Il Possessivo Bastardo
Sono ancora sulle gambe di Carl.
Le sue mani sono sulle mie cosce, il suo respiro calmo contro il mio collo.
Ma gli altri non smettono di guardarmi.
Continuano a fare commenti sottovoce, risatine soffocate, battutine che pensano di poter dire senza conseguenze.
«Cristo, se sapevo che stando con Carl avresti indossato certi vestiti, ci avrei provato prima.»
«Guardala lì sopra, tutta comoda… chissà cos’altro fa quando non siamo in giro.»
Basta.
Carl si irrigidisce.
Lo sento sotto di me.
Le sue dita si stringono appena sulla mia pelle.
Poi, con un movimento deciso, mi fa alzare.
Mi sposta senza dire nulla e si alza lui, camminando lentamente verso uno dei ragazzi che ha parlato troppo.
Io resto lì, immobile.
So già cosa sta per succedere.
Carl afferra il ragazzo per il colletto della maglia e lo sbatte contro il muro.
Il salotto diventa improvvisamente silenzioso.
Gli altri smettono di ridere.
Il ragazzo sgrana gli occhi, sorpreso. Spaventato.
Carl si avvicina appena al suo viso.
La sua voce è bassa, pericolosa.
«Parla ancora di lei e ti spacco la faccia.»
Il ragazzo ingoia a vuoto.
Carl lo lascia andare bruscamente, facendolo barcollare indietro.
Poi, senza dire altro, torna da me.
Mi prende per il polso, senza darmi il tempo di reagire.
Mi tira di nuovo su di lui, ma stavolta mi mette esattamente dove vuole.
Sul suo pacco.
Il mio respiro si ferma per un attimo.
Carl si rilassa sulla sedia, le mani sulle mie cosce, il suo sguardo fisso sugli altri.
Come se volesse far passare un messaggio chiaro.
Come se volesse far vedere a tutti che appartengo a lui.
E io dovrei incazzarmi.
Dovrei allontanarmi.
Dovrei dirgli che non sono sua.
Ma il problema?
Il problema è che non lo faccio.
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