Carl se n’è andato.

E io non lo rincorro.

Non cerco di parlare, non cerco di capire.

Perché sono troppo incazzata per volerlo fare.

Mi ha nascosto una parte di sé, come se non fosse importante.

Come se non avessi diritto di saperlo.

E il problema?

Il problema è che ora non so più se fidarmi di lui.

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Non so se lui si aspetta che lo faccia.

Ma se sì, può anche dimenticarselo.

Mi sveglio, faccio il mio lavoro, parlo con Enid, aiuto nelle spedizioni.

Tutto senza guardarlo.

Tutto senza parlargli.

Carl c’è, sempre nello stesso posto, sempre con le stesse persone.

E so che mi guarda.

Lo sento.

Ogni volta che passo vicino al cancello.

Ogni volta che mi incrocia per le strade di Alexandria.

Ma non mi ferma.

Non mi chiama.

Perché Carl non è stupido.

Sa che, se vuole parlarmi, deve essere lui a venire da me.

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Siamo sedute fuori, su una scalinata, il sole ancora alto.

Enid mi guarda con quel suo sguardo troppo analitico.

Poi, senza troppi giri di parole, dice:

«Ti sta lasciando spazio.»

Stringo la mascella.

Odio che abbia ragione.

Enid giocherella con il coltello tra le mani.

«Di solito Carl non lascia perdere niente.»

Mi giro verso di lei, incrociando le braccia.

«E allora perché lo sta facendo?»

Lei scrolla le spalle.

«Forse perché sa che se insistes, tu lo mandi davvero a fanculo.»

Rimango in silenzio.

Perché è vero.

Carl mi conosce.

Sa che, se provasse a impormi qualcosa, lo taglierei fuori del tutto.

E allora sta fermo.

E il problema?

Il problema è che non so quanto resisterà.

Perché Carl non è mai stato il tipo che aspetta.

E prima o poi, verrà da me.

E io non so se sarò pronta a sentirlo.