Il Tempo Si È Fermato
Non so quanto tempo sia passato.
Minuti.
Ore.
Forse giorni.
Ma non mi sono mosso.
Non posso.
Perché Zaira è ancora qui.
Ferma.
Silenziosa.
Senza aprire gli occhi.
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La stanza è diventata la mia prigione.
L’odore di disinfettante mi soffoca.
Il suono del suo respiro debole mi distrugge.
Ogni tanto qualcuno entra.
Denise mi dice che sta stabilizzandosi.
Che ha bisogno di riposo.
Che dobbiamo aspettare.
Ma io odio aspettare.
Odio starmene fermo senza fare nulla.
E odio, più di tutto, vederla così.
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Le tengo la mano da ore.
Il suo palmo è freddo.
Troppo freddo.
La stringo più forte, come se servisse a svegliarla.
Ma lei non si muove.
Non parla.
Non fa assolutamente nulla.
E io?
Io mi sento impotente.
Mi sento uno schifo.
Perché non sono riuscito a proteggerla.
Perché lei ha salvato tutti, e io non sono riuscito a salvare lei.
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La porta si apre piano.
Rick.
Si ferma sulla soglia, mi guarda.
Io non gli parlo.
Non gli serve.
Sa già quello che sto passando.
Sa già che dentro di me c’è solo terrore.
Mi si avvicina, mi mette una mano sulla spalla.
«Sta lottando, Carl.»
La sua voce è calma.
Forte.
Come se sapesse con certezza che lei tornerà.
Io vorrei crederci.
Cristo, quanto vorrei crederci.
Ma finché Zaira non apre quegli occhi scuri e mi guarda di nuovo…
Il mondo per me resterà fermo.
Non ho idea di che giorno sia.
Non ho idea di che ora sia.
Tutto quello che so è che lei è ancora lì.
Sdraiata, immobile, troppo silenziosa.
E io non posso farci niente.
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Rick è ancora qui, ma io non gli parlo.
Non riesco.
Non voglio sentirmi dire che devo avere pazienza.
Non voglio sentirmi dire che andrà tutto bene.
Voglio solo che apra gli occhi.
Che mi guardi.
Che mi dica che è ancora con me.
Ma lei non lo fa.
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Mi passo una mano sul viso, mi sento stanco come non mai.
Ma non dormo.
Non mangio.
Non mi muovo da questa cazzo di sedia.
L’unica cosa che faccio è stare qui.
A fissarla.
A stringerle la mano.
A ripetere ogni volta che la amo, come se potesse sentirmi.
Come se questo bastasse a riportarla indietro.
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A un certo punto, Rick si alza.
Mi dà una pacca sulla spalla.
«Devi riposare.»
Non rispondo.
Non mi muovo.
Lui sospira, poi se ne va.
Lasciandomi di nuovo solo con lei.
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Dopo un po', mi chino in avanti.
Appoggio la fronte sul bordo del letto, vicino alla sua mano.
Chiudo gli occhi, stringo i denti.
«Ti prego, Fenice…» sussurro piano.
«Svegliati.»
Ma tutto quello che ottengo in cambio è il solito, maledetto silenzio.
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