Interrotti sul Più Bello
Mi muovo piano, lasciando che il mio corpo segua il suo.
Le mie mani scivolano sulle sue spalle, le dita che stringono appena il tessuto della sua maglia.
Mi struscio leggermente contro di lui, giocando, provocandolo.
E sento subito quanto è duro sotto di me.
Carl serra la mascella, il suo respiro si fa più pesante.
Le sue mani si stringono sui miei fianchi, come se cercasse di fermarmi.
Ma so che non lo farà.
Perché lo sento.
Lo sento tremare leggermente sotto di me.
Lo sento trattenere il respiro ogni volta che mi muovo nel modo giusto.
Lo sento impazzire, sempre di più.
Mi muovo ancora, più lentamente.
E poi, succede.
Carl geme piano.
Un suono roco, trattenuto, pieno di frustrazione.
Io sorrido, trionfante.
«Ti sta piacendo, amore?» sussurro contro il suo orecchio.
Lui mi stringe ancora di più, le sue dita affondano nella mia pelle.
Poi si gira, mi fissa con uno sguardo carico di desiderio.
E con un sorriso da bastardo, sussurra contro le mie labbra:
«Se continui così, vediamo chi geme per primo, Fenice.»
Le sue mani scivolano lungo i miei fianchi, forti, calde, perfette.
Io continuo a muovermi su di lui, giocando con il suo autocontrollo, godendomi ogni secondo della sua frustrazione.
Ma poi, succede.
Per sbaglio, le sue dita scivolano un po’ più in basso.
E toccano esattamente dove non dovrebbero.
Un contatto veloce, leggero, ma fottutamente intenso.
Il mio corpo si blocca all’istante.
E senza nemmeno rendermene conto… gemo.
Forte.
Abbastanza forte da far sorridere quel bastardo sotto di me.
Carl scoppia a ridere piano, i suoi occhi brillano di divertimento.
«Aspetta, aspetta…»
Si solleva leggermente, mi fissa con quel suo sorrisetto da stronzo.
«Hai appena…?»
Mi si scalda il viso.
Cazzo.
Lui ride ancora, mi guarda con aria soddisfatta.
«Oh, questo è bellissimo.»
Cerco di riprendermi, di non dargli la soddisfazione di vedermi in imbarazzo.
«Chiudi quella fottuta bocca.»
Carl scuote la testa, divertito.
«No no, voglio godermi il momento.»
Mi passa una mano sulla coscia, mi tira leggermente verso di sé.
«Quindi basta un tocco e già—»
BOOM!
Un colpo secco, forte.
Il suono di qualcuno che bussa furiosamente alla porta.
Io mi irrigidisco.
Carl ringhia piano, chiudendo gli occhi con frustrazione.
«Non adesso.»
Mi stacco leggermente da lui, entrambi respiriamo ancora troppo forte.
«Meglio aprire,» dico piano, anche se una parte di me vorrebbe restare qui e finire quello che abbiamo iniziato.
Carl sospira, scivola una mano tra i capelli.
«Se è per una cazzata, giuro che ammazzo qualcuno.»
Ci sistemiamo velocemente, poi lui apre la porta.
Aaron è lì, l’espressione seria.
«Dovete venire al cancello, subito.»
Carl si gira verso di me, la sua espressione cambia all’istante.
Niente più divertimento.
Solo allerta.
Annuisco, senza fare domande.
Qualunque cosa sia, non è niente di buono.
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