crepe nel muro
Non mi piace quando mi osservano.
Non mi piace sentirmi sotto esame, come un topo intrappolato in una gabbia di vetro, mentre occhi attenti cercano di capire se valgo la pena di essere salvata o se dovrebbero sbattermi fuori da queste mura.
Eppure, è esattamente così che mi sento adesso, seduta davanti a Rick e Michonne, il loro sguardo fisso su di me mentre il silenzio si allunga nella stanza.
Rick incrocia le braccia sul petto. «Voglio sapere cosa pensi di questo posto.»
Non abbocco alla trappola.
«Non so ancora se sia una gabbia dorata o una condanna a morte.»
Michonne inclina leggermente la testa, valutando la mia risposta. Rick invece non si scompone, ma la tensione nella mascella lo tradisce.
«E tu?» chiedo, incrociando le braccia. «Quanto tempo pensate che duri questa illusione di normalità? Perché là fuori non ci sono regole, non ci sono seconde possibilità.»
Rick si passa una mano sulla barba, come se stesse pesando ogni mia parola.
«Lo sappiamo.» La sua voce è calma, ma c’è un’ombra di stanchezza dietro gli occhi. «Ed è per questo che facciamo tutto il possibile per difendere questo posto. Per dare alle persone qualcosa di più della semplice sopravvivenza.»
Sbuffo piano. «Questa non è sopravvivenza. È nascondersi dietro mura alte sperando che il mondo si dimentichi di voi.»
Michonne appoggia la katana sul tavolo, lentamente. Un gesto misurato, ma non casuale.
«E tu invece cosa fai, Zaira? Giri da sola, sempre pronta ad attaccare prima di essere attaccata. Per quanto credi che funzioni?»
Sento il sangue ribollire. Non mi piace questo discorso. Non mi piace l’idea che qualcuno possa mettermi con le spalle al muro senza neanche alzare la voce.
«È l’unica cosa che ha funzionato finora.»
Rick mi scruta per un lungo istante, poi si appoggia allo schienale della sedia.
«Allora perché sei ancora qui?»
Le parole mi colpiscono più forte di quanto vorrei.
Perché sono ancora qui?
Dovrei alzarmi, girare i tacchi e andarmene. Nessuno mi trattiene davvero. Nessuno mi ha mai trattenuta da nessuna parte.
Eppure, non lo faccio.
Inspiro lentamente, cercando di reprimere la sensazione fastidiosa che mi serra il petto.
Rick inclina leggermente il capo. «Sai combattere. Sei brava. Troppo per essere solo una ragazzina che ha avuto fortuna.»
«Non è fortuna.»
«No, non lo è.» Michonne interviene, con quello sguardo che sembra leggermi dentro. «Ma non puoi farcela sempre da sola.»
Rido senza gioia. «Siete tutti così convinti di avere bisogno degli altri per sopravvivere.»
Rick si piega leggermente in avanti, le mani intrecciate.
«Perché è la verità.»
I suoi occhi si fanno più intensi, quasi come se volesse trascinarmi dentro il suo mondo.
«Da soli si sopravvive. Insieme si vive.»
Le sue parole restano sospese nell’aria, come polvere che non riesce a depositarsi.
Mi alzo di scatto, la sedia che striscia sul pavimento.
«Sono stanca. Posso andare?»
Rick mi fissa per un attimo, poi annuisce lentamente.
Michonne mi segue con lo sguardo mentre mi avvio verso la porta.
«Non devi fidarti di noi, Zaira,» dice, la voce più morbida del solito. «Ma devi decidere se vuoi davvero continuare a essere sola.»
Non rispondo.
Esco dalla stanza senza voltarmi indietro, il cuore che batte un po’ troppo forte contro le costole.
Non so cosa mi dia più fastidio: il fatto che abbiano ragione…
…o il fatto che una piccola parte di me voglia credergli.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top