Zaira è ferma sulla soglia.

Non dice nulla.

Non fa scenate.

Non fa domande.

Ma so esattamente cosa sta pensando.

Perché conosco quello sguardo.

Quello sguardo leggermente stretto, leggermente freddo.

Quello sguardo che dice tutto senza dire un cazzo.

Zaira è gelosa.

E io voglio che lo ammetta.

Mi stacco da Enid, che se ne torna in casa faccio un passo verso di lei.

Zaira non si muove.

Non distoglie lo sguardo.

Ma vedo le sue dita stringersi sulle braccia.

Sforzo di sembrare indifferente.

Sorrido appena.

«Problemi, Fenice?»

Lei alza un sopracciglio.

«Dovrei averne?»

«Non lo so.» Mi avvicino ancora. Troppo vicino.

«Tu che dici?»

Zaira non si sposta.

Ma vedo il suo respiro cambiare.

Vedo la sua mascella contrarsi appena.

Vedo che non le piace il modo in cui io ed Enid eravamo soli.

Ma non lo ammetterà.

Perché Zaira è così.

Troppo orgogliosa.

Troppo testarda.

E io la voglio far cedere.

Mi inclino appena in avanti, la mia voce bassa.

«Dimmi che sei gelosa.»

Lei ride piano, senza umorismo.

«Di cosa, esattamente?»

Alzo una mano e le sfioro appena la guancia.

Solo per vedere se reagisce.

E reagisce.

Non si scosta, ma la sua gola si muove quando deglutisce.

La sua mano si stringe sul fianco della giacca, come se volesse trattenersi dal darmi un pugno.

Sorrido più forte.

L’ho colpita.

«Dimmelo,» insisto.

Zaira mi guarda.

Mi sfida.

E poi, invece di rispondere, fa quello che fa sempre.

Cambia le regole.

Mi prende per la giacca, mi tira di scatto verso di lei.

E mi bacia.

Forte.

Duro.

Senza avvertimenti.

Io la prendo subito per la vita, stringendola più di quanto dovrei.

Il suo corpo contro il mio, il suo respiro caldo sulle mie labbra.

E quando si stacca, il suo sguardo brilla di sfida.

«Pensi ancora che sia gelosa?»

Mi lecco le labbra, le mani ancora sui suoi fianchi.

«Sì.»

Lei sorride.

E io capisco che ho appena perso.