Il Problema Sei Tu
Dopo la scenata di Carl con i suoi amici, decido di andarmene in camera a cambiarmi.
Non che abbia bisogno di farlo, ma so che Carl ha bisogno di calmarsi.
E se rimango lì, lo provoco ancora.
E la verità?
Mi piace provocarlo.
Mi chiudo nella stanza e mi tolgo i vestiti sporchi della giornata.
Prendo una tuta e una maglia pulita e le infilo senza pensarci.
La maglia è comoda, morbida.
Ma la tuta…
Forse è un po’ troppo aderente.
La stoffa abbraccia i fianchi, scivola sulle gambe e mette in evidenza la mia vita stretta e i fianchi larghi.
Il mio corpo a clessidra.
Mi osservo un attimo allo specchio.
Non l’ho fatto apposta.
Ma forse Carl lo penserà.
E sinceramente?
Non me ne frega un cazzo.
Esco dalla stanza e torno in soggiorno.
I suoi amici sono andati via.
Carl è seduto sul divano, le gambe aperte, la schiena rilassata contro lo schienale.
Ma appena mi vede, si irrigidisce.
Lo noto nel modo in cui le sue dita si stringono appena sulle cosce.
Nel modo in cui i suoi occhi scivolano sul mio corpo senza volerlo.
E poi, nel modo in cui la sua espressione cambia.
Prima sorpresa.
Poi qualcosa di più oscuro.
Di più possessivo.
«Che c’è?» chiedo, incrociando le braccia, fingendo di non notare il suo sguardo.
Carl sbuffa piano.
«Vieni qui.»
Alzo un sopracciglio. «Perché?»
Lui non risponde subito.
Si limita a battere una mano sulla sua gamba.
Un chiaro invito.
«Siediti su di me.»
Il mio cuore salta un battito.
Lo fisso, cercando di capire se sta scherzando.
Ma Carl non scherza.
I suoi occhi sono fermi, la voce bassa.
Io dovrei rifiutare.
Dovrei fargli notare che non ha diritto di dirmi cosa fare.
Ma il problema?
Il problema è che mi piace quando lo fa.
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