tutti, Michonne aiuta a ripulire, e io?

Io non riesco a staccare gli occhi da lei.

Zaira è qualche metro più avanti, il braccio fasciato alla meglio, una macchia di sangue ancora visibile sulla pelle chiara.

Non mi piace vederla così.

Ferita.

Ma cazzo, se non la ammiro per come ha reagito.

Lei non è solo una sopravvissuta.

Lei è una fottuta guerriera.

La mia guerriera.

Passa un’ora prima che ci avviciniamo al cancello.

Tutti stanno lavorando, ma io e lei ci prendiamo un secondo per respirare.

Zaira è in piedi davanti a me, la sua maglia sporca di polvere e sangue, il viso leggermente teso dalla stanchezza.

E poi lo fa.

Senza dire niente, alza le braccia verso di me.

Mi fissa con quegli occhi scuri, aspettando.

Per un attimo rimango fermo.

Poi capisco.

Vuole che la abbracci.

Senza provocazioni, senza giochi.

Solo io e lei.

E cazzo, quanto lo voglio anche io.

Mi abbasso leggermente, le passo le braccia attorno alla vita e la stringo contro di me.

Il suo corpo si rilassa immediatamente, il viso nascosto contro il mio petto.

Le mie dita si muovono piano lungo la sua schiena, non ho mai provato nulla di più naturale di questo.

Ma poi sorrido, perché cazzo, è troppo piccola rispetto a me.

Le bacio la testa, le sussurro contro i capelli.

«Sei proprio bassa, Fenice.»

Lei si irrigidisce per un secondo, poi si stacca appena, mi guarda con uno sguardo assassino.

«Stronzo.»

Io rido, le stringo i fianchi e la sollevo leggermente da terra.

«Così va meglio?»

Lei sbuffa, ma non riesce a trattenere un sorriso.

«Se non avessi il braccio fasciato, ti colpirei.»

Io la stringo di nuovo, il mio respiro che si calma finalmente.

«Lo so.»

E Cristo, quanto mi piace farmi colpire da lei.

La guardo, la mia piccola Fenice.

Lei è lì, con le braccia ancora attorno a me, il viso nascosto contro il mio petto.

E mi rendo conto, ancora una volta, di quanto sia bassa rispetto a me.

Il suo capo arriva appena sotto al mio petto, la sua fronte sfiora il mio colletto quando sta dritta.

Devo sempre abbassarmi per baciarla.

Devo sempre piegarmi per sussurrarle qualcosa all’orecchio.

E cazzo, quanto mi piace questa cosa.

Perché posso avvolgerla completamente, stringerla e proteggerla con il mio corpo.

Posso tenerla tra le mie braccia e farla sentire al sicuro.

Perché è piccola, sì.

Ma cazzo, ha una forza che pochi hanno.

E forse è per questo che la desidero così tanto.

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I suoi capelli sono scuri, morbidi, lunghi abbastanza da sfiorarle la schiena.

Mi scendono sulle mani mentre la tengo, il loro odore leggero mi riempie i sensi.

E i suoi occhi?

Quando li alza su di me, sono profondi, intensi, più pericolosi di qualsiasi lama.

Due pozzi scuri in cui mi perdo ogni fottuta volta.

Lei non si rende conto di quanto possa distruggermi con uno sguardo.

Non si rende conto di quanto sia fottutamente bella.

E questo mi fa impazzire ancora di più.

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Poi il mio cervello mi gioca un brutto scherzo.

Mi torna in mente quello che le ho detto davanti allo specchio, nella nostra stanza.

Quella frase sussurrata contro la sua pelle, mentre le tenevo i capelli raccolti.

"Sai a cosa sto pensando?"

"A cosa?"

"A quanto cazzo sarebbe bello vederti in ginocchio davanti a me."

Cazzo.

Mi si accende un calore nello stomaco, un desiderio improvviso che mi fa stringere la mascella.

Perché ora che la guardo, ora che vedo quanto è piccola rispetto a me, quanto è perfetta tra le mie mani...

Non riesco a pensare ad altro.

I miei occhi scivolano lungo ogni centimetro del suo corpo.

Le sue spalle piccole, la linea sottile del collo, i segni che le ho lasciato ancora visibili sulla pelle chiara.

La sua vita è stretta, le mie mani ci si chiudono perfettamente attorno.

Sembra fatta apposta per stare tra le mie dita.

Mi scende lo sguardo sui suoi fianchi, sulle sue gambe toniche e snelle, sulle sue mani.

Le sue dita sono piccole rispetto alle mie, più delicate.

Le vedo muoversi piano, stringere appena il tessuto della mia maglia.

E cazzo, non riesco a smettere di pensarci.

Quelle stesse mani che mi afferrano, che mi toccano.

Quelle stesse mani che potrebbero essere ovunque su di me.

Il respiro mi si fa più pesante.

Le immagino mentre scivolano lungo il mio petto, mentre scendono più in basso.

La immagino in ginocchio, i suoi occhi scuri incatenati ai miei.

Le sue dita che mi sfiorano piano, che mi provocano.

La sua bocca…

Merda.

Mi passo la lingua sulle labbra, mi sposto appena per cercare di controllarmi.

Lei non si accorge di nulla.

Mi guarda ancora con quello sguardo stanco ma dolce, senza sapere che mi sta facendo impazzire.

Non sa quello che sto pensando.

Non sa quanto la voglio, quanto la desidero in quel modo.

E forse è meglio così.

Perché se lo sapesse, non avrei più il controllo.

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