Il Vestito, lo Sguardo e la Rabbia
La notte è calda, il cielo è pieno di stelle.
E io odio tutto questo.
Odio il fatto che Enid mi abbia costretta a venire a questo stupido falò.
E, soprattutto, odio quello che mi ha fatto indossare.
«Ti giuro, Enid, se mi metti le mani addosso un’altra volta, ti stacco un dito.»
Lei ride, infilandomi un braccialetto al polso.
«Smettila di lamentarti. Sei una bomba.»
Abbasso lo sguardo su quello che indosso.
Un vestito troppo corto, troppo aderente.
Nero, con spalline sottili, scollatura morbida e tessuto che abbraccia la vita stretta e i fianchi larghi.
Mi arriva appena a metà coscia, lasciando scoperte le gambe troppo.
«Non potevo mettermi i soliti jeans?» borbotto, incrociando le braccia.
Enid si guarda allo specchio, aggiustandosi i capelli.
Lei indossa un vestito più semplice, azzurro chiaro, con una gonna morbida e lunga fino al ginocchio.
Più dolce.
Più lei.
Si gira verso di me, mi squadra da capo a piedi.
«No. Perché questa sera ti voglio vedere far perdere la testa a Carl.»
La fulmino con lo sguardo.
Lei ride.
E prima che possa fermarmi, mi trascina fuori.
---
Appena arriviamo al falò, mi pento di essere qui.
Musica, gente che ride, bottiglie che passano di mano in mano.
E, ovviamente, lui.
Carl è lì, seduto su un tronco vicino al fuoco.
Il cappello abbassato sugli occhi, il solito atteggiamento da re del cazzo.
Ma quando alza lo sguardo su di me, cambia.
Si ferma.
Mi fissa.
E, per la prima volta, non dice niente.
I suoi occhi scivolano lentamente sul mio corpo, troppo lenti.
E il problema?
Non è l’unico a guardarmi.
Vedo i suoi amici che mi osservano, alcuni che sussurrano tra loro.
E prima ancora di rendermene conto, Carl si alza.
Cammina verso di loro con calma.
Poi, senza dire una parola, li prende a schiaffi.
Secchi.
Violenti.
Uno dopo l’altro.
«Non la guardate.»
La sua voce è bassa, controllata. Pericolosa.
Io e Enid ci scambiamo un’occhiata.
Lei sorride.
«Mi sa che hai vinto, Fenice.»
Io deglutisco.
---
Dopo un po’ mi allontano con Enid.
Troviamo una panchina più lontana dal falò, ci sediamo lì.
Lontane dalla confusione.
Dalla gente.
Da Carl.
Ma la pace non dura.
Dopo qualche minuto, quattro ragazzi si avvicinano.
Non li conosco bene.
Ma non mi piacciono.
Lo capisco subito da come ci guardano.
Uno si appoggia al lato della panchina, troppo vicino a Enid.
Un altro si ferma davanti a me, con un sorrisetto troppo sicuro.
«Da sola?»
Mi danno fastidio.
Ma prima ancora di poter reagire, uno di loro allunga una mano verso il mio ginocchio.
Errore.
Perché prima che io possa rispondere, lo fa Carl.
Non lo vedo arrivare.
Lo sento.
Un movimento rapido.
Un pugno secco, diretto.
Uno dei ragazzi finisce a terra, sputando sangue.
Carl è una furia.
Gli occhi scuri, freddi.
La mascella tesa, il respiro pesante.
Mi prende per un polso, mi tira in piedi.
Poi si gira verso gli altri ragazzi, che ora sembrano meno sicuri.
«Provateci ancora,» sibila.
La sua voce è pura minaccia.
E nessuno ha il coraggio di rispondere.
Mi volto appena verso Enid.
Lei mi guarda con un sopracciglio alzato.
Come per dire “te l’avevo detto.”
Carl mi strattona leggermente.
«Andiamo.»
Io non mi oppongo.
Perché per la prima volta, lasciarlo vincere mi sta bene.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top